INCONTRO DI NENNI E SARAGAT A PRALOGNAN

Circostanze dell’incontro e le dichiarazioni di Saragat

Le ferie estive avevano già fatto dimenticare la questione dell’unificazione socialista, quando, la domenica del 26 agosto, si diffuse improvvisamente la notizia dell’incontro Nenni-Saragat.

Effettivamente, il 25 agosto 1956, l’on. Saragat, accogliendo l’invito rivoltogli da Nenni agli inizi del mese, da Courmayeur, dove si trovava in vacanza, si recò a Pralognan, nell’Alta Savoia, luogo di villeggiatura del Segretario del PSI, e per 5 ore consecutive (dalle 11 alle 16), all’Hòtel du Glacier, presente l’on. Chiaramello, discusse con lui il problema dell’unificazione.

Secondo quanto dichiarò l’on. Saragat, ad Aosta, la sera stessa del 25 agosto, ad un corrispondente de «La Stampa» di Torino, l’incontro fu «estremamente cordiale e positivo, e nel corso del colloquio furono esaminati gli aspetti fondamentali di una politica estera ed interna, su una base socialista e democratica, e su tutti i problemi si è constatata una convergenza dei rispettivi punti di vista. In particolare, Nenni si sarebbe impegnato in forma precisa sui due punti fondamentali seguenti:

  1. a) qualsiasi attività di politica estera italiana deve essere fissata entro il quadro della solidarietà delle nazioni democratiche occidentali;
  2. b) un partito socialista non formerà mai un governo con i comunisti.

Prime dichiarazioni di Nenni

Queste dichiarazioni di Saragat provocarono dovunque una profonda impressione, suscitando i più svariati commenti ed interpretazioni, e mettendo in imbarazzo l’on. Nenni, il quale, si affrettò a precisare, o meglio, ad attenuare la portata delle parole di Saragat. In un’intervista, concessa il 27 agosto a E. Corrodi, inviato di de il «Corriere della Sera», Nenni confermò gli «elementi positivi» dell’incontro con Saragat, e una a certa «concordanza di obiettivi» tra lui e il leader del PSDI. Abbiamo avuto l’impressione -dice E. Corrodi- che tale concordanza riguardasse anche la sostanza dei due punti fondamentali, segnalati da Saragat, sebbene sia ovvio che l’ultima parola su tali punti spetta agli organi competenti dei loro Partiti. In particolare, Nenni cercò di indicare i motivi e le tappe dell’azione unificatrice dei due partiti socialisti.

  1. a) Motivi dell’azione unificatrice.

«C’è una situazione dalla quale bisogna uscire. Essa è, a mio giudizio, più grave di quanto non sembri alla superficie, e comporta elementi di disintegrazione, che fanno pensare al 1922, anche se le forze in azione non sono esattamente quelle di allora. C’è in corso – come reazione a codesta situazione – il processo di unità socialista. Il PSI si è posto questo problema nell’ultimo suo Comitato Centrale, negli atti e nella direzione del Partito, nelle iniziative -non sempre fortunate- delle federazioni, per quanto si riferisca alla formazione delle Giunte comunali. Non è una cosa facile. Colossali interessi cercano di sbarrare la via all’unità socialista. Uno dei mezzi a portata di mano è di porre il problema in termini di scandalo o di teatro …».

  1. b) Tappe dell’unificazione.

«A giudizio degli organi direttivi del PSI, la via che può condurre all’unità socialista implica:

  1. a) la ricerca di concreti motivi di riavvicinamento negli atti immediati, che stanno di fronte a noi;
  2. b) una comune piattaforma per le elezioni del 1958 o del 1957, se venissero anticipate;
  3. c) la riunificazione come conclusione di un incontro sul piano della democrazia e degli interessi dei lavoratori».

Nuove dichiarazioni di Nenni

Quanto alle possibili conseguenze del suo incontro con Saragat all’interno del Paese, e quanto alle sue posizioni rispetto al Patto Atlantico e al PCI, Nenni precisò il suo pensiero in un’intervista, concessa il 30 agosto, al settimanale di sinistra francese, «France-Observateur», di cui riportiamo i tratti più importanti.

Possibili conseguenze dell’incontro Nenni-Saragat.

«Dal mio incontro con Saragat, può derivare, in primo luogo, l’anticipazione delle elezioni generali (che verrebbero fatte nel 1957 anziché nel 1958) … Non so se vi saranno presto dei cambiamenti in seno al Governo, ma l’evoluzione di Saragat può tuttavia determinare una rottura assai rapida della coalizione…»

(A questo proposito ricordiamo che Saragat in data 29 agosto, ha escluso in modo assoluto che si verifichino dimissioni in seno al Governo fino al prossimo congresso del PSDI, che dovrebbe aver luogo nella primavera del 1957). Inoltre, [l’evoluzione di Saragat] può precipitare una evoluzione in seno alla DC.

Oggi, in Italia, non vi è un pericolo fascista, in quanto tale, ma un pericolo clericale, sotto una forma nuova, più intelligente. Si assiste, cioè, a un duplice fenomeno: da una parte, considerevole evoluzione di certi ambienti cattolici (professori e studenti); dall’altra, un opposto irrigidimento della gerarchia clericale, che vuole arrestare tale evoluzione. Con la scusa di lottare contro il pericolo comunista, essa vuole lottare contro la società moderna…»

Posizione dl Nenni rispetto al Patto Atlantico.

«Noi rimaniamo neutralisti, ma la nostra posizione rispetto al Patto Atlantico ha subito un’evoluzione, così come è accaduto per lo stesso Patto Atlantico, il quale oggi non è più ciò che era nel 1949. Vi sono, oggi, dei fatti nuovi, ha nostra evoluzione rispetto al Patto Atlantico poteva già venire valutata in una recente riunione del nostro Comitato Centrali. Ma l’Italia lavorerà sempre contro la divisione del mondo in due blocchi»

Posizione di Nenni rispetto al PCI.

La stampa borghese si è precipitata a gridare allo scandalo e ad annunciare la nostra rottura con i Comunisti. Nelle attuali circostanze un fronte popolare è inconcepibile in Italia. Nel 1948 la nostra alleanza con i Comunisti aveva finito per dare alla DC 13 milioni di voti: oggi sarebbe ancora peggio… Ma non vi è rottura con i Comunisti. Si riprendano le mie recenti dichiarazioni al Comitato Centrale del PSI, e si veda come io abbia che l’istituzione di un nuovo patto di unità d’azione con Togliatti era inutile, e che i nostri rapporti dovevano stabilirsi su fatti reali. Questa resta la mia posizione. Può darsi che i nostri amici comunisti non siano entusiasti dell’evoluzione dei miei rapporti con Saragat, ma ciò susciterà problemi piuttosto di forma che di sostanza.

Non faremo che quanto occorre fare nell’interesse della classe operaia.