CHIARA SARACENO ATTACCA LA DAD: “HA AUMENTATO LE DISEGUAGLIANZE TRA STUDENTI”

di Christian Vannozzi |

Si è tanto elogiata la didattica a distanza, abbreviata con la sigla DAD, e spesso si è dimenticato cosa questa abbia realmente generato, in quanto, seppur essenziale per poter continuare la didattica e portare a termine valutazioni e programmi, non è comunque riuscita a raggiungere tutti gli studenti della Penisola. Su questo le istituzioni hanno taciuto, per crogiolarsi nel loro successo, ma a farne le spese, come sempre, sono state le classi più deboli:

La sociologa Chiara Saraceno, intervistata dalla rivista Left, ha posto l’attenzione proprio su questo, togliendo, per così dire, l’aureola a questo tipo di didattica peraltro già ridimensionata da alcuni pedagogisti che non hanno mancato di evidenziare i limiti di questo tipo di insegnamento, specialmente per quanto riguarda gli studenti con bisogni educativi speciali (BES):

La didattica a distanza? Ha creato diseguaglianza. Il diritto all’istruzione è stato negato durante la pandemia. La disuguaglianza sociale si sperimenta già da bambini, purtroppo, nelle risorse che si hanno, nelle possibilità di futuro che si percepiscono davanti a sé. Con la chiusura delle scuole questo è diventato ancora più evidente perché è mancato un luogo in cui tutti i bambini potessero avere la stessa cosa. Non avere i soldi necessari per pagare gli strumenti tecnologici e la connessione veloce necessari per la didattica a distanza ha determinato disparità nell’accesso all’istruzione, ma anche disuguaglianze culturali”.

Parole giuste che in pochi hanno avuto il coraggio di pronunciare durante la pandemia, uno su tutti fu il segretario della UIL Scuola Pino Turi, che più volte ha riportato le problematiche dovute alle disuguaglianza generate dalla DAD e le argomentazioni di filosofi e pedagogisti sull’argomento, ma purtroppo pe ril ministero tutto questo è rimasto lettera morta.

La Dottoressa Saraceno continua dicendo:

Anche avere o non avere i genitori in grado di darti una mano ha fatto la differenza, così come lo spazio a disposizione a casa: tanti bimbi facevano lezione online in cucina, con i rumori di fondo e i fratelli. Tantissimi dovevano condividere con loro e con i genitori un unico computer o cellulare di famiglia”.

Si è fatto in pratica, come si direbbe a Roma, i conti senza l’oste, ammaliati dalla potenza di una didattica innovativa senza però pensare alle conseguenze e al fatto che non tutti disponessero di dispositivi informatici adatti, di una connessione a banda larga e soprattutto la possibilità di avere una stanza apposita per continuare a frequentare la propria classe a distanza. Se la scuola non riesce a raggiungere la totalità degli studenti si torna indietro ai tempi di Don Milani, quando la scuola serviva solo per i più ricchi e per chi poteva contare su precettori a casa che li seguivano.

Intervista riportata dal sito: orizzontescuola.it