Pensatore politico francese, nato a Parigi il 17 ottobre 1760 e morto il 19 maggio 1825. Di famiglia aristocratica (era nipote di Louis de Rouvroy, duca di Saint Simon) ebbe una giovinezza assai movimentata: non ancora ventenne era già in America, dove combatté per la libertà coi seguaci di Washington, e progettò per il viceré del Messico la costruzione di un canale interoceanico.
Tornato in Europa, tentò di organizzare, in Olanda, una spedizione franco-olandese contro le colonie inglesi dell’India; passò quindi in Spagna, dove si occupò del progetto di un canale che avrebbe dovuto congiungere Madrid col mare. Ma sopravvenne la rivoluzione francese, che gli fece perdere ogni suo avere: si diede allora agli affari bancari, e nel 1797 era di nuovo in condizione di potersi dedicare senz’altro a quelle ricerche sulla vita economico-politica dell’umanità e sui mezzi opportuni per migliorarla, per le quali egli era venuto sempre più sentendo interesse.
Studiò quindi all’università di Parigi e viaggiò in Inghilterra e in Germania: tornato a Parigi nel 1801, si sposò. Separatosi poco dopo dalla moglie, pubblicò nel 1802 il suo primo scritto, la “Lettre d’un habitant de Genève à ses contemporains“: seguirono poi l”Introduction aux travaux scientifiques du XIXe siècle” (voll. 2, 1808), le “Lettres au bureau des longitudes“(1808), la “Nouvelle Encyclopédie” (1810), il “Mémoire sur l’Encyclopedie “(1810), il “Mémoire sur la science de l’homme“(1811) e altri scritti, che peraltro ebbero un successo limitato e non impedirono al S.-S. di cadere in uno stato di sempre maggiore miseria, che lo costrinse a ricorrere agli aiuti degli amici.
Nel 1814 uscì la prima delle sue opere maggiori, la “Réorganisation de la société européenne“; tra il 1819 e il 1820 “L’organisateur” (che, apparso in fascicoli, attirò, per una frase che metteva la vita dei lavoratori al di sopra di quella dei membri della famiglia reale e della nobiltà, un processo sul capo dell’autore, il quale fu peraltro assolto); nel 1821 e 1822 la grossa opera in tre volumi “Du système industriel“, tentativo di una storia del lavoro e dell’organizzazione industriale. Negli ultimi anni della sua vita, mentre si era venuta formando intorno a lui una ricca schiera di discepoli, che però non aveva potuto migliorare le sue tristi condizioni economiche, il S.-S. pubblicò, infine, il “Catéchisme des industriels” (1823), il “Nouveau Christianisme” (1825) e le “Opinions littéraires, philosophiques et industrielles” (1825).
Manca ancora un’edizione completa e critica delle opere del Saint-Simon: la più ricca, tra le varie, è quella pubblicata a Parigi tra il 1865 e il 1878, in cui le sue opere sono unite a quelle del suo discepolo B. Enfantin. Utile scelta di testi è quella di C. Bouglé, L’oeuvre de H. de Saint Simon, Parigi 1925.
Saint Simon è considerato come l’iniziatore del socialismo moderno: e si riavvicina al tipo ideale del socialismo utopistico francese, che segna il trapasso tra la mentalità politica del Settecento e quella dell’Ottocento, in quanto anche per lui, come per C. Fourier e per P.-J. Proudhon, il punto di partenza non è tanto quello economico (che poi sarà invece determinante per Marx) quanto quello sociale-politico. D’altra parte, se il Proudhon vedrà più tardi il problema soprattutto dal punto di vista dell’individuo e del suo diritto politico-economico, Saint-Simon è piuttosto orientato in senso antiindividualistico. Egli distingue infatti nella storia dell’umanità “epoche organiche“, in cui la vita si svolge armonicamente in un sistema ben costruito, da “epoche critiche”, in cui tali sistemi organici sono spezzati dall’insoddisfazione dei singoli, e l’armonia si distrugge: e considerando la rivoluzione francese come una di tali epoche critiche, sente la necessità di passare da essa a una nuova epoca organica, cioè a un nuovo sistema stabilmente fissato.
Quel che gl’importa, insomma, non è tanto la libertà del governato quanto la saggezza del governo: s’intende quindi come Saint Simon, pure illuministicamente avverso al cristianesimo tradizionale, abbia d’altra parte sognato e predicato la sua riforma sociale come instaurazione di un migliore e più vero cristianesimo. In questo senso, i tratti tipici della fisionomia ideale Saint Simon sono quelli stessi che poi si manifestano più accentuati nel suo più illustre scolaro, August Comte: e come questi assunse l’aspetto di sommo sacerdote della religione positivistica, così i suoi condiscepoli Enfantin e Bazard, già ricordati, furono i pères supremi della chiesa sansimoniana.
D’altra parte Saint Simon, d’accordo con una tendenza assai vivace nell’illuminismo francese, pensava che la nuova organizzazione etico-politica della società avrebbe dovuto non tanto reprimere quanto piuttosto assecondare le passioni spontanee degli uomini: questo antiascetismo era anzi la nota più caratteristica che distingueva il cristianesimo di Saint Simon da quello ortodosso, e lo riavvicinava alle concezioni del Fourier.
La scuola sansimoniana (a cui appartennero, oltre a tutti i già nominati, O. Rodriguez, P. Leroux, M. Chevalier, L. Halévy, J.-B. Duvergier, ecc.) non durò molto, ma la sua influenza sul pensiero politico-sociale europeo fu assai vasta e persistente.
Per approfondire: Del pensiero della scuola sansimoniana, quale risulta dalla professione di fede degl’immediati discepoli del maestro, documento tipico è la “Esposizione“, compiuta nel 1830 da Saint-Amand Bazard e redatta da lui e dall’Enfantin con l’aiuto di I. Carnot, E. Fournel, C. Douveyrier (Doctrine de Saint-Simon, Parigi 1930: ristampa a cura di C. Bouglé e E. Halévy, Parigi 1924).
Un’altro aspetto interessante di Saint Simon
Saint-Simon parte da un’esaltazione della società industriale, che egli concepisce come società dei produttori in contrapposizione a quella degli “oziosi”: nobili, cortigiani, preti, militari. Una classe di parassiti, “praticoni” e “incapaci” che conserva una posizione di egemonia, in Europa, pur avendo perduto qualsiasi funzione sociale: rappresenta un “mondo alla rovescia” rispetto a quello che dovrebbe essere. “Se, infatti, in Francia venissero meno, improvvisamente, i tremila individui che esercitano attualmente il potere, scrive Saint-Simon, non accadrebbe assolutamente nulla, in quanto essi potrebbero essere facilmente sostituiti. Se, invece, venissero a mancare i trentamila artigiani, scienziati e imprenditori più capaci ed esperti, il tracollo del paese sarebbe inevitabile e la Francia diventerebbe una nazione di secondo ordine.”
Per Saint-Simon il cui bersaglio polemico è la società francese della Restaurazione, in cui vede rivivere i caratteri dell’Antico regime, non vi sono contrasti o differenze fra i ceti produttivi, o “industriali”: imprenditori e banchieri, commercianti e artigiani, contadini e marinai devono essere alleati nella lotta contro gli oziosi, per realizzare una società in cui dominino l’industria, la tecnica e il sapere scientifico. “Non vanno combattuti i borghesi, vanno combattuti tutti coloro che campano alle spalle del proletariato senza svolgere alcuna attività”. Questa società saprà produrre una ricchezza così grande, una volta liberatasi dai parassiti, che non conoscerà più né oppressione né sfruttamento e tutti i suoi componenti saranno “dei collaboratori e dei soci, dal più semplice manovale al più ricco industriale, all’ingegniere più illuminato”.
La politica per Saint-Simon, diventa una scienza della produzione: è un sistema di interventi che determina le condizioni della produzione, cioè un ordine capace di favorire (o di ostacolare e danneggiare) lo sviluppo delle forze produttive. Occorre, quindi, creare le condizioni perché si affermi nella società un nuovo stato di benessere: questa è la vera misura per valutare la qualità di una politica. La politica deve indicare la direzione di marcia della società e deve farlo attraverso il movimento della società stessa, attraverso il protagonismo delle forze che sono realmente capaci di promuovere lo sviluppo. Saint-Simon è convinto che solo il movimento delle forze produttive e solo la costruzione di un rapporto di cooperazione fra produttori possano aprire un’epoca nuova nella civiltà umana.
Bibl.: Per la bibliografia più antica, v. Fournel, Bibliographie saint-simonienne, Parigi 1832; per quella posteriore, utile S. Charléty, Essai sur l’histoire du Saint-Simonisme: ivi 1896. Principali scritti d’insieme su S.-S. e sul sansimonismo (oltre al libro cit. dello Charléty): Hubbard, S.-S., sa vie et sa doctrine, Parigi 1857; A. T. Booth, S.-S. and S.-Simonism, Londra 1871; P. Janet, S.-S. et le S.-Simonisme, Parigi 1879; Warschauer, S.-S. und die Saint-Simonisten (prima parte della Geschichte des Sozialismus), Lipsia 1892; G. Weill, Un précurseur du socialisme: S.-S. et son œuvre, Parigi 1894; id., L’école Saint-Simonienne, son histoire, son influence jusqu’à nos jours, ivi 1896; F. Muckle, H. de S.-S., die Persönlichkeit und ihr Werk, Jena 1908; U. Leroy, La vie du comte de S.-S., Parigi 1925. V. anche, in generale, socialismo e la bibliografia ivi data.
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