Ferdinando Bosso, figlio di Salvatore Ferdinando Geltrude Bosso e di Rosa Faraone proviene da una famiglia romana emigrata a Napoli, poi trasferitasi a Sanremo.

Già all’età di 12 anni prende in fitto dei locali Sanremo per discutere di politica con amici; quando aveva 13 anni, era alle prese a tenere discorsi politici per le strade e nelle campagne.

Diventa giornalista politico e scrive articoli su diversi quotidiani regionali tra cui La Parola socialista e anche corrispondente per il Lavoro di Genova e l’Avanti! Definendosi come un rivoluzionario ispirato al mazzinismo, al garibaldismo, milita nel Partito socialista italiano. Incontra in questo periodo Filippo Turati. All’inizio del 1900 entrò nell’amministrazione guidata da Augusto Mombello e divenne consigliere comunale e vice sindaco di Sanremo.

Nel 1905, con l’amministrazione di Mombello, lavorò alla costruzione dell’acquedotto, del Casinò di Sanremo e del Corso Imperatrice. Nel 1906 fece una campagna a sostegno dell’avvocato socialista Orazio Raimondo e il partito vinse le elezioni. Rimane nel municipio fino al 1908, quando il partito perde le elezioni.

Nel 1910 Ferdinando Bosso sposa a Sanremo Teresa Manassero, che dopo avergli dato un figlio Salvatore detto Tourillo muore nel 1917 di influenza spagnola.

Allo scoppio della prima guerra mondiale Ferdinando Bosso condusse un’intensa campagna sul quotidiano La Parola per l’ingresso in guerra dell’Italia a fianco degli alleati. Nel 1916, nonostante la sua età (38 anni), si unì come volontario e fu incorporato nel 69 ° Reggimento di artiglieria. Suo fratello Federico muore al fronte.

Di ritorno dalla guerra, il Partito socialista italiano in crisi sulla questione della scissione comunista marxista-leninista, e gli iscritti al Partito socialista italiano sono rapidamente soggetti alla repressione fascista da parte delle Camicie Nere. Tra i primi a farne le spese furono i suoi amici Modigliani, Pietro Nenni, Giuseppe Saragat, Filippo Turati e Sandro Pertini.

Nel 1919 in un contesto sempre più violento, fu costretto all’esilio e si trasferisce in Francia a vivere con il fratello Alberto e suo padre Salvatore residente dal 1913 a Parigi. Al suo arrivo, nel 1920, creò con i suoi fratelli Alberto, Ernesto e Giovanni una società commerciale denominata “Bosso Brothers” azienda di famiglia che vende piastrelle Halles de Paris.

Nel 1921 torna a Sanremo come organizzatore della campagna elettorale a sostegno di Riccardo Raimondo per finanziare l’antifascismo. Nel 1922 con alcuni massoni, fu protagonista di una campagna contro l’ascesa del fascismo in Europa, partecipò con la comunità italiana di Parigi ad organizzare incontri clandestini con i partigiani italiani che entravano in Francia.

Con Luigi Campolonghi, la moglie, il primo presidente femminista Ernesta Cassola Mazzini, Aurelio Natoli, Alberto Meschi, Francesco Ciccotti Scozzese, Alceste De Ambris, costituiscono la Lega Italiana per i Diritti Umani. Ne diventa presidente dopo Luigi Campolonghi, e in quella organizzazioni Ferdinando Bosso sarà molto attivo.

Nel 1924 dichiara: “Il mio ritorno in Italia sarà quando gli assassini dell’imperatore, Mussolini è morto nel fango e nel sangue. ” Questa dichiarazione causerà sospetti su un suo eventuale coinvolgimento nell’attentato sventato a Mussolini ad opera di Tito Zaniboni nel 1925.

L’8 settembre del 1924 muore a Parigi suo padre Salvatore. Ormai segnalato dalle autorità fasciste, viene a conoscenza che lui non può tornare in Italia. Mesi prima c’era stato l’assassinio a Roma da parte degli squadristi fascisti del deputato socialista Giacomo Matteotti, appunto avvenuto il 10 Giugno 1924, dopo aver denunciato i brogli e le violenze avvenute durante le elezioni di aprile dello stesso anno. In seguito vengono introdotte da Mussolini le leggi fasciste per annientare tutte le opposizioni e installare la dittatura.

Nel mese di dicembre 1925, Piero Gobetti giovane pensatore italiano fu oggetto di violenze da parte di squadre fasciste inviate personalmente da Mussolini. Gobetti si trasferisce a Parigi, dove è accolto da Francesco Nitti e Aurelio Orioli, in seguito avrà colloqui con LIDU (Lega Italiana per i Diritti dell’Uomo)  per organizzare un piano di azione per una rivoluzione liberale, ma soffrendo molto per le conseguenze subite durante l’aggressione, si ammalò gravemente e morì il 15 febbraio 1926 in una clinica dove fu trasportato con urgenza. È sepolto a Père-Lachaise, vicino al muro dei Federati. Questo evento segnerà profondamente gli antifascisti italiani in esilio tra cui Aurelio Orioli e Ferdinando Bosso.

Nel 1926 è redattore del quotidiano “France” a Nizza e risiede a Juan-les-pins, frequenta l’architetto Armando Buzzi il quale lo aiuta per raggiungere l’Italia.

In Italia Mussolini il 5 novembre 1926 scioglie il Partito socialista italiano con un decreto. A seguito di questi eventi, organizza una serie di incontri che nel marzo del 1927 della Concentrazione antifascista (IAC), composto dagli oppositori al fascismo trai quali Luigi Campolonghi, Claudio Treves, Filippo Turati, Cipriano Facchinetti, Francesco Saverio Nitti, Alberto Cianca, Bruno Buozzi. Questa organizzazione mira a raccogliere e coordinare i vari movimenti antifascisti attraverso anche un organo di stampa La Libertà.

Nel mese di ottobre 1929, all’assemblea generale della Lega francese dei diritti dell’uomo intervengono Turati, De Ambris di Lussu a Campolonghi, e Victor Basch conclude “L’amicizia franco-italiano è possibile solo con un’Italia libera, non con quella di Mussolini.” Nel 1933 la Lega francese e quella Italiana per i diritti umani organizzano congiuntamente una manifestazione, tra gli oratori sono presenti Ferdinando Bosso, Carlo Rosselli e Mario Pistocchi. Ferdinando Bosso fu arrestato a Parigi e espulso manu-militari in Belgio il 16 marzo 1934, ma fu immediatamente riportato in Francia dal deputato di Dordogne Yvon Delbos.

Nel 1936, si unì alle Brigate internazionali e lavorò per l’Agence Spain di Parigi, ne fu parte attiva circa lo spiegamento delle informazioni della resistenza durante la guerra civile spagnola contro Franco con il uno dei suoi figli.

Nel 1939, allo scoppiò della seconda guerra mondiale, partecipa alla costituzione di un Comitato nazionale italiano che mira a riunire una lega di combattenti antifascisti, un’iniziativa che venne ritenuta sospetta dalle autorità francesi.

Nel 1944 partecipò alla Liberazione di Parigi e tornò a Sanremo.

Per l’essersi distinto nelle sue azioni, il 25 gennaio 1956 con un decreto del Presidente della Repubblica Italiana Giovanni Gronchi gli verrà conferita l’onorificenza di Comandante dell’Ordine della Stella d’Italia.

Tornò a trascorrere i suoi ultimi giorni a Parigi, dove muore di vecchiaia il 13 febbraio 1967. Ferdinando Bosso è sepolto nel cimitero di Pere Lachaise  insieme all’antifascista Aurelio Orioli.

Un vivo ringraziamento a Benjamin Bosso

 

Saluti cordialissimi dal tuo aff.mo Filippo Turati ACS, Archivio Nenni, serie C. / Esilio, b. 14, f. 902: lettere di Turati Filippo 1927-1932.

 

Corriere della Sera del 1964