NOTA SULLE ELEZIONI INGLESI

Foto Jeremy Corbin – Fonte:theguardian.com

 

di Silvano Veronese Vice Presidente di Socialismo XXI |

 

Ho notato un deprimente provincialismo in molta stampa italiana per informare e commentare le recenti elezioni  in Gran Bretagna. Il Corriere della Sera ha dedicato, a partire dalla prima, ben sei pagine, quasi che la situazione in quel Paese possa essere paragonabile alla nostra, dimenticandosi che questo evento  elettorale di oltre Manica  si è giocato attorno al problema “Brexit subito” oppure no!

Ma la cosa che piu’ infastidisce è stato il motivo dominante di molti commenti  rappresentato dal mettere in evidenza la crisi del Labour e la sua vocazione socialista, una crisi, secondo molti commentatori, al limite del crollo che investirebbe tutto il socialismo europeo, trascurando strumentalmente il fatto che i socialisti hanno il premierato in Svezia, Danimarca, Spagna e Portogallo maturato o confermato in recenti elezioni.

In termini di parlamentari eletti è pur vero che i Conservatori inglesi hanno stravinto (364 seggi) e i laburisti hanno preso una batosta (206 seggi), ma per una valutazione piu’ serena e puntuale serve anche valutare la particolare situazione britannica ed il suo sistema elettorale che è un maggioritario puro uninominale per collegio a turno unico.

In questi sistemi elettorali maggioritari poco rappresentativi è sufficiente che un partito (il suo candidato) arrivino primi anche per un solo  voto sul secondo per portarsi a casa il seggio.

Il partito laburista ha preso il 32,3% dei voti contro il 43,6% dei conservatori. Nel passato al Labour è bastato pochissimo piu’ di questo non trascurabile 32% per avere la maggioranza ai Comuni. Con il proporzionale puro le differenze odierne tra i due partiti, in termini di seggi, sarebbero state ben diverse ed oggi non saremmo qui a parlare di disastro per il Labour e di stragrande successo dei “Tory”.

Per giunta, un fatto che molti interessati commentatori hanno trascurato consiste nella desistenza che il partito xenofobo di Nigel Farage (il partito ultra Brexit) ha deciso e  praticato a favore dei Conservatori. Alle recenti ultime europee (dove si vota con il proporzionale) questo partito ha avuto un grosso risultato (primo con il 32% di voti e molti eletti), questa volta in moltissimi collegi (tradizionalmente laburisti, ma a discreta presenza “Tory”) NON si è presentato dando indicazione di voto ai suoi seguaci ed elettori di votare per Johnson, anche lui come loro fortemente pro-Brexit.

Se i liberali, fortemente europeisti, che hanno avuto un consenso in termini di voti pari all’11,6% (ma che non avevano grandi speranze di guadagnare seggi in molti collegi in quanto terzi, tant’è che hanno guadagnato solo 11 seggi), avessero fatto desistenza a favore del Labour e se cosi’ avessero pure fatto i Verdi con il loro 2,7% e zero seggi oppure gli Irlandesi cattolici del Sein Fenn (risultati primi in Irlanda del Nord), avessero fatto altrettanto, oggi saremmo qui a parlare di un ben altro risultato.

In termini di consenso elettorale (cioè di voti) i Conservatori, pur con l’aggiunta del Partito Brexit di Nigel Farage sono minoranza nel Paese, diventano maggioranza assoluta in Parlamento, grazie al sistema maggioritario uninominale. Una lezione da tenere in mente qui in Italia, dato che si sta discutendo di un nuovo sistema elettorale.

Cio’ non toglie che, forse, Corbyn non era e non è il leader piu’ adeguato per il Labour, non tanto per un suo presunto radicalismo, piu’ apparente che reale, quanto per il messaggio “old style“, incerto ed astratto che ha offerto all’elettorato e nella gestione del dopo referendum di uscita dall’Europa, oltre a mancare di un certo appeal come leader che “fa premio ” in politica al giorno d’oggi.

In un sistema maggioritario, tanto piu’ a turno unico come nelle nostre elezioni regionali, se la sinistra vuol vincere, conta molto la strategia  delle alleanze che non significa sempre la lista unica oppure fare una coalizione organica, a volte è sufficiente anche la desistenza che lascia ad ogni partito la sua autonomia in termini di identità. Questo aspetto, che è l’unica lezione che dobbiamo trarre dalle recenti  elezioni inglesi,  interessa molto  anche la sinistra italiana o l’area progressista del nostro Paese in tutte le sue variegate componenti. Diversamente, sardine o non sardine, la destra italiana continuerà a mietere successi.