SULLA MANOVRA GOVERNATIVA

di Silvano Veronese

Non so contro chi era indirizzato il segno di vittoria esibito da Di Maio dal balcone di Palazzo Chigi per aver imposto al Governo (e al Paese) una scelta di bilancio pubblico che porterà il deficit al 2,4% del PIL.
Per adesso siamo solo alla definizione dei criteri generali della manovra indicata nel DEF ma già le reazioni degli investitori non mi sembrano tranquillizzanti.

Qualcuno dovrebbe spiegare a questa caricatura di vice presidente del Consiglio che il problema non è vincere un “braccio di ferro” con Bruxelles (la procedura di infrazione non comporterà danni al nostro Paese) ma convincere i mercati (cioè gli investitori che ci dovrebbero prestare le risorse finanziarie di cui abbiamo bisogno) che la manovra avvierà un percorso di crescita ma cio’ sarà impossibile perchè le misure ipotizzate non sono finalizzate ad investimenti produttivi e nelle infrastrutture e non produranno un posto di lavoro nuovo in piu’.

Per quale motivo i mercati dovrebbero sostenere una manovra che aumenterà il debito e finanzierà “in deficit” misure assistenziali e non l’allargamento della base produttiva e della ricchezza nazionale?

Si dice, da parte di Di Maio e dei suoi avventuristi compagni, che anche la Francia ha predisposto una manovra con un deficit ancora maggiore ma si dimenticano di dire che la Francia ha un PIL di 2.371 mld contro i nostri 1.716 mld (a fine 2017), che la stessa prevede una crescita superiore alla nostra che è prossima alla stagnazione, che ha un sistema bancario e finanziario ben piu’ solido del nostro, che i tassi di interesse sono piu’ bassi dei nostri e che, in ogni caso, la misura maggiore della sua manovra, in base alla quale registrerà un deficit prossimo al 2,8 %, è “una tantum” e quindi il prossimo anno la Francia rientrerà (a differenza dell’Italia) con il deficit sotto il 2% !!

La Lega, che non aveva (e non ha) alcuna intenzione di rompere l’alleanza di governo fino alle “Europee”, perchè il tempo gioca a suo favore, non immagina che l’aumento del costo del debito pubblico (peraltro già iniziato) provocherà l’aumento degli interessi bancari e che, quindi, la sua base elettorale di piccoli imprenditori ed artigiani, le cui aziende vivono sul credito bancario, pagherà un bel costo?