di Anna Rito – Coordinatrice Socialismo XXI Basilicata |
La crisi di governo ha mostrato la persistente vitalità del populismo e la necessità di continuare la battaglia che da tempo abbiamo ingaggiato contro di esso e l’antieuropeismo “a prescindere”.
Il deciso “no” alla domanda di Draghi, che chiedeva alla coalizione di governo se si sentisse pronta a proseguire il cammino delle riforme iniziato nel febbraio 2021, evidenzia le paure del M5Stelle di perdere ancora parte di quei consensi ricevuti con promesse assistenziali che non hanno mai avuto il controllo di legittima e, si potrebbe anche aggiungere, condividendo in linea di principio alcuni provvedimenti, doverosa destinazione, e la preoccupazione di quelle componenti del Centro Destra che hanno dovuto assistere all’ampio vantaggio lucrato da Fratelli d’Italia, stando all’opposizione.
Il rifiuto è stato motivato dal M5Stelle in forza dei fantomatici “nove punti” di Giuseppe Conte che non sarebbero stati tenuti nel debito conto da Draghi, provocando una sbandierata, vittimistica mortificazione del gruppo più numeroso in Parlamento che avrebbe visto “smantellato” ogni suo provvedimento a favore dei cittadini in difficoltà. Il centrodestra, con a capo Matteo Salvini e di rincalzo, Silvio Berlusconi, hanno opposto al fermo discorso di Draghi richieste alternative irricevibili: non si può pretendere da chi auspica una ritrovata collaborazione al governo di unità nazionale di farne fuori una delle componenti, né si potevano esigere ulteriori rottamazioni di pagamenti da chi aveva appena indicato la gigantesca somma di danaro mancante, dovuta all’erario.
Entrambe le motivazioni addotte per respingere l’appello di Draghi, risultano infondate rispetto a quanto nel suo breve e preciso discorso aveva disegnato. Nel caso dei provvedimenti del M5Stelle si trattava di apportare correttivi e di riformularli in buona legge, cosa che non era avvenuta a suo tempo. Nel caso del Centro Destra, lo abbiamo già detto: Draghi aveva richiesto la continuità dell’azione di governo, non un nuovo governo senza il M5Stelle.
L’interesse di parte è stato da entrambe le componenti del governo anteposto al bene comune dell’Italia e alla nostra collocazione in Europa. Il centrodestra di governo non ha esitato, di fronte alla situazione drammatica dell’Italia, a cedere a calcoli elettorali(stici) per riequilibrare il vantaggio accumulato nel frattempo dalla propria componente antigovernativa (quanto questa unità nella divisione o divisa-unità sia un animale politico assai “singolare” è cosa su cui riflettere). Quelle forze politiche hanno così rotto proditoriamente il patto che aveva dato all’Italia un governo di unità nazionale autorevole, anche se con obiettivi limitati e comunque ben chiariti all’inizio. Con il loro rifiuto a proseguire l’azione di governo hanno lasciato milioni di lavoratori, di famiglie, di disoccupati nella tenaglia della crisi economica che si farà purtroppo più stringente.
Noi socialisti non lo dimenticheremo. Alle manovre della “disinformatia” e alla retorica demagogia populista dovremo opporre sempre un linguaggio chiaro e un’azione che abbia come obiettivo, oltre che di alleviare il disagio economico e sociale della nostra gente, anche quello di mantenere l’Italia nel centro dell’Europa e delle politiche internazionali, posizione conquistata dal governo Draghi. Obiettivi già raggiunti nel passato della storia socialista. La situazione attuale chiama allo stesso sforzo, alla stessa intelligenza e tenacia, allo stesso amore per sé stessi, per la propria storia e dell’Italia che permisero quei raggiungimenti. I tanti fiumi e fiumiciattoli devono riunirsi e volgere alla stessa foce. Le voci divise farsi coro per partecipare a proposte fattive per il nostro Paese.
E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete.