ROCCO SCOTELLARO: LA POLITICA TRA PASSIONE E MILITANZA

Partito Socialista Italiano.
Il sottoscritto Scotellaro Rocco fu Vincenzo domiciliato in Tricarico via Roma, 65 di professione studente in legge CHIEDE l’iscrizione al Partito Socialista Italiano.
Data 4 dicembre 1943.

Rocco Scotellaro

Il Partito Socialista lucano fu fondato ufficialmente con il Congresso di Potenza del 1902, fin da subito si erano creati al suo interno due aspetti originali: da una parte un socialismo intransigente di tipo «rurale» che aveva nella zona di Melfi edi Matera i suoi centri di irradiazione, dall’altra un socialismo riformista di tipo«urbano» attorno alla città di Potenza.

Nonostante oltre ad Attilio Di Napoli ci fossero esponenti socialisti di primo piano come gli avvocati Enzo Pignatari aPotenza e Vincenzo Milillo a Matera; il problema dei socialisti lucani fu sempre quello di non riuscire ad unire le due «anime» del partito e di non avere la forza di organizzare in modo organico i movimenti spontanei di quegli anni delle massecontadine, ma di tentare piuttosto di frenarli. Di fronte alle richieste di ridimensionamento del latifondo da parte dei contadini e dei numerosi braccianti e di fronte all’occupazione delle terre, il Partito Socialista lucano non seppe rispondere in modo chiaro dando il suo appoggio; né riuscì a trovare un punto di accordo con il Partito Comunista regionale. Anzi, dopo la scissione nel Congresso Nazionale del 9 gennaio 1947 del PSIUP in PSI e PSLI, la Basilicata diede nel meridione la più alta percentuale di adesione alla socialdemocrazia di Saragat.

Le vicende politiche della Basilicata a partire dall’immediato dopoguerra fino agli anni ’50 si intrecciano con le vicende personali del giovane Scotellaro. Lo scrittore lucano partecipò in prima linea ai cambiamenti in atto nella sua regione. La politica, da lui considerata inizialmente soltanto una pura e semplice passione, divenne a poco a poco vera e propria militanza. Non mettendo mai da parte la sua vocazione di scrittore, riuscì a creare tra questi due aspetti della sua vita una vera epropria simbiosi.

Nella primavera del 1946, alla vigilia delle elezioni per l’Assemblea Costituente, conobbe lo scrittore Carlo Levi che si era recato a Tricarico per un comizio essendo candidato all’Assemblea Costituente per la circoscrizione materana. Scotellaro aveva avuto il compito di introdurre il comizio dello scrittore torinese e dipresentarlo agli abitanti del paese. Negli stessi giorni, a Matera, invece, lo scrittore lucano ebbe la possibilità di conoscere Manlio Rossi-Doria. Anche Rossi-Doria si trovava in Basilicata per la campagna elettorale in occasione delle imminenti elezioni. Immediatamente si strinse tra i tre un legame di profonda amicizia e di reciproca stima, che negli anni andò pian piano maturando. Sia Rossi-Doria che Levi rimasero immediatamente affascinati dal carisma e dalla forza del giovane intellettuale, che con le sue ottime doti di oratore riusciva ad attirare molta gente attorno a sé. Entrambi capirono di trovarsi di fronte ad una persona dalle qualità eccezionali. L’attiva partecipazione di Scotellaro alla vita politica del PSIUP lucano, di cui instancabilmente seguiva il dispiegarsi dell’azione politica sia locale che nazionale, è testimoniata anche dalla sua partecipazione dall’11 al 17 aprile del 1946 al CongressoNazionale del partito tenutosi a Firenze. Il Congresso, indetto alla vigilia delle elezioni per l’Assemblea Costituente e del referendum per la forma costituzionale, era un appuntamento importante per capire gli umori e gli orientamenti generali dei socialisti italiani. Inoltre, nel corso del 1946 si indirono le prime democratiche elezioni amministrative dell’Italia liberata.

A Tricarico si votò il 20 ottobre 1946. Si presentarono due schieramenti: quello del Fronte Popolare Repubblicano che era una coalizione tra PSIUP, PRI e PCI e quello della DC. La coalizione del Fronte Popolare Repubblicano con Scotellaro capolista vinse le elezioni ed elesse 16 consiglieri di maggioranza. Alla DC ne toccarono 4. Nel corso del primo consiglio comunale tenutosi il 29 ottobre del 1946, con 15 voti su 20, Scotellaro divenne ufficialmente il primo sindaco di Tricarico del dopoguerra eletto a seguito di elezioni democratiche. Il 24 novembre 1946 poté entrare nel pieno esercizio delle sue funzioni. Il primo problema che il neo-sindaco dovette affrontare fu quello della realizzazione di un ospedale civile. Il problema era eredità della precedente amministrazione, la quale si era vista respinta dal prefetto di Matera la delibera comunale con cui il Comune di Tricarico si impegnava a concorrere alle spese per l’esecuzione dei lavori che sarebbero serviti a trasformare i locali del Seminario Vescovile in ospedale. Scotellaro, prendendo in mano la situazione, riuscì ad ottenere il 18 dicembre 1946 l’assenso per la messa a disposizione dei locali da parte del Vescovo Monsignor Raffaello Delle Nocche e l’autorizzazione da parte del prefetto. I primi mesi dell’amministrazione Scotellaro furono caratterizzati dall’ampio dibattito costituitosi attorno al problema ospedale. La sua gestione fu affidata ad un ente morale che a sua volta affidò ad un Comitato promotore la raccolta di un fondo minimo di un milionedi lire necessario per farlo nascere.

La mobilitazione messa in moto da Scotellaro ebbe esito positivo e non mancò neppure il contributo economico della DC locale. Finalmente il 7 agosto del 1947 l’ospedale poté essere inaugurato e Scotellaro fu nominato presidente onorario. In una terra dove tra le principali cause di mortec’erano la malaria e la tubercolosi, la costruzione di un ospedale significava aver raggiunto un risultato non indifferente. Come dimostra la vicenda dell’ospedale, fin da subito l’azione amministrativa di Scotellaro fu caratterizzata dalla concretezza delle azioni e da una capacità di forte mobilitazione di tutti i livelli della società, dote che gli riconoscevano anche i suoi avversari politici. La prima amministrazione Scotellaro, però, non affrontò solo la questione dell’ospedale ma anche altri aspetti della gestione della cosa pubblica. La seconda guerra mondiale aveva avuto effetti devastanti su un piccolo comune come Tricarico. Bisognava riorganizzare la struttura burocratico-amministrativa e la gestione del patrimonio comunale.

Era necessario trovare soluzione ai problemi della vita di ogni giorno: migliorare i servizi scolastici, la viabilità e la vivibilità generale della struttura urbana, fornire assistenza ai lavoratori. E’ Scotellaro stesso all’interno della relazione in cui motiva le dimissioni da sindaco a riferire sul delicato e complesso lavoro svolto dalla sua prima amministrazione, e parlando della sua funzione di sindaco così scrive: «[…] io personalmente dovevo essere nello stesso tempo il Sindaco, l’organizzatore sindacale e politico, l’assistente sociale». Nel frattempo nel gennaio del 1947, subito dopo la scissione socialista di Palazzo Barberini, era stato nominato dall’esecutivo nazionale del PSI ispettore regionale per il lavoro giovanile nella Basilicata. La prima giunta Scotellaro entrò in crisi a seguito delle dimissioni dei repubblicani e degli indipendenti dal gruppo consiliare di sinistra. Non avendo più la maggioranza il sindaco, il 2 giugno 1948, fu costretto a dimettersi. Le dimissioni dei repubblicani membri della giunta comunale di Tricarico rispecchiava la situazione politica nazionale di quei mesi. Infatti, il 18 aprile 1948 si erano tenute le elezioni politiche. Il PRI aveva appoggiato la DC ed era poi entrato a far parte del quinto governo De Gasperi, ponendo così le basi per il cosiddetto centrismo e per le successive coalizioni di governo.

La sua prima avventura da sindaco terminava così dopo poco meno di due anni dalla sua elezione (20 ottobre 1946 / 2 giugno 1948). Di fronte a questa situazione a livello nazionale gli esponenti repubblicani di Tricarico non potevano più appoggiare una giunta comunale con a capo un sindaco socialista. La situazione nazionale e la pesante sconfitta a livello nazionale del Fronte Democratico Popolare, generarono una cocente delusione in Scotellaro e in chi, come lui, aveva lavorato affinché il partito socialista mantenesse in Italia un ruolo di primo piano. Lo scrittore mise nero su bianco nella poesia Pozzanghera nera il diciotto aprile questo sentimento di forte pessimismo: «Carte abbaglianti e pozzangherenere… / hanno pittato la luna/ sui muri scalcinati! / I padroni hanno dato da mangiare / quel giorno si era tutti fratelli, / come nelle feste dei santi / abbiamo avuto il fuoco e la banda. / Ma è finita, è finita è finita / quest’altra torrida festa / siamo qui soli a gridarci la vita / siamo noi soli nella tempesta./ E se ci affoga la morte /nessuno sarà con noi, / e col morbo e la cattiva sorte / nessuno sarà con noi./ I portonice li hanno sbarrati / si sono spalancati i burroni. / Oggi ancora e duemila anni /porteremo gli stessi panni./ Noi siamo rimasti la turba / la turba dei pezzenti, / quelli che strappano ai padroni / le maschere coi denti». In questi versi scarni ma duri è riflesso tutto il disappunto del poeta e non solo. Il suo urlo di dolore per la sconfitta elettorale è uguale a quello dei «pezzenti», dei contadini poveri lucani che avvertono attorno a loro una drammatica delusione. Così, con la sua poesia, Scotellaro si lega al senso vivo della realtà e al momento della storia.

Nel corso del 1948 si succedettero alla guida del comune di Tricarico due commissari prefettizi che operarono fino a marzo 1949. Il 28 novembre 1948 si tennero le nuove elezioni amministrative. Scotellaro si presentò nuovamente a capo di una lista denominata «Aratro social-comunista», lista che comprendeva socialisti, comunisti e indipendenti. La lista vinse aggiudicandosi i 16 seggi della maggioranza, mentre i 4 della minoranza andarono alla DC. L’attività della nuova giunta Scotellaro iniziò a pieno ritmo a partire da marzo del 1949 e si contraddistinse subito per la prosecuzione dei punti programmatici della precedente amministrazione e per la continuità alla soluzione di questioni già affrontate. Questa volta, però, fin da subito iniziarono i primi dissapori all’interno della stessa maggioranza. Nonostante Scotellaro cercasse di venire incontro alle istanze della sua coalizione e di mantenere l’unità al suo interno, con il tempo dovette rendersi conto che la situazione gli stava sfuggendo di mano. In alcuni appunti biografici inviati a Carlo Muscetta nel dicembre 1949 traspare tutta la sua insofferenza per l’attività politica, infatti scrive: «Ripetute le elezioni nel novembre venivo riconfermato sindaco. Che brutta storia questa, varrebbe la pena di scrivere un libro su questo argomento». Oltre alle difficoltà in seno al consiglio comunale, Scotellaro dovette affrontare anche l’inizio di una campagna diffamatoria nei suoi confronti che culminerà con l’arresto l’ 8febbraio del 1950 e la detenzione nelle carceri di Matera per quasi due mesi. Nella primavera del 1949, da poco nel pieno dello svolgimento delle sue funzioni di sindaco, i democristiani di Tricarico fecero circolare un documento contro di lui che inviarono al prefetto di Matera:

Denunziamo a V.E. affinché disponga una severa inchiesta a carico di questo Sindaco Rocco Scotellaro, che in qualità di Presidente della Commissione per la concessione degli assegni famigliari, commette un’infinità di abusi e soprusi a danno di braccianti agricoli onesti, che avrebbero veramente diritto agli assegni, ma sono stati esclusi, perché non appartengono al suo partito, quello comunista. Infatti quasi tutti gli operai di qualsiasi mestiere, purché comunisti, sono stati iscritti negli elenchi anagrafici in qualità di lavoratori agricoli permanenti o abituali, mentre sono di mestiere del tutto diverso. Per questi favoritismi patenti sono stati percepiti indebitamente oltre 800 milalire, come è stato accertato da un funzionario, non sappiamo con precisione se di cotesto Istituto della Previdenza Sociale o dell’Ufficio Prov/le per i contributi in agricoltura. Dopo tale accertamento si cerca, da parte del Sindaco, di recuperare con molta circospezione l’ingente somma, ma, a nostro giudizio, sarà un po’ difficile perché non tutti i compagni favoriti sono in condizioni di restituire l’indebito esatto.Gli operai democristiani sono stati esclusi anche dall’occupazione di disinfestori inquesta campagna antimalarica, malgrado siano notorie le condizioni misere in cui vivono. Per Rocco Scotellaro il Municipio è pure il monopolio delle concessioni per i congiunti. Fra le tante notifichiamo soltanto una: gli unici concessionari per il trasporto di parecchie quintilate di legna del Comune dal Bosco Fanti in paese, sono stati Santangelo Antonio e Santangelo Raffaele, rispettivamente fratello e zio della fidanzata del Sindaco, signorina Santangelo Isabella, benestanti, proprietari di autocarri, togliendo così la possibilità di guadagno ai trainanti, padri di numerosa famiglia, effettivamente poveri, che avrebbero potuto effettuare il trasporto a condizioni più vantaggiose per il Comune. Denunziamo infine che lo stesso Sindaco, in barba al Comandante della locale stazione dei carabinieri, che per queste cose non ha occhi ed orecchie, a mezzo di  certo Vuolo Matteo, delinquente qualificato importato dalla provincia di Salerno, datale Tammone Michele di ignoti e da altri fedeli asserviti al partito comunista, fa girare in paese un foglio per la sottoscrizione, nel quale è detto che questo Governo democratico-cristiano col patto atlantico vuole la guerra, mentre il partito comunista è per la pace. Allo scopo di porre fine una buona volta a tante sconcezze, soverchierie e prepotenze, invochiamo il tempestivo autorevole intervento di Vostra Eccellenza. Non ci sottofirmiamo per tema di rappresaglie da parte del Sindaco e dei suoi accesi consiglieri, in maggioranza comunisti, però appena sapremo che un funzionario di Prefettura sarà venuto per l’inchiesta invocata, ci presenteremo spontaneamente, per confermare quanto innanzi abbiamo esposto e siamo in molti, quantunque, per diversi addebiti, basti consultare gli atti di questo Ufficio di collocamento e dell’Ufficio comunale.

Da Tricarico il 29 maggio 1949

i democristiani

Seppur non sottoscritta la denuncia aveva una firma politica ben visibile, e forse per Scotellaro non dovette essere tanto difficile risalire agli anonimi militanti democristiani autori del documento. I dissapori diventarono di giorno in giorno sempre più aspri e pagò in prima persona la sua dedizione all’attività di amministratore della cosa pubblica. Sottoposto a procedimento penale e imprigionato l’8 febbraio 1950 per i reati di concussione e peculato (art. 317 c.p.), l’esperienza del carcere segnò profondamente il prosieguo della sua attività politica. Uscito dal carcere il 25 marzo 1950, reintegrato alla carica di sindaco presentò le sue dimissioni nella seduta consiliare del 20 aprile. Nel silenzio generale dell’aula consiliare, i 16 consiglieri presenti e votanti accolsero a maggioranza assoluta le dimissioni del primo cittadino con 15 voti a favore ed una scheda bianca. Per capire il clima politico di quegli anni, anche in un piccolo centro come Tricarico, è importante leggere la motivazione della sentenza di assoluzione di Scotellaro. La Sezione Istruttoria della Corte d’Appello di Potenza su conforme richiesta del Procuratore Generale così motiva la sentenza:

«Non va sottaciuto che il giovane Scotellaro è il capo di un partito politico, che è riuscito ad ottenere la maggioranza nelle ultime elezioni amministrative, onde contro di lui, come suole avvenire nei piccoli centri, si appuntano gli strali dei suoi avversari personali e politici. Senonché, anche prescindendo da tale considerazione, bisogna riconoscere che manca del tutto la prova che il prevenuto abbia commesso il fatto attribuitogli […]» e lo proscioglie dalle accuse perché «il fatto non costituisce reato». Nella primavera del 1950 andò a Venezia dove si svolgeva il primo Congresso della Resistenza e in quell’occasione conobbe Amelia Rosselli con la quale instaurò un rapporto intellettuale molto forte. Fondamentale per la scelta di allontanarsi da Tricarico fu la forte amicizia che lo legava a Carlo Levi e Manlio Rossi-Doria. Amicizia che gli aveva permesso di entrare in contatto con molti intellettuali dell’epoca e che furono legati a lui da un profondo affetto. Tra questi cifu Giorgio Bassani che favorì la pubblicazione di molte poesie di Scotellaro sulla rivista «Botteghe Oscure». E’ lo stesso scrittore lucano a darne notizia a Manlio Rossi-Doria in una lettera del 24 aprile 1948: «[…] sono annunciate per il 2° numero della rivista antologica “Botteghe oscure” curata da Giorgio Bassani ben 15 mie composizioni e ne sono contento». E ancora negli anni tra il 1948 e il 1950, diede un contributo cruciale per la sua formazione al sociologo americano George Peck che scelse Tricarico come modello per lo studio di una comunità tipica dell’area contadina dell’Italia meridionale, e al sociologo tedesco Frederic Friedmann che accompagnò in giro per i paesi della Basilicata alla ricerca del materiale per i suoi studi. Gli anni ’50 furono gli anni dell’arrivo in Basilicata di Ernesto De Martino –che ebbe modo di conoscere Scotellaro – e del fiorire di studi sociologici, antropologici ed etnografici sulle diverse comunità lucane. Forte fu, per esempio, l’interesse sui Sassi di Matera e gli studi su coloro che li abitavano.

Lasciata Tricarico lavorò per qualche mese a Roma presso Einaudi. Nonostante la piena assoluzione e l’allontanamento dalla vita politica lucana, la campagna diffamatoria nei confronti di Scotellaro da parte della DC continuò. In una lettera del giugno 1951 scrisse all’amico Pedio di aver avuto notizia da Roma che il suo nome compariva nell’elenco «Comuni in lutto» della SPES – l’ufficio di stampa e propaganda della DC – con le seguenti annotazioni «si è reso colpevole di (cioè è stato condannato per): concussione continuata; associazione a delinquere, truffa, falsità in autorizzazione amministrativa e malversazione continuata aggravata». All’amico avvocato domandava aiuto su come procedere per vie legali contro la SPES perché diceva: «Intendo tutelare il mio nome e mi dispiace per te, che me ne sconsigliavi, mi dispiace per i miei, che non avranno più pace – mi rimetterò a gridare contro questi porci e chissà che non mi rovini definitivamente». Nell’elenco della SPES, Scotellaro riferisce che il suo nome appare citato insieme a quello di altri 500 sindaci socialisti e comunisti di tutta Italia. Tra questi c’è anche il sindaco Dozza di Bologna. Nonostante una rticolo dell’«Unità» del 7 giugno1951 inserisca il nome di Scotellaro e quello di altri 46 sindaci tra coloro che intendevano querelare la SPES, la querela non andò a buon fine poiché erano scaduti i termini di presentazione. Un altro evento politicamente spiacevole aveva colpito nel profondo l’animo dello scrittore. Anche questa volta, però, Scotellaro seppe guardare al di là della tragicità del momento e pur decidendo di non risiedere stabilmente a Tricarico, non abbandonò mai l’impegno preso con la sua terra e con la sua gente. Il 25 maggio1952 decise di candidarsi con il PSI alle elezioni provinciali, in un appunto ritrovato tra le sue carte mette in chiaro quale, secondo lui, il ruolo della politica nel Mezzogiorno:

Votare per le sinistre non è così impegnativo come essere loro candidato. Sicché dovrò approntare gli schemi dei comizi, secondo un’impostazione, la più lontana dai temi DC e comunisti.

a) Vorrei ricordare un po’ la storia della politica meridionalista. Nessun partito, né io, l’abbiamo mai altre volte raccontata ai contadini. Nessuno mi pare che intenda oggi raccontarla. Tranne la conclusione che, malgrado gli anni della democrazia dal ’43 ad oggi, non si è costituita una eletta e moderna classe dirigente nel Sud. Dominata dalla dottrina dell’unità operai-contadini e dalla dottrina dello Stato benefico e paterno, la polemica meridionalista, cessata ed abbandonata con la scomparsa del P.d’A., è invece ancora una via da battere.

b) Il Mezzogiorno è interessato da due fatti salienti: la politica di investimenti e di riforma e le lotte contadine. Questi due fatti, che nella realtà possono mutare il volto incerte zone e in certi paesi, non hanno contribuito ad agevolare il processo di organizzazione della società meridionale. Lo Stato e l’opposizione si scontrano nel Mezzogiorno come su un campo straniero: esse badano alle affrettate risoluzioni elettoralistiche, senza pensare a un piano organico di rinascita.

c) Esistono iniziative interessanti per studiare i piani regionali. E’, si può dire, un meridionalismo del tempo, un po’ vuoto, magari, fatto di umana speranza. Ma i piani regionali li fanno con la tecnica dell’indifferenza politica alcune brave persone incapaci di azione e di volontà politica. Le assisi dei comunisti, malgrado l’imperizia e la demagogia, sono, in un certo senso, più significative dei piani tecnici. Inoltre il pianificatore si basa sui preventivi di spesa indirizzata al Governo e allo Stato, senza riuscire a provocare l’indirizzo del partito dominante verso le forme più democratiche e più periferiche di realizzazione.

d) Essere presenti nel Mezzogiorno, in queste elezioni, significa agitare il problema dell’autonomia e della assistenza sociale e, più direttamente, il problema dello Stato italiano.

Ancora una volta viene fuori la concezione della politica per Scotellaro: azione e volontà. Ed è interessante notare come sottolinei che il Mezzogiorno era e sarà sempre terra di scontro tra le diverse anime politiche dell’Italia. Certamente non poteva prevedere che questa sarebbe stata la sua ultima campagna elettorale, infatti di lì a poco più di un anno il mondo della politica e della cultura italiana avrebbero perso un intellettuale nel pieno della sua maturità umana e di pensiero.

Tratto dalla: Tesi in Storia della critica letteraria italiana di Cosentino Francesca