I PERICOLI PER LA DEMOCRAZIA COSTITUZIONALE

di Felice Besostri |

Da sostenitori non pentiti, ma rancorosi per la sconfitta sonora del 4 dicembre 2016, si agitano preoccupazioni sul futuro della democrazia per la minaccia rappresentata dalla maggioranza populista giallo-verde (sarebbe più corretto allora chiamarla gialla-verdenera).

Tuttavia da questi personaggi non ho colto nessuna autocritica nell’aver sostenuto la deforma costituzionale Renzi Boschi e la contestuale legge elettorale Italikum per la sola Camera dei Deputati. Vi immaginate cosa sarebbero ora i pericoli per la democrazia con un governo monocolore 5 stelle, al quale avrebbe fatto seguito un monocolore Lega? Con una maggioranza relativa, assoluta grazie ai premi elettorali incostituzionali, che, grazie al depotenziamento del Senato, avrebbe controllato il Parlamento in seduta comune e quindi il Presidente della Repubblica?

Purtroppo i veleni della Seconda Repubblica sono ancora all’opera con il gravissimo precedente creato da una figura di punta dell’inesistente opposizione (che forse è inesistente anche per questo), che dimenticandosi da Presidente della Camera la lezione di Nilde Iotti ha consentito non solo di approvare una legge elettorale incostituzionale come l’Italikum, ma di creare il precedente che si possono approvare leggi elettorali con un voto di fiducia chiesto dal Governo, contro un preciso articolo della Costituzione il 72 c 4.

Un precedente talmente pericoloso, che è servito anche, contagiando l’altro ramo del Parlamento, per approvare una legge elettorale di sospetta costituzionalità come il Rosatellum con 8 voti di fiducia, grazie all’arrendevolezza del futuro leader dell’opposizione di sinistra, Presidente del Senato. Il prossimo passo sarà l’approvazione di una riforma costituzionale che riduca i parlamentari e abolisca il divieto di mandato imperativo con un voto di fiducia, che non sarà quello delle maggioranze artificiali di centro sinistra, ma di vere maggioranze nel corpo elettorale, come quella giallo-verdenera  e in un clima d’entusismo popolare se accompagnata dal dimezzamento dell’indennità parlamentari.

Logicamente la riduzione delle indennità parlamentari avrebbe dovuto precedere quello dei vitalizi, ma nel tripudio delle masse festanti per la punizione della “Casta” non se ne  è accorto praticamente nessuno. I sinceri democratici, un’espressione usata  per altri fini nel passato, e gli amanti della Costituzione a quel punto non avrebbero strumenti efficaci, perché non c’è accesso diretto a questa Corte Costituzionale. Nemmeno ci sarà mai  se non quando ne sarà modificata la composizione, grazie ad un Presidente della Repubblca fascio-leghista, espressione di un solida maggioranza populista monocolore. La minoranza parlamentare e i singoli deputati non possono, per la giurisprudenza della Consulta promuovere conflitto d’attribuzione neppure quando sono violate le procedure di approvazione di una legge, perché non ha capito che  la violazione delle prerogative di un singolo parlamentare sono violazione delle prerogative del Parlamento nel suo complesso.

Possibile che nessuno si sia mai accorto che il popolo sovrano non è rappresentato dal Parlamento bicamerale, ma, grazie all’art. 67 Cost., da ogni singolo membro del Parlamento, che, appunto, rappresenta la Nazione senza vincolo di mandato. Purtroppo una pubblica opinione ossessionata dai migranti, preoccupata per la disoccupazione specialmente giovanile, che toglie speranza di futuro, non sarà mai sensibilizzata da queste preoccupazioni istituzionali, ma fatto ancora più preoccupante non si vede nessuno che dal suo scranno lanci moniti prima che sia troppo tardi.

Tuttavia riviste prestigiose come l’AdL e Mondo Operaio potrebbero intestarsi congiuntamente la battaglia, insieme con il Manifesto, Left, Gli Stati Generali e il neonato Jacobins .