UNIVERSITA’ DEGLI STUDI “G. D’ANNUNZIO”
CHIETI – PESCARA
DIPARTIMENTO DI LETTERE, ARTI E SCIENZE SOCIALI
CORSO DI LAUREA IN FILOLOGIA, LINGUISTICA E TRADIZIONI LETTERARIE
“L’ITALIANO DELLA POLITICA TRA PRIMA E SECONDA REPUBBLICA”
RELATORE CORRELATORE
Chiar.mo Prof. Emiliano Picchiorri Chiar.ma Prof.ssa Maria Teresa Giusti
LAUREANDO
Dario Lorè
Matricola n. 3171312
ANNO ACCADEMICO 2016/2017
Così come informazione e politica si sono influenzate reciprocamente, anche altri campi della cultura hanno ricevuto ispirazioni dalle critiche vicende degli anni in cui l’Italia ha assistito al passaggio tra “Prima” e “Seconda Repubblica”.
La letteratura, soprattutto la saggistica, si è arricchita molto a partire dal 1992 giacché diversi studiosi, scrittori e giornalisti si sono adoperati nel ricercare e approfondire la genesi dei problemi, talvolta offrendo alcune possibili soluzioni.
Molto ricca e precisa è la saggistica di esperti storici come Norberto Bobbio, Giovanni Sabbatucci e il politologo Giovanni Sartori, di cui ricordiamo la celebre raccolta di saggi “Homo Videns. Televisione e post pensiero”, la quale si occupa di osservare come la televisione stia cambiando l’uomo e stia cambiando la politica. Il tema è, qui, il potere politico della televisione, e quindi la video-politica; ma la video-politica è soltanto uno spicchio di un più generale video-potere che è il potere dell’immagine. Pertanto la video-politica trasforma la politica nel più alto contesto di un video-potere che sta a sua volta trasformando in «uomo vedente» l’homo sapiens prodotto dalla cultura scritta. I due temi si intrecciano, e l’uno fluisce inevitabilmente nell’altro.[1]
Particolarmente attivi a elaborare ricerche sugli episodi che hanno interessato questo periodo sono stati i giornalisti. Indro Montanelli, Giampaolo Pansa, Eugenio Scalfari, Marco Travaglio, Peter Gomez, Marco Damilano e tanti altri, sono stati attenti a sviluppare oculate riflessioni, spesso entrando nei minimi particolari attraverso dettagli che sono rimasti offuscati durante l’ultimo ventennio. Come è infatti comprensibile, la maggior parte della letteratura riguardante lo smantellamento del vecchio sistema politico è stata proposta soltanto negli ultimi anni poiché si sono dovuti effettuare decine e decine di studi e di analisi particolarmente complesse (storico-politiche, economiche e sociali).
Le opere di Travaglio e Gomez hanno rivelato maggiore interesse nei lettori, soprattutto per quanto riguarda gli “affezionati” della sinistra, poiché si sono applicati in un’intensa campagna letteraria sui casi giudiziari e privati che hanno visto interessato Silvio Berlusconi. I giornalisti de “Il Fatto Quotidiano” sono autori di libri come “La repubblica delle banane”, “Mani pulite. La vera storia. Da Mario Chiesa a Silvio Berlusconi”, “Regime. Biagi, Santoro, Massimo Fini, Freccero, Luttazzi, Sabina Guzzanti, Paolo Rossi, tg, gr e giornali: storie di censure e bugie nell’Italia di Berlusconi”, “Inciucio. Come la sinistra ha salvato Berlusconi. La grande abbuffata RAI e le nuove censure di regime, da Molière al caso Celentano. L’attacco all’Unità a l’assalto al Corriere”, “Le mille balle blu.
Detti e contraddetti, bugie e figuracce, promesse e smentite, leggi vergogna e telefonate segrete dell’uomo che da dodici anni prende in giro gli italiani: Napoleone Berlusconi” e “Mani sporche. [2001-2007. Così destra e sinistra si sono mangiati la II Repubblica]”. Questi sono soltanto alcuni titoli delle collaborazioni tra i due giornalisti. La “Repubblica delle banane”, derivato sicuramente dal termine che sta a indicare in maniera dispregiativa l’ordinamento dello Stato, descrive come i tempi lunghi della giustizia italiana e l’abilità degli avvocati difensori, hanno dilatato all’infinito molti processi con il risultato che molti degli inquisiti di allora sono di nuovo <<all’onor del mondo>> e sicuri della loro intoccabilità.[2]
Mentre “Inciucio”, altro termine molto diffuso nel linguaggio giornalistico e politico odierno, raccoglie tutti i casi di censura successivi alla pubblicazione di “Regime”. E, per la prima volta, elenca e commenta il ruolo di coloro che invece, anche in questi tempi difficili, un posto lo trovano sempre. Uomini buoni, per tutte le stagioni. È l’ABC dell’illegalità. Ed è ciò che è avvenuto in casa Rai, lasciata senza presidenza per più di un anno, dal maggio 2004.[3]
Seguendo l’onda della personalizzazione dei partiti e del fenomeno del leaderismo, negli ultimi venti anni si sono moltiplicati anche gli scritti biografici e autobiografici. Tra gli autori si possono annoverare Massimo D’Alema, lo stesso Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Matteo Renzi.
Di importanza rilevante risultano anche gli scritti dei magistrati coinvolti nelle operazioni di Tangentopoli, tra i quali ricordiamo “Lettera a un figlio su Mani Pulite” di Gherardo Colombo e “La tua giustizia non è la mia. Dialogo fra due magistrati in perenne disaccordo”, opera a quattro mani di Piercamillo Davigo e Gherardo Colombo.
Anche per quanto concerne il campo televisivo e cinematografico, il materiale sulla “Seconda Repubblica” è numeroso. Oltre ai classici documentari facilmente ricercabili nei canali dedicati alla storia, diversi registi si sono cimentati in serie televisive, fiction e film ambientati in questi anni.
Spicca in particolar modo la serie tv “1992” ideata da Stefano Accorsi, arrivata alla seconda stagione, che ha preso il nome di “1993”.
L’ex magistrato Antonio Di Pietro in un’intervista al “Corriere della Sera” si è divertito a descriverla: <<nella fiction 1992 l’inchiesta di Mani Pulite fa da sfondo alla storia narrata. Prima dell’inchiesta Mani Pulite a Milano ci furono molte inchieste contro la pubblica amministrazione. Quel sistema, all’interno della procura di Milano, lo avevamo ben individuato, il problema delicato era sul piano processuale: la corruzione è un reato a “concorso necessario”, bisognava scoprire sia l’atto d’ufficio fatto per fare piacere a qualcuno, sia i soldi o l’utilità corrisposti: nel reato di corruzione si era puniti in due. L’inchiesta di Mani Pulite ha permesso di scoprire casi in cui gli imprenditori non erano corruttori, ma subivano una tangente che non volevano subire. È stata una chiave di lettura che ci ha permesso di aprire quella scatola, ma come era fatta la scatola lo sapevamo già allora e purtroppo lo sappiamo ancora oggi.>>[4] “1993” è il suo sequel e si addentra sempre di più nei meandri degli eventi che si sono susseguiti in quegli anni, fino ad arrivare alla “discesa in campo” di Berlusconi. Alle due stagioni della fiction ne seguirà probabilmente una terza la quale, prevedibilmente, si chiamerà “1994”.
Un regista impegnato anche nel sociale, noto per i suoi film a tema politico, è Nanni Moretti. Dopo aver trattato il tema della disgregazione del PCI nel film Palombella rossa (1989), ha raccontato la discesa in campo di Berlusconi in Aprile (1996) e, a dieci anni di distanza, ha diretto Il caimano film in cui, attraverso le sfortunate vicende di un produttore di pellicole di serie b, si attua una critica nei confronti del “berlusconismo”. Uscito a poche settimane, dalle elezioni, non è stato particolarmente apprezzato da molti politici perché secondo loro avrebbe potuto influenzare l’elettorato. Lo stesso Moretti ha tenuto più volte a specificare come questo non fosse un film politico e che la tematica facesse solo da cornice.[5]
Anche Paolo Sorrentino, registra napoletano e premio Oscar, negli ultimi anni si è dedicato a fiction e film di argomento socio-politico. Celebre è sicuramente “Il divo” e, inoltre, è in cantiere una serie tv che racconterà l’ascesa politica di Berlusconi.
[1] G. Sartori, Homo Videns. Televisione e post pensiero, Editori Laterza, New York, 1998.
[2]M. Travaglio, P. Gomez, La repubblica delle banane, Editori Riuniti, Roma, 2001.
[3] M. Travaglio, P. Gomez, Inciucio. Come la sinistra ha salvato Berlusconi. La grande abbuffata RAI e le nuove censure di regime, da Molière al caso Celentano. L’attacco all’Unità a l’assalto al Corriere, BUR, Milano, 2005.
[4] Redazione online, Tangentopoli: grande successo per “1992”, nel “Corriere della Sera” versione online, 25 marzo 2015.
[5] R. Zuccolini, Capezzone: Moretti rimandi “Il Caimano”, nel “Corriere della Sera”, 26 febbraio 2006.
E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete.