I SOCIALISTI AL GOVERNO: UNA PROVA DIFFICILE

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO FACOLTÀ DI LETTERE E FILOSOFIA
SCUOLA DI DOTTORATO Humane Litterae
DIPARTIMENTO Scienza della Storia e della Documentazione Storica

CORSO DI DOTTORATO STUDI STORICI E DOCUMENTARI

(ETÀ MEDIEVALE, MODERNA, CONTEMPORANEA) CICLO XXVI

La questione della politica estera nel dibattito interno al Partito socialista unificato. Dal progetto di unificazione alla nuova scissione: 1964 – 1969

M-STO/04
Tesi di dottorato di: Eleonora Pasini Matr. n. R09045

ANNO ACCADEMICO 2012-2013

 

CAPITOLO PRIMO

1.1 I socialisti al governo: una prova difficile

Le deliberazioni del XXXV Congresso del Psi dell’ottobre del 1963 avevano dato il via libera alla partecipazione diretta dei socialisti al governo e così, dopo le dimissioni del Ministero Leone, si formò il primo governo organico di centrosinistra presieduto da Aldo Moro 5. Nel nuovo governo il partito socialista era rappresentato da Nenni alla vicepresidenza affiancato da altri ministri socialisti tra cui Giolitti al ministero del Bilancio, Pieraccini ai Lavori Pubblici, Mancini al ministero dell’Igiene e della Sanità e Corona al Turismo e allo Spettacolo 6. Il partito socialista iniziò la nuova esperienza di governo profondamente scosso ed indebolito. L’ingresso nel governo ebbe, infatti, come grave conseguenza la scissione dell’ala sinistra del partito che nel gennaio del 1964 costituì il Psiup 7. I parlamentari della sinistra rimasti nel partito convocarono a Roma un proprio convegno.

La nuova composizione, che si definì “sinistra unitaria”, avrebbe costituito la futura sinistra guidata da Riccardo Lombardi, spesso critica verso le decisioni e le scelte stabilite dalla maggioranza autonomista di Nenni 8.   
In seguito il Comitato centrale del Psi, convocato nel febbraio del 1964, elesse una nuova Direzione: De Martino fu eletto segretario e Brodolini vicesegretario. Lombardi, avendo rifiutato di entrare a far parte del governo, fu nominato direttore dell’ “Avanti!” e fu proprio dalle colonne del quotidiano socialista che non risparmierà pesanti critiche rivolte alla politica intrapresa dal nuovo governo e ad alcune decisioni e scelte adottate dal suo partito. La stabilità politica del governo Moro fu più volte messa alla prova a causa delle profonde divergenze esistenti tra i ministri socialisti e quelli democristiani sui tempi di attuazione delle riforme. Nel mese di maggio la delicata situazione politica si aggravò in seguito alla pubblicazione su “Il Messaggero” di una lettera riservata del ministro del Tesoro Colombo indirizzata a Moro 9.

Nel testo il ministro democristiano esprimeva perplessità sulla possibilità di un’immediata realizzazione delle riforme, dichiarazioni, queste, che provocarono una dura reazione e una forte critica da parte socialista 10. Il Psi la considerò, infatti, come un chiaro tentativo di rallentare e rinviare le iniziative di riforma concordate e stabilite in precedenza. Fu, inoltre, il pretesto per riaccendere le polemiche già da tempo covate all’ interno della maggioranza autonomista. Alla fine di maggio, infatti, proprio in seguito ai cambiamenti ed alle difficoltà che il governo si trovò ad affrontare, si aggravarono i contrasti all’interno del partito. Dalle colonne dell’”Avanti!”, intanto, Lombardi proseguiva duramente la sua battaglia contro il governo, descrivendo in un articolo “il mezzo” sul quale stava viaggiando il centro-sinistra: “una macchina dotata di un motore imballato, di freni capaci solo di inchiodarla e di un sistema di guida o inesistente o arrugginito: è con tale macchina che il governo di centro-sinistra deve percorrere una strada accidentata e inoltre provvedere durante la corsa a cambiare o rinnovare gli ingranaggi”11.

In alcuni dirigenti socialisti era presente, dunque, una profonda sfiducia nel governo, nata dal mancato rispetto degli impegni stabiliti nel programma e dalle riforme non ancora attuate. Questa grande delusione, oltre ad insinuare una forte diffidenza se non proprio ostilità nei confronti della DC, suscitò reazioni dure nei socialisti. Ebbe così inizio un periodo travagliato per il Partito socialista italiano che si trovò ad affrontare grandi difficoltà e tensioni sorte anche tra gli stessi membri della maggioranza autonomista. Differenti e discordanti erano le posizioni presenti all’interno del Psi riguardanti le decisioni e le soluzioni da adottare per cercare di superare gli ostacoli presenti nel governo di centro-sinistra. Si acuì, infatti, lo scontro tra Lombardi, sempre critico e pronto a muovere forti attacchi contro il governo dalle colonne dell’ ”Avanti!” e alcuni dirigenti socialisti, tra i quali Mancini e Palleschi, che lo accusavano di non considerare le potenzialità riformatrici del governo, ostacolando e limitando, quindi, la possibilità di manovra dei ministri socialisti che vi partecipavano.

Disapprovavano, inoltre, la linea adottata dal quotidiano socialista di cui Lombardi era il direttore, giudicata da loro troppo faziosa e critica nei riguardi della politica di centro-sinistra. Mancini, infatti, parlando in un comizio a Cosenza, accusò apertamente la direzione della stampa di partito, affermando:
andrà precisato il compito della stampa di Partito che deve rispecchiare e esprimere la linea decisa dal congresso e demandata alla Direzione per l’attuazione. Diversi recenti episodi hanno ingenerato notevole confusione nella base e nell’elettorato socialista, disagio nella rappresentanza socialista che dal giornale del Partito deve ricevere appoggio e solidarietà ed hanno offerto pretesti ed argomenti ai nostri oppositori di destra e di sinistra. Il quotidiano del Partito deve esprimere la linea tracciata dai congressi; ad essa deve scrupolosamente attenersi affidandosi in ogni caso l’interpretazione a dirigenti

qualificati e non a elementi di troppo recente milizia per poter impegnare il Partito, intimare ultimatum e porre pregiudiziali. Si tratta di un problema urgente che deve essere affrontato al più presto e giacché siamo nella stagione delle verifiche sarà bene aggiungere anche questo argomento tra quelli da verificare 12.
Palleschi, inoltre, ribadì i concetti espressi da Mancini dichiarando:
L’Avanti! Che doveva essere lo strumento della Direzione per orientare nella battaglia tutto il partito ha manifestato una incredibile indipendenza dagli organi del partito e ha concepito la giusta autonomia del partito dal governo con una ingiusta continua critica al centro-sinistra che in realtà ha contribuito a screditare gli obiettivi per i quali era necessario chiamare i lavoratori a battersi 13.

La crisi di governo, scoppiata alla fine di giugno a causa della proposta dello stanziamento di fondi a favore della scuola privata, portò alle dimissioni del Ministero Moro. Al Comitato centrale dei primi di luglio, De Martino, segretario del Psi, nel riproporre il centro-sinistra, si assestò su una posizione intermedia. Criticò, infatti, sia coloro che interpretavano l’alleanza di governo come ormai svuotata dei contenuti riformatori e quindi esaurita, alludendo alla sinistra di Lombardi, sia la componente “ministeriale”. Tale componente sosteneva con forte determinazione questa formula di governo come unica possibile: una valutazione dettata dal timore delle conseguenze che sarebbero potute derivare dalla fine di questa. Era, infatti, presente in Nenni, simbolo di questa componente, una forte paura di una vera e propria crisi della democrazia derivante dall’uscita dei socialisti dal governo 14.
 
“La sola alternativa che si è delineata nei confronti del vuoto di potere conseguente a una rinuncia del centro-sinistra è stata quella di un governo di emergenza, affidato a personalità cosiddette eminenti, a tecnici, a servitori disinteressati dello Stato che, nella realtà del paese qual è, sarebbe stato il governo delle destre, con contenuto fascistico-agrario-industriale, nei cui confronti il ricordo del luglio ’60 sarebbe impallidito” 15.
Fu proprio questa preoccupazione a condizionare le scelte dei socialisti che furono così costretti dalla necessità, nata da un clima di tensione, ad accettare ridimensionamenti ed adattamenti del nuovo programma di governo. Alla fine di luglio si costituì il secondo governo Moro nel quale Nenni ricoprì, nuovamente, la carica di vicepresidente.

Nel Partito socialista le divergenze riguardo la visione del nuovo governo furono rilevanti ed allargarono il già profondo divario presente nella maggioranza. Il segretario del partito De Martino, intervenendo al Comitato centrale, descrisse la delicata situazione che il Psi stava attraversando, spiegando, inoltre, le ragioni legate alla scelta di confermare nuovamente la politica di centro-sinistra :
Tremende sono le responsabilità di un Partito Socialista che sente di essere esposto verso tutta la classe lavoratrice in un periodo di crisi. Più volte ci siamo posti in modo angoscioso la domanda, se fosse possibile per noi continuare a condividere responsabilità di governo, costretti ad agire entro un determinato sistema, che noi contestiamo nei suoi fondamenti, senza poter disporre di tutti i mezzi necessari per dominarlo e correggerlo in breve tempo. Se ancora una volta abbiamo deciso di assumere tale responsabilità, lo abbiamo fatto nella convinzione che la nostra opera e la nostra influenza possono essere esercitate nell’interesse dei lavoratori, per salvaguardare le conquiste che essi hanno realizzato nel corso degli ultimi anni e per tentare tutto il possibile per evitare che la crisi investa l’occupazione16.
Non tutti erano d’accordo, però, con la decisione adottata dalla maggioranza.

All’interno della componente autonomista si erano costituite posizioni diverse rispetto alla decisione di riconfermare e riformare un nuovo governo di centrosinistra che rispecchiavano le differenti interpretazioni date al ruolo che il partito avrebbe dovuto ricoprire all’interno del sistema politico italiano. Lombardi criticò il nuovo governo e ribadì il suo rifiuto verso la visione di Nenni che interpretava la coalizione come unica difesa dal pericolo autoritario. Nel suo intervento affermò, dunque, che “Il Psi deve risolutamente rovesciare la tendenza ad una involuzione di tipo socialdemocratico di cui sono manifestazioni evidenti le motivazioni della necessità dell’accordo per evitare pericoli autoritari (che nella sola forma in cui potrebbero presentarsi richiederebbero il consenso della DC), la negazione di ogni alternativa alla formula, anche questa non sorretta da una rigorosa azione riformatrice; la degenerazione del giusto principio che il Psi è partito di governo alla pratica non giusta che esso deve sempre stare al governo; la degenerazione della capacità concorrenziale del partito per influenzare il movimento operaio in una opposizione antagonista rispetto a forze operaie verso le quali si vuole inibire il necessario colloquio; la trasformazione di un accordo sul programma in alleanza generale politica17.

L’opposizione di Lombardi alle scelte del nuovo governo e di conseguenza alla maggioranza del partito socialista nasceva, inoltre, dalla considerazione dello svuotamento dei contenuti riformatori del centro-sinistra, formula di governo considerata da lui accettabile solo in questa ottica. Lombardi pretendeva, infatti, l’adempimento degli obiettivi programmatici non rispettati dal governo precedente e condizionava il suo appoggio ad un sostanziale allargamento delle riforme e ad una loro maggiore incisività 18. Il dirigente socialista decise, quindi, di non entrare a far parte del nuovo governo, seguito nella scelta da altri dirigenti socialisti, tra cui Giolitti, che appoggiavano e condividevano le sue posizioni.

Lombardi, inoltre, lasciò la direzione dell’“Avanti!” e nella lettera di congedo si espresse con toni amari e polemici nei confronti di quei socialisti autonomisti che più volte l’avevano attaccato e criticato.
Nei mesi della mia direzione il nostro giornale è stato l’oggetto di un attacco da parte della stampa moderata e conservatrice, di un furore che ha pochi precedenti nella pubblicistica del nostro Paese. Sciaguratamente tale campagna trovò echi e perfino solidarietà anche all’interno del Partito, ove non tutti compresero che, isolando l’Avanti!, si intendeva colpire il partito. Tutto ciò ha avuto almeno il vantaggio di portare in termini concreti ed esemplari il problema del rapporto che deve correre tra il giornale del partito e un governo di coalizione, cioè in concreto dell’indipendenza e non dell’identificazione del partito con il governo19.

La profonda spaccatura ormai da tempo maturata all’interno della maggioranza autonomista divenne, così, evidente. Le differenze di valutazione e giudizi su temi fondamentali avevano condotto il Partito verso una rottura ormai insanabile. Il gruppo lombardiano non risparmiò, in seguito, aspre critiche indirizzate alle decisioni prese dal nuovo governo e all’operato e alle iniziative della maggioranza interna al Psi; prima fra tutte l’unificazione con il partito socialdemocratico. Le elezioni amministrative del 22 novembre del 1964, le prime dopo la scissione, si rivelarono una delusione. Il Partito socialista italiano ottenne l’11,4% dei consensi perdendo, quindi, il 2,9% rispetto alle politiche dell’anno precedente, voti che si riversarono nelle liste del nuovo partito, il Psiup. Questo insuccesso fu, inoltre, aggravato dall’incremento, seppur minimo, che invece registrarono il Pci ed il Psdi. La partecipazione al governo di centro-sinistra sembrava, dunque, aver contribuito a quella che fu da alcuni interpretata come una sconfitta per i socialisti 20.

In seguito, nel dicembre del 1964, un nuovo ed importante evento sconvolse e modificò il quadro politico italiano: l’elezione di Saragat alla Presidenza della Repubblica. Questo avvenimento ebbe una serie di conseguenze significative nella condotta della politica socialista, prima fra tutte quella di riaprire l’ipotesi dell’unificazione socialista. L’ascesa di Saragat a capo dello Stato, avvenuta anche grazie al sostegno socialista, fu un successo per il Psdi e rafforzò la posizione delle forze socialiste al governo rispetto a quelle cattoliche. Nenni vide nella vittoria di Saragat una potenziale accelerazione nel processo di unificazione dei due partiti e una soluzione in grado di togliere potere alla Dc. Nenni aveva, inoltre, paura di questa nuova situazione politica che, secondo la sua visione, avrebbe portato ad un rafforzamento del Partito socialdemocratico e quindi ad una diminuzione del potere contrattuale del Psi all’interno della compagine governativa 21. Si affrettò, dunque, ad avviare le iniziative volte in questa direzione anche se dovette fare i conti con un’accesa opposizione di alcuni esponenti socialisti ostili a questo progetto, primo fra tutti Riccardo Lombardi.

 

Note

5. Partito socialista italiano, 35° Congresso nazionale, Roma, 25-26-27-28-29 ottobre 1963. Resoconto integrale con un’ appendice di documenti precongressuali, Edizioni Avanti!, Milano 1964.

6. M. Degli’Innocenti, Storia del Psi. Dal dopoguerra a oggi, Laterza, Bari 1993, p. 326.

7. Per una ricostruzione delle vicende legate alla nascita ed alla storia del Psiup si veda S. Miniati, Psiup 1964-1972. Vita e morte di un partito, Edimez, Roma 1981.

8. M. Degli’Innocenti, Storia del Psi. Dal dopoguerra a oggi, cit., p. 333. L’autore riguardo la futura sinistra che si sarebbe costituita attorno alla figura di Riccardo Lombardi scrive inoltre “La corrente lombardiana, dunque, sarebbe stata costituita dalla confluenza di diversi apporti ed umori. Forti sarebbero rimasti la preclusione nei confronti dell’atlantismo, la diffidenza verso la socialdemocrazia e una sorta di avversione personale nei confronti di Saragat”. 

9. Pubblicata su “Il Messaggero” il 27 maggio 1964, la lettera sarebbe stata inviata il 15 maggio.

10. G. Tamburrano, Storia e cronaca del centro-sinistra, Feltrinelli, Milano 1971, pp. 319 e ss.

11. “Avanti!”, 12 maggio 1964.

12. “Avanti!”, 31 maggio 1964.

13. “Avanti!”, 5 luglio 1964.

14. Nenni ribadì questa sua convinzione anche anni dopo riaffermando che, secondo lui, l’unica soluzione possibile per evitare una crisi della democrazia italiana sarebbe stata, appunto, quella di riconfermare la formula del centro-sinistra. “Non avevamo una soluzione da proporre al di là del centro-sinistra e una crisi costituzionale, in quel momento, in quelle circostanze avrebbe favorito soltanto la destra, interna ed esterna alla Dc nel tentativo di appropriarsi di ogni leva del potere o di controllo del potere”. P. Nenni, Intervista sul socialismo italiano, a cura di G. Tamburrano, Laterza, 1977, p. 116.

15. “Avanti!”, 26 luglio 1964.

16. “Avanti!”, 28 luglio 1964.

17. “Avanti!”, 28 luglio 1964.

18. S. Colarizi, Storia dei partiti politici nell’Italia repubblicana, Laterza, Bari 1994, pp. 325-326.

19. “Avanti!”, 22 luglio 1964.

20. F. Pedone, Novant’anni di pensiero e azione socialista attraverso i congressi del Psi, Venezia 1984, p. 391.