VERBANIA: PER CAPIRE ESODO E FOIBE LA VERITA’ SULLE DUE RESISTENZE IN ISTRIA

Un momento dell’incontro organizzato dalla Casa della Resistenza di Verbania. Da sinistra: Ezio Giuricin, Claudio Stocovaz, Franco Biloslavo e Bruno Lo Duca

di Rosanna Turcinovich Giuricin

Interventi, nel comune piemontese, di Franco Biloslavo, Claudio Stocovaz ed Ezio Giuricin. Si è discusso di Storia ma anche di futuri sviluppi di collaborazione

Quindici anni fa il Giorno del Ricordo diventava legge. Tre lustri che ci permettono di giungere alla constatazione che un “obbligo” sia diventato positivamente virale. Tantissime realtà coinvolte in Italia e nel mondo, con vicende a prima pagina come la presa di posizione dei Presidenti della Repubblica e con storie minime che diventano grandi per la loro spontaneità e lungimiranza.

Collaborazione con il Crs di Rovigno

Franco Biloslavo, rappresentante a Trieste della Comunità degli esuli di Piemonte d’Istria, è stato ospite a Verbania dell’Associazione Casa della Resistenza e Verbania Documenti, insieme al sindaco di Grisignana, Claudio Stocovaz e al giornalista di TV Capodistria e collaboratore del Crs di Rovigno, Ezio Giuricin. Ad accoglierli il saluto del sindaco Silvia Marchionini. Per Biloslavo, “un ritorno”, così come ha voluto sottolineare l’organizzatore Bruno Lo Duca, dopo un primo appuntamento che aveva portato Biloslavo a “raccontare” la vicenda di Piemonte nei piccoli comuni della provincia del Verbano-Cusio-Ossola nel 2016 e poi un secondo, l’anno scorso alla Casa della Resistenza. Ma il contatto da dove parte? “Un membro dell’associazione, durante un viaggio in Istria, si trovò di fronte al cartello che indicava Piemonte. Incuriosito dal nome, anche se non c’è alcun legame reale, volle approfondire tale conoscenza e fui invitato a tenere delle conferenze nella loro zona. Da cosa nasce cosa, l’appuntamento continua”. In effetti l’associazione da tempo cerca di coinvolgere personaggi dal nostro territorio per chiarire posizioni e atteggiamenti spesso contraddittori. Una delle tematiche che quest’anno, nel Giorno del Ricordo, ha creato disagio e polemiche è stata proprio quella delle tesi negazioniste da smantellare. Ecco perché sgombrare il campo da false verità e fraintendimenti è un compito difficile ma semplice, quando la volontà è quella di costruire nuovi legami, fare rete per evolvere una situazione. Dall’incontro svoltosi a Verbania nel Giorno del Ricordo, sono scaturite alcune iniziative che portano a guardare al futuro: un gemellaggio tra Verbania e Grisignana-Piemonte e un accordo di collaborazione della Casa della Resistenza con il Centro di ricerche storiche di Rovigno. Due iniziative che andranno specificate nel dettaglio in un prossimo futuro ma che danno ulteriori contenuti a degli incontri che sono sostanziali e non solo episodici. L’appuntamento con il numeroso pubblico della zona di Verbania è durato un intero pomeriggio-sera dedicato alle tematiche istriane nell’ambito del programma degli eventi del Giorno del Ricordo.

La rievocazione dei fatti

Per Franco Biloslavo è stata l’occasione — visto il tema dell’incontro che verteva sulla Storia della Resistenza e in particolare della partecipazione degli italiani nelle fila del MPL e dell’impatto di questa lotta sulla popolazione civile e sull’esodo -di raccontare i fatti che hanno segnato la piccola comunità di Piemonte e hanno indotto ad andarsene la quasi totalità della popolazione. “Un esodo – afferma Biloslavo – causato dall’impossibilità di continuare a vivere mantenendo la propria identità e le proprie attività, sia agricole che artigianali”. Anche grazie al supporto di immagini, “sono state proposte alcune vicende personali (arresti, infoibamenti, arruolamenti forzati) che hanno caratterizzato sia il periodo di guerra che quello successivo. Con un elenco di pressioni e vessazioni che determinarono il grande esodo di fine anni ’40”.

In attesa dei tempi giusti

La scia lunga di questo svuotamento ha creato una realtà di assenze e grandi silenzi che hanno condizionato la vita in questi luoghi per più di 60 anni, se dobbiamo constatare oggi il degrado in cui versa la località di Piemonte, di case implose, crolli e umanità quasi inesistente. Eppure tutto sembra pronto per un recupero che è nei desideri di molti, ma nelle capacità di nessuno, considerato il fatto che espropri e restauri sono di difficile esecuzione. Ci vorrebbe una grande volontà comune, un progetto condiviso, una destinazione ben precisa, un riuso intelligente e lungimirante. Che attende, i tempi giusti. Ma non si arrende.

La testimonianza di Claudio Stocovaz

Lo sa il sindaco Claudio Stocovaz che ha visto rinascere Grisignana, salvata dal turismo, dall’impegno di artisti e musicisti in anni in cui tutta la zona dell’Alto Buiese era considerata dall’ex Jugoslavia, zona depressa. I giovani venivano preparati per migrare verso le località balneari della costa, per dare supporto a un turismo in velocissima crescita, capace di fagocitare ogni energia disponibile. Le campagne abbandonate, l’allevamento dimenticato. Stocovaz ha sottolineato gli effetti negativi sia della riforma agricola — la nascita delle cooperative (in croato zadruge) — che quella successiva dell’autogestione, che determinarono altri momenti di esodo dopo quello della fine anni ’40. Soltanto dopo la dissoluzione dell’ex Jugoslavia, la chiusura delle “fabbriche politiche”, la scomparsa del miraggio del lavoro sicuro, il territorio si è rivolto, nuovamente, alle attività tradizionali: la terra con l’agricoltura di qualità, la produzione di vino e olio d’oliva, ma anche la grande miniera rappresentata dal tartufo. Ma una realtà può vivere di solo turismo? Può farlo adeguandosi a ritmi anomali, lo svuotamento nei mesi invernali, l’assalto in quelli estivi in un’oscillazione frastornante che spesso lascia un certo guadagno ma destabilizza. L’esodo si è portato via le attività tradizionali e l’artigianato oggi supporta le esigenze del turista, non quelle di chi vi abita. Un paradosso da comprendere. Negli ultimi anni anche un timido ritorno dei “nipoti” degli esuli alla campagna rimasta fortunosamente in proprietà della famiglia. Singoli episodi emblematici del bisogno di un popolo a una ricomposizione sottile, a volte perplessa, incredula, che passa inosservata. Tante cose da sottolineare, per colmare i silenzi che hanno macinato memoria, sono sacche di sofferenza che persistono ovunque e che la storia, raccontata nel giusto modo, può stemperare ed aiutare a superare l’impasse.

La complessa vicenda della Resistenza

Anche Ezio Giuricin è stato già ospite di Verbania qualche anno fa, per parlare di minoranza, concetto che spesso non è conosciuto ai più e sfugge al lettore frettoloso o al turista culturalmente male armato. Nel suo intervento a Verbania ha affrontato la complessa vicenda della Resistenza in Istria e nella Venezia Giulia ribadendo che all’inizio vi siano state due diverse “matrici” o correnti, quella “italiana”, nei principali centri abitati e lungo la costa occidentale dell’Istria, contrassegnata dalla volontà principale di avviare la lotta contro l’occupatore nazista e i suoi collaboratori fascisti e quella jugoslava caratterizzata dall’egemonia del partito comunista di Tito. Dopo l’armistizio dell’8 settembre del 1943 il Mpl jugoslavo riuscì quasi subito a costituire a Pisino il primo Cpl dell’Istria che proclamò unilateralmente, qualche settimana prima, l’annessione di Fiume, Istria e Dalmazia alla Jugoslavia. Le “due Resistenze”, con le loro diverse anime, confluirono di fatto, dopo la sottomissione di quella italiana, nel Mpl di Tito. Tale processo non fu né lineare né indolore, in quanto si verificarono numerosi episodi di confronto e persino di ribellione da parte degli antifascisti e comunisti italiani, che non erano d’accordo sul progetto di annessione di queste terre alla Jugoslavia e ritenevano che della questione dei confini si sarebbe dovuto parlare a guerra conclusa nel rispetto del principio di autodecisione dei popoli. Fra i numerosi casi ha citato le proteste di Pino Budicin alla riunione di Brgudac per la questione delle foibe e l’atteggiamento sciovinista dei comunisti jugoslavi. Poche settimane dopo sarebbe stato destituito da ogni carica dal Mpl croato dell’Istria e qualche mese dopo avrebbe perso la vita in un’imboscata fascista assieme a Guerino Grassi/Augusto Ferri. Ed esempi simili sono stati quelli che hanno portato all’eliminazione di Aldo Negri, Aldo Rismondo, ed altri.

Un concetto da evolvere

A Trieste e nell’Isontino operavano alcune delle più grandi unità partigiane italiane come le Brigate Garibaldi Trieste e la Garibaldi Natisone (o nel 1943, la Brigata proletaria di Monfalcone, composta da operai dei cantieri, completamente distrutta dai tedeschi) che, in base agli accordi tra Cln alta Italia e Of sloveno (Osvobodilna fronta), continuavano a operare come reparti armati del Corpo volontari per la libertà del Cln e avrebbero dovuto avere dei comitati congiunti di collaborazione con le forze slovene. Gli accordi, raggiunti a Milano nel 1944, che sancivano l’autonomia di questi reparti, non furono rispettati. A questo si oppose il comunista triestino Luigi Frausin che, assieme a Vincenzo Gigante Ugo fu arrestato e ucciso nella risiera di San Sabba. Soltanto alcuni episodi di una lunga storia dolorosa. Nel cimitero di Piemonte una lapide ricorda il sacrificio di alcuni giovani del posto, giustiziati barbaramente nel dopoguerra da forze comuniste in quel cammino tragico di imposizione della dittatura jugoslava che determinò l’esodo prima e i tentativi di fuga in anni successivi. E ora? Il ritorno è possibile. Da più parti in questo Giorno del Ricordo 2019 abbiamo sentito parlare di cittadinanza culturale, un concetto che supera quelli di cittadinanza e nazionalità imposti dagli Stati. Un’appartenenza dell’anima fatta di legami ancestrali, di amore per la propria terra, di desiderio ma anche il diritto morale e reale di rimanere in contatto per succhiarne la linfa che è vitale per chi la abita, anche saltuariamente, sentendosi a casa. Un concetto da evolvere.

Pubblicato su La Voce del Popolo