ALGORITMO: ECONOMIA DELLE PIATTAFORME

    di  Renato Costanzo Gatti – Socialismo XXI Lazio |   (da Ideologia socialista) Economia delle piattaforme La più recente dimensione raggiunta dall’economia ai nostri tempi, dopo l’economia della conoscenza, è quella dell’economia delle piattaforme. Se una volta avete avuto necessità di fare un acquisto su Amazon, avete fornito i dati richiesti per la consegna della merce ordinata, ma, nel contempo avete dato il via a quel processo detto di profilazione, un processo tramite il quale si costruisce in una nuvola digitale, a poco a poco, un vostro ritratto fatto di preferenze, gusti, orientamento politico ovvero di tutte quelle informazioni che, magari rispondendo su facebook ad un post, la rete può raccogliere su di voi. Vi siete mai chiesti perché una società vi offre gratuitamente una applicazione tramite la quale potete, ad esempio, vendere on line tutto ciò di cui volete disfarvi e il tutto senza pagare alcuna commissione alla società che vi offre il servizio? Evidentemente lo scopo di quella società è di creare una raccolta di “profilature”, la più ampia possibile, per poterla utilizzare per le proprie campagne promozionali, oppure per rivenderne i diritti di utilizzo da parte di enti interessati, tra i quali nulla vieta che ci siano i partiti politici. Subito dopo che avete fatto l’acquisto su Amazon o il post su Facebook (talora anche a seguito di una telefonata privata da voi fatta) comincerete a ricevere e-mails che vi propagandano oggetti simili o complementari a quello acquistato o propongono siti dove seguire discussioni sull’argomento che avete trattato sulla rete. Il processo di profilazione fa di ciascuno di noi uno strumento classificabile in diversi target (età, reddito, orientamento politico, zona geografica, livello istruzione etc.) utilizzabili per le diverse finalità cui operatori economici o politici possono puntare. Prevale evidentemente il fine commerciale, la selezione cioè dei consumatori cui rivolgersi con diverso approccio funzionale al target; la maggior parte di questi consumatori sono anche lavoratori o comunque persone operanti nel mondo del lavoro. Semplificando all’essenza, la profilatura serve a conoscere le preferenze del lavoratore affinchè l’impresa orienti le sue scelte di prodotto da far lavorare al suo dipendente che, guarda caso, è il consumatore profilato. Nasce così la figura del “prosumer” prodotto della fusione delle parole producer e consumer, soggetto principe dell’industria della tracciabilità. Questa industria è lo strumento principe della società di controllo che, attraverso la profilazione, esercita l’esercizio del potere e del controllo non per vie esterne ma, partendo dall’interiorità di coloro i quali ne sono soggetti. Su questi big data vengono costruite le piattaforme con l’ausilio dell’intelligenza artificiale che, tra le altre tecniche, sta sperimentando le tecniche legate ai qubit. I progressi che si stanno registrando in questo campo sono impressionanti, la capacità di elaborazione dei computer quantici lascia senza parole; un computer classico avrebbe bisogno di milioni di anni per trovare i fattori primi di un numero a 2.048 bit. I qubit possono eseguire il calcolo in pochi minuti. Il fascino scientifico di questo mondo tecnologico viene introiettato dal prosumer così come dal senso comune, come un elemento neutrale, asettico, scientifico, praticamente indiscutibile, da assumere senza discutere e a cui adeguarsi con fiduciosa convinzione. La piattaforma, l’algoritmo diventano allora l’interlocutore “divinizzato” di ciascuno di noi, e, quando utilizzato nel mondo del lavoro, mette in relazione lavoratore e piattaforma, facendo così sparire la figura del “padrone”, che non appare più come figura antagonista ormai relegata nell’oblio. Scompare così la dialettica hegeliana del servo-signore. Il lessico degli algoritmi Le parole, che come ci indica Gramsci, sono uno strumento dell’esercizio dell’egemonia, mutano con il dissolversi della dialettica lavoratore/padrone, riversano nell’obsoleto le parole di lotta dell’operaio-massa convertito ora ad un linguaggio, farcito di termini anglofili, coerenti con il rapporto lavoratore/piattaforma. C’è una mutazione che riformula il modo di esprimere concetti determinata dall’occultamento della controparte antagonistica sostituita da un rapporto con l’algoritmo cui ci si affida quale risultato della scienza e prodotto neutrale ed asettico. Anche l’orientamento politico consegue a questa mutazione; in primis per il crollo della logica dialettica offerta dai partiti politici esistenti, ma anche per la già ricordata della scomparsa dell’interlocutore antagonista sostituito dall’evidenza dell’algoritmo. Si spiega così la scomparsa del voto di classe del mondo del lavoro, voto di classe dissolto nell’approccio individualistico con l’algoritmo. Esistono certo i casi Whirpool, Embraco, Ilva, GKN ma sembrano film in bianco e nero di un mondo tramontato, ed esiste anche la coscienza di ciò quando l’operaio intervistato esprime dubbi e sfiducia che i politici possano fare qualcosa. Esiste l’ineluttabilità del momento storicamente determinato in cui l’asetticità della tecnologia spegne ogni dialettica che metta in discussione gli assetti di potere esistenti. Prendere coscienza Se risvegliandoci da un incubo realizziamo che la nostra essenza è divenuta strumento di elaborazione dei softwares, da noi stessi prodotti, finalizzati a condizionarci dopo averci classificati e targettizzati; se realizziamo che l’algoritmo non è neutrale ma è esso stesso un prodotto elaborato dal potere ai fini del potere; se realizziamo che il “padrone” si è nascosto dietro all’algoritmo ma è ancora vivo e lotta contro di noi; se realizziamo che non è con un nuovo luddismo che riusciamo a riprenderci la nostra essenza, ma è con la assimilazione alla nostra cultura della tecnologia e il suo utilizzo a favore della collettività e non più ai soli fini del capitale; solo se realizziamo tutto questo, se prendiamo coscienza possiamo guardare ad un futuro a dimensione umana. La riappropriazione del rapporto con la cosalità hegeliana sta nella capacità progettuale, nella libertà dei soggetti che disegnano il loro futuro senza l’assegnazione di funzioni che preludono alle classi in quanto la libertà dal lavoro delegato alle macchine, rende tutti gli uomini ugualmente chiamati ad essere soggetti della progettualità. Questa nuova dimensione della libertà presuppone l’eliminazione del concetto di proprietà privata sostituito dal concetto di bene comune conforme alla eliminazione della assegnazione delle funzioni. Fondamentale rimane il dominio dell’intelligenza umana su quella artificiale che deve ricoprire sempre un ruolo servile; il controllo dell’intelligenza umana sugli algoritmi deve garantire che gli algoritmi non sviluppino una loro funzione autonoma che possa sfuggire …

MONTE DEI PASCHI DI SIENA

    di  Renato Costanzo Gatti – Socialismo XXI Lazio |   Il piano approvato dalla Commissione europea nel 2017 La Commissione europea ha approvato il piano dell’Italia a sostegno della ricapitalizzazione precauzionale del Monte dei Paschi di Siena in linea con le norme della Ue, «sulla base di un efficace piano di ristrutturazione». Questo, ha indicato l’esecutivo europeo, «contribuirà a garantire la redditività a lungo termine della banca, limitando nel contempo le distorsioni della concorrenza». Gli aiuti di Stato in questione valgono 5,4 miliardi di euro (contro le stime che da mesi indicavano un esborso pubblico superiore ai 6 miliardi) e servono per la ricapitalizzazione precauzionale del Monte dei Paschi di Siena sulla base dell’accordo di massima sul piano di ristrutturazione della banca raggiunto il 1° giugno 2017 dalla commissaria Vestager e dal ministro dell’economia Pier Carlo Padoan . Il contributo da parte dei privati, cioè azionisti e obbligazionisti subordinati, sarà di 4,3 miliardi. (da Il Sole 24 ore) La ricapitalizzazione precauzionale, come previsto dalla Direttiva BRRD, è una misura che può essere adottata per evitare o rimediare a una grave perturbazione dell’economia di uno Stato membro e preservare la stabilità finanziaria. Questo sostegno pubblico ha natura straordinaria, cautelativa e temporanea; può essere concesso solo a condizione che la banca sia solvibile e che l’intervento pubblico sia approvato dalla Commissione europea in base alle regole sugli aiuti di Stato. La Comunicazione della Commissione UE sugli aiuti di Stato al settore bancario (“Banking Communication”), emanata nel 2013, ammette il sostegno dello Stato solo dopo la conversione in azioni degli strumenti di capitale, tra cui le obbligazioni subordinate (principio di “condivisione degli oneri” o burden sharing). L’ammontare di capitale “precauzionale” che una banca può chiedere allo Stato è quello necessario a coprire il fabbisogno patrimoniale che deriva dallo scenario avverso di una prova di stress. Il 23 dicembre 2016, alla luce dei risultati della prova di stress resi pubblici dall’EBA nel precedente luglio, la BCE ha quantificato per MPS un fabbisogno di capitale regolamentare di 8,8 miliardi con riferimento allo scenario avverso. L’Importo era così determinato: ● 6,3 miliardi per riallineare il CET1 ratio alla soglia dell’8% (dal -2,4% risultante dalla prova di stress nello scenario avverso); ● 2,5 miliardi per raggiungere la soglia di Total capital ratio (TCR) dell’11,5%. ● In particolare, la ricapitalizzazione precauzionale ha richiesto la stesura di un piano di ristrutturazione della banca e di una lista di impegni collegati che il MEF ha assunto per conto di MPS nei confronti della Commissione europea. Tale piano è stato oggetto di valutazione da parte sia della Commissione, per quanto concerne la compatibilità con le norme europee in materia di concorrenza e di aiuti di Stato, sia del MVU, specie per i profili di adeguatezza patrimoniale prospettica della banca lungo tutto l’arco del piano 2017-2021. ● Le autorità coinvolte hanno dovuto altresì verificare l’idoneità del piano di ristrutturazione a favorire il ritorno della banca a una sostenibile redditività nel medio periodo, condizione indispensabile anche per la prevista uscita dello Stato dal capitale. ● MPS continua a operare in autonomia nel mercato bancario. Si è tra l’altro impegnata ad attuare un piano di ristrutturazione che, per consentire il ritorno alla redditività e alla ​ competitività, prevede: il miglioramento del profilo di rischio (ad es. l’impegno alla cessione del portafoglio di sofferenze, il rafforzamento delle politiche di gestione dei rischi, vincoli all’attività di finanza proprietaria); la riduzione dei costi operativi (anche in termini di numero di filiali e di dipendenti); la cessione di attivi non strategici; limiti alle remunerazioni dei vertici. ● Al MEF, che opera per conto dell’azionista di maggioranza, spetta la scelta degli organi di vertice della banca. ● Il piano di ristrutturazione è stato definito anche con l’obiettivo di favorire il ritorno a una sostenibile redditività, il che ha richiesto la previsione di misure finalizzate a ridurre i costi di gestione della banca. Tra queste vi è anche la riduzione degli organici in misura pari a circa 5.500 unità (di cui 4.800 con l’utilizzo del fondo esuberi) e la chiusura di 600 filiali nell’orizzonte del piano (2017-2021). Il piano non prevede licenziamenti. Sono previste 500 nuove assunzioni. (da Banca d’Italia). Il piano di MPS prevede che la ristrutturazione si svolga nel corso di cinque anni, durante i quali: ● la banca prevede di riorientare il suo modello di business verso la clientela al dettaglio e le piccole e medie imprese, di aumentare l’efficienza e di migliorare la gestione del rischio di credito . Nell’ambito di questo processo, conformemente alla normativa dell’UE sugli aiuti di Stato, l’alta dirigenza della banca sarà soggetta ad un tetto retributivo (relativo al pacchetto retributivo complessivo) corrispondente a 10 volte il salario medio dei dipendenti di MPS; ● un altro elemento fondamentale del piano è la cessione a condizioni di mercato di un portafoglio di crediti deteriorati di 26,1 miliardi di euro ad una società veicolo finanziata con fondi privati. Questa operazione sarà finanziata parzialmente dal fondo Atlante II. Inoltre MPS venderà a investitori privati i titoli senior con rischio più basso appartenenti alla società veicolo. Per favorire la vendita, la banca chiederà di avvalersi della garanzia statale a condizioni di mercato per la tranche senior nell’ambito dello schema di garanzia dello Stato italiano (il cosiddetto “GACS”, uno schema che non comporta aiuti approvato dalla Commissione nel febbraio 2016). (da finriskalert). Il problema esuberi Nella trattativa per l’acquisto di Monte dei Paschi di Siena da parte di Unicredit c’è un dato che dovrebbe rassicurare. Negli ultimi dieci anni il settore del credito a livello europeo ha registrato circa 360 mila licenziamenti, nello stesso periodo di crisi le banche italiane non hanno licenziato nessuno. A fare da cuscinetto è stato il fondo esuberi bancari che assicura ai lavoratori l’accesso al pensionamento anticipato qualora raggiungano i requisiti minimi per il pensionamento nei sette anni successivi alla cessazione del rapporto di lavoro. Un ammortizzatore che garantisce, insomma, fino a sette anni di stipendio, sebbene ridotto di circa il 20%, traghettando i lavoratori al traguardo pensionistico. Uno …

FINE BLOCCO LICENZIAMENTI

di Sandro Roazzi | La fine del blocco dei licenziamenti accende, come si temeva, la questione sociale e trova impreparato il Governo. Intendiamoci: la maggioranza e’ tale che la sensibilita’ su questo problema e’ l’ultima preoccupazione. Basta guardare come si comportano: i 5stelle si stanno curando la gastrite generata dalla riforma della giustizia, Silvio fa pace in…Sardegna con la Meloni, Letta come al solito non e’ pervenuto ed il suo riformismo evidentemente dopo il letargo e’ gia’ andato in ferie. Perche’ non si e’ aperto per tempo un grande confronto sulla questione lavoro, sui rischi che la fine del blocco poneva, sull’uso dei fondi europei per avviare vere politiche sul lavoro e per mettere in campo ammortizzatori sociali mirati? Eppure i segnali per una deriva di questo tipo esistevano. Le vertenze aperte e non risolte prima dell’avvento di Draghi stavano sul tavolo. E che le grandi multinazionali, con i bilanci che grondano soldi se ne approfittassero andava messo nel conto. O si vuole che lo scontro sociale prenda il sopravvento sulla scena politica e sociale? E’ inquietante questo scenario anche perché alla debolezza della politica e la mediocrità dei suoi leader si contrappone la mancanza di regole adeguate e lo imperversare incontrollato dei social che potrebbero veicolare…virus non meno pericolosi del Covid. Fermate ’sto treno in tempo, prima che viaggi senza conducente. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

MARX E LA TECNOLOGIA

    di  Renato Costanzo Gatti – Socialismo XXI Lazio |   Qualche anno fa la General Motors era l’impresa statunitense che faceva registrare il maggior fatturato occupando 600.000 persone, oggi il fatturato di Apple è molto più alto di quello di General Motors e viene prodotto con 80.000 dipendenti. Certamente la tecnologia e l’innovazione rivoluzionano i rapporti tra lavoro vivo e lavoro morto; il dominio del capitale si estende facendo arretrare i diritti dei lavoratori, dominandoli con il disgregarne la compattezza che un tempo ne caratterizzava la connotazione; le prospettive di sempre maggior sostituzione di lavoro umano con macchine e robots rendono urgente una presa di coscienza di come organizzare una società stravolta nella distribuzione del prodotto sociale tra capitale e lavoro. E’ in atto una rivoluzione che sta mutando il sistema produttivo dominato dalla produzione delle macchine e dallo sconvolgimento del mondo del lavoro: da un lato saranno (e sono già stati) distrutti milioni di posti di lavoro sostituiti da macchine sempre più autoapprendenti, dall’altro lato il capitale si appella all’intelligenza dei lavoratori, appropriandosi dei prodotti del cervello, per creare nuovi prodotti immateriali destinati a rendere obsoleto il lavoro, sostituito dai robots. La reazione luddista, la negazione delle macchine, del prodotto del lavoro umano sarebbe decisamente perdente; non è negando l’avanzamento del potere della conoscenza umana che si risolvono i problemi; i problemi si risolvono adeguando il modo di produzione ai conseguenti rapporti tra le forze sociali; lo sviluppo del lavoro automatizzato ha la grande potenzialità di liberare l’uomo dalla schiavitù del lavoro salariato, dalla tremenda necessità per cui l’uomo sia costretto a vendere la sua forza lavoro per poter sopravvivere e non possa al contrario dedicare le sue forze a realizzare sé stesso. La automatizzazione della produzione ha il potere di non costringere più l’uomo a vendersi per sopravvivere ma, al contrario, servirà a dar modo all’uomo di utilizzare le sue facoltà per sé e per la comunità in cui vive rivoluzionando un modo di vivere che ha visto, nel corso della storia, dalla schiavitù alla servitù, e quindi al lavoro salariato forme di alienazione che hanno negato la libera espressione dell’essere umano. La dottrina economica Lo sviluppo tecnologico, l’innovazione sono sempre stati considerati dai modelli economici come una causa esogena, esterna cioè al sistema economico, che doveva essere considerato come estraneo ai meccanismi economici e assunto come dato esterno da assumere senza entrare come componente delle formule economiche elaborate. Solo Schumpeter ha invece considerato l’innovazione come elemento causale determinante, dando alla stessa la sconvolgente funzione di “distruzione creatrice” che governa lo sviluppo dell’economia che invece di puntare ad un equilibrio statico, vive di una dialettica che porta alla dinamica dello sviluppo economico. Nel 1998, il filosofo argentino Mario Bunge, prendendo in esame i modelli elaborati dalla dottrina dominante, rileva il disinteresse per gli aspetti tecnologici e propone di dare maggiore impulso a una sociologia della tecnica. Nota, inoltre, che «la teoria economica neoclassica, concentrando l’attenzione su preferenze soggettive, scelte e decisioni, ignora la tecnologia come fattore di produzione e come uno dei principali motori del cambiamento economico». Marx, al contrario, pone molta attenzione al tema tecnologia ed innovazione; basterebbe far riferimento al capitolo 13 del libro primo de “Il Capitale” per rendersi conto di quanto questo aspetto fosse presente nelle sue elaborazioni. Marx ritiene che lo sviluppo tecnico-scientifico sia il motore fondamentale del mutamento economico e sociale, e che l’automazione, rappresentando lo stadio più avanzato di detto sviluppo, non potrà che avere conseguenze rivoluzionarie. Se andiamo a rileggere le pagine del Manifesto del partito comunista, notiamo come si ponga grande interesse e rilevanza alle innovazioni tecniche introdotte dal capitalismo, innovazioni quali il vapore, le macchine industriali, i treni, i piroscafi, il telegrafo. Gli autori esplicitamente affermano che «la borghesia non può esistere senza rivoluzionare continuamente gli strumenti di produzione, dunque i rapporti di produzione, dunque la totalità dei rapporti sociali». E’questa sequenza causale: mutamento degli strumenti di produzione – mutamento dei rapporti di produzione – mutamento dei rapporti sociali, quella che guida il cammino verso il futuro e che quindi deve essere oggetto di presa di coscienza delle classi sociali e quindi delle forze politiche che le rappresentano. Ma il momento storico che stiamo attraversando ci rivela una accettazione dei rapporti di produzione esistenti anche se in continuo deterioramento per quel che riguarda la situazione del mondo del lavoro nei confronti del capitale. Tale accettazione subalterna impedisce di guardare avanti a come possono essere sconvolti i rapporti di produzione e quindi sociali, dalla rivoluzione degli strumenti di produzione. L’innovazione tecnologica, la robotizzazione comporta problematiche relative al pluslavoro relativo e a quello assoluto, nel senso che le macchine abbassano notevolmente il tempo necessario a compensare la forza-lavoro acquistato dal dipendente, aumentando corrispettivamente il tempo di lavoro appropriato, incrementando di conseguenza il pluslavoro relativo. Nel contempo, diminuisce il fabbisogno di ore di lavoro riducendo quindi il numero di persone dalle quali estrarre pluslavoro e di conseguenza decrementando il plusvalore assoluto. Fino ad arrivare all’estrema situazione, ipotizzabile in sede prospettica, di un sistema produttivo agito completamente dalle macchine con la scomparsa del lavoro vivo. Marx si era posto questo tema; nei suoi lavori non si trova il termine “automazione”, ma troviamo termini come “automa”, “automatico”, “automaticamente”. Nei Grundrisse, leggiamo con quanta attenzione Marx metta al centro della sua riflessione il tema della meccanizzazione e delle conseguenze sui rapporti di produzione e sociali: “the means of labour passes through different metamorphoses, whose culmination is the machine, or rather, an automatic system of machinery (system of machinery: the automatic one is merely its most complete, most adequate form, and alone transforms machinery into a system), set in motion by an automaton, a moving power that moves itself; this automaton consisting of numerous mechanical mid intellectual organs, so that the workers themselves are cast merely as its conscious linkages.” E, ancora, nel “Capitale”, leggiamo: “appena la macchina operatrice compie senza assistenza umana tutti i movimenti necessari per la lavorazione della materia prima, ed ha ormai bisogno soltanto dell’uomo a cose fatte, …