LA POLITICA FISCALE POPULISTA DI DESTRA

di Stefano Betti

Due aliquote 15 e 20%, da che importo iniziano ad applicarsi non è dato sapere per ora. Un’area esentasse, attualmente fino a € 8.000,00. Per le famiglie una deduzione fissa di € 3.000 in base al reddito.

Insomma, il tutto con “la finalità di non arrecare alcun svantaggio alle classi a basso reddito”, inciso che freudianamente va letto con “la finalità di arrecare vantaggio alle classi a alto reddito”. Che volete di più? Questo si desume dallo schema di contratto fra la Lega e i Cinque Stelle pubblicato dagli organi di stampa.

Già! La Flat Tax, caposaldo del programma del Centro destra, tale da far impallidire il progetto degli anni ‘90 di Forza Italia di costruire un sistema con due aliquote, la massima al 33%, perché il frutto del lavoro di ogni uomo non può essere sacrificato oltre un terzo a favore del prelievo fiscale, così come insegnavano i neo liberisti e monetaristi freadmaniani. Reagan economics in sostanza alla amatriciana.

No! Con la Flax Tax si va oltre. Una sola aliquota, peraltro non identificata con precisione nel programma del Centro destra. Il compromesso fra i due populismi, l’uno con una aliquota unica, l’altro con il progetto generico di ridurre le aliquote fiscali e aumentare l’area esentasse fino a 10.000 euro partorisce la doppia aliquota. Delle detrazioni non v’è traccia. Ma i ben informati dicono che non ci saranno più.

L’intento (o l’alibi) è che così si rilanceranno i consumi di tutti i contribuenti e gli investimenti di chi è in grado e voglia di investire. Perciò, più lavoro, più profitti, più ricchezza e un aumento del gettito delle imposte, tipo Iva per intenderci, circuito virtuoso dove lo sgravio fiscale porterà innegabile benessere. E poi, così ci raccontano, a quel punto, che senso avrà evadere se il prelievo è così contenuto? Vedrete, diminuirà l’evasione fiscale perché chi evade, non vale per tutti sia chiaro, lo fa perché il fisco è esoso. Saremo più severi con loro. E per quanto riguarda l’art. 53, comma 2 della Costituzione, l’ispirazione programmatica del criterio di progressività del sistema fiscale non è certo leso. La deduzione per famiglie ne è una garanzia. E poi le aliquote sono due. Mica una.

Insomma, dopo la stagione del neo liberismo che aveva contagiato il Centro sinistra in ossequio alle algebre contabili imposte dalla UE, inizia quella dei neo monetaristi sovranisti. Che gran capolavoro aver votato i populisti, soprattutto chi non ne poteva più delle politiche austere del Centro sinistra, tutte tagli e protagonismo del leader del PD.

Ma oggi, all’ordine del giorno, non c’è il governo Renzi, né quello attualmente retto da Gentiloni. C’è un progetto di scasso vigoroso del principio su cui il pensiero dei Costituenti, soprattutto socialisti, hanno basato e lottato, dietro la progressività delle imposte, che rende possibile l’attuazione dell’art. 3, comma 2 della Costituzione. La norma programmatica d’ispirazione socialista più marcata. Rimuovere gli ostacoli alla crescita e al miglioramento delle condizioni di vita di ognuno, attraverso l’applicazione del principio di uguaglianza, non semplicemente limitato alla legge, come insegna il liberalismo, ma tale da essere sostanziale, tale da rimuovere gli ostacoli d’ogni genere, compresi quelli di ordine sociale. E per poter applicarlo, la progressività delle imposte è il metodo più efficace.

Redistribuirle la ricchezza dalle classi agiate verso quelle meno agiate attraverso lo Stato sociale. Che non deve essere pretesto per sprechi e malaffare, come purtroppo è sovente accaduto dando vigore e linfa alla deriva populista.

Delle conseguenze a livello di entrate fiscali, è facile immaginare l’impatto immediato di una riforma del genere. Non escludendo un rientro parziale in termini di entrate, che la maggior liquidità consentirebbe, la compensazione del mancato gettito nell’immediato sarebbe devastante e costringerebbe il nuovo Governo giallo verde a dover tagliare le spese in maniera forsennata, per non rimangiarsi la riforma delle aliquote. L’inflazione farebbe poi da corollario al tutto, divorando in un batter d’occhio la maggiore liquidità delle classi a reddito medio basso che in breve tempo si ritroverebbero senza alcun beneficio e per di più, presumibilmente, senza dover compensare le imposte con le detrazioni. Chi al chiede più a quel punto la fattura al medico?

Se poi si associa la corresponsione del reddito di cittadinanza, in parte, in verità, attutito nel suo impatto dal reddito di inclusione già in vigore e dalla abolizione della legge Fornero, compensata in una quota irrisoria dai preannunciati tagli delle pensioni d’oro, anche un bambino capirebbe che non basterà diminuire le spese della politica e il numero dei deputati, così come promesso. Né ricorrere all’escamotage dei BOT di piccolo taglio per pagare i crediti fiscali.

Insomma, di fronte a tanto, occorre denunciare la follia di tutto questo e che mai governo dalla Liberazione a oggi era stato così ferocemente dalla parte dei ricchi.