di Carlo Felici |

Ascoltatemi, compagni, concittadini
Io vengo a seppellire il Partito Socialista Italiano non a lodarlo.
Il male che un partito fa vive oltre di esso.
Il bene, sovente, rimane sepolto nella sua storia, e sia così del Socialismo Italiano.
Il nobile segretario vi ha detto che si pretendeva troppo dal PSI
grave colpa se ciò fosse vero, e il PSI con grave pena l’avrebbe scontata
Ora con il consenso del segretario e degli altri perché sono tutti uomini d’onore io vengo a parlarvi del Partito Socialista che è morto.
Era quello che preferivo.
Fedele, giusto, combattivo, generoso, equanime, appassionato..
..anche se il segretario dice che non si poteva fare di più, che era ambizione vana e il segretario è uomo d’onore.
Sì, è vero!

Sul pianto dei miseri senza lavoro, esodati, precarizzari, pensionati falcidiati, sulla Costituzione violata, il Partito Socialista lacrimava.
Sarebbe di scorza ben dura un’ambizione vana, dice il segretario
e il segretario è uomo d’onore..
E’ anche vero che tutti mi hanno visto lodare e offrire al Partito Socialista
una meta nuova e più concreta da condividere nella questione sociale ed ambientale: l’Ecosocialismo e perseguirla tenacemente in autonomia aggregante per sostituire alla becera parola sinistra, quella, più consona e luminosa per tanti, ma il Psi non l’ha adottata, il Socialismo italiano non è ancora Ecosocialismo. Anche se finalmente una mozione si è accorta che esiste.

Ma il segretario dice che è ambizione vana, che è meglio entrare nella solita lista con il PD, meglio conservare quel che resta di qualche minuzia politica territoriale, meglio stare bonini anche se prendi un calcio in mezzo ai denti dalla Bonino.
E il segretario è uomo d’onore..
Io però non vengo qui a smentire il segretario ma soltanto a riferirvi quello che io so.
Tutti voi amaste il Partito Socialista un tempo, non senza causa.
Quale causa vi vieta oggi di piangerlo?
Perdonatemi compagni, il mio cuore giace con il Partito Socialista in questo congresso.

Devo aspettare che esso torni a me.
Soltanto fino a ieri i valori del Partito Socialista scuotevano il paese e ora giacciono qui in questo congresso e non c’è un solo compagno che sia così miserabile da non dovergli il rispetto compagni.
Compagni, se io venissi qui per scuotere il vostro cuore, la vostra mente, per muovervi all’ira alla ribellione e al rinnovamento farei torto al segretario, al direttore, uomini d’onore, come sapete.
No, no.

Non farò loro un tal torto.
Oh… preferirei farlo a me stesso, a questo morto, a voi, piuttosto che a uomini d’onore quali essi sono.
E tuttavia io ho con me trovata negli scaffali della storia una bandiera rossa con il simbolo e la ragione sociale del socialismo, il suo testamento.
Ebbene se il popolo conoscesse questo testamento che io non oso mostrarvi perdonatemi, il popolo si getterebbe sulle ferite del Partito Socialista per baciarle, per intingere i drappi nel suo sacro sangue, no…
No compagni no, voi non siete pietra né legno ma esseri umani.
Meglio per voi ignorare, ignorare… che il Socialismo vi aveva fatto tutti suoi eredi.

Perché che cosa accadrebbe se voi lo sapeste?
Dovrei… dovrei dunque tradire gli uomini d’onore che hanno pugnalato il Partito Socialista, insieme ai compagni esclusi da questo Congresso e a cui la tessera è stata rifiutata?
E allora qui, tutti intorno a questo morto e se avete lacrime preparatevi a versarle.
Io ricordo quando quella bandiera difendeva i lavoratori, tutelava i diritti civili, creava leggi per regolare il lavoro, una scuola e dei servizi sociali che fossero alla portata di tutti, quando faceva salire il prodotto interno lordo e faceva scendere l’inflazione, quando guidava l’Italia nel novero delle cinque maggiori potenze economiche mondiali, quando non si adattava all’Europa del liberismo sfrenato, ma faceva entrare nell’Europa altri paesi a guida socialista, quando difendeva gli oppressi e gli esuli di tutte le dittature, rosse e nere. Quando con il garofano levato, sapeva persino opporsi all’impero con il suo altolà!

Tutti voi conoscete questa bandiera rossa, voi tutti sapete quanto il Partito Socialista italiano è stato esiliato, annacquato, umiliato, pugnalato ai piedi della statua di una sinistra prona all’ordoliberismo.
Uomini d’onore sono quelli che dicono di avere salvato un partito nella perdita della sua ragione sociale, che hanno intinto il pugnale nel sangue di quella bandiera, dicendoci che da soli saremmo tutti finiti, che senza andare a rimorchio con qualcuno, saremmo stati spazzati via dalla storia.
Fu allora che il potente cuore del Partito Socialista italiano si spezzò e con il volto coperto dalla sua bandiera cadde.
Quale caduta compagni, tutti… io, voi, tutti cademmo in quel momento mentre disperazione e tradimento fiorivano su di noi.
Che …ah… Adesso piangete?
Senza aver visto le ferite di questa bandiera?

Guardate qui, il Partito Socialista stesso lacerato dai traditori…
No… no, compagni no, dolci compagni… Buoni compagni… Nooo… non fate che sia io a sollevarvi in questa tempesta di ribellione.
Uomini d’onore sono coloro che hanno lacerato il Partito Socialista e io non sono l’oratore che è il segretario, ma un uomo che amava il Partito Socialista, e che vi parla semplice e schietto di ciò che voi stessi vedete e che di per sé stesso parla.
Le ferite, le ferite… Del Partito Socialista… Povere bocche mute…
Perché se io fossi al posto del segretario di questo partito, e non oso nemmeno pensarci, qui ora ci sarebbe una tempesta che squasserebbe i vostri spiriti e che ad ognuna delle ferite del Partito Socialista donerebbe una lingua così eloquente da spingere fin le pietre di Roma a sollevarsi, a rivoltarsi.

VAE VICTIS!