di  Renato Costanzo GattiSocialismo XXI Lazio |

 

Ho riguardato il documento di Rimini sulla Costituzione, ove si puntava ad attuarla piuttosto che a modificarla. Penso tuttavia che da come si stanno mettendo le cose, sia importante per noi socialisti del XXI secolo affrontare il tema della revisione della Costituzione, prima che essa, pur rimanendo invariata, sia modificata nella prassi senza prevedere alcun bilanciamento dei poteri.

Molto sinteticamente riassumo alcuni punti:

● il legislativo non è più legislativo, ma ratifica il legislativo assunto dall’esecutivo;

● i tempi attuali non possono più sopportare le lungaggini della doppia ratifica da Camera e Senato;

● il legislativo è sostanzialmente omogeneo all’esecutivo e ogni dialettica fra i due poteri si trasforma in un ricorso sempre più frequente alla fiducia;

● il fallimento della politica dei partiti porta sempre più spesso ad un governo nato al di fuori dei partiti che eventualmente si accodano al governo (Ciampi, Dini, Monti ed infine Draghi) rimando alle considerazioni, che condivido, fatte recentemente sul Corriere della Sera da Ernesto Galli della Loggia.

Pongo quindi ai compagni la seguente riflessione: se la repubblica parlamentare sta da oltre trent’anni, denunciando i suoi limiti;

se si sente la necessità di aumentare la celerità del governo e d’altra parte la dialettica vera e concreta con il parlamento (meglio se ridotto ad una sola Camera);

se si prende atto che il rafforzamento dell’esecutivo e la dialettica con il parlamento siano in atto e nelle cose;

se si vuol evitare che questo cambiamento avvenga nelle cose senza che invece esso sia governato da una “costituente”;

non vi sembra il caso di porci e porre al paese la richiesta di una revisione costituzionale?

Il governo Draghi è la punta più avanzata di un magmatico rivoluzionamento costituzionale;

esso sta trasformando il Presidente del Consiglio da un “unus inter pares” in un “primus inter pares”;

sta sempre più divenendo il vero legislatore indipendente dal parlamento, lasciando che i partiti si scannino tra di loro senza possibilità di modificare le decisioni dell’esecutivo;

sempre più decreti e sempre più fiducie. Non dico che ciò sia un male, dico che è un cambiamento indifferente alla sovranità del popolo che invece dovrebbe farsene carico ricorrendo alle regole democratiche esplicite, ricorrendo ad una costituente.