di Renato Costanzo Gatti – Socialismo XXI Lazio |
LA SCOMPARSA DEL SISTEMA DUALE
Il sistema duale era considerato il vero punto qualificante della riforma fiscale.
La legge delega, quella con cui il Parlamento indica al governo come elaborare una riforma, era stata predisposta dal governo e inviata alle Camere per l’approvazione. Si percorre quindi un percorso che capovolge l’iter, infatti non è il Parlamento a dire al governo come deve elaborare la riforma, ma è il governo che dice al Parlamento quel che il Parlamento deve raccomandare al governo.
Perché il sistema duale era così enfatizzato? Vediamo intanto in cosa consiste detto sistema: esso consiste nel tassare con una sola aliquota tutti i redditi di capitale, mentre i redditi da lavoro (nonché le pensioni) sono sottoposti a progressività.
Si tratta di una evidente correzione al principio costituzionale, giustificata dall’esperienza dei paesi scandinavi iniziata una trentina di anni fa. I redditi da capitale dovrebbero quindi essere tassati con l’aliquota del primo scaglione dell’imposta progressiva, mentre le aliquote (più alte) degli altri scaglioni dovrebbero applicarsi al solo reddito da lavoro.
La filosofia è quella di non disincentivare i possessori di patrimoni; in particolare i proprietari di imprese che ricevono una parte rilevante dei loro redditi dagli utili societari. Con tale trattamento si evita che i capitali “fuggano” all’estero dove le condizioni sono più favorevoli. Tale filosofia è la necessaria conseguenza dalla liberalizzazione dei movimenti dei capitali, un fatto reale che mette in discussione lo spirito costituzionale del nostro sistema fiscale.
Il sistema duale è quindi la formalizzazione dell’egemonia del capitale sul lavoro, alla faccia dell’art.1 della nostra Costituzione.
C’è da chiedersi allora perché, in quest’ultima fase il regime duale sia stato abbandonato nella legge delega per la riforma fiscale. Per rispondere a questa domanda occorre tuttavia precisare che il sistema duale, inteso come tassare progressivamente i redditi da lavoro e pensione oltre una parte degli autonomi e tassare proporzionalmente i redditi da capitale, è già in atto, anche se non con una aliquota unica. L’abbandono in delega dell’attuazione del sistema duale non è quindi una vittoria del mondo del lavoro contro il capitale, bensì il riconoscimento dell’incapacità di questo governo ad attuare il sistema duale classico, ad una aliquota.
Per memoria ricordo che il sistema di tassazione con aliquota proporzionale (flat tax) anziché progressiva è attualmente in vigore per seguenti redditi: abitazione principale aliquota 0%, forfettari nei primi 5 anni di attività 5%, immobili a canone concordato 10%, cedole interessi titoli di stato 12,5%,forfettari sino a 65.000€ di fatturato 15% (su reddito parametrico); immobili a canone non concordato 21%, redditi da capitale 26%, dividendi societari ricevuti da persone fisiche 46.6% (combinazione di Ires e cedolare sui dividendi, tralasciando l’Irap). E’ subito palese che le attività produttive (lavoro e reddito d’impresa) sono le più tassate mentre le rendite, ovvero i guadagni non derivanti dal lavoro, sono le meno tassate. Resta per altro contradditorio, rispetto al sistema duale puro, il fatto che i redditi da lavoro autonomo dei forfettari sia tassato con l’aliquota proporzionale anziché quella progressiva, con l’aggravante che i forfettari quando si avvicinano al limite di fatturato dei 65,000€ possono aprire una nuova partita iva e godere per 5 anni della flat tax al 5% molto più conveniente della proposta introduzione di una aliquota flat fino ai 100.000€ ovvero per i primi due anni successivi al superamento del limite.
E’ evidente che portare tutti i redditi sopra elencati ad una tassazione ad aliquota unica scatenerebbe sia a destra che a sinistra conflitti politici insanabili e non componibili neppure dal presidente Draghi. L’insanabile differenza di posizioni tra le forze che attualmente (ma per quanto?) appoggiano il governo, sta quindi alla base del gran rifiuto a passare al sistema duale, che in verità significa mantenere il sistema duale impuro a più aliquote, oggi in vigore. Prevedo che però l’aliquota del 26% per i redditi di capitale, per ossequio al capitale e al sistema duale puro, verrà ridotta all’aliquota progressiva più bassa ovvero al 23%.
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