GLI EFFETTI DEL CLIMA SULL’EMIGRAZIONE

di Mauro Scarpellini – Ufficio di presidenza Socialismo XXI |

Premessa

Francia e Italia si beccano sull’emigrazione. I commenti spesso riguardano il dito e non la luna. Fuor di parafrasi dobbiamo constatare che l’insistere che l’emigrazione è un’emergenza mette al riparo chi lo dice dalle incapacità a prendere atto che emergenza non è. L’ONU, una decina di anni fa, scrisse che “Le Nazioni Unite considerano che le cause ambientali possano produrre emigrazioni fino a 200 milioni di persone entro il 2050”. E allora che emergenza è un fenomeno previsto in tali dimensioni; un fenomeno che si manifesta continuativamente, in più parti del mondo, per anni, per cause ambientali, cioè per guerre e guerriglie locali, per siccità e alluvioni, per gli effetti del cambio di clima, per persecuzioni religiose, tribali ed etniche, per mancanza di sviluppo e possibilità di vita?

Data l’ampiezza del tema limito il mio commento alle conseguenze degli effetti del cambio del clima offrendo un esame del rapporto tra tali effetti e l’emigrazione

Quando ascoltiamo o leggiamo l’informazione sul clima commentiamo ma spesso la nostra attenzione si esaurisce lì, o quasi. Greta Tumberg è vista spesso come un fenomeno quasi immaturo, giovanile, soprattutto dai saccenti e paternalisti e dai negazionisti del cambio climatico.

La polemica politica su emigrazione e immigrazione è di scena da alcuni anni e anche in questo periodo richiama l’attenzione. Ma siamo sicuri che siamo stati messi nella condizione di sapere tutto o almeno quanto necessario per capire correttamente quel che accade e che accadrà?

In Italia abbiamo un precedente causato da eventi climatici; lo riferisco qui in fondo.  

La crescita della temperatura media globale

La crescita della temperatura media globale del pianeta causa conseguenze fisiche, ambientali ed esistenziali. I trattini del grafico, in basso, sono medie decennali di temperatura dal 1850. il primo trattino a destra in alto mostra la media del decennio 2000-2010.

Che vi sia innalzamento medio della temperatura è evidente.

La temperatura cresce perché aumenta l’effetto serra.

Il calore degli strati bassi dell’atmosfera che avvolge la terra è trattenuto dal vapore acqueo, dall’anidride carbonica e dal metano.

Questo è l’effetto serra positivo ed è benefico per la vita sulla terra, altrimenti la temperatura sarebbe troppo fredda e la terra invivibile.

Se questi gas aumentano trattengono più calore che è reirradiato sulla terra e aumenta la temperatura. Questo è l’effetto serra negativo ed anche le conseguenze sono pesantemente negative.

L’immagine fa vedere che c’è un tetto, un ombrello circolare dell’atmosfera che provoca il rimbalzo del calore verso terra, come indica la freccia spezzata.

Il calore aumenta e ne rimbalza sempre di più verso terra aumentando la temperatura, perché sono usati troppi combustibili fossili, gli idrocarburi, che derivano dalla trasformazione di sostanze organiche in forme più ricche di carbonio. Sono il petrolio e suoi derivati (benzine, gasolio, solventi, cherosene, oli lubrificanti, catrame), il carbone e il gas naturale. Tutti questi arricchiscono i cosiddetti gas serra.

Da tempo si aggiunge anche il metano del permafrost.

Infatti nel permafrost, che è la parte di terra che è congelata nella zona artica dall’ultima glaciazione (16.000/18.000 anni fa), per esempio in Siberia, l’acqua ghiacciata che vi è imprigionata, fondendo a causa dell’aumento della temperatura, libera man mano il metano che anch’esso è lì imprigionato. Il metano ha un potere calorifero maggiore di circa 25 volte quello dell’anidride carbonica e si aggiunge ad essa nell’atmosfera.

Una parte dell’anidride carbonica è assorbita dagli oceani e ciò produce l’acidificazione delle acque marine, che è dannosa per il plancton e per il ciclo alimentare animale e umano. Muoiono alghe e coralli. L’acidificazione rende difficile la formazione di gusci di animali marini, anche dei crostacei. Si produce l’alterazione dell’equilibrio nel ciclo alimentare umano con conseguenze sulle persone.  

L’aumento della temperatura dell’acqua marina, inoltre, riduce la propria capacità di trattenere l’anidride carbonica. Quindi i mari ne assorbono meno e l’anidride carbonica si aggiunge al resto dei gas nell’atmosfera.

Le acque marine si sono innalzate di 25 centimetri in 120/130 anni. Sta continuando l’innalzamento per la fusione dei ghiacci polari che – tuttavia – incidono per ora meno della fusione dei ghiacci montani sull’innalzamento del livello del mare. 

La fusione dei ghiacci montani produce conseguenze sulla irrigabilità delle terre a valle dei corsi d’acqua, sulla producibilità di specie alimentari vegetali e alla loro scomparsa produttiva; produce conseguenze a danno dei pascoli e delle persone. Insomma, produce – ha già prodotto – siccità diffusa e inaridimento.

E i ghiacciai italiani ? Fondono. Il grafico mostra il comportamento dei ghiacciai alpini sui due versanti, italiano (in blu) e svizzero (in rosso), dal 1925 al 2005. In circa mezzo secolo le Alpi hanno perso il 30% della loro estensione ghiacciata, circa 150 kilometri quadrati. I ghiacciai alpini scompariranno entro 40-50 anni.

Le stime del programma alimentare mondiale dell’ONU e della FAO valutano che la produzione agricola, entro il 2050, potrebbe ridursi del 30 per cento in Africa e del 21 per cento in Asia.

Quindi l’ONU ha previsto che dall’ Africa si determini uno spostamento migratorio, una fuga dalla fame, di 70 milioni di persone entro il 2030 e di 200 milioni di persone nel mondo entro il 2050. Questa informazione è una di quelle che non consente di considerare emergenza ciò che accade, data la dimensione quantitativa e temporale del fenomeno.

Sull’Africa riferisco un dato recentissimo, del 2020.

Gli africani emigrati fuori del loro continente al 2020 erano circa 11 milioni in Europa, quasi 5 milioni in Medioriente e più di 3 milioni in Nordamerica. Per un totale di 19 milioni. Ne mancano 51 milioni per completare la previsione dell’ONU.

Chiunque abbia un minimo di razionalità capisce che la questione dell’ immigrazione è un dato non di emergenza temporanea, bloccabile, limitabile e su ciò e irragionevole costruire ipotesi di azioni di forza. Invece il dato va assunto come un dato di non breve periodo affinché sia gestito, regolato, con politiche di integrazione e di sviluppo e programmi governativi corrispondenti.

Gli effetti del cambiamento climatico sono in corso e penso che siano d’interesse solo tre esempi per entrare in questa tematica con ulteriore approfondimento sul  collegamento diretto tra il cambio del clima e le sue conseguenze, quindi l’emigrazione.

Primo esempio

Vedendo i telegiornali, tempo fa, fui sorpreso dal sentire che le persone arrivate a Lampedusa provenivano dal Ciad. Mi domandai come mai a Lampedusa arrivassero tanti profughi provenienti dal Ciad, paese ben lontano dalle sponde del Mediterraneo.

La carta dell’Africa disegna il lago Ciad – dal quale ha preso nome lo stato – così come nella cartina. Il lago era rappresentato così anche quando ero scolaro alle scuole elementari. Lo ricordo molto bene.

Un lago ampio, intorno al quale e nel quale si era creata un’economia per tanti cittadini del Ciad, del Cameroun, del Niger e della Nigeria, tutti confinanti col lago stesso. Ho approfondito la ricerca. Il lago aveva 28.000 kmq di estensione. Il clima mutato e l’assenza delle piogge da anni lo ha ridotto del 95%, ha solo 1.400 kmq. Le cartine geografiche non lo rappresentano com’è, ma come fu.

Quindi l’economia di pesca, di agricoltura, di pastorizia, di commercio non c’è più. Capii perché a Lampedusa giungevano dal Ciad. Fuggivano per sopravvivere dall’acquitrino Ciad, che un tempo fu un lago. Eccolo oggi, anche se nelle carte geografiche non ne è cambiata la rappresentazione.

Mi chiesi perché i ciadiani non andassero in Nigeria che è lì confinante. In Nigeria la guerriglia di Boko Haram, arricchita da una deviata e violenta religiosità, aveva provocato una fuga interna ed esterna di oltre due milioni e mezzo di persone, cinque anni fa.

Boko Haram è un movimento fondamentalista islamico armato che ha sconvolto il nord della Nigeria e ha gradualmente colpito anche altre aree del paese. Effettua rapimenti, assassinii ed altre violenze. Il movimento estremista islamico Jama’atu Ahlis Sunna Lidda’awati wal-Jihad («Popolo impegnato nella propagazione degli insegnamenti del profeta e nel jihad») viene comunemente chiamato Boko Haram che significa «l’educazione occidentale è peccato».

Quindi capii perché insieme a ciadiani, ai camerunensi e ai nigerini – tutti confinanti col lago – arrivavano a Lampedusa anche i nigeriani.

Tutti vogliono salvar la vita cercando una ricollocazione altrove, anche in Europa.

Non sono riuscito a trovare una differenza nella motivazione per emigrare di due milioni e mezzo di nigeriani a causa di guerra e degli altri emigrati ciadiani (e non solo) a causa di siccità. Tutti vogliono salvar la vita. Secondo i movimenti e partiti di destra – qui in Italia – i primi potrebbero essere accolti perché definiti emigrati politici e i secondi rimandati a quel lago/pozzanghera perché emigrati economici.

Secondo esempio

L’Egitto ha 90 milioni di abitanti. Circa il 90 % del territorio è desertico. Fra una decina di anni ci sarà una crescente difficoltà ad avere acqua dolce per i tre quarti degli egiziani. Non so quanti dissalatori di acqua marina riusciranno ad installare ma siccome le disgrazie non arrivano mai sole gli egiziani devono fronteggiare una concentrazione salina e una temperatura dell’acqua del Mar Rosso che sono le più elevate al mondo.

Gli studi informano che una crescita di 50 cm del livello del mare causerebbe al delta del Nilo – che è un’area molto abitata – la perdita di 1.800 kmq di terre coltivate e l’evacuazione di 3.800.000 persone; se la crescita fosse di un metro le terre coltivate perse sarebbero 4.500 kmq e l’evacuazione riguarderebbe 6.000.000 di abitanti.

Nel delta sono, anche, le città di Porto Said e Alessandria che contano 604.000 e 4.110.000 abitanti rispettivamente (Roma ne ha 2.900.000). Esse sono sul livello del mare ad un massimo di 6 metri la prima e 7 metri la seconda.

Ma c’è un esempio asiatico che probabilmente non ci si aspetta di incontrare.

Terzo esempio

Parlo del Bangladesh, 166 milioni di abitanti.

A Lampedusa arrivano anche dal Bangladesh. Perché ?

Il Bangladesh è nella zona terminale del sistema fluviale GangeBrahmaputra, i fiumi che raccolgono la fusione dei ghiacciai della catena del Karakorum nell’Himalaya. Il Bangladesh ha anche 58 fiumi transfrontalieri. La maggior parte del  territorio  é a meno di 12 metri sopra il livello del mare e circa il 50% dei terreni verrebbe inondato se il livello del mare salisse di un metro.

Anche per il Bangladesh posso dire che le disgrazie non arrivano mai sole. L’acqua e il suolo sono contaminati da arsenico a causa della composizione chimica dei minerali del suolo. L’acqua di falda è contaminata e viene presa per il 90% da pozzi sia per usi potabili che agricoli. Circa 77 milioni di abitanti sono esposti a un livello tossico di arsenico, lo ha scritto l’Organizzazione Mondiale della Sanità, affermando che questo è il caso più grande di avvelenamento nella storia di una popolazione umana.

Dal 1997 una zona costiera è già stata dichiarata a rischio di scomparsa.

I monsoni annuali sono fissi e sono noti gli allagamenti che provocano.

Inondazionicicloni tropicali, mareggiate, si verificano quasi ogni anno e si combinano con i danni provocati dal conseguente degrado del suolo, dall’erosione e dalla deforestazione. La fusione dei ghiacciai produce piene dei fiumi travolgenti case, baracche, ovili, orti.  

In questa cartina la freccia verde indica il fiume Brahmaputra, la freccia nera indica il Gange. I due fiumi vanno nella zona che ha un’altitudine media di 12 metri. La zona longitudinale contiene i ghiacciai in via di fusione; sono 7.200!

Ripeto, 7.200 ghiacciai!

Freccia verde → indica il Brahmaputra

Freccia nera → indica il Gange

Zona rossa – Karakorum nell’Himalaya

Zona rosa : + – 12 metri s.l.m.

Le inondazioni sono violente e provocano devastazioni definitive che causano la non coltivabilità delle terre e l’impossibilità di allevare il bestiame. La povertà la fa da padrona. Le famiglie contadine hanno meno risorse e devono ridurre il numero dei familiari da sfamare perché non sanno come fare per alimentarli; quindi fanno uscire dalla famiglia le femmine dandole in spose prima dei diciotto anni. Il 66 per cento delle ragazze si sposa prima dei diciotto anni e più del 30 per cento prima dei quindici anni. Sicuramente conosciamo il fenomeno delle spose bambine. Si sposano e coi mariti (mariti-padroni direi) emigrano a Dacca, la capitale, che ha già 20.000.000 di abitanti, e sperano in un lavoro.

Alcune famiglie si trasferiscono nella capitale, cercando lavoro , prendono in affitto un locale in una baracca, mediamente tra 12 e 16 metri quadrati, in una baraccopoli inimmaginabile. Le scuole alle quali mandare i figli sono molto costose e allora mandano a studiare solo i maschi alla scuola gratuita, quella coranica.

Quando sentiamo dire, in occasioni di attentati, che qualcuno era convinto islamico, estremizzato dicono i giornali, ricordiamoci di questa realtà. I bambini  non diventano estremisti per scelta ragionata, ma anche per il loro vissuto. Studiano solo alla scuola coranica.

Secondo le stime, nel 2040 gli sfollati interni del Bangladesh saranno più di 10 milioni su 166 milioni di bengalesi. Saranno sfollati interni fino a quando l’economia del Bangladesh li reggerà. Ma già non li regge. Chi può fugge ora. Tempo fa mi chiedevo perché a Lampedusa arrivassero anche i bengalesi. Ora lo so. I provenienti da quel paese in Italia sono in crescita. Per l’Istat erano 35.785 all’1.1.2005, passati a 73.965 all’1.1.2010; all’1.1.2016 erano 118.790. Sono 147.872 nel 2020.

Costoro non sarebbero emigrati politici per guerre o persecuzioni ma emigrati economici e, quindi, secondo le destre nostrane ed europee, non hanno diritto alla fuga ma devono restare nell’ambiente che ho descritto.

E’ mancato l’aiuto allo sviluppo

I paesi sviluppati e l’Unione Europea hanno mancato in una politica di aiuto verso i paesi poveri. Se vi fosse stata una politica intensa per lo sviluppo quei paesi avrebbero potuto avere tecnologie per la conservazione delle acque piovane, per desalinizzare l’acqua del mare, per meccanizzare l’agricoltura, per usare l’energia solare e tanto altro ancora. Così si sarebbe contenuta l’emigrazione. Non eliminata; contenuta. Sarebbero rimasti irrisolti i casi come quello del Bangladesh, del Ciad e altri, ma molti altri no.

<<Aiutiamoli a casa loro>> doveva essere detto e fatto anni fa, così come l’Italia aveva fatto egregiamente negli anni 80. Lo so per essere stato consigliere del Ministero degli Esteri italiano negli anni 80 e detti il mio parere nel Consiglio di Amministrazione preposto alla valutazione dei progetti di cooperazione con i Paesi in via di sviluppo  a centinaia di progetti italiani per i paesi sottosviluppati.

Fondai con altri un istituto per la UIL senza fine di lucro che ancora opera validamente per eseguire progetti di sviluppo per le comunità africane, asiatiche e sudamericane e concordai che analoga iniziativa fosse assunta dalla CISL e dalla CGIL. Avvenne.

Scompaiono

Per finire vediamo chi è scomparso e chi sta scomparendo nel mondo.

Gli stati minacciati a causa dell’inaridimento di terre sono molti ma ci sono quelli minacciati di scomparsa perché sono tutti su isole. Ci pensa il mare. Sono 40 quelli minacciati nel breve periodo – cioè da 10 anni fa e entro i prossimi 50/80 anni -. Qui ne indico soltanto 10. Penso che bastino per farsi un’idea di ciò che sta accadendo.

STATOABITANTISPECIFICITÀ 
Fiji921.000Molte isole saranno sommerseDà ospitalità a  Tuvalu e a Kiribati
Tuvalu13.000Max 4,5 m. s.l.m. Abi= tanti ridotti a meno di 10.000Fuggono in Nuova Zelanda e Australia
Kiribati110.00Scompare entro 80 AnniParte già sommersa
Isole Marshall60.000 circa2/3 del territorio spariràChiede a USA ospitalità. Più di 1.000 già fuggiti.
Maldive345.000Max 2 m s.l.m.scompariranno
Seychelles87.000Riduzione spiaggeemigrazione
Isole Carteret2.600Già scomparseGià emigrati
Torres Strait Islands4.200Molte isole non superano 1 m. s.l.m.Stanno emigrando
Salomone600.000Circa 1.000 isoleMolte isole in  sommersione
Palau21.000250 isoleMolte isole in  sommersione

Le isole Fiji saranno in gran parte sommerse. Da lì dovranno emigrare. Intanto, generosamente, il governo delle Fiji offre ospitalità ai profughi di Tuvalu e Kiribati, anch’esse in via di sommersione. A Fiji parlano il fijiano e l’indifijiano, a Tuvalu la lingua tuvaluana e a Kiribati il gilbertese. Non parlano neanche la stessa lingua ma si aiutano.

L’innalzamento del mare produce vari effetti : erode le coste delle Fiji e danneggia i porticcioli, soprattutto salinizza l’acqua dolce perché sono isole alte pochi metri e le falde sono a portata di infiltrazione di acqua marina. Senz’acqua potabile bisogna emigrare. L’acqua marina prima le rende invivibili e poi le sommerge.

I 2/3 del territorio delle isole Marshall scompariranno. Già possedimento degli USA per 40 anni e sede delle esplosioni nucleari sperimentali, gli abitanti possono emigrare negli USA. L’accordo tra i due governi scadrà nel 2023. Devono affrettarsi per salvarsi.

Maldive. Scompariranno. Altitudine media di 2 metri sul livello del mare.

Seychelles. Si ridurranno le spiagge e ci si produrrà un effetto migratorio per la riduzione di possibilità di lavoro nel turismo balneare.

Le isole Carteret, nella Papua Nuova Guinea sono già sommerse. I 1000 abitanti sono già fuggiti.

Le isole Torres Strait, nello stretto del Queensland, in Australia, stanno affogando. Alcune emergono per un metro dal mare.

Le isole Salomone e Palau, 1.250 isole, in gran parte saranno sommerse dalle acque.

Se il contenimento dell’aumento della temperatura media a + 2 gradi centigradi sarà raggiunto entro il 2100 tutti gli Stati che ho nominato e altri 30 che non ho nominato non lo sapranno mai. Saranno nel frattempo scomparsi o saranno non abitabili.

Per costoro qual’è il significato di <<aiutiamoli a casa loro>>?

Lo spazio demografico italiano

In Italia un elemento importante crea lo spazio demografico per l’immigrazione che diventa necessaria per una serie di lavori in modo particolare.

Leggiamo questa tabella.

La tabella é chiara. A fronte delle medie delle nascite altrui quella italiana era al posto numero 174 su 195 stati, nel 2010.                                                                              

Per mantenere il numero di italiani la media delle nascite annuali dovrebbe essere di 2 figli.

L’Italia era ad una media di 1,38 figli nel 2010; poi 1,34 nel 2017, poi 1,24 nel 2020. Questa media sarebbe ancora più bassa se gli italiani di origine straniera non ci fossero, perché sono più prolifici degli italiani di origine italiana.

Scrive l’Istat che il deficit demografico italiano viene coperto dall’immigrazione. Nel 2021 gli immigrati in Italia sono 5 milioni e 200 mila, l’8,7 % dei residenti.

Cosa accadde in Italia a causa del cambiamento del clima ?

Accadde in Umbria tempo fa. Accadde ciò che ho descritto sui bengalesi, sui ciadiani e su tutti gli altri che emigrano oggi per ragioni economiche.

Accadde nell’Isola Maggiore del lago Trasimeno.

L’economia dell’ Isola Maggiore nel medioevo era basata sulla pesca realizzata con una particolare tecnica che utilizzava fascine immerse nell’acqua; formavano un recinto palificato dai pescatori stessi; tecnica che era usabile perché il lago di origine tettonica e non vulcanica era naturalmente poco profondo. L’attività peschereccia era fiorente. I pescatori vendevano il pescato a Perugia e perfino a Roma e a Firenze, come raccontano scritti dell’epoca.  

Ecco come si produssero, dal 1602 al 1681, la riduzione del 70 % degli abitanti di isola maggiore e la loro emigrazione.

Sul finire del cinquecento iniziò il periodo di piena più lungo e terribile del Trasimeno nell’ultimo millennio. La durata della piena fu di 12 anni; la punta massima venne raggiunta nell’anno 1602, con metri 261,32 s.l.m., una quota di ben 3,82 metri superiore a quella di sfioro dell’attuale emissario.

Nelle abitazioni costiere di Isola Maggiore, di Passignano e di S. Feliciano, comuni costieri, l’acqua ristagnò per anni nei piani inferiori delle case; il castello di Borghetto, sulla costa di Tuoro, venne invaso dalle acque. I pescatori del Trasimeno non potevano più pescare perché non potevano deporre le fascine e palizzarle nel lago perché la profondità non era più la precedente ma troppo più alta.

Alla caduta economica corrispose la fuga dei pescatori e delle loro famiglie dall’Isola. Nel 1630 – dopo 28 anni – la popolazione si ridusse da 600 a 355 unità. Dopo 79 anni a 181, nel 1681. All’inizio del settecento si ridusse a 100 persone.

Quindi, in soli 28 anni, dal 1602 al 1630 la popolazione residente si ridusse del 41 % (245 unità). In 79 anni, dal 1602 al 1681, del 70 % (419 unità). Dopo un secolo la riduzione fu dell’ 83%.

Perché si verificarono le piene del lago ?

Perché dalla metà del 14° alla metà del 19° secolo si ebbe sul pianeta la cosiddetta “piccola era glaciale” che fu un periodo nel quale si registrò un costante abbassamento della temperatura media terrestre e un aumento della piovosità che fece aumentare anche il livello del lago Trasimeno.

Precedentemente, dal 600 circa al 1100 circa, si era avuto un periodo caldo, con temperatura più calda che consentì la fusione di ghiacci nei mari polari e agevolò la navigazione.

La colonizzazione vichinga della Groenlandia avvenne alla fine del 900 anche per la facilità della navigazione a quella latitudine ed ebbe quel nome anche perché era un poco verde e fertile, comparandola con le zone norvegesi di provenienza, e perché – esagerando – Erik il Rosso voleva renderla desiderabile ai norvegesi per farceli emigrare.

Quindi il grafico qui riportato sulle variazioni della temperatura nell’arco di 2000 anni conferma che le variazioni non sono una novità per il nostro pianeta.

All’interno della piccola era glaciale si verificò l’effetto sul lago Trasimeno.

L’ innalzamento del livello del lago non consentì più la posa delle fascine sott’acqua, ove i pesci si ricoveravano e da dove venivano fatti uscire battendo le fascine per catturarli subito in grandi quantità con particolari reti e non consentì più la posa delle palificazioni circondanti le fascine stesse. I pescatori e le loro famiglie dovettero emigrare e cercare lavoro e vita altrove.

Non è stato possibile sapere dove andarono, né quali problemi incontrarono, né come si inserirono in altre comunità che tuttavia erano di persone che parlavano la stessa lingua e professavano la stessa religione.

Erano emigrati economici, non politici. Secondo l’attuale metro di valutazione delle destre domanderei come quelle famiglie potessero essere ricacciate sull’isola!

Concludendo

Il collegamento diretto tra mutamenti climatici ed emigrazioni è provato e non é nuovo nel mondo. Ho portato gli esempi del Ciad e del Bangladesh già in corso e quello del Nilo atteso a breve termine.

Contenere la crescita del riscaldamento del pianeta e attivare politiche vere di sviluppo nei paesi di provenienza, oltre che cercare la pace, sono gli obiettivi necessari per contenere l’emigrazione.

Ricordo l’articolo 3 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo che afferma : “Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona”. L’articolo 3 condensa l’essenziale.