NAZIONE: COSA VUOI DIRE QUANDO USI QUESTA PAROLA?

di Mauro Scarpellini – Resp. Amm.vo Socialismo XXI |

La scelta dell’uso delle parole è una funzione importante della intelligenza umana.

Le parole sono – o dovrebbero – essere il mezzo per esprimere al meglio ciò che si vuol dire. Chi sceglie una parola lo sa o dovrebbe saperlo.

La parola “NAZIONE” ricorreva immancabilmente nelle dichiarazioni, nei documenti e nelle interviste della Presidente del Partito Fratelli d’Italia Giorgia Meloni e di tutti gli esponenti del suo partito e ricorre immancabilmente da quanto la Deputatessa è Presidente del Consiglio dei Ministri.

La parola è nella Costituzione vigente. E’ all’articolo 9 : “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della NAZIONE.”

E’ all’articolo 67 : “Ogni membro del Parlamento rappresenta la NAZIONE ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”.

E’ all’articolo 98 : “I pubblici impiegati sono al servizio esclusivo della NAZIONE”.

E’ nel giuramento del Presidente del Consiglio dei Ministri e dei Ministri : “Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell’interesse esclusivo della NAZIONE”.

Non è nel giuramento del Presidente della Repubblica :“Giuro di essere fedele alla Repubblica e di osservarne lealmente la Costituzione”.

NAZIONE, Paese, Stato, Repubblica non sono termini equivalenti.

NAZIONE indica una comunità di persone che parlano la stessa lingua, hanno la stessa storia e la stessa cultura, gli stessi usi e tradizioni. La comunità che si chiama NAZIONE può non corrispondere ai confini politici di uno Stato. Alla NAZIONE italiana appartengono gli italiani, gli svizzeri di lingua italiana, i sanmarinesi e i croati e gli sloveni rimasti nelle loro terre adriatiche dopo la seconda guerra mondiale, pur appartenendo tutti costoro a Stati diversi.

Non appartengono alla NAZIONE italiana gli italiani di lingua tedesca dell’Alto Adige e della Valle d’Aosta e neanche gli italiani della Slavia Friulana, coloro che chiamiamo nel Friuli Venezia Giulia correntemente e imprecisamente sloveni.

Solo per brevità mi fermo a citare le predette due etnie pur esistenti altre minoranze nazionali all’interno dello Stato italiano, anche se numericamente esigue.

Cito due esempi di altre nazionalità a noi vicine. La NAZIONE albanese non è racchiusa nella Repubblica albanese; è ben nota la presenza maggioritaria albanese nella regione serba del Kosovo, dichiaratasi Repubblica indipendente dal 2008. Minoranza albanese è in Grecia.

L’etnia magiara non è tutta compresa nei confini dell’Ungheria. Dopo la fine del Regno d’Ungheria e col trattato di pace firmato dopo la fine della prima guerra mondiale l’etnia magiara è consistente all’interno della Romania e di tutti gli altri Stati confinanti.

Ogni Stato europeo, nessuno escluso, ha minoranze al proprio interno di una o più nazionalità diverse dalla quella più numerosa.

Per quanto ora ricordato a me sembra più opportuno che un Presidente del Consiglio parli di italiani – intendendo tutti i cittadini, indipendentemente dall’etnia – e così per gli albanesi, i magiari e per tutti gli altri.

La Presidente Giorgia Meloni, tra l’altro, ha riaffermato la solidarietà italiana alla NAZIONE ucraina aggredita dalla Russia. Queste sono le nazionalità dello Stato ucraino (fonte : Limes, 28.4.2014) : << … la popolazione si afferma per tre quarti ucraina, per meno di un quinto russa, pur se questa peculiarissima tassonomia si svela spesso forzosa. Le esigue minoranze bielorusse, moldave, ungheresi, romene, ceche, ebraiche, greche, bulgare, tatare eccetera sono a rammentarci le sedimentazioni multietniche di questa terra di frontiera>>. La solidarietà più propriamente sarebbe dovuta andare a tutti gli ucraini senza usare una parola inappropriata, magari allo Stato ucraino o alla Repubblica ucraina.

Allora c’è da domandarsi il perché dell’uso continuo in ogni discorso, in ogni conferenza stampa di questa parola. Può essere ignoranza della pur macroscopica differenza con altri termini più appropriati e onnicomprensivi, come Stato – se si fa riferimento all’istituzione -, come Paese – se si fa riferimento all’insieme dei cittadini – come Repubblica – se si fa riferimento alla forma dello Stato – evidentemente non monarchica -. E non escludo che la militanza meno istruita ex missina ed ex alleanza nazionale possa usare il termine senza sapere quanto sopra. Ma credo che ci sia altro. Credo che ci sia l’uso di un termine che vuol essere roboante, diretto all’esaltazione della NAZIONE concepita nella fraseologia di destra, vetero fascista e post fascista. Tende a indicare una differenza marcante con gli altri termini, usati dai non nazionalisti che sono la maggioranza degli italiani.

E’ una caratterizzazione del linguaggio che indica povertà, limitazione, restrizione, sopita autoesaltazione; ma ciò non è un difetto, perché è ciò che la destra è e coerentemente esprime, cioè si presenta per quel che è. Il guado del passaggio da partito nazionalista a partito conservatore probabilmente non lo rappresenta questo aspetto del linguaggio; può bastare l’allinearsi alle politiche liberiste dei poteri forti internazionali al fine di non subire lo scherzo dell’aumento dello spread che fecero all’inaffidabile Governo Berlusconi, lasciare la fiamma nel simbolo, dire che il fascismo non attrae, e continuare così, puntando sulle spoglie elettorali dei forzisti (credo ormai pochine) e sul bofonchiare del leghismo salviniano.

I Costituenti usarono alcune volte il termine NAZIONE. Considero che allora era in uso generale, non possedeva un significato così delineato come il diritto pubblico ha approfondito e spiegato e come la maturazione e diffusione della cultura politica democratica ha collocato. Nell’attuale contesto non dovrebbe essere usato con la frequenza e l’errato significato dei nuovi governanti. Loro, però, sono ampiamente culturalmente fermi a prima della Costituzione.