di Renato Costanzo Gatti – Socialismo XXI Lazio |
L’esperienza Covid ha riportato di moda la parola “programmazione” quella tecnica per la quale si studia un problema, si inventariano le risorse, si fissano gli obiettivi, si studiano le azioni da fare per raggiungere gli obiettivi, si tengono conto delle possibili varianti che possono articolare gli interventi, si prendono le azioni previste, si verificano gli esiti, si correggono gli errori rilevati, insomma si sostituisce all’anarchia con un modello razionale guidato dall’intelligenza, la competenza, l’esperienza.
In campo economico, dopo le esperienze degli anni ’60, la programmazione è stata abbandonata, lasciando al mercato la scelta degli indirizzi da dare al paese, lo stato è intervenuto con interventi tesi a indirizzare, agevolare le scelte dei privati; interventi molto spesso sostenuti da lobbies e pressioni varie svuotando qualsiasi residuo di animus programmandi. Anche i report del governo hanno cancellato la parola programmazione dai loro titoli; il DPEF è stato rinominato DEF.
L’osservatorio conti pubblici italiani “Osservatorio CPI” così commenta:
“Le pubbliche amministrazioni trasferiscono risorse alle imprese in diverse forme: sussidi (spesso erogati a fondo perduto, cioè senza una contropartita), contributi alla produzione o agli investimenti, prestiti a tassi agevolati, fondi di garanzia, stanziamenti per coprire crediti d’imposta (ossia per pagare le imposte dovute da certe imprese), contratti di servizio e/o di programma (somme che servono per remunerare aziende che offrono un servizio alla pubblica amministrazione o alla collettività)”.
In nota si precisa che nell’analisi non si considerano gli sconti fiscali alle imprese che non sono coperti da espliciti stanziamenti di bilancio (gli sconti fiscali non sono trasferimenti ma minori incassi dell’erario). Ricordo alcuni sconti fiscali: iperammortamento 4.0, bonus formazione 4.0, start-up innovative,ecobonus, patent box, recupero patrimonio edilizio,caldaie a condensazione, sabatini ter, contratti sviluppo, resto al sud, sport bonus,card cultura, tax credit edicole, credito imposta acquisto prodotti riciclati, contributi editoria, bonus pubblicità,venture capital, etc.
Continua l’Osservatorip CPI:
“I trasferimenti pubblici a favore delle imprese stanziati dal Bilancio dello Stato ammontano, per il 2018, a oltre 46,7 miliardi di euro. Di questi, 19,7 sono rivolti al sostegno di alcuni settori specifici. Questa nota si focalizza soltanto sui trasferimenti dallo Stato. Più specificatamente, sono state considerate dal Bilancio dello Stato le voci di spesa incluse nelle seguenti categorie: “4- trasferimenti correnti ad amministrazioni pubbliche”, “6- trasferimenti correnti a imprese”, “22- contributi agli investimenti”, “23- contributi agli investimenti ad imprese”, “26- altri trasferimenti in conto capitale” e “31- acquisizioni di attività finanziarie”.
Se del totale di 46.7 miliardi 19.7 sono rivolti al sostegno di settori specifici, i restanti 27 miliardi sono rappresentati da:
● un insieme di trasferimenti destinati alla generalità delle imprese, come agevolazioni contributive per le assunzioni di personale, trasferimenti per ricerca e sviluppo, o trasferimenti alle imprese nelle aree colpite da sisma (23,9 miliardi);
● trasferimenti relativi a spese militari (3,1 miliardi), in quanto di diversa natura;
● trasferimenti genericamente rivolti al cosiddetto “terzo settore” (enti, istituti, associazioni, fondazioni e altri organismi (91 milioni).
I trasferimenti sono divisi in trasferimenti al settore pubblico e quelli al settore privato:
Settore pubblico 2018(mln) 2019(mln)
Ferrovie dello stato e altre 6.100 3.700
Trasporto pubblico locale 5.000 5.000
Altri 618 486
TOTALE PUBBLICO 11.728 9.186
Settore privato
Banche 3.000 4.500
Autotrasportatori 1.468 1.600
Altri 3.496 3.305
TOTALE PRIVATO 7.964 9.405
TOTALISSIMO 19.693 18.591
I dati del 2019 possono essere suddivisi in spese correnti e in c/capitale
Corrente C/capitale Totale
Per servizi pubblici 6.810 2.376 9.186
Altre imprese 8.531 874 9.405
Totale 15.341 3.259 18.591
Appare evidente la forte prevalenza delle spese correnti su quelle in c/capitale, connotando l’intervento dello stato a elemosiniere per un sistema imprenditoriale asfittico piuttosto che come ente programmatore, missione che il nostro paese ha completamente dimenticato. Eppure 50 miliardi l’anno non sono una cifra negligibile.
E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete.