In occasione del cinquantenario della approvazione dello Statuto dei Lavoratori, immaginavo che in una rievocazione storica fosse doveroso citare i protagonisti.
Invece ascoltando i servizi della RAI si ha l’impressione che lo Statuto sia stato approvato per grazia divina o abbia avuto dei sostenitori tra coloro che non lo furono affatto.
Colgo allora l’occasione per ricordare agli “smemorati” che l’idea di uno Statuto dei Lavoratori era presente da tempo nei programmi del Partito Socialista Italiano e fu anche caldeggiata sin dal 1952 dall’indimenticabile Giuseppe Di Vittorio.
Giustamente Gino Giugni ricordava “di non sapere se Di Vittorio avrebbe gradito l’astensione del PCI nella votazione finale“.
Lo Statuto lo volle Nenni e affidò a Brodolini, a quel tempo Ministro del Lavoro, che si avvalse della collaborazione di Gino Giugni, il compito di elaborare una legge che tutelasse i lavoratori meglio e più di quanto potesse fare la legge del 1966 sui licenziamenti individuali.
Fu, infine Francesco De Martino, in questo compito sostenuto da Donat Cattin (purtroppo Brodolini non potè portare a compimento la sua opera) a volere che lo Statuto fosse approvato in blocco senza modifiche dell’ultimo momento, per evitare ulteriori ritardi.
Raccontare un evento storico senza citare i protagonisti può avere due spiegazione: o si ignora la storia o si compie una subdola operazione utile a disinformare facendo credere che altri furono i veri protagonisti contando sulla presunta ignoranza degli ascoltatori.
In entrambi i casi è inaccettabile che la TV pubblica si presti a queste “sofisticate” manipolazioni della realtà. Infatti non si nega ciò che è avvenuto, semplicemente si evita di darne piena informazione.
Prima ancora di rendere giustizia del lavoro politico svolto dai socialisti di quel tempo, si dovrebbe avere più rispetto degli ascoltatori che credo abbiano il diritto di essere pienamente informati senza omissioni davvero inconcepibili.
Aldo Potenza – Presidente della Associazione Socialismo XXI
E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete.