di Renato Costanzo Gatti – Socialismo XXI Lazio |
Mi sto documentando sulla possibilità che la rivoluzione quantistica e quindi le nuove tecnologie possano interferire nel processo di programmazione economica di un paese.
Il mio discorso verte su un punto di premessa che esamina in via molto semplice l’alternativa libero mercato – programmazione, esamina quindi i metodi programmatori e da ultimo le possibilità offerte dalle nuove tecnologie.
Alternativa libero mercato – programmazione
Il punto filosofico di base riguarda la seguente domanda: per lo sviluppo di un paese è sufficiente lasciare che le libere forze del mercato agiscano indisturbate lasciando allo stato il compito di tutelare la libertà del mercato e intervenire a ripristinare la libera concorrenza o serve invece che la razionalità umana si faccia carico di individuare attraverso la programmazione gli obiettivi e i mezzi per realizzarli?
In verità l’alternativa non è tra libero mercato e programmazione, infatti le imprese capitalistiche sono campioni di programmazione (non certo le piccole e medie imprese italiane che affollano il nostro assetto produttivo), esse usano tranquillamente budget pluriennali e formano le loro decisioni in base a prospettive di medio – lungo termine. L’alternativa è allora tra programmazione capitalistica e programmazione sociale: la differenza tra le due programmazioni consiste nell’agente selettivo che, esaminati i dati, considerate le opportunità, le possibili varianti endogene ed esogene determina gli obiettivi e propone le scelte economiche di investimento e di allocazione delle risorse.
Ebbene, nella programmazione capitalistica l’agente selettivo è il profitto, nella programmazione sociale l’agente selettivo è la razionalità scientifica. Nella programmazione capitalistica sono assenti quegli obiettivi di portata sociale che sono alla base della coerenza economica di un paese; nella programmazione sociale sono presenti oltre a tutte le componenti economiche in senso stretto, elementi come la demografia, le disuguaglianze sociali, i servizi sanitari, pensionistici, infrastrutturali. Tanto per semplificare la programmazione guidata dal profitto non avrebbe dubbi nella scelta tra la produzione di armi o la costruzione di un ospedale; diversamente risponderebbe, credo e spero, la programmazione sociale.
I metodi programmatori
I metodi programmatori pongono diverse alternative tra le quali la più importante, a mio parere, è quella tra programmazione indicativa e programmazione normativa. Scrive Vittorio Marrama su “Problemi e tecniche di programmazione economica” (Cappelli editore) a proposito di questa alternativa
“Soltanto in questo caso (ovvero della programmazione normativa) potremo parlare di un vero piano economico.” Con programmazione normativa “intendo definire qualunque atto di programmazione che, pur prendendo nota delle sollecitazioni spontanee del mercato, cerca in una forma o nell’altra di imprimere alle cose economiche un andamento conforme a certi obiettivi proposti dall’autorità pubblica, che possono essere talvolta molto diversi dal risultato di quelle sollecitazioni” (…). “Escludo gli aggettivi obbligatorio o imperativo perché non hanno senso in una economia di mercato. Peraltro, essi non hanno, a mio avviso, neanche senso in una comunità socialista nella quale la caratteristica principale dell’economia non sta nella obbligatorietà del piano ma nella proprietà pubblica dei mezzi di produzione”.
Un’altra alternativa consiste nell’utilizzo di tecniche di programmazione utilizzanti un complesso di equazioni lineari ovvero tecniche di simulazione.
Traduco da “Application of Artificial Intelligence techniques to economic planning” di Paul Cockshott, il seguente pezzo che spiega come funziona la programmazione lineare:
Kantorovic ha dimostrato che il piano formalizzato da lui era logicamente solubile utilizzando la programmazione lineare (…) ma la questione più rilevante rimane quella della complessità computazionale. Il prof. Nove enfatizza la dimensione del problema affermando che con 12 milioni di prodotti occorrerebbe l’intera popolazione del mondo per milioni di anni solo per risolvere le equazioni richieste nel piano per l’Ucraina.
Altro sistema è quello di rappresentare la struttura economica del paese come una matrice Input/Output che metta in connessione i fattori produttivi onde determinarne la coerenza nel perseguimento degli obiettivi prefissati.
Credo che anche il metodo della simulazione sia applicabile in particolare per poter proiettare le diverse soluzioni da adottare in funzione di differenti elementi esogeni che possano causare distorsioni allo sviluppo degli interventi adottati.
La bibliografia non manca: dal classico di Maurice Dobb “Some problems in the theory of growth and planning policy” e di Kalecki “Dinamica degli investimenti e dei redditi nell’economia socialista” e di Oscar Lange “Il ruolo della pianificazione nella economia socialista” a Tinbergen “The Domar-Harrod model and the dynamic Leontief model” e ancora di Tinbergen & Bos “Mathematical models of economic growth” passando per Graves “Recent advances in mathematical programming” fino ai recenti “Quantum technology for economists” di Hull, Sattath, Diamanti, e Wending, oppure “What happens when “IF” turns to “WHEN” in quantum computing” di Bobier, Langione, Tao, Gourevitch, al già citato “Application of artificial intelligence techniques to economic planning” di Paul Cockshott.
Le possibilità offerte dalle nuove tecnologie
Rifacendosi a quanto tempo fosse richiesto, secondo Nove, per lo sviluppo della programmazione lineare del piano per l’Ucraina (stiamo parlando del secolo scorso) oggi le nuove tecnologie rendono possibili calcoli impossibili solo poche decine di anni fa.
L’intelligenza artificiale se accoppiata con l’uso dei computer quantistici costituisce il futuro in atto per affrontare problemi complessi in particolare nella simulazione e nella decriptazione. Il grande passo in avanti è costituito dal passaggio dal bit dei calcolatori classici al qubit dei calcolatori quantistici.
In parole semplici il bit è uno strumento logico basato sul sì/no, on/off, acceso/spento, uno/zero; come il bit classico ammette due stati, cioè lo stato (0)( 0 ) e e lo stato (1)( 1 ), altrettanto accade al qubit. Per analogia con il caso classico chiameremo questi due stati (0) | 0 ⟩ e (1)| 1 ⟩. Ma grazie al principio di sovrapposizione, che emerge dal primo postulato, è anche possibile combinare linearmente i due stati (0) | 0 ⟩ e (1) | 1 ⟩ (1)(per ottenere lo stato di sovrapposizione:
(f)= a(0) + b(1) | ψ ⟩ = a | 0 ⟩ + b | 1 ⟩
in cui a e b sono due numeri complessi tali per cui (a)^2 +(b)^2 = 1
Detto in altri termini, lo stato di un qubit è un vettore unitario dello spazio degli stati hilbertiano di dimensione 2 in cui gli stati speciali (0)| 0 ⟩ e (1) | 1 ⟩ (1) formano una base ortonormale detta base computazionale.
ll nostro obiettivo finale è il calcolo quantistico resistente agli errori. La nostra leadership mondiale nei computer quantistici continua a essere mostrata e dimostrata da avanzamenti reali e la creazione e manipolazione dei qualunquoni non-abeliani per creare qubit topologici è un altro esempio che quando si danno strumenti incredibili a persone brillanti, queste troveranno qualcosa di fantastico da farci”, ha affermato Ilyas Khan, fondatore e chief product officer di Quantinuum.
Le incredibili possibilità rese disponibili dalle moderne tecnologie quantistiche aprono orizzonti incredibili per la ripresa della programmazione economica; ricordo che Google dopo aver sviluppato il primo computer quantistico, riuscì per un certo processo di calcolo risolvere in duecento secondi ciò che i computer classici avrebbero risolto in diecimila anni.
La capacità simulativa dei computer quantistici è eccezionale, nell’impostare il piano economico strategico e a lunga proiezione temporale, possiamo esplodere il piano nelle sue componenti elementari: materie prime, ore uomo, ore macchina, e possiamo anche prevedere l’incidenza di variabili esogene, con la possibilità di governare anticipatamente gli eventuali squilibri causati da quelle variabili esogene.
Insomma, sostituire con la razionalità e con le tecnologie oggi disponibili un attrezzo primordiale e selvaggio come il profitto mi pare essere il compito di un socialismo illuminista degno dei nostri tempi.
E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete.