LE BRIGATE MATTEOTTI
Nella Resistenza Italiana, sin dal 9 settembre 1943 erano attive, a Roma e nel Lazio, alcune “squadre” Matteotti, poi riorganizzate in Brigata Matteotti al comando di Giuseppe Gracceva ed alle dipendenze di Giuliano Vassalli, membro della Giunta militare centrale del CLN. Le Brigate Matteotti, tuttavia, si costituirono il 12 dicembre 1943 con la creazione della I Brigata d’assalto Matteotti a Caerano San Marco (Provincia di Treviso) e nella zona del Monte Grappa (Provincia di Vicenza), per iniziativa di un gruppo di patrioti veneti di fede socialista: esse però non diedero avvio a nuovi reclutamenti, dal momento che l’orientamento della classe dirigente del PSIUP era quello di integrare i volontari socialisti impegnati nella lotta antifascista in altre formazioni partigiane attive in molte zone dell’Italia centro-settentrionale. Si dovrà pertanto attendere la primavera del 1944 prima che venissero costituite altre brigate d’assalto Matteotti, ribattezzate, fin dal giugno di quello stesso anno, Brigate Giacomo Matteotti. Le brigate erano costituite in massima parte da aderenti e simpatizzanti del PSIUP ma, in alcune formazioni, parte dei militanti provenivano da altri partiti antifascisti. Occorre, infatti, rimarcare che le compagini anarchiche che rispondevano al nome di Brigate Bruzzi Malatesta agivano di concerto con le Brigate Matteotti, in quanto gli anarchici preferivano operare assieme a formazioni legate ad un’osservanza politica non moscovita, vista la rottura tra le frange anarchiche e libertarie e i comunisti, avvenuta durante la guerra di Spagna. Vi furono, al contrario, raggruppamenti partigiani, come la Banda Dionigi Superti, operante in Val d’Ossola, che pur non essendo inquadrati nelle Brigate Giacomo Matteotti erano composti quasi esclusivamente da combattenti reclutati nelle file del PSIUP. Forze in campo e zone operative Il numero totale delle Brigate Matteotti operanti nella Resistenza è stimabile in settanta brigate operative. Le brigate furono particolarmente attive in Piemonte e Valle d’Aosta, ma anche in Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Toscana, oltre che durante il periodo della Resistenza romana. Piemonte Le brigate piemontesi e valdostane erano comandate da Andrea Camia. Fra le formazioni più importanti operanti in Piemonte segnaliamo le divisioni: ● Italo Rossi, presente nell’Alto Monferrato e articolata in cinque brigate, un gruppo De Franchi e una Squadra volante ● Marengo, formata da tre brigate (Po, Val Bormida e Val Tanaro), che aveva i propri punti di forza nella zona di Tortona e nel Monferrato ● Giorgio d’Avito (quattro brigate, una brigata d’assalto e una brigata di manovra), attiva nel Canavese e nelle Valli di Lanzo ● Renzo Cattaneo concentrata in gran parte nelle Langhe ● Valle d’Aosta (cinque brigate) attiva quasi esclusivamente nella regione omonima ● Bruno Buozzi, (sette brigate) costituita da ben sette brigate, che aveva il proprio centro operativo a Torino e zone immediatamente limitrofe Lombardia Fra le formazioni più consistenti operanti in Lombardia possiamo annoverare: ● la 7ª Brigata del Bresciano ● Due reggimenti S.A.P., uno attivo nel Varesotto (3 brigate) e l’altro nella zona di Milano e provincia (otto brigate) ● La divisione Barni (tre brigate), che controllava ampie zone della Lomellina, dove operavano pure le Brigate Bruzzi Malatesta. ● Una divisione formata da sei brigate che combatté nella zona di Cremona e una brigata nel bresciano Veneto In Veneto fu particolarmente attiva una brigata operante alle pendici del Monte Grappa, che era nata dalla fusione della I Brigata d’assalto Matteotti, la più antica formazione partigiana psiuppina ed altri gruppi combattenti locali. Anche nel Padovano agì, fin dalla primavera del 1944, una Brigata Giacomo Matteotti. Altre regioni In Emilia-Romagna furono reclutate due brigate, una delle quali, subito dopo la liberazione di Forlì (novembre 1944), combatté sul fronte di guerra a fianco delle truppe alleate e ad una formazione GL. nella 5ª Brigata “Bonvicini” operò Licurgo Angelo Fava, medaglia d’oro al valor militare. In Toscana fu particolarmente attiva, nell’estate 1944, la brigata Antonio Giuriolo. La lotta armata Le Brigate Giacomo Matteotti si distinsero, durante la lotta partigiana, per la propria efficacia, disciplina interna e spirito combattivo. Fra le tante azioni che le videro protagoniste: ● Nel Lazio: il 10 settembre 1943 Sandro Pertini è a Porta San Paolo con i primi gruppi di resistenza socialisti, nel tentativo di contrastare l’ingresso nella Capitale delle truppe tedesche, combattendo a fianco dei granatieri e usando come proiettili anche cubetti di porfido. Si guadagna in questi giorni la medaglia d’oro al valor militare; con lui sono il futuro ministro Mario Zagari, il sindacalista Bruno Buozzi, Giuseppe Gracceva e Alfredo Monaco. Contemporaneamente le prime “squadre Matteotti” combattono a piazza Tuscolo, mettendo in fuga una pattuglia tedesca e uccidendone il comandante; a Porta Portese, provocando sette vittime tra i tedeschi; a borgata Gordiani, con Nicola Conte, alle Capannelle, a via Appia Nuova e alla Basilica di San Giovanni. Fa parte del gruppo dirigente delle formazioni partigiane anche Pietro Nenni, rifugiato nel Palazzo del Laterano. Una delle azioni più eclatanti delle formazioni romane avvenne a Roma il 25 gennaio 1944. Difatti nell’ottobre del 1943, Sandro Pertini e Giuseppe Saragat erano stati catturati dalle SS e condannati a morte per la loro attività partigiana. Tuttavia la sentenza non venne eseguita grazie all’azione dei partigiani socialisti che si concluse con la loro evasione dal carcere di Regina Coeli. L’azione fu organizzata da Giuliano Vassalli, che si trovava presso il tribunale militare italiano, con l’aiuto di altri partigiani delle Brigate Matteotti, tra cui Giuseppe Gracceva, Massimo Severo Giannini, Filippo Lupis, Ugo Gala e il medico del carcere Alfredo Monaco. Si riuscì così prima a far passare Saragat e Pertini dal “braccio” tedesco a quello italiano e quindi a produrre degli ordini di scarcerazione falsi, redatti dallo stesso Vassalli, per la loro liberazione (a conferma dell’ordine arrivò anche una falsa telefonata dalla questura, fatta da Marcella Monaco, moglie di Alfredo). I due furono dunque scarcerati insieme ai partigiani Luigi Andreoni del PSIUP, Torquato Lunadei, Ulisse Ducci, Carlo Bracco e Luigi Allori. A Marcella Monaco verrà conferita la medaglia d’argento al valor Militare. Francesco Malfatti di Montetretto, figlio di un dissidente già esule in Francia, costituì una rete informativa segreta per la raccolta di informazioni, che mise a disposizione di Peter Tompkins, …