di Alberto Leoni – Coordinatore Socialismo XXI Veneto |
La vicenda della elezione del Presidente della repubblica ha sancito,anche formalmente,la fine della Seconda Repubblica? Presumibilmente sì. Per vari motivi:
1) fragilità delle coalizioni che si sono dissolte
2) fragilità dei partiti stessi che da tempo non hanno classe dirigente robusta e leadership autorevole
3) mancanza di visione e consapevolezza sui problemi del Paese e capacità di trovare risposte (pensiamo alla drammatica mancanza di politica estera da cui oggi dipende l’esplosione della priorità assoluta energetica)
Ci si è affidati,senza entusiasmo, al prestigio internazionale del duo Draghi Mattarella. Si è rinunciato ad esercitare il proprio compito. Ma l’equilibrio è fragilissimo. Anche il peso di Draghi, che pur è stato determinante nella elezione di Mattarella, nelle prossime settimane ne risulterà indebolito. La crisi dei partiti rischia di trasferirsi anche a Palazzo Chigi.
Nella aula di Montecitorio io ho visto anche una RAPPRESENTAZIONE PLASTICA DELLA SOCIETA’ ITALIANA, o almeno di una gran parte di essa. Una società che,pur con indiscusse qualità creative, è alla ricerca di un equilibrio, scossa da egoismi,aggressività, scarsa generosità verso i giovani, chiusa in un presente che pare non avere domani. La pandemia ha accentuato questo tratto già evidente prima.
LA POLITICA RIFLETTE LA SOCIETA’, NE E’ LO SPECCHIO (Salvemini).
La Politica è utile? Se facessimo un referendum l’esito sarebbe ahimè scontato. Ma pochi capirebbero che anche togliendo di mezzo la politica e le sue espressioni poco edificanti degli ultimi anni (almeno 11 se non 30) quelle funzioni guida avrebbero altri conducenti (lobbies economiche in primis, poteri tecnocratici, tutti ispirati ad un pensiero e ad una azione neoliberista). E alla fine i forti sarebbero ben difesi. I più fragili no. Oggi il rischio di un superamento della mediazione della politica è molto forte in Italia,più che in ogni Paese della Ue.
La politica serve!! Ma non così come la abbiamo vista negli ultimi anni. E forse dobbiamo smetterla con i piagnistei,con demagogie pericolose,con illusioni, con attese salvifiche dell’Uomo della Provvidenza che non esiste. Cerchiamo di dare qualche idea e di produrre un impegno realistico sui nostri territori.
MANCA UN ANNO,FORSE MENO DI LEGISLATURA.
Ci sono tre urgenze in agenda che assorbiranno il Governo ed il Parlamento (il PNRR con le riforme collegate che sono tante, impegnative e probabilmente non saranno “forti” visti i fragili equilibri; la pandemia connessa ad un riordino del vero problema, il SSN; la politica estera, a est e nel nord africa,e annessa la crisi energetica. Su questi tre temi va fatta una forte pressione nel richiedere tempestivamente sessioni parlamentari di dibattito e decisione, unico modo per avviare nuova dignita’ del parlamento. E SAREBBE BENE FAVORIRE UN DIBATTITO SUI TERRITORI)
Alcune modifiche costituzionali possono essere fatte in questi mesi: la più rilevante modifica della durata in carica del Presidente o della sua ineleggibilità dopo il mandato settennale, a seguire il completamento della riforma parlamentare e dei regolamenti sul funzionamento delle Commissioni. Aggiungerei la regolamentazione dell’articolo relativo ai partiti, prevedendone misure normative sul funzionamento interno, sulla certificazione dei bilanci e la loro trasparenza.
E si pone la opportunità di ripensare la legge elettorale.
Non ho mai pensato che esista una legge elettorale migliore in assoluto o che risolva problemi che la politica non riesce a fare. Ogni riforma elettorale dovrebbe essere collegato al tipo di assetto istituzionale che si vuol avere. E se noi siamo in una Repubblica Parlamentare, oggi, dopo 30 anni di prove ed errori,forse un ritorno ad un proporzionale corretto con soglia di sbarramento equa (3-4%), con circoscrizioni elettorali su base provinciale, con almeno due preferenze, può essere utile alla chiarezza politca, a ripristinare un rapporto tra elettore ed eletto (completamente scomparso) ed anche alla governabilità.
E poi c’è in agenda il tema: quali partiti si presenteranno alle prossime politche del 2023? Con quali coalizioni?
Non è scontato che ,di fronte al disastro visto in questi giorni, emerga voglia di cambiare,sappiamo bene quanto forte sia l’istinto di sopravvivenza. Ci possono essere operazioni di cosmesi per tentare la rielezione in una visione piccola piccola, di irrilevanza della politica consegnata alle lobbies economiche e finanziarie europee e mondiali. Bruttissimo scenario ma da non escludere.
Ci può essere una ristrutturazione delle forze esistenti,con qualche aggregazione in chiave elettorale, con possibili cambi di ragione sociale e magari anche di leader. FDI ha una sua solidità, la Lega potrebbe evolvere in senso moderato “democristiano”, favorendo il riassorbimento di mai sopite tentazioni centriste presenti nel panorama politico. Il Pd potrebbe assorbire parte della diaspora post renziana e scegliere di cambiare ragione sociale per essere un grande contenitore laburista (ma la vedo dura) o di fermarsi al suo 20-21%. Uno spazio contenuto ma interessante si può aprire per una forza laica,con forti connotazioni liberali e socialiste. Ma non si parte da piccoli partiti personali per questo processo.
Questo ragionamento, infatti, ha un limite: è tutto dentro una logica autoreferenziale di partiti che dovrebbero autoriformarsi, la cosa più delicata che esiste. Molto difficile oggi. Ma non impossibile, anzi.
Affinchè questo possa avvenire, serve una spinta di parti rilevanti della società: gli imprenditori, i rappresentanti dei lavoratori possono non avere un vero sbocco politico? Referenti in grado di capire e tradurre in azione le loro esigenze? Il mondo del bisogno rappresentato da importanti movimenti può assistere alla crisi del Welfare, inevitabile senza correzioni? Ed i giovani, vittime della precarietà e con prospettive non rosee, vogliono o no prendere per mano direttamente il loro futuro e dire la loro nelle istituzioni?
Voglio dire : è necessaria una mobilitazione sociale,una presa di coscienza che la politica va profondamente cambiata,che è necessaria per vivere meglio un po’ tutti. UNA GRANDE CAMPAGNA DI INFORMAZIONE, CONSAPEVOLEZZA,MOBILITAZIONE. E soprattutto chi tiene in piedi questo Paese (23 milioni di persone attive su 60….) deve fare le prime mosse.
Mi corre l’obbligo di ricordare, brevemente, a tutti noi il contesto in cui viviamo che è veramente complesso.
Le grandi dinamiche geopolitiche sono in fermento: il conflitto latente Usa Cina, i nuovi equilibri di potere economico e finanziario (l’1% della popolazione mondiale detiene il 43% della ricchezza e il 50% della popolazione solo l’1% della ricchezza). Anche in Italia i problemi sono simili: la nuova rivoluzione digitale che avrà inevitabili riflessi sul lavoro , sulla sua quantità sulla sua qualità (la domanda è: quanto lavoro ci sarà alla fine rispetto ad oggi?), alla sua dignità (lavoro precario strutturale, le morti insopportabili sul posto di lavoro). Il Welfare (soprattutto nei due campi essenziali educazione e salute) come lo alimenteremo, in una logica universale o selettiva: avremo ancora una sanità pubblica, una scuola pubblica nel vero senso della parola, con scelte quindi coerenti a partire dal ripristino degli organici senza i quali nessun servizio può essere erogato? E come usciremo, come comunità nazionale dalla pandemia? Con rinnovato vigore, dopo lo scampato pericolo, lacerati tra di noi ed impauriti, consapevoli o meno dei cambiamenti necessari al nostro stile di vita ed alla organizzazione sociale.
IL PNRR NON E’ UN BANCOMAT DA SPENDERE PER FARE QUALCHE OPERA SLEGATA DA UNA VISIONE DI INSIEME che deve essere quella di riqualificare, con le connessioni digitali ed umane; non e’ una fortuna che ci è capitata perche’ siamo bravi e che possiamo usare in spesa corrente strutturale.. no, quelle risorse servono solo per investimenti o per spesa corrente definita nel tempo necessaria a colmare,in via straordinaria, dei vuoti (ad es. ripristinare per 5 anni corsi di specializzazione medici di base oggi grande emergenza del Paese).
LA DOMANDA E LA PROPOSTA.
LA DOMANDA. CHE COSA POSSIAMO FARE NOI NEL NOSTRO PICCOLO MONDO?
C’è un tratto che può accomunarci. QUELLO DELLA CONDIVISIONE VALORIALE: la pace e la distensione internazionale, le libertà e la democrazia, la giustizia sociale, l’istruzione a tutti i livelli di apprendimento, il valore del lavoro, il riconoscimento di professionalità e merito, i diritti umani e i diritti civili, la salute protetta da un efficiente servizio sanitario pubblico, la salvaguardia dell’ambiente, l’europeismo, la crescita culturale dei cittadini, la solidarietà, la lotta alle povertà e alle precarietà, nonché i valori della partecipazione e della trasparenza nell’amministrazione delle comunità comunali e regionali.
La visione comune dei predetti valori ha bisogno di politiche economiche e finanziarie che non assecondino le scelte neoliberiste di un’ideologia invadente e ingiusta e tale esigenza si pone anche a livello dell’Unione Europea. Per fronteggiare ciò non sono idonee le prospettazioni tecnocratiche perché non sono inserite in una visione di valori e di politiche ma, sostanzialmente, diventano azioni manutentive dell’esistente. Né, al momento, sono apprezzabili generici appelli alla ripetizione di esperienze politiche che hanno caratterizzato le alleanze di centro-sinistra nel ventennio scorso.
UNA PROPOSTA:
PARTIAMO DAI TERRITORI, DAI COMUNI DALLE REGIONI, costruiamo reti di alleanze politiche ed organizzative con i comitati civici impegnati prevalentemente su tematiche locali, ma inseriti in una visione non meramente elettoralistica o personalistica, ma di qualificata offerta programmatica ai cittadini delle rispettive comunità. Qui, nei territori si fa azione politica,si propongono soluzioni ai problemi, realistiche, competenti, che abbiano un’anima!
La nostra azione deve recuperare al consenso innanzi tutti i cittadini che hanno preferito astenersi dalla partecipazione elettorale, rimotivarli alla partecipazione offrendo un impegno serio e visibile. E poi rivolgersi a quei cittadini delusi dalla attuale offerta politica, soprattutto a sinistra, che rischiano di ritirarsi nelle mura domestiche.
L’alleanza può sostanziarsi, intanto, con un impegno ad elaborare insieme, proporre insieme, candidare insieme alle elezioni comunali e regionali e traguardare l’obiettivo della costituzione di un Movimento regionale di orientamento socialista e civico, democratico, ambientalista, popolare.
Nelle elezioni comunali di Primavera impegnamoci ad inserire nelle liste civiche di ispirazione riformatrice, a Padova,a Verona a Belluno candidati che vengano dal nostro mondo: su di essi investiamo per la costruzione di una forza di orientamento socialista. E lo stesso facciamo nel 2023 a Vicenza. E prepariamo una analoga strategia per l’appuntamento delle Regionali del 2025.
E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete.