Come Socialismo XXI, abbiano accolto senza stupore la notizia di una scontata crisi del governo “gialloverde” fatta esplodere dal ministro Salvini. Da quando è incominciata questa sciagurata avventura di governo, avevamo pronosticato che una unione tra forze così diverse, e che in campagna elettorale avevano fatto all’elettorato promesse (piu’ che proposte) irrealizzabili e contrapposte, condite da insulti triviali reciproci, non sarebbe andata lontano.
E d’altronde la situazione sociale ed economica del paese ce lo dice chiaramente: una preoccupante stagnazione produttiva e del PIL; una disoccupazione giovanile sempre grave con nuove assunzioni di lavoro, ma sempre più precario e svolto senza o con ridotte tutele, con sempre meno ore di lavoro in ragione d’anno e quindi una riduzione di reddito per le famiglie; provvedimenti, prevalentemente a carattere elettoralistico o corporativo, varati senza coperture che rischiano di portarci ad una manovra finanziaria “lacrime e sangue” con conseguenze negative sul piano sociale (v. tagli alla sanità) o ad una ulteriore svolta depressiva per l’economia reale. E’ proprio il bisogno per la Lega di evitare di sporcarsi le mani con una legge di stabilità indigeribile e di non poter concretizzare alcune promesse sul piano di “regali fiscali” promessi ai soliti noti suoi elettori, è stata la molla che ha portato Salvini a lasciare e sfiduciare quello che pur sempre era il “suo” governo. “Prima gli interessi elettorali della Lega”, altro che “prima l’Italia” come i neo-nazionalisti xenofobi blatteravano in campagna elettorale!
Grave è poi il modo in cui il vice presidente del Consiglio Salvini si è espresso in questi ultimi giorni: il richiamo ai pieni poteri, l’insolenza verso i parlamentari, la pretesa di assumersi funzioni che non gli appartegono perché proprie del Presidente della Repubblica e dei Presidenti delle Camere, sono tutti gravi indizzi che richiamano ad un suo disegno autoritario, con restrizione delle libertà civili, molto assomigliante al modello Putiniano o ungherese e turco. Noi riteniamo, invece, che debbano essere garantite le prerogative di Parlamento e del Presidente della Repubblica e di tutti gli Organi istituzionali di garanzia e di controllo al funzionamento delle istituzioni, a cominciare da questa fase di crisi politica affinchè siano le vere protagoniste della risoluzione della crisi di governo.
Socialismo XXI ricorda che la Repubblica è retta da un sistema parlamentare – messo in salvaguardia dalla vittoria del NO al Referendum del 2016 – e quindi lo scioglimento delle Camere ed il ricorso alle elezioni anticipate può avvenire, contrariamente a quanto pensa Salvini (e forse anche altri privi di senso dello Stato) solo ed in quanto il Presidente della Repubblica accerti l’insussistenza, in – e con il – Parlamento, di una nuova maggioranza in grado di varare un nuovo Governo (come noi auspichiamo) pur transitorio (con mandato limitato nel tempo e negli scopi) per adempiere anche agli impegni europei – e soprattutto per approvare una nuova legge elettorale proporzionale così come stabilito dalle due sentenze della Corte costituzionale sui ricorsi presentati da Felice Besostri su “Porcellum” e “Italikum“– scadenze che ci portini alle elezioni anticipate, dato che non riteniamo il ministro Salvini possa svolgere quelle funzioni di garanzia che un ministro dell’interno deve svolgere in un impegno così delicato come quello di preparazione al voto e della sua gestione.
L’Ufficio di Presidenza
Aldo Potenza
Silvano Veronese
Giuseppe Scanni
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