AMBIENTE E MIGRAZIONI

Temi introdotti alla discussione del gruppo di lavoro

AMBIENTE
1 – l’ambiente degrada creando pericoli per la salute e per la qualità della vita.
2 – esigenza di incisive politiche adeguate e di comportamenti delle persone.
3 – le politiche devono riguardare tutti i livelli politici e amministrativi, le istituzioni scolastiche e scientifiche, i comportamenti aziendali.
4 – politiche fiscali e tariffarie significative aiutano a combattere il degrado.
5 – impegno al rispetto degli accordi internazionali sul clima.

MIGRAZIONE
1 – conoscere le cause che originano le migrazioni.
2 – creare e attuare politiche europee e nazionali di sviluppo nei paesi di emigrazione che contengano il fenomeno.
3 – Gestione dell’applicazione dell’articolo 3 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo: “Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona”. Il riferimento è sia a chi emigra che a chi già risiede.
4 – Diritto alla vita è solidarietà, assistenza, diritto/dovere all’integrazione, all’apprendimento dell’italiano, al rispetto delle leggi, diritto/dovere al lavoro e all’istruzione.
5 – Diritto alla libertà è liberazione dal bisogno per gli italiani e per coloro che desiderano diventarlo; esercizio effettivo della libertà e della protezione per le donne, residenti e immigrate, non sottomesse e nella pienezza della parità nella famiglia e nella società.
6 – Diritto alla sicurezza per tutti, residenti e immigrati.
7 – Politiche amministrative utili e incremento della collaborazione con la magistratura e i corpi preposti alla sicurezza dei cittadini.
8 – Educazione all’art. 3, primo comma della Costituzione italiana : < Art. 3 Cost. Principio di eguaglianza formale e sostanziale. Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.>

MIGRAZIONI e CLIMA

Sul piano europeo e internazionale

E’ stata ed è assente da parte dei paesi occidentali una politica efficace e autoprotettiva dall’immigrazione di massa; essi avrebbero dovuto e dovrebbero aiutare i paesi da dove si origina emigrazione a svilupparsi in modo tale da ridurre il più possibile la fuga, da contenerne l’imperatività. Molti hanno chiesto un piano d’intervento del tipo del piano Marshall. Quel piano statunitense del 1947 fu il piano di aiuto all’Europa distrutta dalla seconda guerra mondiale, in dollari, farina, attrezzature. Vi fu un beneficio di ritorno anche per gli Stati Uniti.
Dopo la seconda guerra mondiale vi fu l’aiuto dei vincitori ai vinti; non era accaduto dopo la prima guerra. Popoli asiatici e africani degli anni duemila, in povertà, pastori o agricoltori o allevatori o viventi in scenari di oppressione, di guerriglia o di guerra, sono scappati e scappano e la previsione delle conseguenze temute dalle variazioni climatiche fa pensare che continueranno a scappare.

Se l’occidente e soprattutto l’Europa avessero aiutato i paesi in via di sviluppo a svilupparsi in modo appropriato, le crisi di quei paesi sarebbero state fronteggiate con minori conseguenze di impoverimento e di migrazione.
Ciò non è in contraddizione con gli effetti della dinamica del peggioramento del clima e delle sue conseguenze, perché il paese che inaridisce, se ha avuto un suo sviluppo pur parziale, impara a conservare l’acqua piovana; si attrezza per desalinizzare l’acqua marina; non disbosca né brucia gli arbusti aumentando la desertificazione; cattura l’energia solare per produrre elettricità e così via. Ma se il paese è permanentemente degradato, senza sviluppo adeguato e con effetti ulteriormente negativi delle variazioni climatiche l’emigrazione è certa in quantità enorme e non la si contiene.

Junker, Presidente della Commissione europea, nel 2017 ha denunciato la insufficienza dello stanziamento di 165 milioni di euro deciso a marzo 2017 dalla Commissione europea per combattere la carestia e la siccità che affliggono i Paesi del Corno d’Africa (Sud Sudan, Somalia, Etiopia e Kenya). E’ una testimonianza improduttiva di effetti. Nessuna voce governativa italiana ha reclamato azioni più efficaci, un piano d’intervento e quanto altro potesse essere utile allo scopo.
Il contenimento dell’immigrazione in Italia e in Europa può sembrare un’illusione. Non è una scelta quella di accogliere gli immigrati; l’immigrazione è.

Il pattugliamento dei confini terrestri (si fa per dire chiamarli confini trattandosi di distese di deserto sabbioso, inabitabile e inaccogliente) e dei confini marittimi di Ciad, Libia, Mali, Niger e di diversi altri paesi non cambia le cause delle migrazioni; prova a limitare i tempi delle stesse le quali cercheranno nuove rotte. Va bene combattere terrorismo e trafficanti di persone; occorrerebbe contribuire a piani di sviluppo economico locale. Ma cosa possono fare i governi sul clima ? Applicando gli accordi di Kyoto (in vigore dal 2005) e di Parigi (firmato nel 2015) e perfino migliorandoli, se possibile, come si è tentato a Marrakesh e a Bonn, i risultati di contenimento della crescita della temperatura terrestre si avrebbero a lungo termine. Nell’immediato e nel breve si avranno milioni di persone fuggiasche ammassate in sosta in campi di concentramento fetidi, finora sottoposte a vessazioni e violenze e parte di loro poi imbarcate con alto rischio di morte in mare.

Il cambiamento del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump sull’ambiente è gravissimo. Trump ha messo in dubbio l’esistenza stessa del riscaldamento globale, negando che si tratti di una minaccia alla sopravvivenza del pianeta. Sarà difficile intervenire efficacemente se anche gli Stati Uniti non saranno della partita. Ma la loro assenza non dev’essere un alibi per tutti gli altri. L’uscita degli USA potrà decorrere dopo il quinquennio presidenziale e se il Presidente Trump non fosse rieletto si può sperare in un riorientamento collaborativo degli Stati Uniti d’America e di loro conferma dell’adesione fattiva agli accordi di Parigi.
Sul fenomeno migratorio il coinvolgimento di tutti i paesi europei è necessario. Purtroppo razzismi variamente graduati e cecità sull’evidenza climatica e sulle conseguenze migratorie sono presenti in diversi paesi europei. I razzismi non risolvono alcun problema se è vero che la globalizzazione, prima o poi, tocca tutti i territori anche su questa materia. L’Italia deve fare la sua parte attiva nel proporre politiche mirate all’Unione europea; deve ripensare la scelta di astenersi dal condividere il Global compact firmato a Marrakesch nel dicembre 2018 dalla stragrande maggioranza dei paesi del mondo; deve sviluppare una convinta e impegnata politica di integrazione degli immigrati. I dati demografici nazionali impongono di occuparsi seriamente della questione.

Sul piano comunale

Sul piano locale, comunale, non ci si può porre l’obiettivo di rifare il mondo ma la questione immigratoria va affrontata per quel che è nella dimensione del territorio comunale.
Taluni affermano che la posizione assunta politicamente sull’immigrazione chiarirebbe l’appartenenza di chiunque su posizioni di destra o di sinistra, su posizioni di buonisti o di cattivi o altre definizioni simili.
E’ sbagliato tale modo di attribuire l’appartenenza politica, perché sono semplificazioni che sono il finale di analisi assenti o superficiali o emotive che valutano un aspetto o pochi aspetti del problema rispetto alla molteplicità degli aspetti stessi. Invece è corretto, è di ordine civile, generale, cioè valido per i cittadini, a prescindere dalle personali scelte elettorali, condividere, confermare e rendere in azione politica e amministrativa nel territorio comunale l’articolo 3 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo che afferma : “Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona”.

L’articolo 3 condensa l’essenziale; l’Amministrazione comunale, per la parte di sua competenza, adempia le sue funzioni pubbliche, con diritti e doveri propri e altrui, sia in termini di solidarietà umana (diritto alla vita) che di sicurezza personale per i residenti e per tutti. Senza eccezioni. E così devono fare tutte le Autorità pubbliche presenti nel territorio.
Il Comune deve collegare il proprio programma di azione coi concetti della Dichiarazione universale, sottoscritta dall’Italia. Non è semplice, ma una linea di comportamento etico e concreto va pur tenuta. L’assenza di analisi e di conoscenza degli eventi, l’assenza di impostazione concettuale e delle azioni da compiere sono il vuoto nel quale naviga l’incapacità a fronteggiare fenomeni complessi e straordinari. Cosa può esserci, ragionevolmente, in alternativa ?

Diritto alla vita è solidarietà, assistenza, diritto/dovere all’integrazione, all’apprendimento dell’italiano, al rispetto delle leggi, diritto/dovere al lavoro e all’istruzione.
Diritto alla libertà è liberazione dal bisogno per gli italiani e per coloro che desiderano diventarlo; esercizio effettivo della libertà per le donne immigrate, non sottomesse e nella pienezza della parità nella famiglia e nella società.
Diritto alla sicurezza per tutti, italiani e immigrati. Quindi nessuna tolleranza, omissione, leggerezza perché la legge è uguale per tutti. La sensibilità sulla sicurezza è diffusa e il bisogno di sicurezza è di tutti e, dunque, la sicurezza massima possibile dovrebbe essere di sistema. Il fatto che i dati statistici o consuntivi dicano che i pericoli percepiti siano molto maggiore di quelli reali – generando insicurezza – non toglie importanza al problema e non basta riferire le statistiche ma occorre – per la parte di competenza dei Comuni e di tutte le Autorità pubbliche presenti nel territorio – mettere in atto politiche amministrative utili e incrementare la collaborazione con la magistratura e i corpi preposti alla sicurezza dei cittadini.

AMBIENTE

L’ambiente continua a degradare creando pericoli per la salute e per la qualità della vita.
Sono noti i trattati internazionali (Kyoto 2005 e Parigi 2015) e le esigenza di incisive politiche adeguate e di comportamenti delle persone.
Le politiche devono riguardare tutti i livelli politici e amministrativi, le istituzioni scolastiche e scientifiche, i comportamenti aziendali. Infatti il degrado dell’ambiente provoca conseguenze su più campi e ha molteplici effetti.
Le volontà politiche dei governi sono fondamentali per un impegno serio al miglioramento dell’ambiente marino, terrestre, aereo, dunque planetario.
L’Italia deve fare la propria parte con maggiore determinazione e conseguendo migliori risultati.
Politiche fiscali e tariffarie significative possono aiutare a combattere il degrado influenzando e determinando il cambiamento di comportamenti.
L’impegno al rispetto degli accordi internazionali sul clima dev’essere la convinta base di adesione e d’impegno alla protezione massima possibile dell’ambiente.