LA BUONA SANITA’ E’ QUESTIONE DI UOMINI

LA TESTIMONIANZA. Alberto Leoni*, direttore sociale, in pensione il 31 dicembre: ha vissuto l’inizio e a fine dell’Ulss 4, prossima alla fusione con Bassano.

Intervista a cura di Marialuisa Duso – Giornale di Vicenza

«Sono le qualità dei singoli a fare la differenza» Ogni comune destina al settore 22 euro per abitante. Un nodo irrisolto: i minori con problemi psichiatrici.

Ultimo Natale da direttore per Alberto Leoni che il 31 dicembre va in pensione. Una figura storica, per l’Ulss. Un testimone del mutare dei tempi e dei servizi che, da bravo psicologo, analizza i fatti al di là della burocrazia.

Come vive questi giorni?

Non mi rendo conto di aver terminato un ciclo. Sarà perché è stato un anno molto difficile o forse per una forma di difesa. Non ho chiaro cosa sarà della mia vita, ma i cicli vanno chiusi e, dopo 43 anni, il mio finisce, per dare spazio a persone con idee ed energie nuove.

Cos’è cambiato in questi anni?

Ho visto l’avvio dell’Ulss 4, 36 anni fa e ne vedrò la fine. La sanità locale è molto cambiata, perché sono cambiati i bisogni di salute e la demografia. Oggi siamo più vecchi, abbiamo più malattie croniche e degenerative. Se 36 anni fa avevamo tre ospedali oggi ne abbiamo uno. Ma abbiamo 46 infermieri nel territorio e una rete importante.

Prima i 120 medici di famiglia lavoravano come liberi professionisti, oggi sono quasi tutti associati nelle medicine di gruppo. Allora, per un’appendicite, si stava in ospedale quindici giorni, oggi al massimo due.

E il sociale che ha diretto per sedici anni?

Nel 1980 muoveva i primi passi. La disabilità era vissuta come un fatto privato, gli anziani autosufficienti andavano in casa di riposo, si affacciava il drammatico tema delle dipendenze, l’ospedale psichiatrico di Montecchio aveva 400 degenti e un forte stigma sociale… oggi c’è una rete di dieci centri diurni per disabili con 230 posti; strutture residenziali per disabili (134 posti) e malati mentali (40) e tossicodipendenti (120); l’ospedale psichiatrico è diventato Rsa e ha 117 posti; sono nati i Consultori Familiari e un Servizio di tutela minori che ne segue quasi 400; le tredici case di Riposo accolgono solo non autosufficienti nei 1400 posti, con 979 quote sanitarie. Abbiamo un Servizio di Integrazione Lavorativa per persone svantaggiate che ne sostiene anche economicamente 450. È stato possibile grazie una forte attenzione della Regione e dei 32 Comuni che hanno avuto il merito di investire risorse importanti. Oggi ogni comune impegna 22,57 euro per abitante per il sociale.

Cosa rappresenta il superamento dell’Ospedale Psichiatrico?

Chi oggi viene in questo spazio aperto vede un’umanità libera e riconosciuta nella sua dignità. I minori con problemi psichiatrici, che stanno aumentando (e dobbiamo chiederci perché), stanno mettendo in grave difficoltà famiglie e scuole. Non abbiamo ancora una rete di servizi di accompagnamento, accoglienza e ricovero nei momenti crisi acuta. È una delle priorità irrisolte.

Cosa porterà la fusione?

Mettere assieme due Ulss virtuose è un lavoro complesso. Nascerà una Ulss nuova, con due ospedali con pari dignità. Ma sarà sempre il valore dei professionisti a determinare i servizi. Dà molta fiducia che a guidare questo percorso sia il dottor Giorgio Roberti, tecnico di grande professionalità e forte equilibrio.

Sanità sempre più privata?

Questa è sanità pubblica. Avrà mille problemi ma è buona. Non vedo privati in grado di competere. Se c’è un problema importante, in Veneto, il sistema pubblico assicura una risposta. Ho fatto qualche viaggio all’estero. Sono sempre tornato con la convinzione che non apprezziamo sufficientemente ciò che abbiamo. Non a caso l’Oms ci inserisce ai primissimi posti della sanità mondiale.

Le persone fragili hanno risposte?

C’è una buona rete di servizi. In 10 anni gli enti gestori delle case di riposo, delle strutture per disabili e per malati mentali hanno investito 40 milioni. I posti nelle Case di Riposo sono aumentati di 150 unità. Il progetto “Le chiavi di casa”, ha permesso grazie al rapporto tra Comuni, Ulss, terzo Settore e Fondazione Cariverona, di realizzare una nuova comunità alloggio e cinque appartamenti protetti per disabili. E sta nascendo la fase due.

Si porta qualche peso nel cuore?

La vita di chi si occupa del sociale è totalizzante. Quando vai a casa Bakhita a Schio e vedi che persone senza dimora hanno un pasto, una doccia, un letto stai meglio. Quando apprendi che una persona che i servizi seguivano non ha retto al peso della vita e se l’è tolta ti chiedi se potevi e dovevi fare di più.

Tornerà a dedicarsi alla politica?

La passione politica per chi l’ha fatta da giovane non passa più. Io l’ho conclusa 20 anni fa. Ho amato la politica in cui si imparava nelle sezioni, si faceva gavetta nei consigli comunali. C’era una selezione darwiniana. E nei partiti si privilegiava il “noi”. Credo che nessuno verrà a chiedermi di rientrare. Ma scriverò un libro “Operazione Britannia”, per ristabilire alcune verità storiche. E la verità di quello che è successo negli ultimi 25 anni di storia italiana sta in quanto accadde il 2 giugno 1992 a bordo del panfilo inglese al largo di Civitavecchia… ma non aggiungo altro per non togliere eventuale attesa agli improbabili lettori.

E la sua passione per il Vicenza?

È stato mio padre, portiere negli anni 40, a trasmettermela. E con l’età aumenta. Noi tifosi vicentini siamo un po’ i volontari della sofferenza. Ma ai colori biancorossi, al profumo dell’erba del Menti non rinuncerei mai. E spero che poche delle persone che frequento nel lavoro mi vedano allo stadio.

 

Alberto Leoni * – Coordinatore Regione Veneto di Socialismo XXI