IL FUTURO DELL’ECONOMIA

 

di Renato Costanzo GattiSocialismo XXI Lazio |

 

La ricerca nel PNRR

Nel PNRR la quarta missione “ISTRUZIONE E RICERCA” è quella che si pone come “target”  “rafforzare il sistema educativo, le competenze digitali e STEM, la ricerca e il trasferimento tecnologico”. Dei 191.5 miliardi del PNRR, alla quarta missione viene attribuito un importo di 30.88 miliardi a loro volta ripartiti come segue: M4AC1 potenziamento dell’offerta dei servizi di istruzione: dagli asili nido all’Università  19.44€ e M4C2 dalla ricerca all’impresa   11.44€.

Analizzando quindi la ripartizione di fondi della voce M4C2 troviamo le seguenti tre voci:

1 – Rafforzamento della ricerca e diffusione di modelli innovativi pe la ricerca di base e applicata condotta in sinergia tra Università e imprese 91 mrd.

2 – Sostegno ai processi di innovazione e trasferimento  tecnologico 2.05 mrd.

3 – Potenziamento delle condizioni di supporto alla ricerca e all’innovazione 48 mrd.

Analizziamo ora la prima di queste voci, ovvero quella che riguarda in particolare la ricerca;

1-1 Fondo per il Programma Nazionale di Ricerca (PNR) e progetti di ricerca di rilevante interesse nazionale (PRIN) 1.80 mrd.

1-2 Finanziamento di progetti presentati da giovani ricercatori 0.60 mrd.

1-3 Partenariati estesi a Università, centri di ricerche, imprese e finanziamento progetti di ricerca di base.

1-4 Potenziamento strutture di ricerca e creazione di “campioni nazionali” di R&S su alcune Key Enabling Technologies 1.60 mrd.

1-5 Creazione e rafforzamento di “ecosistemi all’innovazione” per la sostenibilità. Costruzione di leader territoriali di R&S 1.30 mrd.

Il nostro paese soffre di una incapacità di stare al passo degli altri paesi nell’ampliare il PIL; dopo il 2008 abbiamo perso parecchi punti di PIL, e mentre gli altri paesi avevano recuperato e superato anche di parecchi punti il livello pre-fallimento del capitalismo, noi stentavamo a ritornare a quei livelli. La crisi COVID ha poi rifatto cadere di 9 punti la crescita, punti che stiamo recuperando 6.5 nel 2021 e il resto nel 2022. Le nostre difficoltà nascono dal mancato aumento della produttività ferma da più di venti anni.

Tra i fattori fondamentali dello stallo della produttività va sicuramente indicata la mancata innovazione del nostro assetto produttivo, causata in parte dalla dimensione troppo piccola delle nostre imprese ed in parte dalla preferenza del nostro capitalismo di puntare ad una competitività basata sui bassi salari piuttosto che ricercare una concorrenzialità tramite una schumpeteriana innovazione tecnologica del modo di produzione, innovazione che può derivare solo dalla Ricerca & Sviluppo R&S.

Al proposito riporto dal PNRR il seguente paragrafo:

“L’Italia rimane ancora distante dalle performance di altri Paesi, facendo registrare una intensità delle spese in R&S rispetto al Pil (nel 2018 pari all’1,4 per cento) decisamente più bassa della media OCSE (2,4 per cento), tanto nel settore pubblico quanto nel privato (0,9 per cento contro una media OCSE dell’1,7 per cento). In questa prospettiva, la ripresa e il sostegno agli investimenti pubblici e privati in R&S rappresenta una condizione essenziale per recuperare il divario nei livelli di produttività dei fattori produttivi (capitale e lavoro) “. La scarsa propensione del nostro capitalismo ad innovare è testimoniata dal fatto che il ministro Calenda ha dovuto spingere i capitalisti ad innovare, concedendo loro incentivi fiscali; i famosi incentivi 4.0.

Nel PNRR che stiamo commentando, l’obiettivo M1C2 Digitalizzazione, innovazione e competitività nel sistema produttivo stanzia all’investimento 1 ben 13.38 (che salgono a 18 con altri fondi) per la transizione 4.0 ovvero per quegli incentivi fiscali che la collettività regala al capitale perché quest’ultimo è incapace di capire che se non innova è destinato alla marginalizzazione

Il confronto tra l’investimento in M4C2 “Dalla ricerca all’impresa” ed in particolare all’investimento 1.1 di quella voce, pari a 1.8 mrd, e l’investimento in M1C2 “Transizione 4.0” per 18 mrd, determina un rapporto di 1 a 10 ovvero del 1000/100. La impostazione del PNRR su questo fronte mi pare sinceramente imbarazzante.

Le tecnologie del futuro

La teoria economica analizza gli equilibri e le mutazioni economiche “stante la tecnologia data”, i suoi obiettivi sono quindi tronchi e limitati finché si considera la tecnologia come un fattore esogeno e non un elemento determinante del processo economico e del modo di produrre. La storia dell’economia è contrassegnata dalle onde Kondratiev, cicli di circa 50/60 anni determinati dalle rivoluzioni ai cicli economici comunque determinati; più analiticamente è stato sviluppato il paradigma “Schumpeter, Freeman, Perez” che individua, cinque onde, con una sesta in corso. Esse sono:

1 – Rivoluzione industriale 1771

2 – Era del vapore e delle ferrovie 1829

3 – Era dell’acciaio, dell’elettricità e dell’industria pesante 1875

4 – Era del petrolio, dell’automobile e della produzione di massa 1908

5 – Era dell’informatica e delle telecomunicazioni 1971

Introdurre lo sviluppo tecnologico nella teoria economica è oggetto della mia ricerca sulla quale non mancherò di documentarvi, mi limiterò in questa sede ad indicare le tecnologie più interessanti per evidenziarne l’importanza per la sopravvivenza del nostro paese così carente di innovazione e di produttività; un paese che da questo punto di vista è ancora infognato nella quarta onda Kondratiev e che scarsamente si accorge del sorgere della sesta onda.

La questione energetica

Siamo un paese trasformatore, carente di materie prime che, come tale, dovremmo contare su due elementi fondamentali: l’energia e la ricerca.

Per quel che riguarda l’energia dopo anni nei quali ci siamo posti un Piano energetico finalizzato a renderci il più possibile indipendenti dai mercati esteri per procurarci l’energia necessaria per le nostre imprese e per i nostri consumi, passando attraverso un miope e ideologico rifiuto del nucleare da fissione, dopo aver utilizzato al massimo la fonte idroelettrica non abbiamo più avuto una prospettiva o un programma energetico sprofondando in una dipendenza dall’estero che ci rende strategicamente debolissimi.

Ci siamo incamminati sulla strada delle energie rinnovabili eolico e fotovoltaico che offrono una alternativa che ci rende indipendenti dai mercati esteri, hanno il pregio di essere praticamente inesauribili senza scorie o emissioni inquinanti con il problema dell’immagazzinamento stante la loro discontinua produzione.

Resta comunque da considerare la principale, a mio parere, fonte che, insieme ai computer quantistici di cui parlo nel successivo paragrafo, caratterizzerà la sesta onda Kondratiev ovvero l’energia da fusione.

Su queto argomento dobbiamo registrare un elemento positivo, ovvero la partecipazione del nostro paese al progetto ITER, il progetto più grande al mondo rappresentato da un reattore attualmente in costruzione nel sud della Francia cui partecipano 35 nazioni tra cui Cina, gli stati dell’unione europea, gli USA, la Russia, la Corea del Sud ed il Giappone. Questo progetto ha come scopo la fattibilità della fusione, persegue cioè un obiettivo di ricerca, cui far seguire lo sviluppo di centrali per la produzione, diciamo così, commerciale. I tempi sono lunghi e, come tutti gli investimenti di lunga prospettiva, necessitano di “capitali pazienti” (valutati in circa 22 miliardi di dollari) che solo gli Stati possono fornire, per poi eventualmente trasferire i risultati della ricerca prima alle start up e poi ai capitalisti produttivi.

“Dopo ITER – scrive Le Scienze di febbraio 2022 – potrebbe arrivare un’altra serie di grandi reattori: la Cina, che mette a disposizione di ITER i risultati di tre reattori a fusione, progetta di introdurre il China Fusion Engineering Testing Reactor (CFETR) tra il 2030 e il 2040, mentre sia la Corea del Sud che l’unione Europea si propongono di costruire impianti dimostrativi sulla base di ITER”.

Attualmente si sta assistendo alla nascita di numerose start up con capitali privati, che avvalendosi delle ricerche e della esperienza dei reattori statali, si stanno avviando allo sfruttamento dell’energia di fusione. Sempre su Le Scienze si legge che “oggi sono più di trenta le aziende private dedicate alla fusione in tutto il mondo, stando ad un’indagine condotta nell’ottobre 2021 dall’associazione di settore, la Fusion Industry Association (FIA) di Washington, le 18 aziende che hanno resi noti i finanziamenti ricevuti affermano di aver attratto oltre 2,4 miliardi di dollari in totale, quasi tutti da investimenti privati”. Come sempre capita, quando i risultati degli investimenti comincino ad essere fiutati come ottenibili in tempi ragionevoli, prima le start up poi gli investitori privati si mettono in azione utilizzando il know how e le scoperte degli investimenti pubblici che li hanno preceduti. Vediamo quindi, ancora una volta, realizzarsi la meccanica dello sviluppo così come ce lo ha indicato Mariana Mazzucato nei suoi testi.

E come sta l’Italia? L’unico protagonista in questa competizione è l’ENI principale azionista di Commonwealth Fusion System (CFS) con sede a Cambridge in Massachusetts. CFS è nata nel 2018 come spin-off del Plasma Science and Fusion Center del Massachusetts Institute of Technology (MIT) ED è considerata l’iniziativa privata di fusione nucleare più promettente. Ancora una volta è il pubblico che ad aver maggior fiducia e coraggio ad investire nelle tecnologie del futuro, di fronte ad un capitalismo sdraiato sull’elemosina dei sussidi.

I computer quantistici

Un altro obiettivo per l’innovazione e la divisione internazionale del lavoro sta nella capacità di calcolo dei computers quantistici.

I grandi protagonisti sono al momento gli USA e la Cina, che stanno combattendo a colpi di qubit la battaglia per il primato quantistico. Tutti noi siamo stati testimoni della rivoluzione che i computers hanno costituito nella nostra vita familiare, nelle fabbriche, nella scuola, nell’informazione etc. Ebbene l’avvento dei computers quantistici rappresenta, come abbiamo detto, l’altro elemento caratterizzante la sesta onda di Kondratiev. Tanto per stare nella cronaca si stima che per risolvere l’algoritmo crittografico SHA-256 mitico obiettivo dei miners di bitcoins, si stima che i complessi di computers tradizionali più avanzati potrebbero impiegare un incredibile numero di anni di tentativi, consumando quantità inimmaginabili di energia elettrica. Ricordo che la recente proibizione della Cina all’accesso di miners nel paese ha causato una brusca caduta del bitcoin, e che la recente crisi in Kazakistan aveva alla base i miners collocatisi in quel paese perché l’energia ha un costo molto basso. Si stime che i miners consumino in un anno tanta energia quanto uno stato di medie dimensioni.

Ebbene un computer quantistico potrebbe risolvere in pochi minuti l’algoritmo la cui soluzione oggi richiederebbe migliaia di anni, la capacità di questi computers in campi specifici come la crittografia e le simulazioni è impressionante. Indubbio che investire in computer quantistici costituisce un elemento tecnologico discriminante per lo sviluppo economico di un paese.

La Germania, ad esempio, sta investendo sul computer quantistico Julich. D-Wave e il Forschungszentrum Jülich hanno annunciato un accordo che ha portato il primo D-Wave Advantage, computer quantistico basato sulla ricottura quantistica, a essere installato in Europa all’interno del Jülich Supercomputing Centre, nell’omonima cittadina della Renania Settentrionale-Vestfalia

In Italia un team di ricercatori coordinato da Enrico Prati dell’Istituto di fotonica e nanotecnologie del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ifn) di Milano ha sviluppato un computer quantistico che supera la concorrenza di Google. Come si legge sulla rivista “Nature Communications Physics“, la possibilità di applicare l’intelligenza artificiale e il deep learning al compilatore, ha consentito di programmare un algoritmo che si adatta a qualsiasi computer quantistico basato su porte logiche. Il risultato è stato ottenuto con la collaborazione di Matteo Paris dell’Università Statale di Milano e di Marcello Restelli del Politecnico di Milano.

Venti computer quantistici tra cui l’innovativo Eagle con un potente processore a 127 qubit: è la rete IBM da oggi a disposizione dei ricercatori del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) come nuovi potenti strumenti di ricerca scientifica con applicazioni in tanti ambiti, dalla comprensione del mondo fisico alla progettazione di nuovi farmaci.

“Il Cnr è la prima istituzione italiana a partecipare al Quantum Network di IBM”, ha annunciato la presidente del Cnr, Maria Chiara Carrozza.

Ancora una volta ritroviamo il processo “Mazzucato” di un pubblico che con i suoi capitali pazienti imposta lo sviluppo tecnologico che poi trasferisce alle imprese addirittura dando alle stesse incentivi fiscali alla Calenda, perché adottino le nuove tecnologie che possono non emarginarle dalla divisione internazionale del lavoro.