“A volte si dice che gli operatori sui mercati siano pazzi. Non è così. Sono esseri assolutamente razionali. Ma una persona razionale che non riesce a vedere chiaro, che si sente come avvolta nella nebbia, assume decisioni istintive, brusche, a scatti” – queste parole sono state pronunciate dal Direttore generale della Banca d’Italia, Salvatore Rossi, in un’istruttiva intervista rilasciata l’8 maggio scorso a Giuseppe De Tomaso per la Gazzetta del Mezzogiorno.
Gli operatori finanziari non sono personalmente pazzi, ma la nebbia da cui sono avvolti viene prodotta da un’insania speculativa che toglie al “mercato regolatore” ogni visibilità.
Oggi il problema economico-politico più sostanziale, sollevato anche nell’intervista di Salvatore Rossi, consiste nell’incertezza sul futuro. Incertezza sul futuro: si tratta di un effetto macroclimatico paradossale del mercato che, invece di mantenere la promessa autoregolatrice insita nella parola d’ordine neo-liberista di tant’anni, sta finendo per scardinare ogni cosa, sé incluso.
In realtà, l’anarco-capitalismo si fonda sulla “consumazione” finanziaria del futuro.
La struttura intrinsecamente speculativa del “mercato regolatore” consiste infatti, letteralmente, nell’usare e vendere futuro. A tale meccanismo del lucro possono essere ricondotti sia il crescente debito ecologico nei confronti delle generazioni a venire, sia l’immensa massa dei derivati finanziari che incombe, sia lo scaricamento (parziale) delle contraddizioni interne al sistema sul grande buco dei debiti pubblici e privati.
A questi temi Gianis Varoufakis ha dedicato pagine di eccellente chiarezza nel suo libro (dedicato alla figlia) Time For Change. L’anarco-capitalismo consuma futuro specialmente nel duplice senso che:
a) Il “mercato regolatore” lucra usando e vendendo futuro in misura ben maggiore alle reali, o anche solo possibili, disponibilità; così facendo crea tra l’altro le celebri “bolle” finanziarie, oltre che la crisi climatica nonché la bancarotta tendenzialmente generale del debito pubblico e privato.
b) In tal modo il “mercato regolatore” paralizza progressivamente ogni governabilità politica, accelerando la Sgovernance globale.
La prossima crisi finanziaria si profila ormai all’orizzonte. Quando sarà scoppiata, si dirà che essa impatta sulla debolezza degli stati (già lo si dice). E quindi a quel punto sarà tutta colpa degli stati, se le cose andranno di male in peggio. Ma, a parte il darwinismo da vespasiano populista di certe frasi fatte, la causa della crisi resta pur sempre un’altra.
La causa della (delle!) crisi è – ripetiamolo – anche la causa dell’indebolimento degli stati, della liquefazione delle società, della sperequazione generale e così via.
La causa è il “mercato regolatore” che dovrebbe essere, invece, regolato. In assenza di ciò, esso trasforma il pianeta, e lo trasformerà sempre più, in un “aereo senza pilota”. Questo è, dunque il punto: nessuno regola il “regolatore”.
Nessuno ci riesce o nessuno vuole farlo.
Anzi, già solo parlarne è difficile, perché mille sofismi sviano, banalizzano e occludono il discorso.
E chissà perché il discorso è così tanto occluso dai sofismi. Eppure il “mercato regolatore” si sta trasformando in un vero e proprio “mercato delle nebbie”, per gli stessi operatori del mercato.
Ovviamente, ci sono enormi interessi enormemente interessati a occludere un certo discorso e a conservarlo occluso.
Parafrasando Upton Sinclair, è difficile far capire una cosa a quelli il cui enorme arricchimento dipende dal non capirla.
Perciò, non sbaglia di molto chi sostenga che la contraddizione fondamentale della nostra epoca vede drammaticamente contrapposti l’anarco-capitalismo e… l’arte del dialogo.
E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete.