“Beyond Suffrage: A Century of New York Women in Politics”: è il nome della mostra dedicata all’attivismo politico da parte delle donne, dalla battaglia per il diritto di voto fino all’epoca contemporanea. La mostra aprirà al pubblico a New York il prossimo 11 ottobre e fino al 22 luglio del 2018 terrà accesi i riflettori sulle donne che hanno innescato il processo che portò al diritto di voto a livello federale.
Era il 6 novembre del 1917 quando l’elettorato maschile, attraverso un referendum, concesse alle donne il diritto al voto. Quella data, anche se New York non fu il primo stato a concedere il voto alle donne, segnò l’inizio di un percorso che portò al suffragio a livello nazionale nel 1920. “Per oltre un secolo ha fatto da terreno di formazione e di battaglia per il diritto al voto delle donne e tutte le donne in questa mostra hanno il comune denominatore di ritenere il voto un modo per affrontare i problemi della società e un ardente desiderio di sfidare gli stereotipi e le barriere che hanno dovuto combattere le generazioni che le hanno precedute“.
Le donne e il diritto di voto: un fatto che sembra scontato ma che fino alla metà del secolo scorso non lo era affatto. Scorrendo la classifica mondiale dei paesi che per primi hanno approvato il suffragio femminile, in testa c’è la Nuova Zelanda nel 1893, seguita dall’Australia e dai paesi scandinavi ai primi del ‘900, poi dalla Russia, con la Rivoluzione d’Ottobre, la Gran Bretagna e la Germania dopo la Prima guerra mondiale e gli Stati Uniti nel 1920. L’Italia approva il suffragio femminile solo alla fine dell’ultima guerra.
Il suffragio femminile è stato concesso nei vari paesi del mondo in tempi diversi. Il primo stato europeo a riconoscere il suffragio universale fu il Granducato di Finlandia, con le prime donne elette in parlamento nel 1907. In Russia durante il governo provvisorio in piena rivoluzione nel novembre del 1917, si tennero le elezioni per l’assemblea costituente a suffragio universale. Suffragio che poi venne confermato nella costituzione sovietica del 1918. Il diritto di voto alle donne fu introdotto nella legislazione internazionale nel 1948 quando le Nazioni Unite adottarono la Dichiarazione universale dei diritti umani.
Il voto alle donne, o suffragio femminile, è una conquista piuttosto recente nella lotta alla parità dei sessi. Si tratta, infatti, del risultato di un profondo movimento di riforma politico, economico e sociale che trova le proprie basi nella Francia del XVIII secolo, anche se al suffragio femminile non si arriva nello stesso periodo in tutti i paesi del mondo.
Un percorso lungo e difficoltoso, a partire dal lontano 1877, quando Anna Maria Mozzoni, considerata la pioniera del nostro femminismo, presenta al Parlamento la prima petizione a favore del voto femminile. Da allora ci sono voluti altri settant’anni prima che le donne italiane potessero cominciare ad esprimere la propria opinione politica attraverso il voto, con le elezioni amministrative e poi col referendum del 1946.
In Italia vennero pubblicati i primi giornali femminili, fino alla conquista del voto nel 1946. Nonostante il fatto che di emancipazione femminile comincino a parlare personalità eccellenti come Gioberti e Mazzini attorno alla metà del diciannovesimo secolo, nell’immaginario collettivo la donna è ancora confinata nell’ambito domestico e familiare e chi, per necessità, è costretta a lavorare si ritrova a subire una condizione di sfruttamento assoluto. L’elaborazione della dottrina sociale cattolica, che prende il via nel 1891 con l’Enciclica Rerum Novarum di Leone XIII, chiede migliori condizioni di lavoro per le donne. La battaglia per il suffragio universale viene invece portata avanti dal Partito Socialista, che si scontra però con il rifiuto di Giolitti, il quale equipara il voto alle donne ad “un salto nel buio” di cui il governo non si sarebbe potuto assumere la responsabilità.
Se in Inghilterra il movimento delle suffragette già nel 1918 assicurerà il voto alle donne, conquistato poco dopo anche negli Stati Uniti, in Italia si dovrà attendere fino al referendum istituzionale e all’elezione dell’Assemblea Costituente del 2 giugno 1946. Il fascismo aveva infatti interrotto quel processo di emancipazione che, acceleratosi durante la Grande Guerra e culminato con la partecipazione femminile all’occupazione delle fabbriche del 1920, sarà poi ripreso negli anni della Resistenza, in cui l’impegno delle partigiane si rivelerà fondamentale.
E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete.