di Renato Costanzo Gatti Socialismo XXI Lazio |

 

Ho letto l’articolo sul Manifesto che contiene molti spunti che voglio commentare laddove non sia d’accordo o necessiti chiarimanti.

“La sinistra rivendica meno tasse e più investimenti, la destra si ferma alla riduzione delle imposte per rilanciare i consumi. Su quest’ultimo punto destra e sinistra registrano purtroppo una inedita convergenza”

Dissento sull’inedita convergenza perché altro è volere che “paghino tutti per pagare meno” e altro è indicare la via del “pagare meno tasse perché paghino tutti”. Mentre la prima posizione è realistica e (ma lo vedremo mangiando il budino) raggiungibile, la seconda è finalizzata alla riduzione delle imposte sapendo che tale riduzione non si traduce in sconfitta all’evasione; è una posizione berlusconiana (che esalta il diritto ad evadere, seguito da Fassina che parla di evasione di sopravvivenza) che usa il proposito della lotta all’evasione sapendo che tale meccanismo è fallace. La cedolare secca ha sì fatto emergere nuovi contratti di affitto ma ha fatto perdere gettito.

E’ poi sostanzialmente diverso indebitarsi per investire che non indebitarsi per ridurre le imposte. Come correttamente detto il PIL è uguale a consumi + investimenti + spesa pubblica + saldo netto export. E’ matematicamente ovvio che se riduco le tasse per aumentare i consumi, la riduzione del gettito causa meno spesa pubblica e quindi all’aumento dei consumi segue una diminuzione di spesa pubblica con effetto zero. A meno di creare deficit inflattivo. Il deficit per investimenti invece aumenta gli investimenti e quindi il PIL, mettendo così in grado il maggior PIL di ripagare le rate del debito contratto per fare gli investimenti. Ciò si chiama golden rule di Delors e tra le altre cose genera una solidarietà generazionale. Su questo fronte dovrebbe aprirsi una battaglia in Europa (notare che anche Monti è d’accordo su questa linea) per modificare l’approccio alla stabilità e crescita, ed anche un pensiero alla Moneta Fiscale sarebbe da affrontare con non superficiale approccio.

“Entrate aggiuntive dall’uso del bancomat zero, uscite per premiare chi usa le carte di credito 2.8 miliardi”

L’autore mi pare scordi che nella manovra erano previsti 7 miliardi (ora forse solo 3) di maggiori entrate per lotta all’evasione. Se la lotta all’evasione si fa anche con le carte di credito è giusto conteggiare il costo dell’incentivazione mentre l’incasso da evasione è già calcolato a monte. Condivido la mancanza di presa di posizione sull’aspetto privacy. Sono scettico che tutto questo lavoro con le carte di credito possa avere una qualche efficacia. Il consumatore dovrebbe pagare con carta di credito 122€ su tutti i prodotti, avendo la prospettiva di avere una befana di 19€ sugli acquisti documentati di un settore a rischio estratto a sorte. Dubito che non si sia più attratti dal pagare senza scontrino 100€ per tutti gli acquisti. Sono invece favorevole al metodo del margine. Una volta data una botta alla evasione nelle transazioni iva B2B con la fatturazione elettronica, per le transazioni B2C, col metodo del margine, si nega la detrazione dell’iva pagata ai fornitori e si applica forfettariamente su mark-up settoriali l’iva da versare. Senza tante complicazioni non vedo insormontabili problemi di attuazione.

“Pochi hanno indagato e studiato come Industria 4.0 di Calenda abbia impoverito il Paese; ¾ delle risorse nazionali sono andate in Germania via importazioni”.

Industria 4.0 di Calenda è un provvedimento con la vista lunga che tende ad aumentare la produttività della nostra economia ferma da 25 anni. Solo robotizzando si mantiene la competitività e non si è emarginati verso il terzo mondo, c’è invece da preoccuparci che solo il 12% delle imprese sia ricorsa a questi incentivi. Nego che le agevolazioni Calenda abbiano impoverito il paese. Non so se ¾ dei contributi siano andati in importazioni dalla Germania, so invece che l’Italia è seconda in Italia e sesta nel mondo nella produzione robotica per cui mi risulterebbe strano che le imprese che hanno investito in 4.0 non abbiano trovato prodotti italiani soddisfacenti. Nego comunque che le agevolazioni per la formazione del personale, agevolazioni 4.0 a tutti i titoli, abbiano comportato importazioni.

Mi sarei aspettato dal Manifesto un’altra domanda: ma i contributi dati alle imprese sono:

a) pagati con le imposte dei lavoratori;

b) utilizzati per acquistare tecnologie che per la gran parte sono prodotti che nascono dalle competenze del general intellect finanziate dalle tasse dei lavoratori per scuola, università, centri di ricerca, ricercatori etc.;

c) usati per investimenti che sono per loro natura labour saving. Non viene il dubbio che i lavoratori finanzino il loro licenziamento? Per respingere l’accusa di luddista rilancio la proposta fatta alla convention di Rimini: quei soldi erogati con la 4.0 invece di essere dati come regalo al capitale perché non vengono dati come capitale sociale dell’impresa agevolata, come partecipazione di un fondo che finanzi il reddito di cittadinanza, che introduca una partnership of ownwrship nelle imprese (tanto per rifarci a J. Meade senza risalire fino a Marx)?