FAUSTO VIGEVANI, SOCIALISTA

di Davide Vanicelli |

Nato nel 1939 a Perino di Coli sull’Appennino piacentino, fu allievo e amico di Riccardo Lombardi, Fernando Santi e Alberto Jacometti, uomini di cui condivise l’impegno politico e sindacale nel Partito Socialista e nella CGIL.
Guida giovanissimo la Camera del Lavoro di Piacenza e successivamente quella di Novara, mentre negli anni settanta e ottanta diviene dapprima segretario generale dei chimici della CGIL, membro della segreteria generale e infine segretario generale dei metalmeccanici della FIOM, il primo socialista dopo Bruno Buozzi.

Ho conosciuto Fausto Vigevani nel 1994 e ho condiviso con Lui l’ultima parte di un percorso politico e culturale che lo aveva portato come Parlamentare e uomo di governo ad un impegno in quelle Istituzioni che già aveva servito in tanti anni di impegno sindacale, conducendo il movimento dei lavoratori al loro interno per rafforzarle sulla base di un consenso democratico, formale e sostanziale. È opportuno ricordare di questi tempi come non esitò – di fronte ad un documento di sostegno alle BR da parte di alcuni quadri di un importante ente statale – ad espellerne gli autori dalla CGIL, ottenendo in cambio un volantino di condanna a morte che lo costrinse a vivere sotto scorta per diversi mesi.

Ed è sempre per le istituzioni e per i lavoratori che nel 1992-93, come segretario della FIOM, è uno dei principali protagonisti degli accordi interconfederali sul costo del lavoro sottoscritti coi Governi Amato e Ciampi; accordi passati alla storia per aver posto le basi del risanamento finanziario, dell’ingresso nell’Unione Economica e Monetaria e della sconfitta dell’inflazione.
L’impegno diretto nelle istituzioni comincia nel 1994, quando viene eletto al Senato della Repubblica. Presiede la delegazione progressista in Commissione Finanze, ma il sostegno convinto e leale del Governo Dini non gli impedisce di condurre, da solo ma con una tenacia e una convinzione non comuni, una battaglia per la restituzione delle cosiddette “quote prezzo”, indebitamente richieste dall’ENEL agli utenti privati dopo l’abbandono del nucleare.

Serietà, onestà intellettuale, rigore etico e scientifico nell’analisi dei problemi e delle relative soluzioni portano Fausto Vigevani ad assumere incarichi di governo come Sottosegretario di Stato al Ministero delle Finanze dal 1996 al 1999. Gli vengono affidate deleghe importanti come quelle al personale, alla Guardia di Finanza e ai Monopoli di Stato; di questi ultimi avvia la riforma e la successiva privatizzazione. Spesso chiamato a sostituire il Ministro nelle discussioni parlamentari, si distingue per la competenza tecnica, per la fermezza delle posizioni politiche espresse e per l’apertura al confronto leale, costruttivo e mai fazioso con le opposizioni.
Sono anche gli anni in cui, nonostante l’impegno parlamentare e di governo, percorre l’Italia intera per presentare e discutere la riforma delle pensioni del 1995 e i numerosi provvedimenti economici e fiscali che portano a compimento il risanamento dei conti pubblici. A questo proposito mi piace ricordare che Fausto Vigevani, pur essendo stato per tanti anni dirigente sindacale, non amava i comizi: “ragioniamo” era l’espressione che preferiva e questo voleva che avvenisse in assemblee pubbliche dove chiunque potesse intervenire e confrontarsi sugli argomenti in discussione.

La riforma delle pensioni – o meglio del Welfare, come amava precisare – era ovviamente per Lui, sindacalista e socialista, uno degli argomenti che più gli stavano a cuore: invitava a ragionare sul fatto che il sistema di protezione sociale italiano, se confrontato con quello degli altri paesi europei, si distingue per la preponderanza che in esso ricopre la spesa previdenziale e che le economie di scala realizzabili con la riforma delle pensioni avrebbero dovuto finanziare altri settori pesantemente deficitari, quali la tutela della disoccupazione involontaria, le politiche attive del lavoro, la scuola. Il tutto in una logica generale in cui il sistema del welfare, fatte salve le sue compatibilità macroeconomiche e il suo carattere di universalità, potesse consentire al singolo individuo quali percorsi di vita e di lavoro scegliere nella corso della propria esistenza.

E pur essendo un laico, Fausto Vigevani veniva apprezzato anche da chi proveniva da altre culture riformiste di impronta cattolica, giacché in tema di politiche per la famiglia riteneva che queste non potessero fare riferimento a modelli standard o a generiche forme di finanziamento, ma che dovessero essere calibrate e differenziate a seconda delle difficoltà e delle specificità delle situazioni familiari. 
Ho già ricordato come ebbi modo di conoscere Fausto Vigevani nel 1994, allorché venne candidato nel nostro collegio senatoriale: insieme a tanti altri compagni di strada ci colpì da subito, prima ancora della sintonia su alcune questioni politiche fondamentali, il Suo senso dell’amicizia, la capacità di conversare con tutti su temi complessi in modo semplice, la generosità, la sobrietà dei costumi e dei modi di vita, che rivelavano quelle origini montanare dalle quali proveniva e delle quali era orgoglioso.

Veniva sempre molto volentieri a Fidenza e nei comuni vicini, un territorio per il quale – parole sue – si era “messo a disposizione” e che seppe valorizzare non con logiche clientelari, che erano quanto di più alieno potesse esserci per un uomo della Sua statura morale, ma attraverso la concertazione e la collaborazione fra diversi livelli di governo, ciascuno nell’ambito delle proprie competenze e della propria autonomia. L’istituzione dell’Agenzia delle Entrate a Fidenza è uno dei Suoi tanti meriti e il nostro auspicio è che il Suo lavoro non sia vanificato dagli attuali progetti di riorganizzazione delle strutture periferiche del Ministero dell’economia.
Terminato l’impegno parlamentare nel 2001, volle dedicarsi a tempo pieno all’attività culturale, attraverso quella Associazione Labour che aveva creato nel 1993 e il contributo, sia concreto che intellettuale, ad alcune riviste di approfondimento politico. Due i temi principali: l’unità sindacale e il proseguimento del processo di ricomposizione della sinistra italiana sulla base del riformismo socialista di stampo europeo, una cultura politica della quale era uno dei più lucidi interpreti.

Per concludere, ricordare Fausto Vigevani significa per me affermare che se ho l’onore di far parte di questo Consiglio Comunale, lo devo anche e soprattutto a Lui, al Suo sostegno, ai Suoi continui inviti a non dimenticare mai, neppure nei momenti più difficili, l’impegno civile nei confronti di quei cittadini che mi avevano accordato la loro fiducia. 
Sono sicuramente più significative delle mie le parole di colui che Fausto riteneva “una persona eccezionale”, il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi: “Il suo appassionato impegno civile e politico è stato ispirato dalla prestigiosa tradizione di pensiero e cultura democratica sviluppata nel corso di una lunga e convinta esperienza sindacale, dedicata all’affermazione e al consolidamento dei diritti sociali. Da Sottosegretario ha contribuito a costruire attraverso il metodo del dialogo e del confronto le garanzie di equilibrio e di crescita per il rinnovamento della società italiana.”

Senatore eletto nel collegio di Fidenza-Salsomaggiore nella XII e XIII legislatura, Sottosegretario di Stato nel Governo Prodi e nel primo Governo D’Alema. Muore a Roma il 5 marzo 2003.