LA MIA IDEA DI SOCIALISMO 3.4

di Dario Allamano

IL PARTITO SOCIALISTA EUROPEO TRANSNAZIONALE

L’Europa che oggi viviamo è il risultato di tanti trattati che nella seconda metà del XX secolo si sono susseguiti e che hanno trasformato un grande Mercato Comune in una Confederazione di Stati.

La tabella sotto riportata segna bene tutti i passaggi che hanno portato a questo esito.

Se ci si sofferma sulla parte più propriamente politico-istituzionale si può vedere con chiarezza i passaggi che hanno portato allo stato attuale, tre sono i trattati fondamentali, quello di Roma del 1957, quello di Maastricht del 1992 e quello di Lisbona del 2007.

Il primo, Roma, disegna la Comunità ECONOMICA Europea, sostanzialmente un mercato comune tra sei Stati, il secondo Maastricht tenta di mettere in piedi una forma più propriamente politico istituzionale, tant’è che scompare il termine “Economica” e resta la denominazione Comunità Europea, il terzo, Lisbona, è in realtà un passo indietro, viene adottato nel 2007, nel tentativo di ammorbidire gli sconquassi generati dai referendum del 2005 che in Francia ed in Olanda respinsero la Costituzione Giscard d’Estaing-Amato.

La struttura dell’Europa resta però quella di una Confederazione di Stati, che si regge su trattati intergovernativi, con una struttura centrale sostanzialmente burocratico-amministrativa.

Il Parlamento acquisisce maggior potere, ma in realtà il potere vero resta in mano alla burocrazia della Commissione Europea ed al CONSIGLIO  dei capi di Stato e di Governo.

Il punto debole della costruzione europea sta appunto nel Consiglio, istituzione in cui è esistito sino a poco fa il diritto di veto, per cui tutte le deliberazioni o erano approvate all’unanimità o decadevano. Il blocco nel funzionamento dell’Unione Europea nasce per l’appunto da questa struttura, la nascita del Gruppo di Visegrad (tra 4 paesi dell’est, Ungheria, Rep. Ceca, Slovacchia e Polonia) ha reso l’UE di fatto impotente.

La scelta recente di procedere anche con maggioranze variabili (eliminando il diritto di veto) ha leggermente migliorato la situazione ma non ha risolto il problema, che sta da tutt’altra parte.

La nascita dell’euro prima e l’ingresso di molti paesi dell’est europeo hanno sostanzialmente disegnato un’Europa a più livelli, dove è sempre più difficile capire dove stanno le responsabilità delle decisioni (o non decisioni) e qualsiasi istituzione in cui le responsabilità non sono chiare è destinata ad andare in crisi.

In questi anni la Commissione e la BCE hanno supplito al deficit politico dell’Unione Europea, ma le burocrazie e le tecnocrazie non possono sostituirsi a lungo alle istituzioni democratiche nell’assumere decisioni “politiche”.

Oggi l’Europa è formata da 27 Stati di cui 19 con l’euro. Questo è il primo discrimine, o entro poco tempo alle spalle dell’euro si forma un vero Stato federale in grado di governare anche le politiche monetarie o l’implosione è nei fatti. Occorre prendere atto che c’è un primo livello a cui deve corrispondere una Istituzione statale, è necessario costituire la Federazione dei paesi dell’Euro con il suo Parlamento. E su questa scelta modellare tutte le altre istituzioni,  a partire dal Consiglio che può diventare, com’è in America il Senato, l’Istituzione che rappresenta gli Stati federati.

Le decisioni Politiche vanno assunte da queste due Istituzioni, la Commissione deve diventare l’esecutivo, il governo, dell’Unione Europea.

Il resto dell’Europa che non ha ancora adottato l’Euro, o che non intende adottarlo, deve far parte di un Mercato Comune, con un mercato interno di mezzo miliardo di cittadini, e con la possibilità di tutti gli Stati di poter entrare nell’Eurogruppo senza grandi trafile burocratiche, se non di compatibilità economiche (per evitare i dumping che oggi esistono) e di compatibilità democratiche (per evitare l’ingresso di autocrazie e democrature modello Orban).

Sarebbero due operazioni che consentirebbero all’Europa di poter dialogare da pari con gli altri grandi Stati ed altri grandi mercati interni (USA, Cina, India, SudAmerica ecc), ma soprattutto consentirebbe all’Europa di rafforzare il suo modello socio-economico, l’economia sociale di mercato, superando una volta per sempre la sua subalternità al modello anglo-americano del liberismo finanziario, al fine di diventare esempio per quella parte del mondo che vuole contemperare crescita ed eguaglianza.

In sintesi l’Europa può diventare, se lo vuole, una grande potenza economica ed un gigante politico, serve solo coraggio ed una grande visione del futuro.

Dentro questa ipotesi si cala perfettamente uno strumento politico che come Gruppo di Volpedo proponemmo 10 anni fa, il Partito del Socialismo Democratico Sovranazionale, un unico grande PSDE che opera in tutti i paesi europei, superando una volta per tutte la Confederazione di tanti, piccoli ed ormai quasi inutili, partiti socialisti nazionali.