IL CNEL PUO’ RAFFORZARE GLI ORGANISMI DI RAPPRESENTANZA DELLA SOCIETA’ CIVILE

di Tiziano Treu – Presidente del Cnel |

In questi giorni al Senato è in discussione il ddl a prima firma Roberto Calderoli che si propone di abrogare il Cnel, facendo altresì tabula rasa, oltre che di un luogo di rappresentanza e composizione della società civile organizzata, anche di un complesso tessuto normativo che assicura il ruolo dei corpi intermedi nel nostro sistema sociale.

Dopo l’esito del referendum costituzionale del 2016, ho accettato l’incarico di presidente del Cnel con l’obiettivo di lavorare ad un rilancio dell’Organo. I risultati del primo anno di lavoro ritengo siano apprezzabili: il Cnel è tornato ad essere un luogo capace di rappresentare le istanze delle forze sociali e produttive, sapendo svolgere il suo compito di organo di consulenza del governo e del parlamento. Dal punto di vista numerico, il Cnel ha prodotto 4 disegni di legge, 27 documenti tecnici, promosso 155 iniziative di confronto con oltre 100 organizzazioni e 8 mila cittadini. Questa la sintesi dell’attività svolta dal nuovo Cnel nel corso dell’ultimo anno. Ed è appena il caso di segnalare che il Cnel è l’unico Organo previsto dalla Costituzione che non elargisce indennità, né al suo Presidente né ai suoi componenti e che oltre due terzi delle spese complessive sostenute sono a beneficio degli stipendi dei dipendenti pubblici e della gestione dell’immobile. Queste spese rimarrebbero, in ogni caso, a carico del bilancio dello Stato.

La proposta di abrogazione, oltre a non considerare i risultati prodotti, trascura completamente il contesto europeo, dove opera il Comitato economico e sociale europeo che coordina i lavori dei 21 Paesi membri dotati di un proprio analogo organismo (in totale nel mondo 80 Consigli economico e sociali). Queste strutture risultano in piena attività e sono anzi in via di potenziamento in modo che i Consigli economico e sociali svolgano sia funzione di rappresentanza della società civile organizzata, sia funzioni di promozione e sostegno alla democrazia diretta e alla partecipazione attiva dei cittadini.

L’abrogazione del Cnel, fortemente stigmatizzata anche dal presidente del Comitato economico e sociale europeo, significherebbe privare l’Italia di un organismo che può attivamente compartecipare agli orientamenti che le forze sociali e produttive europee esprimono sulle politiche Ue (si veda, per esempio, la futura discussione sul cd «salario minimo europeo»). Infine, la proposta non pare consideri le conseguenze negative sull’intero sistema istituzionale derivanti da una eventuale abrogazione del Cnel. La normativa sul Cnel, infatti, è l’unica che definisce, per legge, i criteri di rappresentatività delle associazioni sindacali e datoriali e ad essa si riferiscono decine di disposizioni nazionali e regionali riguardanti la composizione di enti ed organismi che svolgono attività e erogano servizi di interesse collettivo nelle materie del lavoro, della previdenza e dell’economia.

All’art. 17, la legge prevede la tenuta e l’aggiornamento dell’Archivio Nazionale dei Contratti presso il Cnel, al 30 giugno 2019 i rapporti di lavoro sono 885. La circostanza che il Cnel possieda l’expertise indispensabile alla tenuta ed analisi dell’archivio, nonché il fatto che qui siano rappresentate tutte le forze economico e sociali maggiormente rappresentative, è un elemento di garanzia non trascurabile per un asset importante per le nostre istituzioni.

Sarebbe certamente utile se una decisione rilevante avvenisse attraverso una riflessione, un confronto e un approfondimento consapevole sul ruolo dei corpi intermedi, su come combinare democrazia rappresentativa e democrazia diretta e su come assicurare che il nostro Paese resti all’interno di una dimensione europea che ragiona, oggi più di prima, di come rafforzare i propri organismi di rappresentanza della società civile organizzata. Noi abbiamo alcune idee precise a riguardo, sarebbe interessante discuterne anche pubblicamente.

Fonte: ItaliaOggi