ALLE SORGENTI DI UNA REGIONE: L’UMBRIA (1970 – 1990)

di Luciano Taborchi – Socialismo XXI Umbria |

Dal regionalismo nella Costituente alle stagioni della progettualità, nelle carte e nei racconti di alcuni protagonisti.

Il lavoro di ricerca ha riguardato i primi venti anni della Regione dell’Umbria. Da un lato, ho inteso ripercorrere, attraverso la genesi e il consolidamento dell’Ente regionale, una delle tappe più rilevanti della Repubblica: quella del regionalismo e della crescita politica, economica e sociale del territorio umbro in quel primo ventennio. Dall’altro, ho voluto analizzare il contributo dato al regionalismo e alla progettualità umbra da una generazione di politici e amministratori socialisti che accettarono la sfida di dare vita alla Regione con spirito fortemente innovativo, trasfuso nella pianificazione, nella programmazione, nella partecipazione, nell’uso accorto delle attribuzioni legislative e amministrative, e nella delega di funzioni agli enti locali. Speranzosi di interrompere il degrado e arretratezza in cui versava l’Umbria, e consapevoli di iniziare un percorso che poteva segnare una svolta per quei territori e quelle popolazioni. Quegli amministratori seppero operare per rendere anche l’Umbria protagonista di una stagione feconda; stagione, alla quale si può guardare con nostalgia, per il modo in cui era ancora considerata e interpretata la politica.

Quindi, non un’ennesima storia dell’ente Regione, materia già trattata in maniera egregia e approfondita in altri pregevoli lavori. Lo scopo è stato, invece, raccontare un periodo esaltante da un’angolatura particolare: quella di una generazione di amministratori il cui lavoro non è stato sufficientemente indagato ed evidenziato, che ha, invece, dato un fondamentale apporto e conseguito significativi risultati in anni molto difficili sotto il profilo economico e sociale.

Nella ricostruzione delle origini istituzionali dell’ente, non ho trascurato riferimenti al regionalismo, inteso come movimento di idee e di azioni; alla Costituente dove si è concretizzato; alle posizioni assunte in merito dai rappresentanti dei diversi partiti. E mi sono anche interrogato sui motivi di quei tanti anni di ritardo per istituire le Regioni. Attraverso documenti, pubblicazioni, cronache giornalistiche, interviste (significativa quella a Rino Formica), narrazioni e opere di politici che si sono succeduti nel secondo dopoguerra e nei primi due decenni di vita della Regione, spero di aver contribuito a una migliore conoscenza delle vicende politico-amministrative di quegli anni e di avere riportato alla luce il lavoro di quegli uomini. Ѐ merito anche di personaggi rimasti più in secondo piano se un’entità territoriale priva di una sua storia e con una popolazione divisa in tanti campanili, ha acquisito identità e dignità politica e amministrativa.

Nei primi due capitoli del libro (“Le Regioni dall’unità d’Italia alla Costituzione”;

“Le Regioni nella Costituzione”) ho ripercorso la storia del regionalismo dall’Unità d’Italia alla fase costituente, fino alla formazione del Ministero per la Costituzione guidato da Nenni, alle “Guide” elaborate per facilitare il compito dell’Assemblea costituente, al dibattito sul regionalismo nella ‘Commissione dei 75’ e in Assemblea plenaria. Nel terzo e quarto capitolo (“Il difficile cammino verso il decentramento”; “Un Piano di sviluppo per l’Umbria”) ho poi trattato il difficile cammino verso il decentramento negli anni Cinquanta e Sessanta, il varo delle Regioni a statuto ordinario, l’Umbria alle sue origini, il Piano di sviluppo per l’Umbria elaborato negli anni Sessanta.

Nel quinto capitolo (“La nascita di una Regione”), dopo una breve analisi del contesto storico di riferimento, vengono esaminati gli effetti prodotti sul tessuto sociale ed economico umbro dalla nascita della Regione, riportati i dati delle elezioni regionali del 1970 e del 1975, il primo e il secondo Consiglio regionale, la formazione dello Statuto, il metodo della programmazione, l’opera svolta da Fabio Fiorelli, primo Presidente del Consiglio regionale, gli obiettivi politici della prima e della seconda Giunta regionale, i primi Piani di sviluppo regionali, i profili e le azioni di riforma di alcuni amministratori (Ennio Tomassini, Mario Belardinelli, Giancarlo Mercatelli) in fondamentali ambiti economici e sociali, ricostruiti attraverso documenti, leggi e atti amministrativi, dichiarazioni, racconti e interviste pubblicate su quotidiani.

Il capitolo si chiude con uno sguardo d’insieme su quei primi dieci anni dell’Ente. Il sesto capitolo (“Umbria: un altro decennio di riforme”) si apre con una breve disamina degli anni Ottanta, per poi passare alla terza e quarta legislatura regionale, con i dati elettorali del 1980 e 1985, gli organi istituzionali (Consigli e Giunte), gli obiettivi politici e i programmi ma anche le tensioni politiche di quegli anni, i Piani regionali di sviluppo, le iniziative per il rilancio dell’economia umbra, i profili e le azioni di riforma di alcuni amministratori di allora: Enrico Vincenzo Malizia, Carlo Gubbini, Velio Lorenzini, Giampaolo Fatale, Aldo Potenza, negli ambiti della pianificazione territoriale e valutazione d’impatto ambientale, regionalizzazione della sanità, piano dei trasporti e mobilità alternativa, agricoltura, Progetti Integrati Mediterranei, innovazioni nel commercio e nel turismo. Anche in questo caso, la ricostruzione è effettuata attraverso l’esame dei documenti, la lettura dei diversi strumenti di comunicazione, i racconti, le interviste. L’ultimo capitolo (“L’epilogo”) contiene uno sguardo d’insieme sull’ultimo decennio del Novecento attraverso le valutazioni di politici, storici, economisti. Seguono le fonti bibliografiche utilizzate nella ricerca.  

Il testo, 350 pagine, pubblicato da Morlacchi Editore, è arricchito dalle prefazioni dei professori universitari Mario Squadroni, che è anche Presidente della Deputazione di Storia Patria per l’Umbria, e Gian Biagio Furiozzi. Si avvale inoltre dei patrocini della Deputazione di Storia patria per l’Umbria, dell’ISUC (Istituto per la Storia dell’Umbria Contemporanea), dell’Associazione Terni Valley, del Circolo Sandro Pertini, del Lions Club San Valentino di Terni.