di Antonio Ravidà |
Calogero (Lillo) Morreale era un dirigente socialista dell’Alleanza contadina. Colpevole di aver sospettato imbrogli che giravano intorno ai lavori per l’invaso Garcia. “Una grande abbuffata” che ha favorito potenti “famiglie” siciliane. Diga per la quale morirono anche il colonnello dei Carabinieri Giuseppe Russo e il suo amico-confidente Filippo Costa (20/08/77) e il giornalista (cronista giudiziario del Giornale di Sicilia) Mario Francese (26/01/79) che aveva scritto sull’ “affare” della diga.
E’ stata la “mafia agraria” a uccidere l’attivista Psi?
Palermo: una nuova pista seguita nelle indagini. Calogero Morreale è il ventisettesimo sindacalista assassinato in Sicilia – Suo padre, nel ’46, organizzò occupazioni di terre incolte – L’agguato dei “killers” sulla strada
Palermo, 19 giugno. Soltanto sospetti e mezze frasi. Poi molta paura di parlare e persino di stare a sentire. Questa è la cupa impressione, passando nelle piccole strade di Roccamena (3 mila abitanti a una settantina di chilometri da Palermo) dove è stato ucciso il segretario della sezione del Psi, Calogero Morreale, 35 anni, sposato e padre di due figli. Poco oltre la periferia del paese, a circa quattro chilometri sulla strada che entra nella valle del Belice, si raggiungono i luoghi del terremoto del 1968. E’ qui che ieri, nel primo pomeriggio, è stato assassinato Morreale, che era anche presidente del locale ente comunale di assistenza, delegato di zona dell’Alleanza contadina e agente dell’Unipol, compagnia assicuratrice. L’hanno ucciso due o tre killers che, lungo la strada, gli avevano fatto segno di fermarsi. Morreale, che probabilmente li conosceva, ha rallentato e ha spento il motore.
E’ probabile che non gli abbiano dato neppure il tempo di parlare: gli hanno sparato con tiro incrociato a lupara e con rivoltelle calibro 38 a canna lunga. Subito dopo, i killers sono fuggiti su un’auto lasciata nei pressi. Nessuna delle persone che, nella mezz’ora seguente sono passate di lì, si è fermata o ha dato l’allarme. Eppure Morreale, insanguinato e chino sullo sterzo della sua «500» azzurra, era ben visibile. Solo più tardi, intorno alle 15.00, due agricoltori, padre e figlio, superando con la mietitrebbia l’utilitaria, hanno riconosciuto Morreale, sono scesi sperando di poterlo soccorrere, ma visto che era già morto sono corsi a dare l’allarme. A Roccamena, dove dal giugno 1973 è in carica una giunta socialcomunista, i concittadini del segretario socialista ucciso non hanno dubbi: il delitto è stato ordinato da un clan mafioso infastidito dalle iniziative sindacali di Morreale. Ma quale dei tre o quattro gruppi di mafia che da generazioni «pesano» sulla zona? «Morreale è nuovo martire socialista sulla via insanguinata della protesta contadina contro la mafia e le cricche di potere in Sicilia», ha detto Filippo Fiorino, segretario provinciale socialista. «Quest’ultima vile e rabbiosa risposta della reazione siciliana — ha aggiunto Fiorino — ancora una volta ha troncato la vita di un onesto e combattivo lavoratore socialista, marito e padre affettuoso». Ha detto il padre della vittima, Pietro Morreale, agli inquirenti: «Cercano di intimorirci.
Ci hanno provato venti anni fa senza riuscirci, ora hanno ucciso mio figlio. Ma noi non ci fermeremo». C’è un’altra pista che gli inquirenti seguono: può darsi che Calogero Morreale abbia saputo qualcosa sul sequestro dell’enologo Franco Madonia, rapito l’8 settembre scorso fra Roccamena e la vicina Monreale e rilasciato il 15 aprile, ma dopo il pagamento di un miliardo. Le proprietà del nonno materno di Madonia, Giuseppe Garda, confinano con il podere dei Morreale che con i Garda sono sempre stati in ottimi rapporti. L’omicidio di Calogero Morreale, nel dominio mafioso di Liggio, Coppola, Rimi, ha più di un precedente. Dal dopoguerra ad oggi in Sicilia 13 sindacalisti della Cgil e 14 esponenti politici di vari partiti, anche della dc, sono stati assassinati. L’anziano padre del segretario socialista ucciso fu uno degli organizzatori dell’occupazione delle terre nel 1946-’47 poco prima della riforma agraria in Sicilia, quando i contadini s’installarono nei feudi incolti. Il vecchio Morreale afferma oggi che nel 1950 sfuggì per poco ad un agguato. L’elenco delle vittime è aperto da Angelo Macchiarella, sindacalista ucciso a Ficarazzi, nel Palermitano, il 19 febbraio 1947; sei giorni dopo, venne assassinato, a Partinico, Carmelo Silvia pure sindacalista, il primo maggio successivo, nella strage di Portella delle Ginestre, a breve distanza da Roccamena, la banda Giuliano si scatenò contro un corteo di lavoratori: 11 morti e 56 feriti furono il bilancio della tragica ritorsione della quale, secondo più d’una testimonianza, Giuliano si rese autore in nome e per conto di alcuni agrari e mafiosi di Palermo.
Il 21 marzo 1948 la «cosca» mafiosa di Corleone, ancora dominata dal medico Michele Navarra, poi sostituito da Liggio, che lo eliminò a sventagliate di mitra e lupara, uccise il segretario della Camera del Lavoro, Placido Rizzotto. Dopo altri omicidi, il 16 maggio 1955 a Sciara, nell’altro versante del Palermitano, fu trucidato Salvatore Carnevale e, il 24 marzo ’56, a Tusa, al confine tra le province di Messina e Palermo, Carmine Battaglia. Come Morreale anche gli ultimi due erano sindacalisti socialisti.
E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete.