[avatar user=”Aldo Potenza” size=”thumbnail” align=”left” /] di Aldo Potenza
Dopo il disastroso risultato elettorale del 4 marzo, che ha punito indistintamente tutte le formazioni della sinistra italiana, si assiste a un continuo fiorire di appelli all’unità.
E’ come se la ragione della sconfitta risiedesse nelle divisioni e queste non fossero conseguenza di diverse opinioni politiche.
Sarebbe invece auspicabile che tutti si ponessero un interrogativo: perché altrove c’è chi conquista consensi?
Finora, tranne alcuni tentativi condotti da piccoli gruppi politici, con toni e atteggiamenti critici diversi, nessun altro ha seriamente avviato una seria analisi delle ragioni di una così clamorosa perdita di consensi.
Eppure basterebbe osservare cosa è accaduto in questi anni: la concentrazione di ricchezze nelle mani di pochi e la crescita della povertà; la disoccupazione elevata, soprattutto giovanile, e la condizione di precarietà di chi lavora e non può guardare con serenità al proprio futuro; il continuo indebolimento del welfare; le pensioni sempre meno sicure per le nuove generazioni e sempre più erose nella capacità di acquisto per gli anziani; insomma l’elenco è lungo ed è abbastanza noto.
Quali sono le ragioni che hanno favorito tutto ciò e che hanno impedito azioni di contrasto a quanto accaduto?
Se non si risponde a questa domanda e non si individuano le ragioni culturali e politiche della sconfitta, qualsiasi appello appare solo il tentativo di comporre un nuovo cartello elettorale.
Quindi unità per fare cosa? Qual è l’orientamento che unisce e rende solida l’unione?
Solo da queste risposte può nascere una forza unita e capace di governare.
Quando abbiamo scelto Livorno come sede del nostro primo incontro, l’abbiamo fatto consapevoli che le divisioni che si consumarono quasi cento anni fa furono disastrose per la democrazia, per la sinistra e per il socialismo italiano.
La scelta, simbolicamente richiamando alla memoria gli errori del passato, aveva il senso di un appello all’unità, certo dei socialisti, ma anche di chi scelse strade diverse, ma nessuno ha mai immaginato che si potesse iniziare un nuovo cammino senza individuare l’orientamento culturale di riferimento e le azioni da compiere.
La proposta di una convention programmatica a Rimini nasce da questa impostazione.
Leggiamo oggi che il PSI tramite il suo segretario propone una concentrazione repubblicana a verdi, area civica, partito radicale, sinistra italiana, Mdp art.1, più Europa, Leu e PD.
Manca il PDCI e PaP.
Dimenticanza o esclusione voluta?
La domanda è legittima visto che l’appello è diretto indifferentemente sia a chi è dichiaratamente neoliberista, sia a chi è su posizioni opposte.
Si sostiene che per superare le difficoltà ciascuno dovrebbe cedere parte della propria sovranità, ma davvero il problema è la sovranità?
Le ragioni a nostro avviso sono altre e dipendono dalla lettura che ciascuno da alla svolta neoliberale che ha influenzato gran parte la sinistra europea ed italiana.
Siamo pronti a lavorare per l’unità, non per cartelli elettorali destinati solo a difendere un ceto politico sconfitto, e nemmeno per una unità che sia destinata alla definitiva scomparsa dei socialisti e del loro partito.
Noi siamo pronti ad aderire ad un appello all’unità che però deve partire dalla riscoperta dell’AUTONOMIA politica dei socialisti, che non vuol dire chiudersi in recinti nostalgici, ma al contrario la riscoperta della capacità di leggere le trasformazioni dell’economia e della società del presente secolo per ridare speranza a quanti oggi si rifugiano nell’astensionismo o nel voto di protesta.
E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete.