LA REPUBBLICA DI WEIMAR: ESPERIMENTO LIBERALSOCIALISTA?

di Christian Vannozzi |

Nel 1919, alla fine dei trattati di pace che avevano attribuito alla Germania il pagamento della quasi totalità delle spese militari e il crollo del Secondo Reich, costituito meno di 50 anni prima dal Cancelliere Bismarck , i socialdemocratici vinsero le libere elezioni politiche e si iniziarono i lavori dell’Assemblea Costituente che avrebbe scritto una costituzione liberale, democratica e socialista in un Paese che era stato tra i più conservatori d’Europa. La sconfitta in Guerra della Germania la stava trasformando in uno Stato democratico, tra i più avanzati d’Europa.

La nuova costituzione fu promulgata l’11 agosto 1919 nella cittadina di Weimar nella Turingia, che darà appunto il nome storico di tale Repubblica, che seppur avrà una vita breve, rimarrà nella Storia come esempio.

Seguendo i principi espressi nell’ Esprit Des Lois del filosofo francese Montesquieu, il nuovo Stato vedeva la divisione dei poteri, con il Parlamento (reichstag) che deteneva il potere legislativo, ed era eletto direttamente dai cittadini, sia uomini che donne, come anche il Presidente della Repubblica, eletto anch’egli dai cittadini che aveva il potere di controllo tra i vari poteri e quello di nomina del Capo del Governo a cui spettava il potere esecutivo. Il potere giudiziario era infine esercitato dai giudici, come oggi (almeno sulla carta) nelle moderne democrazie.

Si trattava di una repubblica semi presidenziale come l’attuale Francia, che vedeva nel popolo il vero centro del potere, cosa senza dubbio lodevole ma che poteva rappresentare un problema in uno Stato all’epoca debole e che era appena uscito da una Guerra logorante che l’aveva indebitato fino al midollo.

L’esercito e la burocrazia erano rimasti nelle mani dei dirigenti e degli ufficiali che avevano servito sotto il Kaiser Guglielmo II, che non mancarono di criticare aspramente il trattato di pace, giudicato umiliante, che la nuova repubblica aveva sottoscritto con le potenze vincitrici, condannando di fatto la nazione alla povertà, cosa che sarà pagata, a caro prezzo, soprattutto dalle classi più basse, cioè dagli operai e dai contadini, che invece di vedere migliorate le loro condizioni, le videro peggiorare rispetto agli anni dell’Impero.

Ironia della sorte, invece di appoggiare il Governo, che stava costruendo qualcosa di importante, la popolazione tedesca si divise tra gli operai che iniziarono ad avvicinarsi sempre di più alle idee comuniste, abbondando quelle socialdemocratiche che vedevano ormai inutili, mentre impiegati e militari auspicavano l’avvento di un uomo forte, come lo era stato il cancelliere Bismarck, che avrebbe saputo riorganizzare attivamente la burocrazie e l’esercito senza farsi schiacciare dai vincitori.

Nel 1920 non mancò un colpo di stato portato avanti da un alto funzionario prussiano che fu fortunatamente sventato dall’esercito repubblicano, mentre le associazioni operaie iniziarono scioperi su scioperi avvicinandosi pericolosamente alle idee comuniste, che non facevano altro che spaventare ulteriormente la borghesia, la burocrazie e l’esercito, sancendo un forte solco tra operai e borghesia.

Nel 1923 la situazione precipitò ulteriormente, quando la Francia e il Belgio, a causa della morosità tedesca, occuparono la zona industriale della Ruhr, che diede il colpo di grazia all’economia tedesca nonché un fortissima perdita di valore del marco che veniva stampato con sempre maggiore velocità tanto che a livello internazionale non contava quasi più nulla.

Chi aveva investito nei Titoli di Stato perse praticamente tutto, mentre gli stipendi pubblici venivano adeguati giornalmente verso il ribasso.

Il Primo Ministro Stresemann formò un nuovo Governo moderato con tutte le forze costituzionali, cercando di unire i liberali e i democratici moderati e isolando, di fatto i comunisti e i nazionalisti, che iniziavano ad avere la simpatia di larghe fasce della popolazione.

La crisi vedeva però i militari sul piede di guerra, tanto che alcune frange, guidate dal generale Ludendorff, a Monaco, si allearono con il piccolo partito nazionalsocialista guidato dal giovane Adolf Hitler, e tentarono un colpo di stato che fu però facilmente sventato dall’esercito fedele alla Repubblica che aveva deciso di non schierarsi con il generale Ludendorff. In quell’occasione il giovane Hitler fu imprigionato, iniziando a covare la sua vendetta.

Stresemann riuscì, grazie ad abili accordi diplomatici con Inghilterra, Francia e Stati Uniti, a risollevare le sorti economiche della Germania, riducendo l’inflazione e rimanendo al Governo fino al 1929, nonostante la vittoria elettorale dei socialdemocratici nel 1928, Stressmann mantenne infatti il Ministero degli Affari Esteri, fino alla sua morte avvenuta nell’ottobre dello stesso anno.

La caduta della borsa del ’29 e la morte dell’abile statista, fecero ripiombare la Germania nel caos, dal quale si liberò la figura di Adolf Hitler e del partito nazista, che nel 1933, tramite le elezioni, prese legittimamente il potere, cancellando in pochi mesi la Repubblica.