IL DIBATTITO SULLA PRESCRIZIONE

 

di Silvano Veronese Vice presidente Socialismo XXI |

 

Nota

Nel dibattito che si è acceso in questi ultimi tempi non solo nell’ambito politico e istituzionale, ma anche nella società civile attorno al provvedimento governativo riguardante la prescrizione non è mancata la presa di posizione pubblica (sulla stampa ed in televisione) del magistrato Davigo, oggi membro del CSM.

Intanto, considero l’intervento di un magistrato, tanto piu’ componente del CSM, del tutto fuori luogo – al limite del golpe “istituzionale” perché i magistrati devono applicare correttamente e con imparzialità la legge (e non sempre lo fanno) e non pretendere di influenzare o determinare le leggi in materia di giustizia. Il Presidente della Repubblica, anche nella sua qualità di Presidente del CSM, dovrebbe intervenire per far restare nei “ranghi” il protagonismo di vari Magistrati.

Ma al di là delle arcinote posizioni giustizialiste dell’ex-P.M. del pool di “Mani pulite”, ci sono state recenti affermazioni di Davigo che fanno rabbrividire sul piano umano e sulla concezione che ha della giustizia. L’uomo che inventò all’epoca di “mani pulite” il teorema giudiziario, alquanto obbrobrioso, del “non poteva non sapere” per incolpare senza prove taluni indagati ma non altri che si trovavano nelle medesime condizioni, ha infilato ora un’altra perla.

Ha detto che, piuttosto di vedere libero un colpevole prosciolto per scadenza dei termini temporali, preferisce un innocente in galera. Una concezione che non ha niente da invidiare a quella che animava il giudice dei processi stalinisti Viscinsky!

Ed, in effetti, sulla base di questa perversa “filosofia del diritto”, che ebbe il suo culmine applicativo nel nostro Paese nel biennio ‘92/’94, migliaia di indagati prosciolti in istruttoria, o assolti con la sentenza in primo o secondo grado, da innocenti si sono fatti prima mesi e mesi di carcere e subito lo “sputtanamento” presso l’opinione pubblica, nonché bruciata la carriera!

Sono queste posizioni che, al di là delle inconcepibili lungaggini delle istruttorie e dei processi, giustificano le posizioni di coloro che parteggiano per la prescrizione. Al di là delle soluzioni che in materia il Parlamento dovrà trovare con il necessario equilibrio, non disgiunte da una riforma delle procedure processuali per riportare i tempi in termini ragionevoli e comuni a quelli dei Paesi civili, quello che spaventa è la disumanità e la perversità del pensiero del Davigo, anche per le responsabilità che Egli ricopre a livello istituzionale.