ELEZIONI AMMINISTRATIVE DEL 29 MAGGIO 2023 IN UMBRIA, E ORA?


di Aldo Potenza – Ufficio di Presidenza Socialismo XXI |

Una premessa è indispensabile ed è valida per tutti, sia per chi esulta a causa del presunto successo elettorale, sia per chi è stato sconfitto.

Gli elettori continuano sempre di più a disertare le urne. C’è qualcuno che, oltre a lamentarsi per questo fenomeno si sia interrogato sulle ragioni che lo hanno determinato?

Circa sette anno fa Gaetano Azzariti scriveva: “Viviamo tempi confusi…operiamo entro una condizione di precarietà permanente, in continuo sommovimento. Un contesto poco incline a fermarsi per riflettere.”…”La politica arranca”..”Si chiude in se stessa, spesso rompendo con la cultura, Assumendo il volto della arroganza.”…”La perdita di ogni valore condiviso che dia il senso alla politica ed essenza alla tecnica rischia di travolgere le nostre società lacerate.”..”La capacità di critica del reale rischiano di perdere di senso se non sono condotte in base a principi, finendo per ridursi alla miope strategia della convenienza.”…”La dialettica politica si impoverisce compressa entro un assolutismo ideologico neoliberista che rende omologhi i diversi.”

Erano parole inascoltate che disegnavano con grande preoccupazione e acutezza la deriva della politica italiana incapace di riflettere su quanto era già accaduto e sui rischi che si sarebbero corsi.

La risposta è stata la formazione di una oligarchia che ha approvato leggi elettorali sottraendo agli elettori la libertà di scelta dei propri rappresentanti; la riduzione della rappresentanza e la umiliazione della funzione delle assemblee elettive.

Il disegno che si sta affermando, poco importa sapere se consapevolmente o inconsapevolmente, è quello raccomandato dal famoso documento del 1975 “Crisis of governability e crisi of democracy” secondo il quale il declino della partecipazione non è solamente desiderabile,ma sarebbe utile e da incentivare in modo che i governi possano operare senza l’intralcio dei movimenti di protesta e della democrazia partecipata.

In altre parole il contrario di disegno democratico della nostra Costituzione.

Manca ancora una tessera per completare il disegno, modificare la Costituzione all’insegna della governabilità restringendo ancor di più il ruolo delle assemblee parlamentari e concentrando il potere nelle mani di un unico rappresentate.

Così partiti che somigliano sempre di più a potentati personali, simili a liste civiche nazionali, privi di precise identità e valori, sono attratti non dal desiderio di riconquistare la fiducia degli elettori, ma dalla voglia di consolidare il proprio potere.

In questo desolante scenario nazionale si colloca la vicenda elettorale Umbra.

La sconfitta della sinistra umbra, che un tempo era rappresentata da numerose forze politiche di culture diverse, oggi vede nel PD il soggetto politico quasi unico responsabile della catastrofe politica regionale.

Anche quando i segnali del declino erano evidenti, non c’è mai stata una riflessione sulle cause, mai una autocritica, la risposta è stata cercata nella costruzione di alleanze per assicurare la sopravvivenza.

Così oggi se il PD, ad esempio, lamenta la privatizzazione della sanità la domanda è, quando è iniziata?

Se le privatizzazioni hanno indebolito l’economia nazionale quando è cominciata?

Se c’è un progressivo aumento della ricchezza in mano di pochi e un aumento della povertà, la domanda è cosa si è fatto per correggere queste disparità?

Se si sono indeboliti i corpi intermedi, sindacati ecc, la responsabilità è solo di quest’ultimi o anche di chi ha considerato la concertazione tempo perso?

Se il ceto medio si è impoverito chi si è preoccupato di un fenomeno che di solito favorisce la crescita politica della destra?

A queste e a molte altre domande quale è la risposta del PD?

Il risultato era prevedibile, ma non c’è stata alcuna capacità di risposta.

Se il PD e la sinistra è in grande difficoltà, in Umbria la destra non può esultare, oltre a non dare risposte alle domande che se valgono per il PD sono valide anche per una destra che vorrebbe essere sociale, oggi deve fare i conti con un fenomeno che ricorda Cito, quell’individuo che a Taranto spadroneggiò per diverso tempo.

Un ulteriore grave degrado della politica, frutto degli errori della destra e della incapacità di governo che fa crescere nuovi mostri dove arroganza, sete di potere, ignoranza politica e prepotenza si sommano in un delirio di incompetenza.

Se il PD e i partiti della sinistra vogliono tornare a vincere devono tornare a pensare, devono riconoscere gli errori commessi e farne tesoro per ricostruire un nuovo percorso senza pretendere di avere sempre ragione ed evitando tentazioni egemoniche, cercando la collaborazione di tutte le associazioni e i partiti ancora esistenti non per costruire un cartello indistinto, ma per una nuova stagione politica con idee e progetti comuni che indichino un nuovo orizzonte di impegno politico e programmatico agli elettori umbri.

Un tempo la sinistra in Umbria era un esempio virtuoso di laboratorio politico anche per la politica nazionale, è ora il tempo di tornare ad esserlo nuovamente.