di Luigi Ferro – Presidente Nazionale di Socialismo XXI |
Il tema delle riforme costituzionali entra nel vivo del dibattito politico. Lo avevamo previsto, all’indomani del voto del 25 settembre 2023 che ha consegnato alle destre il governo del Paese e alla luce del varo di una legge sulla cd. Autonomia Differenziata delle regioni a statuto ordinario.
Se è sicuramente positivo coinvolgere tutte le forze politiche che siedono in Parlamento quando si tratta di modificare la nostra carta fondamentale, di certo le proposte di riforma in campo avviano una riflessione attenta in difesa della nostra Costituzione e dell’unita’ del nostro Paese.
Le picconate alla nostra costituzione in questi anni non sono mancate come sono innumerevoli i tentativi di riscrivere gli assetti istituzionali del nostro Paese dalla bicamerale alla riforma Renzi-Boschi, bocciata nel 2016 dagli italiani. Il dibattito non può ridursi essenzialmente tra due fronti contrapposti, tra “innovatori e conservatori“. Sarebbe riduttivo quando l’oggetto del contendere è la nostra Grundnorm. Semmai, il dibattito dovrebbe essere orientato su quelle modifiche necessarie per ammodernare il Paese senza smantellare quei pesi e contrappesi che i nostri padri costituenti avevano voluto nella Costituzione per evitare derive autoritarie e per preservare l’unità del nostro Stato.
Elezione diretta del Presidente della Repubblica o del Premier, presidenzialismo, nuova forma di Stato o di Governo, sono solo alcuni dei mantra di una maggioranza politica divisa sui nuovi assetti istituzionali di cui dotare il nostro Paese. Meloni in realtà è preoccupata del suo alleato leghista che spinge verso l’autonomia. Ma le riforme della Costituzione non possono essere sostenute da meri calcoli politici per i rischi che deriverebbero alla stabilità di una intera comunita’.
Ogni riforma non puo’ essere al di sopra della Costituzione e dei suoi principi fondamentali.
Si tratta di non mettere in discussione la nostra adesione ai valori costituzionali fondativi di una identita’ democratica e di tenere unito il corpo sociale.
La Costituzione è un insieme di valori, non il prodotto di compromessi.
Il Presidenzialismo propugnato dalla maggioranza che governa il nostro Paese divide non unisce e comprime il nostro sistema parlamentare fondato sul pluralismo dei partiti e sulla partecipazione politica attraverso la funzione legislativa.
La nostra Costituzione non annulla le differenze o le distinzioni, ma le fa convivere esaltandole.
Le riforme dirette a silenziare le nostre istituzioni non sono riforme, ma il tentativo non celato di collocare una sola voce al comando di una intera comunita’ cancellando quelle differenze che rendono libero il confronto e tuetalano l’idea di unità.
L’idea Presidenzialista delle destre, in particolare di FDI, si muove su due basi: il primo concentrare le decisioni nelle mani del Presidente ritenendo il parlamentarismo una zavorra per l’esecutivo; il secondo, concludere quel processo di personalizzazione della politica, inizato con Berlusconi e proseguito negli anni fino al M5S.
Noi, ed io personalmente, credo nella centralita’ dei partiti, ma la politica italiana deve avere il coraggio, di fronte a partiti sfibrati o padronali, di fare un salto di qualità.
Come? Intanto attraverso la riforma del sistema elettorale in senso proporzionale con la doppia preferenza. La legge elettorale è fondamentale per selezionare la classe dirigente e per restituire idendita’ ai partiti. La mancanza di elementi identitari e’ la prima causa della volatilità e dell’astensionismo del corpo elettorale. Di qui si deve ripartire restituendo centralità ai partiti e al Parlamento, quale luogo di confronto libero e democratico , e di discussione.
Il pluralismo, con le sue sane differenze, è il sale di una democrazia. Tocqueville soleva ripetere “il cechio feroce delle opinioni. Se ne sei messo fuori, la tua voce non contera’ piu’ niente”.
Per avere un governo forte, e’ indispensabile introdurre lo strumento della sfiducia costruttiva, che consente all’esecutivo di andare avente nella pienezza delle sue funzioni, in attesa che il Parlamento sia in grado di votare la fiducia ad un nuovo governo.
Il progetto “rifomista” della maggioranza di governo francamente e’ pericoloso perche’ non mette al riparo le istiuzioni da torsioni autoritarie e perchè cancella quei pesi e contrappesi pensati dai nostri Padri costituenti. La cultura dell’uomo solo al comando è viva nel nostro Paese. Non è caduta con la fine del fascismo!
Dovremmo disfarci della nostra Costituzione in nome di una destra sovranista?
Il tema è sen’altro delicato per il futuro della comunita’ nazionale.
Ma sappiamo da che parte stare. Dalla parte della Liberta’ e dei Diritti. A sostegno della Democrazia e del Pluralismo.
In difesa della Costituzione contro i suoi nemici.
Intanto…Sono state raggiunte e superate le 50 mila firme a supporto del progetto di legge contro l’autonomia differenziata disegnata dal governo Meloni. Ieri erano 64.681. La proposta del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale, presieduto da Massimo Villone, può essere adesso presentata in Parlamento.
E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete.