LA CINA SOLIDALE, E L’EUROPA?

 

di Luigi Ferro –  Socialismo XXI Campania |

 

In questi giorni si discute molto del ruolo dell’Europa. L’emergenza sanitaria ha sferzato duramente l’Unione Europea, mettendo in evidenza i suoi limiti che da tempo erano stati denunciati dagli osservatori politici più acuti. La vicenda italiana segnata dall’emergenza sanitaria ha posto in tutta la sua drammaticità ovviamente la “questione europea”. Per questione europea dobbiamo intendere lo stato dell’unione e il persistente unilateralismo degli stati membri. La pandemia europea ha riacceso i riflettori sull’assenza di cooperazione e solidarietà, principi posti a fondamento del trattato di Maastricht. L’unilateralismo, specie di Francia e Germania, ha compromesso i rapporti tra tutti gli stati membri.

Non concedere all’Italia in grave difficoltà le mascherine ed altri dispositivi sanitari per limitare i contagi, non solo non fa onore a queste nazioni, ma ha determinato una frattura all’interno dell’UE. Di questa frattura si è fatta carico la Cina. La nazione asiatica ha risposto all’appello italiano inviando al nostro Paese appunto ciò che i partners europei avevano rifiutato e/o negato di fare. La solidarietà cinese ha, però, un significato politico più grande, ritengo. Insinuarsi nel continente europeo e porsi alla guida del mondo soverchiando lo strapotere americano. Prima l’Inghilterra, patria della rivoluzione industriale, poi gli Stati Uniti e ora la Cina, cioè passare da un dollars exchange system ad un sistema ecomico guidato dallo yuan. Ne ha fatta di strada  la Cina da Mao in poi. E’ l’effetto della globalizzazione.

Certo, sia chiaro, siamo contenti dell’invio di mascherine e medici epidemiologi già esperti, ma il significato politico è molto più grande e va al di là degli aiuti e della solidarietà. Xi Jinping in Patria è colui che ha liberato la Cina dal flagello coronavirus, ma è anche “ un bambino dal cuore buono” per la stampa di regime per gli aiuti concessi ai fratelli italiani, noi che avevamo chiuso i voli diretti verso la Cina.

Così la Cina si è sostituita all’Europa, un dettaglio non da poco su cui la commissione europea dovrebbe fare delle riflesioni o il “mea culpa”, anche perché l’Italia è uno dei paesi fondatori dell’UE e contribuisce annualmente al mantenimento delle strutture comunitarie. Meglio sempre ricordarlo. 

Il trattato di Maastricht, appena superata l’emergenza sanitaria che oramai investe l’intero vecchio continente, deve necessariamente essere corretto. Non basta l’euro, oggi a rischio, la vera posta in gioco. In definitiva, l’Europa deve comprendere che non basta solo l’economia per risolvere ogni problema, se manca ogni forma di cooperazione e solidarietà. La pandemia ci ha insegnato questo. L’unilateralismo di certi Stati membri, che abbiamo visto in questi giorni, appare poco aderente alle finalità del trattato di Maastricht ed appare come l’ennesimo tentativo di taluni di anteporre gli egoismi nazionali alle questioni comuni.

“Ognuno per sé”, insomma. Così l’Europa non potrà mai pienamente funzionare ed entrare nei cuori dei cittadini europei che considerano  per lo più la commissione europea e la BCE dei fardelli.  Occorre cambiare rotta, occorre più Europa, attraverso la revisione del patto di stabilità, oggi sopseso, o meglio superato, e del fondo salva-stati (MES), perché i sovranismi e i populismi sono dietro l’angolo, ma ritengo, altresì, che l’UE deve poter mettere in campo politiche che uniscano e non dividano i cittadini europei.

Qualcosa pare si stia muovendo in questi giorni e ci lascia ben sperare per il cammino futuro. La BCE stanzierà per l’emergenza sanitaria in Europa circa 750 miliardi di euro. Con una tale somma si potranno, ritengo, acquistare titoli di stato per dare liquidità ai Paesi impegnati a fronteggiare l’emergenza sanitaria e l’emergenza economica. Solo così si potrà evitare la catastrofe: la recessione e il vorticoso aumento del tasso di disoccupazione e la chiusura di milioni di imprese nella zona euro. Speriamo sia solo l’inizio e che agli interventi economici, giustificati dall’emergenza sanitaria, seguano altri interventi a tutela della coesione sociale europea.