di Silvano VeroneseSocialismo XXI Veneto |

Ho ricevuto – assieme a tanti altri cittadini una –lettera-invito– di Carlo Calenda con la quale annuncia l’apertura della Sua campagna elettorale nel Nord-est a Vicenza (non è casuale la scelta della provincia, la quarta più industrializzata d’Italia).

Nella lettera si dilunga nella presentazione politica di “SiamoEuropei” che concorre a definire la piattaforma elettorale del PD e la sua lista. Dice che non sarà un nuovo Partito per dividere (ovvio, se Lui è iscritto a detto Partito) ma aggiunge alla fine che “dopo le elezioni europee la Sua Associazione continuerà ad esistere e crescere per diventare il punto di riferimento dei cittadini liberali, democratici e progressisti”.

Non avevo dubbi, ma perchè resta iscritto al PD ? Ma non è questo aspetto che mi solletica: cita i liberali (non avevo dubbi, Lui lo è!) ma fra i democratici e i progressisti non cita i socialisti (con buona pace di Nencini e soci).

Anche Lui, pur ragazzo colto ed intelligente e laico, partecipa al processo di rimozione del socialismo e dei socialisti. Ecco, allora, una ragione in più per procedere con caparbietà nella iniziativa di SOCIALISMO XXI per una Epinay del socialismo e del riformismo autentico italiano. Anche perchè mi sarebbe facile chiedere a Calenda: Hai chiamato la Tua iniziativa “Siamo Europei” (lo siamo tutti dalla nascita, l’Italia non sta in Asia) ma siamo europei per che cosa? Per una Europa dei banchieri e della finanza che detta gli obiettivi alla politica e alle forze sociali e produttive?

Per una Europa che non fa niente per porre fine al mattatoio di emigranti subsahariani in Libia o li lascia morire nel Mediterraneo pensando che il loro salvataggio sia compito della sola Italia? Per una Europa del rigore di bilancio ma che accetta fra i suoi Stati alcuni veri e propri paradisi fiscali per le multinazionali? Per una Europa non democratica e non partecipata governata dalle decisioni del duopolio carolingio franco-tedesco?

Per una Europa che, oltre alla moneta unica non riesce a far diventare UNICO il modello sociale europeo (imperniato su un welfare serio e l’estensione contrattuale a favore di tutti i lavoratori) praticato solo in alcune poche nazioni fra cui l’Italia e permettendo situazioni di dumping sociale in tanti altri Stati membri?

Come dice il compagno Jean Luc Melenchon, il vero Rinascimento europeo passa per motivare i popoli europei a parlare una lingua comune, quella dell’eguaglianza e della solidarietà sociale assieme alla libertà, dell’interesse generale che prevalga su quello di una minoranza di privilegiati, che parli dei diritti sociali e del bene comune da estendere e non da comprimere e devastati in questi anni da una spregiudicata azione della grande finanza che si è imposta sulla politica e sulla sovranità popolare attraverso l’integralismo del pensiero unico liberista, a cui le socialdemocrazie hanno risposto debolmente o non risposto affatto.

In poche parole un po’ di più di socialismo e non la sua rimozione.