LE BRIGATE MATTEOTTI

Nella Resistenza Italiana, sin dal 9 settembre 1943 erano attive, a Roma e nel Lazio, alcune “squadre” Matteotti, poi riorganizzate in Brigata Matteotti al comando di Giuseppe Gracceva ed alle dipendenze di Giuliano Vassalli, membro della Giunta militare centrale del CLN. Le Brigate Matteotti, tuttavia, si costituirono il 12 dicembre 1943 con la creazione della I Brigata d’assalto Matteotti a Caerano San Marco (Provincia di Treviso) e nella zona del Monte Grappa (Provincia di Vicenza), per iniziativa di un gruppo di patrioti veneti di fede socialista: esse però non diedero avvio a nuovi reclutamenti, dal momento che l’orientamento della classe dirigente del PSIUP era quello di integrare i volontari socialisti impegnati nella lotta antifascista in altre formazioni partigiane attive in molte zone dell’Italia centro-settentrionale. Si dovrà pertanto attendere la primavera del 1944 prima che venissero costituite altre brigate d’assalto Matteotti, ribattezzate, fin dal giugno di quello stesso anno, Brigate Giacomo Matteotti. Le brigate erano costituite in massima parte da aderenti e simpatizzanti del PSIUP ma, in alcune formazioni, parte dei militanti provenivano da altri partiti antifascisti. Occorre, infatti, rimarcare che le compagini anarchiche che rispondevano al nome di Brigate Bruzzi Malatesta agivano di concerto con le Brigate Matteotti, in quanto gli anarchici preferivano operare assieme a formazioni legate ad un’osservanza politica non moscovita, vista la rottura tra le frange anarchiche e libertarie e i comunisti, avvenuta durante la guerra di Spagna. Vi furono, al contrario, raggruppamenti partigiani, come la Banda Dionigi Superti, operante in Val d’Ossola, che pur non essendo inquadrati nelle Brigate Giacomo Matteotti erano composti quasi esclusivamente da combattenti reclutati nelle file del PSIUP. Forze in campo e zone operative Il numero totale delle Brigate Matteotti operanti nella Resistenza è stimabile in settanta brigate operative. Le brigate furono particolarmente attive in Piemonte e Valle d’Aosta, ma anche in Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Toscana, oltre che durante il periodo della Resistenza romana. Piemonte Le brigate piemontesi e valdostane erano comandate da Andrea Camia. Fra le formazioni più importanti operanti in Piemonte segnaliamo le divisioni: ● Italo Rossi, presente nell’Alto Monferrato e articolata in cinque brigate, un gruppo De Franchi e una Squadra volante ● Marengo, formata da tre brigate (Po, Val Bormida e Val Tanaro), che aveva i propri punti di forza nella zona di Tortona e nel Monferrato ● Giorgio d’Avito (quattro brigate, una brigata d’assalto e una brigata di manovra), attiva nel Canavese e nelle Valli di Lanzo ● Renzo Cattaneo concentrata in gran parte nelle Langhe ● Valle d’Aosta (cinque brigate) attiva quasi esclusivamente nella regione omonima ● Bruno Buozzi, (sette brigate) costituita da ben sette brigate, che aveva il proprio centro operativo a Torino e zone immediatamente limitrofe Lombardia Fra le formazioni più consistenti operanti in Lombardia possiamo annoverare: ● la 7ª Brigata del Bresciano ● Due reggimenti S.A.P., uno attivo nel Varesotto (3 brigate) e l’altro nella zona di Milano e provincia (otto brigate) ● La divisione Barni (tre brigate), che controllava ampie zone della Lomellina, dove operavano pure le Brigate Bruzzi Malatesta. ● Una divisione formata da sei brigate che combatté nella zona di Cremona e una brigata nel bresciano Veneto In Veneto fu particolarmente attiva una brigata operante alle pendici del Monte Grappa, che era nata dalla fusione della I Brigata d’assalto Matteotti, la più antica formazione partigiana psiuppina ed altri gruppi combattenti locali. Anche nel Padovano agì, fin dalla primavera del 1944, una Brigata Giacomo Matteotti. Altre regioni In Emilia-Romagna furono reclutate due brigate, una delle quali, subito dopo la liberazione di Forlì (novembre 1944), combatté sul fronte di guerra a fianco delle truppe alleate e ad una formazione GL. nella 5ª Brigata “Bonvicini” operò Licurgo Angelo Fava, medaglia d’oro al valor militare. In Toscana fu particolarmente attiva, nell’estate 1944, la brigata Antonio Giuriolo. La lotta armata Le Brigate Giacomo Matteotti si distinsero, durante la lotta partigiana, per la propria efficacia, disciplina interna e spirito combattivo. Fra le tante azioni che le videro protagoniste: ● Nel Lazio: il 10 settembre 1943 Sandro Pertini è a Porta San Paolo con i primi gruppi di resistenza socialisti, nel tentativo di contrastare l’ingresso nella Capitale delle truppe tedesche, combattendo a fianco dei granatieri e usando come proiettili anche cubetti di porfido. Si guadagna in questi giorni la medaglia d’oro al valor militare; con lui sono il futuro ministro Mario Zagari, il sindacalista Bruno Buozzi, Giuseppe Gracceva e Alfredo Monaco. Contemporaneamente le prime “squadre Matteotti” combattono a piazza Tuscolo, mettendo in fuga una pattuglia tedesca e uccidendone il comandante; a Porta Portese, provocando sette vittime tra i tedeschi; a borgata Gordiani, con Nicola Conte, alle Capannelle, a via Appia Nuova e alla Basilica di San Giovanni. Fa parte del gruppo dirigente delle formazioni partigiane anche Pietro Nenni, rifugiato nel Palazzo del Laterano. Una delle azioni più eclatanti delle formazioni romane avvenne a Roma il 25 gennaio 1944. Difatti nell’ottobre del 1943, Sandro Pertini e Giuseppe Saragat erano stati catturati dalle SS e condannati a morte per la loro attività partigiana. Tuttavia la sentenza non venne eseguita grazie all’azione dei partigiani socialisti che si concluse con la loro evasione dal carcere di Regina Coeli. L’azione fu organizzata da Giuliano Vassalli, che si trovava presso il tribunale militare italiano, con l’aiuto di altri partigiani delle Brigate Matteotti, tra cui Giuseppe Gracceva, Massimo Severo Giannini, Filippo Lupis, Ugo Gala e il medico del carcere Alfredo Monaco. Si riuscì così prima a far passare Saragat e Pertini dal “braccio” tedesco a quello italiano e quindi a produrre degli ordini di scarcerazione falsi, redatti dallo stesso Vassalli, per la loro liberazione (a conferma dell’ordine arrivò anche una falsa telefonata dalla questura, fatta da Marcella Monaco, moglie di Alfredo). I due furono dunque scarcerati insieme ai partigiani Luigi Andreoni del PSIUP, Torquato Lunadei, Ulisse Ducci, Carlo Bracco e Luigi Allori. A Marcella Monaco verrà conferita la medaglia d’argento al valor Militare. Francesco Malfatti di Montetretto, figlio di un dissidente già esule in Francia, costituì una rete informativa segreta per la raccolta di informazioni, che mise a disposizione di Peter Tompkins, …

CALZOLARI ALFREDO DETTO “FALCO”

Alfredo Calzolari, “Falco“, da Giuseppe e Maria Accorsi; nato l’11 febbraio 1897 a Molinella; ivi residente nel 1943. Operaio. Iscritto al PSI e al MUP. Durante la dittatura e nei venti mesi della Resistenza fu uno dei principali dirigenti del movimento operaio molinellese. Cresciuto alla scuola di Giuseppe Massarenti, Giuseppe Bentivogli e Paolo Fabbri, non fu solo un dirigente politico e militare molto intelligente e capace, ma anche un uomo d’azione coraggiosissimo. Dotato di grandissima umanità, conosceva come pochi l’animo popolare e le aspirazioni del mondo contadino molinellese. Ancora giovanissimo si era iscritto al PSI e aveva militato nei Falchi rossi, l’organizzazione giovanile socialista esistente prima del fascismo. Nel 1920, quando a Molinella furono organizzate le Guardie rosse — un’organismo militare che aveva il compito di fronteggiare le squadre fasciste — ne divenne uno dei dirigenti. Il 12 giugno 1921, quando i fascisti invasero Molinella per uccidere Massarenti, diresse la resistenza e respinse l’assalto. Come Massarenti, qualche tempo dopo fu costretto a lasciare la sua casa, per sottrarsi alla violenza fascista. Dopo un soggiorno romano, ritornò a Molinella dove visse durante la dittatura, senza mai rinnegare le sue idee. All’inizio del 1941 fu arrestato perché “mantiene idee irriducibilmente antifasciste” e il 31 marzo 1941 fu inviato al confino per 3 anni. Riebbe la libertà il 13 agosto 1941. Nel 1942 aderì al MUP e, ai primi di agosto 1943, partecipò alla riunione che si tenne nello studio di Roberto Vighi nel corso della quale MUP e PSI si unificarono dando vita al PSUP. Con l’inizio della Resistenza, fu uno dei primi a prendere le armi a Molinella e uno dei principali organizzatori della brigata Matteotti Pianura, la 5^ brigata Bonvicini. Si trasferì a Bologna nell’estate 1944, quando pareva che la liberazione della città fosse imminente. Ebbe, tra gli altri, il compito di organizzare la protezione armata delle basi militari socialiste che si trovavano in via de’ Poeti, — il famoso “fondone” di Paolo Fabbri — in via Castiglione 21 e in via Mazzini 23 dove si trovava la tipografia clandestina del partito, nella quale si stampavano giornali, opuscoli di propaganda e volantini. Nell’ottobre 1944 fu inviato a Molinella per assumere il comando della Brigata Matteotti Pianura. La scelta cadde su di lui, in un momento politico e militare molto delicato, perché era un uomo di polso e di grande coraggio, oltre che un profondo conoscitore degli uomini e della zona molinellese. In quel periodo, il fronte della Resistenza era in crisi, perché le truppe alleate si erano fermate alle porte di Bologna e i nazifascisti avevano potuto scatenare una controffensiva generale contro le forze partigiane. Inoltre, a Molinella, socialisti e comunisti erano divisi da un grave contrasto. Calzolari ebbe il merito di riorganizzare la brigata, di sanare i contrasti e di tenere viva per tutto l’inverno la guerriglia contro i nazifascisti. Egli, a Molinella, combatteva a viso aperto. La maggior parte delle riunioni politiche o militari le organizzava nelle case dei fascisti. A chi gli chiedeva se non era troppo rischioso, rispondeva: “Se ci scoprono, vorrà dire che bruceranno la casa di un fascista, non quella di un compagno”. Il 2 marzo 1945 il partito lo incaricò di assumere la direzione politica nella zona di Molinella, per cui dovette lasciare il comando della brigata. Non abbandonò però completamente l’attività militare, essendogli stato affidato il comando del battaglione Bevilacqua, che operava a Molinella. Il 16 aprile 1945, mentre si stava recando in una base partigiana, in località Morgone, si scontrò con una pattuglia tedesca e fu abbattuto a colpi di mitra. Raccolto morente dai compagni, fu trasportato a Molinella dove spirò il 17 aprile 1945, mentre i tedeschi stavano abbandonando la zona e la guerra volgeva ormai alla fine. Gli è stata conferita la medaglia d’oro alla memoria. Riconosciuto partigiano con il grado di comandante di brigata dal 10 settembre 1943 al 17 aprile 1945. Il suo nome fu dato a un battaglione della 5^ brigata Bonvicini Matteotti. Anche una sezione del PSI e una strada di Bologna portano il suo nome. Il suo nome è stato dato ad una strada di Molinella.   Note E’ ricordato nel Sacrario di Piazza Nettuno. Medaglia d’Oro al Valor Militare Eroico combattente, era tra i primi ad entrare nelle formazioni partigiane della sua zona e ad opporsi con le armi alla tracotanza avversaria, dimostrandosi audace e abile comandante. Nel corso di duri combattimenti che precedettero la liberazione di una grande città, attaccava ripetutamente, alla testa del suo battaglione, reparti avversari in ripiegamento, infliggendo loro gravi perdite. Nel generoso tentativo di impedire la esplosione dei bacini idrovori di una bonifica di grande importanza, minati dal nemico, guidava all’assalto i suoi uomini. Rimasto gravemente ferito in un violento corpo a corpo, rifiutava ogni soccorso e sebbene in fin di vita, trovava l’energia per incitare i suoi dipendenti che riuscivano così, con supremo sforzo, a sopraffare l’avversario. Nobilissimo esempio di senso del dovere e amor di Patria. Molinella (Bologna), 8 settembre 1943 -17 aprile 1945 Fonte: storiaememoriadibologna.it   I funerali di Alfredo Calzolari Fonte fotografica: storiaememoriadibologna.it     SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

I SOCIALISTI IN PUGLIA SI ORGANIZZANO

di Fabio D’Aprile – Turi Web | Nasce il Coordinamento regionale dell’Associazione Socialismo XXI. Gianni Guerra è il referente per Turi | Si è costituito da qualche settimana il Coordinamento Regionale Pugliese del CUS (Comitato per l’Unità Socialista) che si pone l’obiettivo di realizzare un processo di riaggregazione politica ed organizzativa, dialogando con tutte le realtà dell’elettorato di sinistra al fine di costruire un nuovo progetto unitario e una piattaforma programmatica per la rigenerazione democratica e progressista del Paese. Promotore di questa iniziativa, in tutta Italia, è l’Associazione Socialismo XXI che, come si apprende dalla nota stampa divulgata, ha indicato Massimo Lotti come Coordinatore regionale. Il referente territoriale, invece, è stato individuato in Gianni Guerra, che abbiamo ascoltato per avere qualche notizia in più sulle premesse da cui parte questo progetto. «Riteniamo fondamentale – dichiara Guerra – ritornare a confrontarsi sui principi politico-ideologici e sui temi etici che imperversano nelle discussioni nazionali, partecipando in maniera attiva alle rapide evoluzioni che la società sta affrontando. Oltre al tema impellente delle drammatiche conseguenze socio-economiche dovute al Covid, non bisogna tralasciare riflessioni altrettanto importanti come, ad esempio, il disegno di legge Zan, che mira a rafforzare le misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sull’orientamento sessuale, l’identità di genere e la disabilità». «In realtà – prosegue il referente turese – prima della pandemia, abbiamo pensato di ritornare a parlare negli spazi “vuoti”, provando a riportare la nostra comunità ad essere protagonista dei cambiamenti e non un soggetto passivo. Parlo di spazi “vuoti” poiché nella politica cittadina si avverte una forma imperante di autoreferenzialismo: si parla “a se stessi” e “per se stessi”, senza orientare la propria proposta verso la condivisione del bene comune. È il momento di uscire da queste logiche e mettere al centro i nostri giovani, promuovendo un’operazione culturale che li renda partecipi degli aspetti sociali». «Creare una forma di movimento inteso come apertura e accoglienza verso l’altro; aprirsi verso l’altro, qualsiasi sia la sua provenienza, italiana o straniera. Questo – osserva Guerra – è quello che manca nel nostro territorio: una concreta politica di integrazione che superi la paura del “diverso”; quella paura alimentata da slogan demagogici che fanno presa sulla “pancia” di un popolo vulnerabile, stanco di vedersi negare anche i più elementari diritti». «Un’altra parola chiave, assieme a condivisione e integrazione, è responsabilità. Ciascuno di noi – evidenzia il referente turese – ha il dovere e il diritto di rappresentare un paese diverso da quello che viviamo, accogliendo la sfida a mettersi in gioco in prima persona». «Prima della pandemia – conclude – ci siamo confrontati su tutti questi aspetti, ora è arrivato il tempo di metterci in cammino per realizzarli. Per seguire tutte le nostre iniziative o aderire al CUS potete visitare i siti www.socialismoitaliano1892.it e www.sempreavanti.info, nonchè le pagine e gruppi FB di Socialismo XXI e Sempreavanti». La nota del CUS: “Ripartiamo da Lavoro ed Ecologia”. «I Socialisti pugliesi che si raccolgono intorno a principi e idee dell’Associazione Socialismo XXI, alla presenza del Coordinatore Nazionale del Comitato di Unità Socialista (CUS), Franco Lotito, e del Presidente Nazionale dell’Associazione, Aldo Potenza, hanno individuato nella persona di Massimo Lotti la figura di Coordinatore Regionale dell’Associazione Socialismo XXI. L’Associazione, partecipando in maniera attiva al Comitato di Unità Socialista, intende così promuovere la sua opera di strutturazione territoriale in prospettiva della nascita di un nuovo soggetto politico che, ispirandosi alle vicende dei socialisti francesi, promuova una Epinay italiana al fine di raggruppare tutte le organizzazioni socialiste, ma anche singole personalità per riconsegnare all’Italia quella forza socialista, laica e liberale che da oltre trent’anni è assente dal panorama politico. I Socialisti dell’Associazione XXI Secolo, ritengono che oggi più che mai occorra rifondare un soggetto politico che, in continuità con i principi sanciti a Genova nel 1892 e rivendicando per intero la storia dei Socialisti italiani, sappia coniugare al futuro i valori imprescindibili dell’essere socialisti: Lavoro ed Ecologia. Il lavoro, per dirla con il Compagno Lotito, “significa rimettere al centro delle scelte politiche la ‘Persona’, rovesciando il modello di crescita neo-liberista basato sulla precarietà sociale e tornando a far crescere i posti di lavoro stabili. Questo vuol dire meno economia finanziaria e più economia reale. Il precariato ha ormai assunto i caratteri di uno sfruttamento vergognoso dei più deboli. Ne sanno qualcosa soprattutto le giovani generazioni delle regioni meridionali dove dilaga l’abbandono scolastico, il precariato più umiliante ed il lavoro nero. Vuol dire una politica retributiva che innalzi decisamente il valore dei salari e degli stipendi. Vuol dire una politica fiscale basata su una forte progressività che sposti il prelievo verso le grandi ricchezze, alleggerendo contestualmente il carico fiscale per lavoratori e pensionati”. Ecologia, significa che l’Uomo deve ritornare a “fare pace con la Natura”, ovvero ad una società che investa maggiormente nell’Innovazione tecnologica; vuol dire “più digitale”, vuol dire risparmio energetico, vuole dire una società che adotti stili di vita orientati alla sobrietà dei consumi eliminando la componente dello spreco e al riciclo dei rifiuti in una economia circolare». SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

25 APRILE

di Luca Molinari | La data del 25 aprile rappresenta un giorno fondamentale per la storia della giovane repubblica italiana. E’ l’anniversario della rivolta armata partigiana e popolare contro le truppe di occupazione naziste tedesche e contro i loro fiancheggiatori fascisti. Il 25 aprile 1945 segna il culmine del risveglio della coscienza nazionale e civile italiana impegnata nella riscossa contro gli invasori e come momento di riscatto morale di una importante parte della popolazione italiana dopo il ventennio di dittatura fascista. La stessa storia dell’Italia repubblicana fonda interamente le proprie basi nell’esperienza dell’antifascismo che Piero Calamandrei definì “quel monumento che si chiama ora e sempre Resistenza”, elemento base di una nuova religione civile della nascitura giovane democrazia repubblicana. Si è parlato più volte e da più parti della Resistenza come di “un secondo Risorgimento i cui protagonisti furono le masse popolari” (Sandro Pertini). Non è intenzione di chi scrive fornire una ricostruzione storica dei fatti e dei protagonisti, ma semplicemente sfatare una teoria storiografia revisionista che, negli ultimi anni, è molto di moda: la Resistenza come “guerra civile”. Benché la Resistenza non sia stato un fatto coinvolgente la maggioranza degli italiani, ma solo quella relativa degli abitanti delle aree centro-settentrionali, essa non è stata affatto una guerra di italiani contro italiani, come, in Spagna nel 1936, si era avuto uno scontro di spagnoli contro spagnoli. Infatti vi fu lo scontro tra soldati e combattenti italiani contro gli invasori tedeschi ed i loro collaboratori repubblichini, i primi, nel rispetto della pluralità politica, combattevano in nome della democrazia liberale o socialista che fosse, i secondi combattevano a fianco delle SS hitleriane sostenitrici del primato della razza ariana e della necessità di conquistare uno “spazio vitale” per la Germania nazista. Chi scrive non vuole assolutamente cadere nella retorica resistenziale, ma è fortemente concorde col fatto che la Resistenza fu un momento edificante in cui si affrontarono i sostenitori della libertà, della democrazia e della giustizia sociale contro gli adulatori della tirannide e della barbarie di cui furono essi stessi le prime vittime, se di “guerra civile” si vuole parlare la si deve intendere come “per la civiltà” (Dante Livio Bianco), come “una guerra politica, popolare ….. .Una guerra democratica, in duplice senso, in quanto democratico è il suo metodo ed è democratico il suo ultimo, l’abbattimento di una dittatura e l’instaurazione di un regime fondato sulla partecipazione popolare al potere” (Norberto Bobbio). Con ciò non si vuole fare un discorso relativo alle singole persone che combatterono su entrambi i fronti in buona fede che vanno sempre e comunque rispettate se non altro per i dolori e le sofferenze che furono costretti a subire. Premesso tale rispetto per tutti i morti mi sembra lecito oppormi a quanto proposto da più parti (politiche e non) di trasformare il 25 aprile nel giorno della pacificazione nazionale per ricordare i morti: i morti, tutti i morti, si commemorano il 2 novembre e la questione della pacificazione nazionale è già stata risolta, in chiave politica dall’amnistia promossa dall’allora Guardasigilli Palmiro Togliatti e, in chiave storica e letteraria da uno dei principali esponenti del Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia, il compianto senatore Leo Valiani che, nel pubblicare il suo diario del periodo clandestino, nella dedica iniziale scrive “A Duccio Galimberti, per tutti i caduti, della nostra parte e dell’altra”, volendo così separare gli aspetti personali ed umani (e umanitari?) della questione da quelli politici e storici. Ciò che più rammarica è che la Resistenza, lungi dall’essere un momento corale di unità popolare e nazionale, sia divenuta “la resistenza incompiuta o interrotta destinata, come tutti i conati, a indicare una meta ideale più che non a prescrivere un risultato” (Norberto Bobbio). La Resistenza doveva divenire il “mito fondatore” su cui basare la Repubblica democratica scaturita dalle scelte dell’Assemblea costituente figlia della stessa esperienza partigiana, purtroppo ciò non è avvenuto completamente, ma quei valori di uguaglianza, democrazia e giustizia sociale, contenuti nella Prima Parte della nostra Costituzione sono sempre validi ed attuabili ad essi ogni democratico deve rifarsi nella propria azione quotidiana. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

SÉGOLÈNE ROYAL “LA SOCIALDEMOCRAZIA SALVERA’ L’EUROPA”

di Leonardo Martinelli – La Stampa | Non ha partecipato all’incontro, ma Ségolène Royal lo ha scrutato tutto il giorno da lontano. Lei ci crede, ci vuole credere a un candidato unico di tutta la sinistra e dei Verdi per le presidenziali che si terranno in Francia tra un anno. Ieri, in un albergo davanti a uno dei canali che attraversano il Nord di Parigi, si sono riuniti i leader di quello schieramento, per la prima volta, dopo troppo tempo. Non hanno raggiunto un accordo ma hanno iniziato a discutere di «unità». E la Royal, già candidata (sfortunata) alle presidenziali del 2007, contro Nicolas Sarkozy, quando fu penalizzata anche dalle divisioni all’interno del suo campo, e una delle prime in Francia a parlare di ecologia a sinistra (a lungo inascoltata), guarda a questa possibile alleanza verde-rossa. E incrocia le dita. Perché ci spera così tanto? «È il solo modo per la gauche di arrivare al secondo turno e di competere con l’altro candidato che passerà, Emmanuel Macron o Marine Le Pen. E poi è la grande aspirazione di tanti elettori». La sinistra francese non è finita? Neanche quella europea? «Ma no. Anche Biden negli Usa fa una politica socialdemocratica e porta avanti il filando dell’economia pilotato dallo Stato e con l’obiettivo di una maggiore giustizia sociale. Sarebbe il colmo se in Europa la socialdemocrazia regredisse, quando addirittura gli Usa, la patria degli eccessi del liberalismo, hanno capito che per rispondere alle crisi attuali bisogna realizzare politiche di quel tipo». Parla ancora di socialdemocrazia? Non sarebbe meglio dire socialecologia? «Proprio stamani qualcuno mi ha inviato un filmato in cui io, nel 1992, quando ero ministra dell’Ambiente, dicevo che l’ecologia non era sufficiente e che ci voleva anche la giustizia sociale. Mi definivo una social-ecologista. Comunque, andiamo al di là delle etichette politiche. Bisogna inventare un nuovo modello di sviluppo. La gente, di base, vuole sperare nel futuro, proiettarsi in un avvenire positivo, che non sia troppo lontano. È la grande angoscia umanista di oggi». L’incontro è stato voluto da Yannick Jadot, eurodeputato di Eelv, il partito ecologista. Vi hanno partecipato tutti, anche i rappresentanti della France insoumise, il partito della gauche radicale di Jean-Luc Mélenchon, che hanno accettato di discutere ma non vogliono una candidatura comune.. «I verdi e i socialisti sembrano, invece, volerla. L’importante è che due comincino». Mélenchon si aggiungerà? Per tanti sembra impossibile.. . «Non lo è, anzi è indispensabile. Senza di lui, al secondo turno non ci andiamo. Mélenchon viene dal Partito socialista, come me. Abbiamo tante cose in comune». Ha un nome in mente come candidato unico? Lo stesso Jadot? O Anne Hidalgo, socialista, sindaca di Parigi? «È ancora presto. Ma se qualcuno emerge ed è in posizione di vincere, io mi metterò al servizio della coalizione. Aldilà della persona, sarà una questione di squadra. La gente non vuole più un esercizio del potere solitario. Non crede più agli “uomini miracolo”. Basta vedere quello che è successo con Macron. Gli elettori vogliono una squadra che funzioni». Come può riuscire a vincere un’alleanza sinistra-verdi? In Francia, ma pure nel resto dell’Europa… «Dando risposte concrete alle tre grandi crisi del momento: ecologica, sociale e soprattutto democratica. I processi decisionali attuali non funzionano, per questo in Francia abbiamo avuto la crisi dei gilet gialli. Dobbiamo ridefinire come funzionano le istituzioni nel momento in cui usciremo dalla crisi sanitaria e realizzeremo il piano di rilancio. Per il momento, invece, c’è solo un pugno di persone che decide tutto. Se facciamo progressi su queste tre crisi, rilanciamo l’economia. E non funziona in senso inverso: non basta rilanciare l’economia per risolvere tutti i problemi. Quello lo dice la destra ultra-liberale. Ecco la differenza con la sinistra». Sì, ma il piano di rilancio europeo non è ancora partito… «E un problema di efficienza dell’Europa. Aspettano che tutti i Paesi lo ratifichino. Penso a come abbiamo fatto con l’Accordo di Parigi sul clima. Ci volevano almeno 55 Paesi che rappresentassero minimo il 55% delle emissioni di gas serra per rendere operativa l’intesa. Ecco, avrebbero dovuto fare la stessa cosa per il piano di rilancio. Si parte, se almeno la metà dei Paesi più uno, che rappresentano il 55% della potenza economica dell’Ue, dice di sì. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

25 APRILE E’ UNA FESTA DI “PARTE”, PARTIGIANA E RIVENDICO LA MIA PARTE SOCIALISTA

Nella foto Pertini con la Brigata Matteotti | di Lidano Grassucci – Fattolatina.it rivista online dei tempi nuovi | Mi scuserete ma la festa del 25 aprile non è la festa di tutti, non è la festa della riconciliazione, di valori comuni. E’ il ricordo della mia parte che ha battuto, sconfitto, fascisti e nazisti. E’ la festa dei liberi, di quelli che non volevano il capo e si sono battuti per la libertà. Come? Con la guerra, con la dura guerra in ragione della guerra dei mostri della storia. Non è la festa dei pacifisti, perché la libertà ce la siamo conquistata con le armi, e se necessario la stessa strada prenderemo con le armi. I mostri si combattono con le armi. Dice, ma avete ucciso… certo per vincere i mostri e conquistare la libertà. Poi, in questa parte di combattenti per la libertà c’era la mia parte, quella socialista delle brigate Matteotti, di Giustizia e Libertà che volevano, oltre alla libertà, la giustizia e per questo siamo andati in montagna. Il 25 aprile è la festa della libertà, ma noi non ci siamo dimenticati dell’altro impegno… della giustizia e da allora ci battiamo per avere una società giusta, capace di superare il capitalismo. „Il socialismo mantiene la sua fondamentale ed essenziale natura di movimento anticapitalistico. Esso nasce come reazione umana e razionale nei confronti delle ingiustizie delle ineguaglianze che il nascente capitalismo industriale portava con sé. Le contraddizioni e le crisi della società capitalistica costituirono oggetto delle analisi, della critica penetrante, delle previsioni dei teorici socialisti. I mutamenti intervenuti dopo le due guerre mondiali, la modificazione della natura e delle manifestazioni del capitalismo non hanno mutato la ragione fondamentale della lotta socialista e cioè quella di provocare un superamento del capitalismo con il passaggio ad un ordine economico, sociale e politico più evoluto, che arricchisca le libertà dell’uomo, le sue condizioni di vita materiale e spirituale.“Bettino Craxi (socialista), 1966 Socialismo e realtà. No non è la festa di tutti, è la festa di chi ama essere libero e per questo mette in gioco la vita. Questa è la nostra resistenza, la Resistenza socialista quella che sognava il “Vento del nord” per dirla alla Pietro Nenni (socialista) che avrebbe spazzato via il vecchio stato di cose borghese e corrotto, fascista dentro. La storia non è cosa gentile, non è un balletto di cigni che cantano, è lacrime e sangue e il nostro sangue è stato versato per la Libertà. Oggi siamo attenti alle cose presenti, oggi, eccezionalmente, abbiamo scelto di rinunciare a libertà anche minime, ma questo non ci fa meno vigili verso chi auspica “padroni”, “capitani”, “guru” da seguire, esercito e guardie da mettere in strada. Attenti siamo ad ogni seppur lontano odore di quella “puzza” che hanno gli assassini di liberta. Su queste strade se vorrai tornare ai nostri posti ci ritroverai morti e vivi collo stesso impegno popolo serrato intorno al monumento che si chiama ora e sempre RESISTENZA Pietro Calamandrei (socialista), Giustizia e libertà E chiudo citando da una frase che è l’anima e il mio animo in quello che penso e che siamo: Noi siamo profondamente convinti che la giustizia sociale sia inseparabile da una democrazia vera, autentica.—  Giuseppe Saragat (socialista) Chiudo come Saragat chiudeva i suoi discorsi W l’Italia, W il socialismo! SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

IL SOCIALISMO VIVE NEL POPOLO

    di  Filippo Vasco – Coordinatore Socialismo XXI Toscana |   La riunione in videoconferenza fatta il 26 marzo, ha avuto come obbiettivo la costituzione del Comitato per l’Unità del Socialismo in Toscana, con tutte le associazioni, gruppi progressisti e riformisti della sinistra, che si ispirano al socialismo. Per realizzare questo risultato, è necessario affrontare i diversi problemi presenti sul territorio, quindi, avere una reale presenza e delle strutture sul territorio capaci di sostenere la politica necessaria ai meriti e ai bisogni dei cittadini. Socialismo XXI nasce per costruire un nuovo soggetto socialista unitario nel nostro Paese, ma per realizzare ciò è indispensabile il recupero della diaspora socialista, dialogare con altri soggetti riformisti di sinistra, con il sindacato dei lavoratori e pensionati, parlare con tutta la gente comune per avvicinarli ai nostri ideali del socialismo riformatore. Da dove iniziare, cosa fare, come organizzarsi? Il primo quesito da dove iniziare, credo che sarebbe opportuno incominciare dalle elezioni amministrative che si terranno entro l’anno; in Toscana si svolgeranno in 26 Comuni, di cui 6 sopra i quindicimila abitanti e in 20 sotto i 15 mila; sarebbe importante Partecipare, come Socialismo XXI insieme ai gruppi progressisti e riformisti della sinistra, affinché questo impegno sul territorio ci possa consentire di costruire una presenza comune, utile per fare una sperimentazione per la costruzione del nuovo soggetto, ma anche per crescere sul territorio. Altre iniziative, per costruire la nostra presenza, possono muoversi nel rapporto con le persone, indispensabile per conoscere il territorio, ma anche nel rapporto con strutture già in essere, avendo cura di introdurre elementi legati ai nostri ideali, un altro modo per creare radicamento può essere quello di fare nascere nuove strutture insieme ad altri con cui decidiamo di esercitare la nostra attività. Cosa fare e come organizzarsi. Questo lavoro può essere fatto per affrontare le tre questioni che vogliamo perseguire, costruire il Comitato per l’Unita del Socialismo; partecipare alle prossime elezioni amministrative in Toscana; organizzare la nostra presenza sul territorio, attraverso un nuovo percorso unitario, che ci porti a creare un primo passo verso il nuovo soggetto, capace di fare vivere politicamente le nostre idee  in un rapporto reale e concreto con i cittadini della nostra Regione. Questo lavoro ci eravamo ripromessi di farlo lo scorso anno, ma la pandemia ci ha bloccati, ancora oggi siamo nel pieno della pandemia  e tutte le sue varianti, ma utilizzando tutti gli strumenti possibili, spostamenti possibili e uso della tecnologia, possiamo procedere e proseguire sugli obbiettivi, della costruzione del nuovo soggetto del Socialismo e di dare il nostro contributo concreto alla rinascita del Paese e dell’Europa. Una Italia e una Europa, dove la componente del socialismo a smarrito i suoi orizzonti, ma che può e deve rinascere, un partito socialista può e deve ricollocarsi, decidere da che parte stare e scegliere il mondo del lavoro produttivo, attivando i necessari rapporti con il socialismo di tutti i Paesi europei, al fine di avere una direzione di marcia comune e una linea politica che guardi alla Federazione dell’Europa. Esprimersi sull’Italia e sull’Europa, è molto essenziale, perché in una globalizzazione non regolata, come quella vissuta in questi ultimi decenni, la possibilità concreta che abbiamo, per aiutare e migliorare il Mondo, si chiama Federazione Europea, attraverso la volontà comune per dialogare con gli altri continenti, a partire dalla vaccinazione di massa, per mettere fine a questa pandemia e partecipare nel mondo ai rapporti politici e diplomatici, economici e commerciali, intervenire per migliorare i problemi climatici, dare il nostro contributo per la stabilità e la pace nel mondo. La pandemia ha migliorato qualcosa in Europa, siamo passati dalla austerità agli investimenti sull’economia, sulle tecnologie e sul clima, ma la strada della costruzione dell’Europa Federale è ancora molto lunga, si tratta di creare nel vecchio continente le premesse di una democrazia partecipata, con istituzioni elette dai cittadini, parlamento ed esecutivo, ma consapevoli che sui problemi della difesa e della sicurezza, sul bilancio europeo comune, per una equa misura di tassazione per tutti gli stati membri, insieme a investimenti sull’ambiente, sulle tecnologie e sul lavoro, sono le priorità per l’Italia e l’Europa. Nel nostro Paese, aldilà della attuale situazione, dobbiamo registrare dei ritardi enormi, non più tollerabili, negli ultimi 30 anni, con la scomparsa dei Partiti e della politica partecipata, sono stati gestiti problemi di gruppi, di categorie e molto spesso personali, mentre nella cosiddetta prima repubblica, i diversi interessi stavano all’interno della programmazione generale del Paese, oggi e da molti decenni si muovono aldilà dei bisogni dei cittadini, dobbiamo ritrovare la strada dello sviluppo sostenibile del Paese, superare le disuguaglianze e le ingiustizie, lavorare per costruire un’Italia del lavoro, della partecipazione, dei meriti e dei bisogni. Con il Governo Draghi, possiamo dire che alcune idee, che guardano al futuro, li ha manifestate all’atto della fiducia in Parlamento, ma pur definendosi “liberal socialista”, Draghi è un keynesiano, liberale, ma con una cultura economica, che non guarda alla socializzazione dei mezzi di produzione e alla partecipazione dei lavoratori alla gestione delle aziende. Quindi, verso il Governo Draghi, possiamo sostenere le attività che guardano al lavoro, regolare e dignitoso, superare le disuguaglianze tra i cittadini, mentre sulla giustizia giusta, si deve ricostruire una giustizia civile per le persone e per l’economia, una giustizia penale, che migliora le condizioni di vita nelle carceri, applicando la Costituzione italiana, che all’Art. 2 sancisce il valore assoluto della persona umana e la sua dignità, mentre l’Art. 27 finalizza la pena alla rieducazione e con i pieni diritti del condannato, ma molto spesso la delinquenza interna e la gestione errata, prevaricano questo principio rieducativo. Dunque, verso il nuovo Governo, dobbiamo dare impulso alla vaccinazione di massa e alla costruzione di un programma, con progetti definiti, al fine di rilanciare dopo la pandemia, l’economia sostenibile, la riorganizzazione e la digitalizzazione della P.A., riformare la sanità sul territorio e negli ospedali, avviare alcune riforme strutturali e di gestione nelle grandi opere, rivedere alcune regole e la burocrazia che bloccano il Paese. Una breve riflessione la vorrei fare rispetto alle forze …

TURCHIA: IN RICORDO DI EBRU TIMTIK

Se n’è andò in silenzio il 27 agosto 2020, in una stanza d’ospedale, dove era stata trasferita dal carcere in seguito al precipitare delle sue condizioni. Se n’è andò al 238esimo di uno sciopero della fame con cui chiedeva un processo equo in un Paese, la Turchia, in cui l’equità e la giustizia sono concetti inesistenti. Specie se sei donna. Specie se sei un’avvocata per i diritti umani. Specie se non pieghi la schiena di fronte a un potere che vorrebbe tapparti la bocca. È morta così, Ebru Timtik, di fame e di ingiustizia. Il suo cuore si è fermato semplicemente perché non aveva più nulla da pompare in un corpo scarnificato dall’inedia. È morta per difendere il suo diritto ad un giusto processo, dopo essere stata condannata a 13 anni, insieme ad altri 18 avvocati come lei, detenuti con l’accusa di terrorismo, solo per aver difeso altre persone accusate dello stesso crimine. È morta come Ibrahim e come Helin e come Mustafa del Grup Yorum, morti dopo 300 giorni di digiuno per combattere la stessa accusa. È morta combattendo con il proprio corpo, fino alle estreme conseguenze, una battaglia che nella Turchia di Erdogan non è più possibile combattere con una parola, un voto, una manifestazione di piazza. È morta come fanno gli eroi, sacrificando la propria vita per i diritti di tutti. C’è solo un modo per celebrare la memoria di questa grande donna: non restare zitti. Far arrivare la sua voce il più lontano possibile, dove lei non può più arrivare. Ci sono idee così forti capaci di sopravvivere anche alla morte. Addio Ebru. Viva Ebru. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

LA FORZA TRANQUILLA

Bruno Buozzi sindacalista riformista”  un libro di ALDO FORBICE  –  Franco Angeli Editore  € 19,00 | Questo particolare libro di Aldo Forbice, che narra della vita del grande sindacalista socialista Bruno Buozzi (Aldo ha scritto su Buozzi altri libri), è la piu’ puntuale e dettagliata biografia del sindacalista riformista, con particolari inediti che non appaiono in altre biografie scritte da altri autori. In particolare, Forbice spiega il pensiero sindacale e politico di netta impronta riformista, la sua concezione del sindacato rispetto alla funzione del partito politico che, se rapportata al giorno d’oggi a 100 anni dal suo operare, afferma la modernità del suo pensiero. Di grande interesse, nel libro viene spiegato il pensiero di Bruno Buozzi sull’autonomia del sindacato dalle forze politiche e dai poteri istituzionali, sulla partecipazione dei lavoratori alle decisioni che riguardano i processi produttivi e le scelte aziendali. Se si pensa che i primi accordi contrattuali sui diritti di informazione e di consultazione dei lavoratori sono stati conquistati dai metalmeccanici nel 1973, piu’ di 60 anni dopo dalle enunciazioni di Buozzi, si puo’ ben dire come fosse all’avanguardia il suo pensiero socialista riformista rispetto ai massimalismi di altre correnti come pure in confronto al pensiero sociale cattolico permeato allora dall’interclassismo collaborativo. Discepolo ed amico di Turati, stretto compagno di Giacomo Matteotti, Treves e Modigliani, con loro era un riferimento della corrente riformista (allora in minoranza) nel Partito Socialista dove dominavano i massimalisti di Giacinto Menotti Serrati e dove operava anche una piccola minoranza di “comunisti” di Bordiga, Gramsci, Terracini e Togliatti che diedero vita, lasciando il PSI, al Partito comunista d’Italia su pressione di Lenin. Ma i riformisti di Buozzi erano in larga maggioranza nel Sindacato socialista. Operaio metalmeccanico fin dalla giovane età divenne, in seguito, segretario generale della Fiom, e poi segretario generale della Confederazione generale del lavoro, prima e durante Il regime fascista, nell’esilio di Parigi. Il libro racconta verso la fin dell’arresto di Buozzi, dopo che rientro’ segretamente in Italia, fu inviato da Mussolini al confino di Montefalco, da dove fu liberato il 25 luglio del 1943, quando venne nominato dal governo Badoglio commissario degli ex sindacati fascisti. Dopo l’8 settembre, nella Roma occupata dai tedeschi, fu il promotore di quella serie di contatti e incontri con gli esponenti politici e sindacali cattolici e comunisti (Di Vittorio, Roveda, Grandi, Gronchi, ecc.) che dovevano portare alla firma del “Patto di Roma” che diede vita all’esperimento voluto dal C.L.N.  di unità sindacale, durato quattro anni. Bruno Buozzi fu arrestato ed assassinato dai nazisti a Roma in località La Storta, insieme ad altri 13 antifascisti, il 4 giugno 1944, Il giorno stesso della liberazione di Roma, dopo essere stato per quasi due mesi nella famigerata prigione-tortura nazista di via Tasso. Questo libro – che come anzidetto è la più completa biografia umana e politica del sindacalista socialista – rivela, per la prima volta, le circostanze inquietanti del misterioso arresto di Buozzi, il quale viveva in clandestinità a Roma sotto il falso nome di un ingegnere e quindi la sua vera identità era a conoscenza di pochissimi esponenti del CLN romano.  Come poteva Kappler individuare ed arrestare Buozzi? Il libro, perciò, fa luce su una serie di questa ed altre vicende collegate al suo arresto, rimaste sin’ora nell’ombra, con l’aiuto di documenti (lettere, articoli, appunti, ecc.) e testimonianze, in gran parte inediti. Avendo vissuto in esilio in Francia molti anni aveva avuto rapporti con esponenti del socialismo e del sindacalismo internazionale occidentale ed era il piu’ conosciuto e stimato, a quel livello, dei sindacalisti italiani. Se non fosse stato barbaramente ucciso, certamente Bruno Buozzi sarebbe diventato un protagonista assoluto della vita politica italiana, del sindacato, del socialismo  e della sinistra democratica, che sotto il suo impulso avrebbero  preso “ben altre pieghe” evitando – grazie al Suo  impulso “riformista” – la sconfitta delle sinistre nel ’48 ed una ricostruzione del Paese pagata duramente dai lavoratori, ma avrebbe anche anticipato la svolta di evoluzione democratica del primo centro sinistra, avvenuta solamente nel 1963/64. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

OBIETTIVO RICOMPORRE LA DIASPORA SOCIALISTA, UN COMITATO PER L’UNITA’

di Natalino Spatolisano – Quotidiano del Sud | Associazioni e partiti in campo per i nuovi appuntamenti IN vista della, costituzione del “Comitato per l’Unità, Socialista in Calabria” è stato il presidente nazionale di “Socialismo XXI” Aldo Potenza a tracciare l’excursus storico dell’associazione, in occasione del webinar svoltosi sulla piattaforma Zoom. Duplice intento del sodalizio, “ricomporre la diaspora socialista” e restituire al Paese un partito socialista che “riarmodi il filo del dialogo” con i cittadini italiani. “Dopo l’incontro tenutosi a Livorno il 24 marzo 2018 alla presenza di 250 compagni, preparato grazie ad alcuni volenterosi coscienti della condizione in cui versa la sinistra italiana considerata l’assenza di un autorevole partito socialista e convinti che il socialismo si costruisce con la dedizione e la passione degli aderenti e con la costituzione di un collettivo pensante al servizio dei cittadini, la successiva convention programmatica organizzata a Rimini nel febbraio 2019”, ha sottolineato Aldo Potenza, “vide la partecipazione di oltre 300 compagni, dei quali 110 decisero di intervenire ai lavori dei 12 tavoli tematici su Europa, Sanità, Economia, Infrastrutture, Scuola, Riforme istituzionali, Fiscalità ed Ambiente. Il meeting consentì altre-sì di approvare il documento politico, lo statuto e gli organi dell’associazione nazionale ‘Socialismo XXI’, a cui si può liberamente aderire mantenendo i legami politici di provenienza. `Socialismo XXI’ lavora per ricomporre la diaspora socialista, senza creare una associazione nostalgica e senza dimenticare il passato, affrontando le sfide del futuro aggiornando metodi e programmi con una chiara matrice culturale e politica avente come riferimento il socialismo democratico. Abbiamo dato seguito allo stesso metodo che ad Epinay in Francia consentì alla Sfio di ricostruire nel 1971 con l’apporto di altre organizzazioni il nuovo partito socialista. ‘Socialismo XXI’, ha puntualizzato ancora l’ex assessore regionale umbro, “ha promosso così un ‘Tavolo di concertazione’ con le diverse organizzazioni e associazioni politiche di orientamento socialista oramai diventato Comitato per l’Unità Socialista e presieduto dal compagno Franco Lotito, associazioni che mantengono la loro autonomia politica organizzativa e si confrontano sul terreno politico e programmatico con tutti gli aderenti per la costruzione di un nuovo e autorevole partito socialista italiano, senza tuttavia escludere”, ha concluso Aldo Potenza, “chiuque sia intenzionato a lavorare per questo obiettivo”. Al webinar non è mancata la presenza del coordinatore regionale di “Socialismo XXI” Santoro Romeo, nelle fila del Psi sin dal lontano 1976, oramai “socialista senza partito”, ma anche sindacalista Uil, oltreché esponente del movimento “Poetas del mundo”, del vicepresidente nazionale del sodalizio Silvano Veronese e del responsabile Comunicazione della formazione politica Vincenzo Lorè. I partecipanti si sono dati appuntamento ad un prossimo incontro online per affrontare “Recovery pian: possibilità offerte al Sud Italia e in particolare alla Calabria”. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it