IL DUMPING FISCALE IN EUROPA

 

di Renato Costanzo Gatti Socialismo XXI Lazio |

 

Tre paesi europei stanno attuando dumping fiscale all’interno dell’Unione europea, attraendo anche holding extraeuropee. Il dumping fiscale opera esclusivamente a favore dei gruppi multinazionali, cioè verso quelle holding (ovvero capogruppo) che hanno il controllo su società localizzate in altri paesi europei e/o extraeuropei. Il vantaggio fiscale di collocare la sede fiscale della capogruppo nei “paradisi” europei consiste nella pratica esenzione da imposta di dividendi dalle partecipate, plusvalenze, royalties e ritenute sui dividendi.

Vediamo come funziona. Prendiamo ad esempio una società che abbia sede in Lussemburgo; in quel paese grazie all’allora ministro delle finanze Juncker (presidente della commissione UE fino all’anno scorso) i proventi da royalties sono esenti da imposte. Ecco allora che una multinazionale trasferisce in Lussemburgo tutta la sua attività di ricerca, e fattura pesantemente le consorelle italiane, francesi etc. per l’utilizzo dei suoi brevetti e delle sue invenzioni. Gli imponibili fiscali delle consorelle italiane, francesi etc. vengono quindi abbattuti dalla fatturazione delle royalties ricevute dal Lussemburgo. Vengono quindi sottratti imponibili fiscali in Italia, in Francia etc. a favore degli imponibili fiscali lussemburghesi dove tuttavia questi proventi non sono tassati. Praticamente la multinazionale abbatte il suo carico fiscale, i paesi delle controllate perdono imposte che avrebbero potuto riscuotere e il Lussemburgo non guadagna molto in termini di imposte, ma guadagna nel senso di creare valore aggiunto nel suo paese, avere più occupati, più stipendi (questi sì tassati), insomma avere più PIL e un saldo target 2 positivo.

Che dimensioni ha il fenomeno?

Verso l’Olanda, ad esempio, si calcola che i paesi dell’UE perdano 10 miliardi di dollari per imposte che avrebbero potuto incassare senza il dumping : la Francia perde più di 2,7 miliardi di $, l’Italia perde oltre 1,5 miliardi di $, la Germania perde oltre 1.5 miliardi di $, la Spagna perde circa 1 miliardo di $.

Il Tax Justice Network riporta che le multinazionali statunitensi operanti nei paesi europei hanno utilizzato il fiscal dumping olandese spostando in quel paese milioni di profitti (44 miliardi nel 2017) riuscendo ad abbattere l’incidenza fiscale sui loro profitti consolidati, danneggiando i paesi dove quei profitti sono stati generati.

Quali sono le imprese italiane che hanno scelto di localizzare la sede fiscale in Olanda?

Elenchiamo 10 tra le società italiane che hanno fatto questa scelta, notando che tra esse ci sono anche società partecipate dallo Stato italiano: SAIPEM, CEMENTIR, ENI, ENEL, MEDIASET, CAMPARI, EXOR, FCA, FERRARI, ST MICROELECTRONICS.

Ma è così difficile per gli altri 24 stati europei intervenire per far cessare questa concorrenza sleale da membri della stessa Comunità?

E se i 24 paesi non riescono a mettersi d’accordo, perché il governo italiano rende, ad esempio, indeducibili i costi di royalties provenienti da quei paesi?