di Renato Costanzo Gatti – Socialismo XXI Lazio |
Forse val la pena che mi presenti, un compagno storico, segretario di sezione, studioso ed appassionato di economia e politica, mai parte di gruppi o gruppetti autoreferenziali e men che mai dedito al soddisfacimento edonistico dell’esistenza.
Non riconosco la classe operaia come classe totale depositaria della verità e della redenzione; a questo proposito mi rifaccio sempre alla scena del Deserto Rosso di Antonioni, in cui Giulia prende, come un’ostia, il panino già addentato dall’operaio, e lo mangia voracemente alla ricerca della soluzione dei suoi tormenti. Riconosco nelle classi subalterne la presenza di interessi contrastanti quelli del capitale che, se non adeguatamente portati a livello di coscienza tramite una dialettica pedagogica di matrice gramsciana, possono essere facilmente preda delle manovre populiste utilizzate dal capitale per riaffermare la sua egemonia.
Non riconosco tra i compiti dei portatori di interessi contrastanti quelli del capitale, il compito di operare, mescolando rabbia e paura, contro l’impresa con boicottaggi, scioperi selvaggi o altre forme disruttive. Penso all’impresa, alla fabbrica, al posto di lavoro come ad un luogo di conquista, di realizzazione, di stimolo a conoscere e a fare soprattutto avendo in mente gli sviluppi che il ruolo nella fabbrica potrà assumere con gli sviluppi della tecnologia imponendo ad affrontare fin da ora, se non è troppo tardi, la rivoluzione 4.0.
Non confondo, come purtroppo è facile nel sistema familistico italiano, la figura dell’imprenditore con quella del capitale, anzi ritengo che l’imprenditore sia parte del mondo del lavoro, sia una delle più alte espressioni del processo produttivo. Ritengo addirittura che, con l’estendersi del capitalismo finanziario, si stiano generando differenti valutazioni, delle contraddizioni tra imprenditore e capitale tali da creare una fessura tra i due nella quale infilarsi per far esplodere l’oggettivo contrasto. Il capitale finanziario cerca investimenti al di fuori dal mondo produttivo negandoli all’imprenditore che vorrebbe sempre più investimenti, che gli vengono negati, per realizzare i suoi compiti.
Proposte per affrontare la crisi
Non mi stupiscono le richieste imprenditoriali esposte nel documento Confindustriale, ma non condivido la separazione tra aiuti all’impresa e aiuti allo stato sociale; non li vedo alternativi ma da coniugare ed equilibrare con la consapevolezza che gli aiuti non sono alternativi ma complementari.
Le imprese sono obiettivamente in difficoltà, di liquidità e di strategie, gli aiuti dello Stato (o meglio dei contribuenti) sono necessari perché non crolli tutto, ma quello che è sbagliato, e di qui parte la mia proposta, è che questi aiuti siano rappresentati da trasferimenti di ricchezza dallo Stato al capitale. Tutto il piano Colao è ispirato a questa filosofia:” io Stato indicherei questa strada, ad esempio green economy, quindi se tu capitale decidi di orientarti verso questa scelta io ti regalo sotto forma di agevolazioni fiscali o crediti d’imposta o sussidi a fondo perduto, i soldi dei contribuenti”. Lo Stato invece dovrebbe fare questo discorso:” io Stato indico questa strada, se tu vuoi seguire il mio suggerimento io ti do i soldi dei contribuenti come mia entrata nel capitale della tua società e quindi con tutti i diritti (voto, partecipazione al cda, dividendi) che ogni investitore ha. In tal modo lo Stato entra in fabbrica e collabora a gestirla, controlla che gli obiettivi siano realizzati e offre al mondo del lavoro un trittico di opportunità impensabile:
● Diventa organo di programmazione,
● Utilizza i profitti aziendali per finanziare il welfare e il reddito di cittadinanza
● Apre la strada all’attuazione dell’art.46 della Costituzione, formalizzando forme di collaborazione alla gestione aziendale.
In sintesi la proposta è che ogni euro con cui lo Stato aiuta, incentiva, indirizza, programma il come produrre, il cosa produrre sia dato alle imprese come forma di partecipazione al capitale aprendo la strada ad un modo di produzione partecipato.
Fondamentale questo modus operandi per incentivare la produttività nascente dalla rivoluzione 4.0, con l’obiettivo di fare in modo che la maggior produttività sia appropriata dal capitale che ora tende di più ad appropriarsi del cervello dei lavoratori che non della sua fatica fisica, ma sia riappropriata in un processo di liberazione dal lavoro connessa alla liberazione del lavoro.
E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete.