ANCORA IGNORATA LA RICORRENZA DELLA FONDAZIONE DEL PARTITO SOCIALISTA

di Franco Astengo Anche quest’anno non mi pare di aver raccolto segnali di ricordo al riguardo della fondazione del Partito Socialista avvenuta a Genova il 15 agosto 1892, cioè 126 anni fa. Provvedo, indegnamente, con queste poche righe partendo da un assunto di attualità. L’ultimo decennio ha sconvolto l’ordine economico: i figli sono più poveri dei genitori, e forse destinati a rimanerlo. Non era mai accaduto dal Dopoguerra fino al passaggio del Millennio. L’Italia si distingue, fra tutti i paesi avanzati, come quello in cui questo ribaltamento generazionale è più dirompente. L’impoverimento generalizzato e l’inversione delle aspettative sono stati i fenomeni documentati qualche anno fa dal rapporto McKinsey dal titolo “Poorer than their parents? A new perspective on income inequality” (Più poveri dei genitori? Una nuova prospettiva sull’ineguaglianza dei redditi). Il fenomeno è di massa e praticamente senza eccezioni nel mondo sviluppato. Contribuisce a spiegare – secondo lo stesso Rapporto McKinsey – il disagio sociale che alimenta populismi di ogni colore, da Brexit a Donald Trump, al gruppo di Visegrad ai nostri Lega e M5S. Lo studio di McKinsey prendeva in esame le 25 economie più ricche del pianeta. C’è dentro tutto l’Occidente più il Giappone. In quest’area il disastro si compie nella decade compresa fra il 2005 e il 2014: c’è dentro la grande crisi del 2008, ma in realtà il trend era cominciato prima. Fra il 65% e il 70% della popolazione si ritrova al termine del decennio con redditi fermi o addirittura in calo rispetto al punto di partenza. Il problema affligge tra 540 e 580 milioni di persone, una platea immensa. Non era mai accaduto nulla di simile nei 60 anni precedenti, cioè dalla fine della Seconda guerra mondiale. Tra il 1993 e il 2005, per esempio, solo una minuscola frazione della popolazione (2%) aveva subito un arretramento nelle condizioni di vita. Ora l’impoverimento è un tema che riguarda la maggioranza. L’Italia si distingue per il primato negativo. È in assoluto il paese più colpito: il 97% delle famiglie italiane al termine di questi dieci anni è ferma al punto di partenza o si ritrova con un reddito diminuito. Al secondo posto arrivano gli Stati Uniti dove stagnazione o arretramento colpiscono l’81% ei segnali di crescita si stanno verificando in un quadro di protezionismo e di innalzamento di barriere. Seguono Inghilterra e Francia. Sta decisamente meglio la Svezia, dove solo una minoranza del 20% soffre di questa sindrome. Ciò che fa la differenza alla fine è l’intervento pubblico. Il modello scandinavo ha ancora qualcosa da insegnarci. In Italia, guardando ai risultati di questa indagine, non vi è traccia di politiche sociali che riducano le disuguaglianze e si misurino davvero con il tema del lavoro sul quale si riflette soltanto in termini di assistenzialismo (80 euro, reddito di cittadinanza) o di inasprimento delle condizioni di sfruttamento (Job Act). L’altra conclusione del Rapporto McKinsey riguardava i giovani: la prima generazione, da molto tempo, che sta peggio dei genitori. “I lavoratori giovani e quelli meno istruiti – si legge nel Rapporto – sono colpiti più duramente. Rischiano di finire la loro vita più poveri dei loro padri e delle loro madri”. Questa generazione ne è consapevole, l’indagine lo conferma: ha introiettato lo sconvolgimento delle aspettative. Lo studio non si limitava a tracciare un quadro desolante, vi aggiungeva delle distinzioni cruciali per capire come uscirne: se lasciata a se stessa, l’economia non curerà l’impoverimento neppure se dovesse ricominciare a crescere: “Perfino se dovessimo ritrovare l’alta crescita del passato, dal 30% al 40% della popolazione non godrà di un aumento dei redditi“. E se invece dovesse prolungarsi la crescita debole dell’ultimo decennio, dal 70% all’80% delle famiglie nei paesi avanzati continuerà ad avere redditi fermi o in diminuzione. Si confermano quindi le analisi di economisti come Piketty, Atkinson, Stiglitz e le ricerche di un marxista capace di una visione “mondiale” come l’appena scomparso Samir Amin. Eppure nonostante l’emergere di questo quadro desolante poco o niente si sta muovendo soprattutto sul piano della rappresentanza politica di coloro che soffrono delle contraddizioni generate da questo stato di cose: uno stato di minorità e di sfruttamento allargato sull’insieme della società sempre più sfrangiata, sfibrata, preda dei “falchi” dell’innovazione tecnologica che punta alla riduzione nella condizione della schiavitù individualistica mentre appare in piena evoluzione il processo di divorzio tra la politica e la cultura. Oltre cento anni fa la reazione alle condizioni di sfruttamento imposte dalla prima rivoluzione industriale fu ben diversa e vale la pena di raccontarla per sommi capi. In Italia la crescita del movimento operaio si delinea sulla fine del XIX secolo. Le prime organizzazioni di lavoratori sono le società di mutuo soccorso e le cooperative di tradizione mazziniana e a fine solidaristico. La presenza in Italia di Michail Bakunin dal 1864 al 1867 dà impulso alla prima organizzazione socialista-anarchica, ma aperta anche ad istanze più generalmente democratiche e anche autonomiste: la Lega Internazionale dei Lavoratori (opposta all’Associazione internazionale dei lavoratori di Karl Marx). L’episodio anarco -socialista di propaganda più noto è quello del 1877 (un gruppo di anarchici tentò di far sollevare i contadini del Matese) In merito alla formazione dei socialisti in Italia (che a tutti gli effetti si configuravano come prima realtà partitica moderna) è interessante notare l’eredità mazziniana e della struttura di “partito” che, decenni addietro, si era data la Giovane Italia di Mazzini. Essa infatti, pur scevra da costrutti dottrinali ideologici per come li intendiamo noi, basava la propria attività su tre punti fondamentali: proselitismo, coordinamento centrale e autofinanziamento del movimento. I socialisti, volontariamente o meno, si strutturarono quindi in maniera simile, poggiando le basi su una concettualità ideologica, e formando così il primo partito moderno italiano. Intanto la Lega Internazionale dei Lavoratori nel 1874 si era sciolta e l’anima più moderata, guidata da Andrea Costa, sosteneva la necessità di incanalare le energie rivoluzionarie in un’organizzazione partitica disposta a competere alle elezioni. Tra i più convinti sostenitori di questa linea troviamo Enrico Bignami e Osvaldo Gnocchi Viani, fondatori nel 1876 della “Federazione Alta Italia dell’Associazione Internazionale …

COERENZA E LEGALITÀ

di Ivo Costamagna Un’altra cosa che si dice è che Lega e M5S stanno dimostrando coerenza. Mi chiedo e chiedo: rispetto a cosa? Non certo all’impegno preso con gli elettori, a partire dal fatto che mai avrebbero fatto alleanza insieme, visto anche gli insulti che si lanciavano. Abbiamo un ulteriore governo non votato dal popolo. Personalmente non mi scandalizza il fatto, in quanto ho sempre sostenuto, in linea con la Costituzione, che i governi si formano in Parlamento ma resto perplesso davanti alla definizione di governo eletto dal popolo. Da Marzo ad oggi la Camera ha lavorato non più di dieci giorni sul decreto “dignità” e altri dieci per eleggere cariche e distribuire posti. La delibera retroattiva sui vitalizi è una grande manovra propagandistica che si dissolverà come una bolla di sapone sotto i colpi dei ricorsi, tanto è vero che i 40 milioni risparmiati sono stati subito impegnati per costituire un fondo per difendersi dalle prevedibili denunce. Il decreto “dignità” di sostanziale ha diminuito da 24 a 36 mesi i contratti a termine, incasinandoli burocraticamente, e reintrodotto i voucher. Poi abbiamo avuto solo grida, lotte per poltrone, confusione in economia con sbandamento dei mercati, blocco di opere e messa a rischio della piu’ grande acciaieria d’Europa, con la scusa che bisogna ristudiare i dossier e iniziative sui migranti, i cui arrivi erano diminuiti dell’80% nell’ultimo anno già con il governo Gentiloni. Ma questi utilizzano le cose esistenti per fare vedere che con loro le cose cambiano. Stanno cambiando in peggio. Nella Libia si era costruita un’alleanza con entrambe le fazioni in lotta, con i sindaci e i capi tribù, senza smentire la linea ufficiale di riconoscimento del governo di Tripoli, tessendo una solidarietà internazionale anche intorno ai nostri interessi in quel paese, insidiati dalle mire francesi e inglesi, generando un qualche fastidio nella Francia. Oggi ci troviamo con l’ostilità del generale di Tobruk, con buona parte dei sindaci e dei capi tribù, con la Francia che rientra prepotentemente nel gioco facendo approvare a Parigi una risoluzione per le elezioni a Dicembre, appoggiate dal governo di Tobruk, che ha espulso il nostro ambasciatore e che non parteciperà alla conferenza di Roma precedentemente convocata con l’accordo di tutte le parti, per trovare una soluzione unitaria. Le grida non fanno una politica, anche se generano consenso strumentalizzando la paura e alimentando odio, razzismo. Nel frattempo lo spead sale e gli interessi sul debito per i titoli decennali sono saliti dall’1,95% al 3,27%. Sono “appena” 10 miliardi in più di interessi da pagare da parte dei cittadini. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

GENOVA, TANTA CONFUSIONE MA POCHE IDEE

di Giuseppe Scanni Mi sembra di essere immerso in un incubo. Tutti parlano lingue diverse e pronunciano frasi sconnesse dalla realtà. C’è chi dinnanzi ad una catastrofe pretenderebbe il silenzio compunto in attesa di un deus ex machina che, finalmente sceso sul palcoscenico della vita, decreti i torti, le ragioni, le pene. Siccome era lui stesso sotto choc, il che è umanamente comprensibile, messa da parte l’abituale bonomia, un noto intellettuale ha scritto sulla sua pagina di FB che ogni parola pronunciata era “un rutto”. Succede. C’è chi ha dimenticato d’essere al governo di una grande nazione ed ha annunciato decisioni degne di Erdogan: dare per fatto l’annunciato ritiro della Concessione. Giù la Borsa (ovviamente) ma anche l’affidabilità internazionale sulla tenuta del nostro debito: se si dichiara abolita una Concessione così, senza istruttoria, contestazioni, contro deduzioni, come aver fiducia che quello stesso Stato paghi il debito pubblico che, addirittura, è meno garantito di una Concessione? Non dovrebbe succedere. Poi c’è il tre volte seduto nel Consiglio dei Ministri, Di Maio, vice presidente, ministro dello Sviluppo Economico, ministro del Lavoro, che pensa di evitare una inchiesta giudiziaria per aggiotaggio sostenendo che prima di lui il mercato si era già espresso sul titolo Atlantia; secondo l’aurea regola: meglio passare per scemo che pagare il conto. Poi c’è chi è riuscito a dar ragione a Salvini che, col suo solito stile appreso nella dura scuola dei salotti per il thè descritti nelle pagine di Jane Austen, ha rinfacciato ai dirigenti di Autostrade di essere più preoccupati a difendere se stessi che pensare ad allietare i danni provocati dalla catastrofe avvenuta, dimenticandosi di aver dichiarato un secondo prima che in un giorno così funesto per l’Italia Lui, l’uomo del destino dell’anno (in Italia ogni anno c’è chi vince l’award Uomo del Destino), una buona notizia l’aveva: soltanto 41 migranti accettati sul patrio territorio dei 170 disgraziati imbarcati su l’Aquarius. Uomo del destino un po’ debole in equivalenze. Poi il vociare indistinto delle attuali minoranze. Secondo la regola: facite ammuina: tutti chili che stanno a prora vann’a poppa e chili che stann’ a poppa vann’ a prora, sperando che confusi gli italiani non si accorgano dei meravigliosi diciott’anni passati a governare il Governo nel settore autostradale. Ah, i bei tempi nei quali la responsabile dei Rapporti istituzionali andava a rappresentare i buoni ed i saggi nei governi di Garanzia! Comunque, se non se ne accorgono tiriamo un sospiro di sollievo, sembra si possa ascoltare dall’indistinta voce dei forzitalisti e dei piddini, meno -ovviamente- dalla tromba di Renzi : “ La mia campagna elettorale non è stata pagata da Autostrade”, ha dichiarato. Anche lui come Di Maio preferisce passare per scemo, del tipo: io non ho capito che succedeva, hanno fatto e non ho preso un centesimo. Bravo! Decenni di sudditanza dello Stato non si risolvono in poche ore. Immagino che fatalmente la genesi e la formazione delle nuove Convenzioni generate dopo l’estromissione (governo Berlusconi) dell’Anas dai poteri di Concedente e Vigilante porteranno l’AG a interessanti e logiche connessioni con l’attuale stato della Rete. Lasciamo fare alla magistratura. Le decine di morti, la sofferenza dei feriti, le angosce degli sfollati, la crisi certa di essenziali attività produttive sono voci così alte rivolte al Cielo che troveranno ascolto in Terra; le furbizie saranno disposte nei cassetti che meritano nel tempo necessario. Nel frattempo chi può dica al governo che i piani straordinari non li progettano e realizzano sui social e che dopo la scomparsa del Genio Civile, la non specializzazione in materia del Genio militare, l’unica altra grande scuola di ingegneria si trova nell’Anas. L’attuale, pro tempore Amministratore dell’Anas, Armani, ha già dimostrato in questi ultimi anni la sua non competenza: a casa subito e con una dirigenza adeguata dell’azienda si provveda, come accaduto in tutte le emergenze degli ultimi novant’anni, a dar vigore e realizzare un piano straordinario. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

LA GRONDA E LE STELLE

di Ivo Costamagna  Machiavelli se ne intendeva: per governare, ai prìncipi servono un mito e un nemico. Ai prìncipi, non alle democrazie. Proprio lo schema applicato dai consoli Di Maio-Salvini. Il mito è la rivoluzione, la promessa del cambiamento totale. Ma si dimenticano i sindaci di Roma e Torino, niente affatto esemplari, e soprattutto si tace che la Lega ha governato 8 anni l’Italia, tra il 2001 e il 2011, proprio il periodo in cui si è bloccata la crescita economica, gli italiani si sono impoveriti e gli investimenti in infrastrutture sono crollati del 30%, manutenzione di strade e ponti inclusa. Nessuna rivoluzione, dunque, solo annunci roboanti e prove mediocri. Il nemico è dovunque: nei pensionati, nel mondo dell’impresa, nel vitalizio, nei migranti, nell’Europa. Il nemico sono le opere pubbliche, tutte le grandi opere pubbliche. Sulla Gronda di Genova, il passante alternativo al ponte caduto, Toninelli è stato chiaro in commissione al senato: non è tra le priorità. Ripassare! Un pauperismo e una mancanza di visione che ci avvicinano al baratro. Vediamo chi sarà oggi il nemico da battere, da mettere alla gogna. E però c’e un “ma” grande come una casa. Le società complesse, con fragile senso dello stato e con legami sociali logorati, quanto possono reggere se si affidano solo al rancore, al tutti contro tutti? Poco. Implodono. Il prìncipe moderno, invece, deve alimentare quella tendenza. Ha bisogno di un argomento forte al giorno per pacificare la folla (per fortuna non viviamo in uno stato di polizia), ha bisogno di processi rapidi, in piazza, per sputtanare tizio o caio anche se lo stato di diritto consiglierebbe di raccogliere prima le prove, ha bisogno di cancellare il passato, anche e soprattutto le cose buone del passato. Somigliano, i due, a certa sinistra dei primi anni ’90. Sappiamo com’è andata a finire. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

LA RESISTENZA CONTRO IL FASCISMO: L’INDISPENSABILE MEMORIA DELL’ESTATE 1944

di Franco Astengo Il ricordo della strage di Sant’Anna di Stazzema, avvenuta il 12 agosto del 1944, si è svolto mentre appare in corso una vera e propria offensiva di recupero del fascismo, non solo da parte dei gruppi che inneggiano al ventennio, ostentano simboli nazisti, rifugiano la loro ignoranza in incredibili celebrazioni. Il recupero del fascismo si verifica a ben altri livelli, da parte delle stesse forze di governo, attraverso le espressioni di razzismo, sopraffazione, dominio di classe e di genere, arroganza del potere che riempiono le nostre cronache quotidiane. Il clima che si respira è quello di un allentamento sul piano culturale, di presa di distanza dai fondamenti dell’antifascismo, delle ragioni profonde sulla base delle quali nacque la nostra Repubblica. Sono stati anni di duri attacchi reazionari da questo punto di vista: attacchi al Parlamento, al sistema costituzionale, di delegittimazione della democrazia. Occorre combattere contro l’apparente ineluttabilità di un progressivo degrado. Siamo di fronte ad una scelta, da rinnovare per le generazioni anziane, da attuare per le giovani generazioni: si tratta di opporre la Resistenza al fascismo. Come scrive Claudio Pavone nel suo fondamentale testo del 1991: “ Eventi grandi, eccezionali, catastrofici pongono i popoli e gli uomini davanti a drastiche opzioni e fanno quasi di colpo prendere coscienza di verità che operavano senza essere ben riconosciute o la cui piena conoscenza era riservata a pochi”. Ebbene oggi si presenta uno di questi passaggi della storia. Da questo punto di vista la memoria deve rappresentare uno strumento indispensabile per compiere appieno le scelte necessarie. Per queste ragioni rinnoviamo il ricordo di ciò che accadde nell’estate 1944, settantaquattro anni fa, nella fase più difficile e anche più epica di quel grande moto popolare che fu la Resistenza. Una memoria che dobbiamo fare in modo che assuma il tratto di una vera e propria ripresa di identità per le nuove generazioni: 1) SANT’ANNA DI STAZZEMA e le altre stragi compiute dai nazifascisti nella zona della linea gotica All’inizio dell’agosto 1944 Sant’Anna di Stazzema era stata qualificata dal comando tedesco come “zona bianca”, ossia una località adatta ad accogliere sfollati: per questo la popolazione, in quell’estate, aveva superato le mille unità. Inoltre, sempre in quei giorni, i partigiani avevano abbandonato la zona senza aver svolto operazioni militari di particolare entità contro i tedeschi. Nonostante ciò, all’alba del 12 agosto 1944, tre reparti di SS salirono a Sant’Anna, mentre un quarto chiudeva ogni via di fuga a valle sopra il paese di Valdicastello. Alle sette il paese era circondato. Quando le SS giunsero a Sant’Anna, accompagnati da fascisti collaborazionisti che fecero da guide[10], gli uomini del paese si rifugiarono nei boschi per non essere deportati, mentre donne, vecchi e bambini, sicuri che nulla sarebbe capitato loro in quanto civili inermi, restarono nelle loro case. In poco più di mezza giornata vennero uccisi centinaia di civili di cui solo 350 poterono essere in seguito identificate; tra le vittime 65 erano bambini minori di 10 anni di età. Dai documenti tedeschi peraltro non è facile ricostruire con precisione gli eventi: in data 12 agosto 1944, il comando della 14ª Armata tedesca comunicò l’effettuazione con pieno successo di una “operazione contro le bande” da parte di reparti della 16. SS-Panzergrenadier-Division Reichsführer SS nella “zona 183”, dove si trova il territorio del comune di S. Anna di Stazzema; l’ufficio informazioni del comando tedesco affermò che nell’operazione 270 “banditi” erano stati uccisi, 68 presi prigionieri e 208 “uomini sospetti” assegnati al lavoro coatto. Una successiva comunicazione dello stesso ufficio in data 13 agosto precisò che “altri 353 civili sospettati di connivenza con le bande” erano stati catturati, di cui 209 trasferiti nel campo di raccolta di Lucca[13]. I nazistifascisti rastrellarono i civili, li chiusero nelle stalle o nelle cucine delle case, li uccisero con colpi di mitra, bombe a mano, colpi di rivoltella e altre modalità di stampo terroristico. La vittima più giovane, Anna Pardini, aveva solo 20 giorni(23 luglio-12 agosto 1944). Gravemente ferita, la rinvenne agonizzante la sorella maggiore Cesira (Medaglia d’Oro al Merito Civile) miracolosamente superstite, tra le braccia della madre ormai morta. Morì pochi giorni dopo nell’ospedale di Valdicastello. Infine, incendi appiccati a più riprese causarono ulteriori danni a cose e persone. Non si trattò di rappresaglia (ovvero di un crimine compiuto in risposta a una determinata azione del nemico): come è emerso dalle indagini della procura militare di La Spezia, infatti, si trattò di un atto terroristico premeditato e curato in ogni dettaglio per annientare la volontà della popolazione, soggiogandola grazie al terrore. L’obiettivo era quello di distruggere il paese e sterminare la popolazione per rompere ogni collegamento fra i civili e le formazioni partigiane presenti nella zona. La ricostruzione degli avvenimenti, l’attribuzione delle responsabilità e le motivazioni che hanno originato l’Eccidio sono state possibili grazie al processo svoltosi al Tribunale militare della Spezia, conclusosi nel 2005 con la condanna all’ergastolo per dieci SS colpevoli del massacro; sentenza confermata in Appello nel 2006 e ratificata in Cassazione nel 2007. Nella prima fase processuale si è svolto, grazie al pubblico ministero Marco de Paolis, un imponente lavoro investigativo, cui sono seguite le testimonianze in aula di superstiti, di periti storici e persino di due SS appartenute al battaglione che massacrò centinaia di persone a Sant’Anna. Fondamentale, nel 1994, anche la scoperta avvenuta a Roma, negli scantinati di Palazzo Cesi-Gaddi, di un armadio chiuso e girato con le ante verso il muro, ribattezzato poi armadio della Vergogna, poiché nascondeva da oltre 40 anni documenti che sarebbero risultati fondamentali ai fini di una ricerca della verità storica e giudiziaria sulle stragi nazifasciste in Italia nel secondo dopoguerra. Prima dell’eccidio di Sant’Anna di Stazzema, nel giugno dello stesso anno, SS tedesche, affiancate da reparti della X MAS, massacrarono 72 persone a Forno. Il 19 agosto, varcate le Apuane, le SS si spinsero nel comune di Fivizzano (Massa Carrara), seminando la morte fra le popolazioni inermi dei villaggi di Valla, Bardine e Vinca,nel comune di Fivizzano . Nel giro di cinque giorni uccisero oltre 340 persone, mitragliate, …

IN CINA NON SI CANTA PIU’ L’INTERNAZIONALE

di Claudio Bellavita Si progetta la nuova Via della Seta, per collegare i paesi più popolosi del mondo (e anche di più antica civiltà e con grandissime risorse naturali). Mentre l’Occidente che finora ha dominato il mondo, non solo non riesce a mettersi d’accordo sul TTIP, ma sta tornando al sovranismo che ha preceduto e seguito la prima guerra mondiale, uno dei nostri periodi peggiori. Le ex colonie africane dell’Europa e le colonie di fatto degli USA in Sud e Centro America producono ondate di disperati migranti che cercano in tutti i modi e a qualunque costo di entrare nella civiltà dei consumi dell’occidente: che non pensa a vie della seta, ma a barriere fisiche, poliziesche e doganali, e si affida sempre più a governanti demagoghi e ignoranti. In questi giorni gli Usa, per quattro soldi di dazi, stanno respingendo il loro storico alleato turco verso alleanze orientali. Credo che nessuno si ricordi più in quanti pochi decenni il Giappone è passato dal medioevo a una potenza economica e militare in grado di sconfiggere la Russia zarista e poi di mettere a rischio gli stessi USA. Adesso l’ Europa affacciata sul Mediterraneo, che già non riesce a gestire il problema dei migranti, sta per vedersi arrivare addosso due problemi ancora più epocali: 1) Le dighe che la Cina sta costruendo in Etiopia per irrigare i terreni che ha comprato per farne la sua principale fattoria, ridurranno di molto il flusso del Nilo in Egitto, il secondo paese africano per popolazione, con un governo militare incapace di tutto, salvo che provvedere di stipendi militari e poliziotti che insieme pare siano più di 3 milioni. Anche l’Egitto, ridotto alla fame, si metterà sui barconi 2) Lo sfruttamento degli immensi depositi petroliferi sotto il Mediterraneo orientale, e cioè dalla Turchia all’Egitto passando per Cipro (fuori causa, il primo stato fallito dell’UE) e fronteggiando Siria (quelli che leggono i giornali italiani non han capito perchè si sono fatti tanta guerra), Libano, Israele, Gaza ed Egitto. Chissà quali aggressivi disastri combineranno gli israeliani, che hanno lo stato e l’esercito più efficiente della zona. In mezzo al Mediterraneo, a fronteggiare questi problemi epocali, ci sta l’Italia, che per l’occasione si è dotata di governanti semianalfabeti da fiera di provincia. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

EUROPA TRA ORTODOSSIA E SOVRANISMO

di Franco Astengo Mancano molti mesi alle elezioni europee del 2019 ma lo schema sembra pronto: “ortodossi” versus “sovranisti”. “Ortodossi” che l’ineffabile direzione di “Repubblica” (sempre più giornale/partito) sta raccogliendo attorno al cosiddetto “appello Cacciari” tentando, da un lato, di raccordare tenendo assieme ciò che rimane del PD dirigendolo verso una dimensione sovranazionale della quale dovrebbe risultare capofila “En Marche”. Obiettivo su questo versante non solo quello del collegamento con l’ultrà liberista presidente francese ma anche quello di riproporre una base per un centro – sinistra italiano. L’altro obiettivo che si sta perseguendo, non solo sulla base dell’appello di Cacciari tanto è vero che in questo senso sono già apparsi diversi articoli sul “Manifesto”, è quello di incunearsi nell’alleanza di governo cercando la divisione tra i due attuali partner. Infatti, si stanno moltiplicando anche gli interventi per far sì che gli epigoni del “centro sinistra” italiano si peritino di “far politica” operando allo scopo di impedire una saldatura definitiva tra il M5S e la Lega. Lega che naturalmente rappresenterà il perno dell’alleanza sovranista i cui interlocutori europei sono ben noti: dal gruppo di Visegrad al Rassemblement National francese (nuova denominazione del Front National, cambiamento dovuto a questioni finanziarie, come del resto era già avvenuto anche in Italia da Lega Nord a Lega “tout court”). Uno schieramento fondato sull’intolleranza, l’odio, la prepotenza del potere. Appare evidente come tra questi due schieramenti si ravveda un vuoto politico enorme posto sia sul piano della concezione dell’Unione Europea così come questa deve essere posta in discussione alla luce delle drammatiche esperienze accumulate nel corso degli anni, sia sul piano dell’esplosione di nuove e antiche contraddizioni sociali sulle quali non è il caso di soffermarsi nel senso del compilare una sorta di “lista della spesa” che tutti conosciamo a memoria. Un vuoto che si potrebbe definire, con antica terminologia, di “sinistra d’opposizione e d’alternativa”. Opposizione per quel che riguarda l’Europa e l’Italia. Alternativa da offrire sia in dimensione politica sia a livello di visione di società. Il tutto a dimensione sia europea, sia nazionale: tenuto conto del determinarsi delle condizioni di arresto della cosiddetta “globalizzazione”, sia del contrasto che emerge nel processo di cessione di sovranità dello “Stato – Nazione” che sicuramente si è decelerato rispetto alle previsioni che si erano sviluppate tempo addietro. Scritto questo, soltanto come schema, e ricordando la difficoltà che stanno incontrando in Italia le prospettive stesse di costruzione di adeguate soggettività politiche, sia nell’ambito di quella che è stata la tradizione della sinistra italiana, sia nello spazio di nuove soggettività di stampo diciamo così “movimentista” arrivo al punto. Emerge, tra questi potenziali soggetti presenti nella sinistra italiana (alcuni “in fieri”, altri che si direbbero “al tramonto” ma che intendono resistere) una faglia, anche questa antica e fondata sulla questione del “governo”. Frattura che si colloca tra ciò che rimane dell’Internazionale socialista dopo lo snaturamento subito con l’accostamento del PD (area che potrebbe essere rilanciata dalle esperienze di governo in Spagna e Portogallo), la Sinistra Europea che fa capo al governo greco di Tsipras e l’area del cosiddetto “documento di Lisbona” firmato da Jean-Luc Mélenchon (France Insoumise), Pablo Iglesias (Podemos) e Catarina Martins (Bloco de Esquerda) e che si propone una “rivoluzione democratica in Europa”. Senza voler dimostrare alcuna vocazione forzatamente unitaria, anzi rendendosi ben conto delle diversità e delle differenze, dovrebbe però essere possibile realizzare – almeno – un confronto di merito fra i rappresentanti dei soggetti interessati, in Italia, a questi progetti per poi tentare di proiettare un’eventuale proposta comune a livello europeo. Svolgo come esempio un richiamo a ciò che era accaduto in previsione delle ultime elezioni politiche in Italia con la vicenda del cosiddetto “Brancaccio”, dal quale sortirono però divisioni esiziali dalle quali sortirono comunque tentativi coraggiosi (sia pure non premiati dall’elettorato) come quello di “Potere al Popolo”. Divisioni che hanno pesato tantissimo sull’esito elettorale del 4 marzo scorso ma che possono essere superate innovando finalmente il bagaglio culturale e politico di ciascuno e soprattutto eliminando retaggi del passato che si sono dimostrati vere e proprie zavorre (l’idea di ricostituzione del centro sinistra “in primis”). Intendendoci bene sotto quest’aspetto: si tratta di aver ben presente la parzialità di ciascun possibile interlocutore. Serve un mix ben elaborato di iniziativa dal basso e di proposta da parte dei soggetti organizzati già in campo con l’obiettivo di realizzare una sintesi (non un cartello elettorale) posta sul piano progettuale sia al riguardo dell’alternativa europea, dell’opposizione al feroce governo delle contraddizioni sociali in atto, della costruzione di una soggettività politica adeguata in grado di disporre della sufficiente massa critica utile per affrontare il dato umiliante di un eccesso di frammentazione di cui stiamo soffrendo ormai da tempo. Prima di tutto quindi servirebbe realizzare un incontro puntando all’elaborazione di un progetto e non semplicemente di un rassemblement (quello c’è già a destra). SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. 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NO TAP, NO TAV, NO ILVA = NO AL FUTURO

di Silvano Veronese Nelle aree a maggior sviluppo industriale vi è una carenza infrastrutturale (in particolare nella mobilità merci) che è una delle cause della nostra mancata crescita o quanto meno di una insufficiente crescita economica. Preoccupato per le prese di posizione di vari esponenti del M5S contrarie a TAV, TAP e ad altre opere pubbliche come la Pedemontana (i cui lavori sono stati rallentati), un importante esponente del distretto veneto delle calzature sportive vendute in tutto il mondo ha detto di recente : “costruiamo scarpe di alta tecnologia in 10 minuti e ci servono due ore per arrivare ad un casello di autostrada (la A4 – Torino-Milano-Venezia) o per arrivare ad una stazione FS ! “ La polemica scoppiata all’interno del governo giallo-verde su questo importante argomento rischia di produrre alla ripresa autunnale un ulteriore elemento di disincentivazione degli investimenti produttivi e quindi di un blocco all’aumento del PIL con ripercussioni negative anche per quanto riguarda il rapporto tra questo e l’andamento del deficit del debito. Se a queste posizioni ci aggiungiamo anche l’indifferenza se non l’ostilità per far ripartire e rilanciare il nostro maggior insediamento industriale nel mezzogiorno (ILVA) e la destinazione in Puglia di un importante gasdotto proveniente da Est (la cui costruzione darebbe molto lavoro e sfruttamento di tecnologie nazionali) non si può non essere preoccupati seriamente per le prospettive di ripresa per la nostra economia. E’ inutile – come fanno molti c.d. “sovranisti” nostrani accusare la Germania per le sue pretese egemoniche per quanto riguarda l’indirizzo delle politiche economiche europee ed accusarla di produrre surplus nella bilancia dei pagamenti a spese dei partners europei, se con nostre mani ci votiamo alla “decrescita felice” (come la chiamano quello sciagurato di Casaleggio e quel buffone di Grillo). Aggiungo anche, dato che a Settembre dovremo fare i conti in Europa per il rispetto dei vincoli di bilancio, che un conto è presentarsi al vertice di Bruxelles (che dovrà riformulare le regole per i bilanci dei Paesi membri) con una ipotesi di leggero sforamento del deficit ma finalizzato ad una maggiore spesa pubblica per investimenti produttivi tali da prefigurare obiettivi certi e misurabili di crescita industriale e di PIL, ed un conto è finalizzare lo sforamento ad una maggiore spesa improduttiva per interventi assistenziali e nel contempo con un blocco dei lavori pubblici già previsti ed essenziali per lo sviluppo industriale. Non solo andremmo incontro a scontate sanzioni da parte della UE per infrazione ma anche a negative reazioni dei mercati finanziari nella sottoscrizione dei titoli del nostro debito pubblico. Hanno voglia, poi, i nostri c.d. “sovranisti” e populisti parlare di complotti ai danni del nostro Paese! SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

DA MARCINELLE A FOGGIA: LA STRISCIA DI SANGUE DELLO SFRUTTAMENTO

di Franco Astengo 8 agosto 1956 – 8 agosto 2018 Ancora e sempre per non dimenticare Ancora e sempre per testimoniare la sofferenza, la fatica, il martirio del lavoro.  Non dovrà mai esserci tregua per chi sfrutta il lavoro altrui in modo ignobile e disumano. A sessantadue anni da Marcinelle assistiamo, oggi come sempre, alla realtà  dello sfruttamento del lavoro. Ancora si considera chi lotta per una società giusta come un sovversivo dell’ordine costituito, un perturbatore dei tranquilli ozi delle classi agiate. Oggi come allora. Dalle classi dominanti non arriva mai un segnale di comprensione della vastità dei delitti commessi in nome dell’indiscriminata accumulazione del profitto. Anzi verifichiamo una intensificazione, un accanimento nello schiacciare i più deboli, come dimostra la vicenda dell’emigrazione.  Un accanimento che i Governi agevolano e i possessori dell’informazione non solo giustificano ma anzi esaltano in un crescendo di inaccettabile mistificazione. Emergono così istinti di persecuzione razzistica che fanno presa sui comportamenti di massa in una dimensione molto pericolosa. Oggi qualcuno farà finta di piangere lacrime di coccodrillo. Da Marcinelle a Foggia questa striscia di sangue non ci richiama semplicemente al lutto e al dolore. La memoria di Marcinelle ci richiama all’eternità insuperabile della lotta di classe per l’emancipazione sociale, alla lotta contro l’insopprimibile realtà dello sfruttamento che nessuna evoluzione tecnologica riuscirà a cancellare. Non possiamo cancellare le idee di rivolta per sovvertirne il corso soffocatore della dignità umana e scolpire per sempre nella nostra memoria episodi come questo risulta necessario per andare avanti nel corso della storia. La tragedia di Marcinelle però continua nel tempo a dimostrazione di quanto fin qui sostenuto al riguardo dell’eterno sfruttamento della povera gente. Ecco di seguito l’ultimo fatto luttuoso che colleghiamo idealmente proprio a quanto avvenuto in Belgio sessantadue anni or sono: “Ennesima tragedia della strada nel foggiano. Dodici persone, tutte migranti, sono morte nell’incidente stradale avvenuto nel pomeriggio di lunedì 6 agosto, lungo la statale 16 all’altezza dello svincolo per Ripalta, nelle campagne di Lesina. Un furgone con targa bulgara con a bordo tutti passeggeri extracomunitari, si è scontrato frontalmente con un camion carico di farinacei. I migranti, prevalentemente africani, così come già accaduto  non avevano con sé documenti di riconoscimento, pertanto risulta difficile l’identificazione. Una tragedia, dunque, che avviene a distanza di pochi giorni dall’altro sinistro stradale mortale avvenuto lungo la provinciale 105 tra Castelluccio dei Sauri e Ascoli Satriano dove sono deceduti 4 braccianti agricoli  impegnati nella raccolta del pomodori.” “PROLETARI DI TUTTI I PAESI UNITEVI !” Ricordiamo sinteticamente i fatti di Marcinelle: Una delle più gravi tragedie minerarie della storia si verificò l’8 agosto 1956, nella miniera di carbone di Bois du Cazier (appena fuori la cittadina belga di Marcinelle) dove si sviluppò un incendio che causò una strage. 262 minatori morirono, per le ustioni, il fumo e i gas tossici. 136 erano italiani. Causa dell’incidente fu un malinteso sui tempi di avvio degli ascensori. Si disse che all’origine del disastro fu un’incomprensione tra i minatori, che dal fondo del pozzo caricavano sul montacarichi i vagoncini con il carbone, e i manovratori in superficie. Il montacarichi, avviato al momento sbagliato, urtò contro una trave d’acciaio, tranciando un cavo dell’alta tensione, una conduttura dell’olio e un tubo dell’aria compressa. Erano le 8 e 10 quando le scintille causate dal corto circuito fecero incendiare 800 litri di olio in polvere e le strutture in legno del pozzo. L’incendio si estese alle gallerie superiori, mentre sotto, a 1.035 metri sottoterra, i minatori venivano soffocati dal fumo. Solo sette operai riuscirono a risalire. In totale si salvarono in 12. Il 22 agosto, dopo due settimane di ricerche, mentre una fumata nera e acre continuava a uscire dal pozzo sinistrato, uno dei soccorritori che tornava dalle viscere della miniera non poté che lanciare un grido di orrore: «Tutti cadaveri!». Ci furono due processi, che portarono nel 1964 alla condanna di un ingegnere (a 6 mesi con la condizionale). In ricordo della tragedia, oggi la miniera Bois du Cazier è patrimonio Unesco. La tragedia della miniera di carbone di Marcinelle è  stata soprattutto una tragedia degli italiani immigrati in Belgio nel dopoguerra. Tra il 1946 e il 1956 più di 140mila italiani varcarono le Alpi per andare a lavorare nelle miniere di carbone della Vallonia. Era il prezzo di un accordo tra Italia e Belgio che prevedeva un gigantesco baratto: l’Italia doveva inviare in Belgio 2mila uomini a settimana e, in cambio dell’afflusso di braccia, Bruxelles si impegnava a fornire a Roma 200 chilogrammi di carbone al giorno per ogni minatore. Il nostro Paese a quell’epoca soffriva ancora degli strascichi della guerra: 2 milioni di disoccupati e grandi zone ridotte in miseria. Nella parte francofona del Belgio, invece, la mancanza di manodopera nelle miniere di carbone frenava la produzione. Così si arrivò al durissimo accordo italo-belga. Tra il 1946 e il 1956, quasi 500 operai italiani trovarono così la morte nelle miniere belghe, senza contare il lento flagello delle malattie d’origine professionale, tra cui la silicosi che mieterono vittime ancora per decenni, in molti casi senza alcun riconoscimento delle malattie professionali. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

L’IMPREVISTA RESILIENZA DEL GOVERNO CONTE

di Walter Galbusera – Fondazione Anna Kuliscioff Un tempo Pierre Carniti, che con Bruno Trentin e Giorgio Benvenuto guidava la mitica Federazione unitaria dei metalmeccanici, quando voleva dimostrare che le cose ritenute difficili, se non impossibili, si potevano, comunque, realizzare, faceva l’esempio del calabrone: considerato il suo peso e la sua apertura alare, non dovrebbe poter volare, ma siccome lui non lo sa, vola comunque. Forse l’esempio si può adattare al Governo 5 stelle-Lega, perché, nonostante, la contraddittorietà dei programmi elettorali e la diversità della base sociale di queste due forze politiche, ad onta di pessimisti e  avversari dubbiosi circa la possibilità che la maggioranza attuale “mangi il panettone”, non si intravvedono ancora lacerazioni insanabili tali da affondare il premier Giuseppe Conte. Del resto, se si dà un minimo di valore ai sondaggi, c’è da prendere in considerazione l’ipotesi, fino a poco tempo fa impensabile, che una nuova consultazione elettorale possa rafforzare l’attuale maggioranza. Vale anche l’ipotesi che, per ragioni tattiche o per motivi politici, una parte delle opposizioni non siano del tutto ostili ad alcune scelte del Governo. In assenza di convincenti e coerenti nuove basi programmatiche, principale condizione per costituire possibili alternative, non si rischia nulla (se non la credibilità) a tenere aperto una sorta di piano “B” che consiste nel faticoso (forse, ormai, impossibile) tentativo di ricostruire lo schieramento di centrodestra o di dar vita ad una sinistra in cui il Pd recuperi una parte importante dei grillini e, soprattutto, dei loro voti. Ma, salvo smentite clamorose, come potrebbe avvenire per la Rai, lo  “Spoil system” è un collante troppo forte a cui rinunciare. Se non interverranno fattori esterni, come le manovre speculative che in passato misero in ginocchio il Governo di Silvio Berlusconi, l’alleanza 5 stelle-Lega ha trovato il modo di convivere con i “ministri di garanzia”, concordati con il presidente Sergio Mattarella, riaffermando, da una parte l’avvio immediato dei contenuti del “Contratto di Governo” e, dall’altra, distribuendone gli effetti nel medio-lungo periodo secondo le disponibilità finanziarie. Per le questioni più complesse come Tav e Tap, impossibili da cancellare, si discuterà di possibili modifiche per rendere meno indigesto il piatto all’ala più radicale dei 5 stelle. Per l’Ilva la disponibilità di Mittal a ridiscutere investimenti ambientali e di livelli occupazionali, fornisce a Luigi Di Maio un “assist” di tutto rispetto, mentre sarebbe impraticabile realizzare un impianto, analogo per capacità produttiva a quello esistente, ma alimentato solo a gas, così come sostenuto dal Governatore Michele Emiliano. Matteo Salvini è divenuto, nel frattempo, l’architrave degli equilibri, a lui si rivolgono coloro (tra cui giornalisti e imprenditori) che hanno favorito il tracollo delle forze politiche non “sovraniste” e che ora sono preoccupati della situazione. Il ministro degli Interni ha gestito. con molta determinazione. il tema degli immigrati, sulla via aperta dal precedente inquilino del Viminale Marco Minniti (per altro oggetto degli strali di una parte del Pd) e, fatta salva qualche uscita sgangherata tipica del personaggio, ha dato la sensazione di poter governare una materia assai complicata. A questo si aggiunge il progetto, in fase di preparazione, di sgombero delle case occupate illegalmente nei grandi centri urbani. In questi giorni in un quartiere periferico di Milano un 75enne che abita in un edificio di case popolari non è riuscito a tornarci e ha dormito sul pianerottolo perché, essendo uscito di casa per alcune ore, un individuo era entrato ed aveva sostituito la serratura. Al mattino la polizia ha arrestato l’occupante (caso assai raro) e restituito la casa all’anziano. Non è la prima volte che accade, ma non facilmente si ritorna subito in possesso dell’abitazione. Se l’occupazione delle case pubbliche, fenomeno largamente sottovalutato dalla sinistra e gestito da un racket, fosse considerata, come è in effetti, un reato grave al pari di una rapina e gli occupanti fossero non solo sgomberati ma anche arrestati, la musica cambierebbe. Su questo Matteo Salvini sta preparando una campagna di “ordine pubblico” che non potrà che essere apprezzata dagli abitanti delle periferie che, più che essere oggetto di analisi sociologiche o di “visite pastorali” hanno bisogno di fatti concreti che possano migliorare le loro condizioni di vita. Non sfuggono gli aspetti anche propagandistici di questa iniziativa, ma queste sono le regole del gioco. Sarà in grado, per esempio, il Partito democratico, in una città in cui il lavoro del sindaco Beppe Sala è complessivamente apprezzato, di costruire un grande progetto per finanziare e costruire nuovi quartieri di case popolari? Alla rabbia e alla delusione dei cittadini che utilizzano il voto (o l’astensione) come arma di difesa e di protesta non si può rispondere solo con la condanna del “populismo”, che è stato peraltro spesso utilizzato largamente proprio  da coloro i quali oggi lanciano l’allarme. Né si può distribuire una ricchezza che non si produce. Per questo occorre recuperare e diffondere valori, come quelli del merito e della responsabilità senza cui sarebbe difficile garantire forme di solidarietà efficaci, e costruire progetti coerenti e sostenibili che restituiscano alle forze politiche identità e trasparenza su cui ogni opposizione può far nascere un’alternativa alla guida democratica di un paese. Tanto più se si deve concorrere anche a rifondare su nuove e realistiche basi l’Unione Europea.   SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it