PER IL PARTITO SOCIALISTA ITALIANO DI UNITA’ PROLETARIA IL DUCE NON PUO’ DETTARE LE CONDIZIONI

Tra le figure più controverse del panorama giornalistico italiano, durante il ventennio fascista, vi è quella di Carlo Silvestri. Editorialista del Corriere della Sera e militante socialista ai tempi del delitto Matteotti, Silvestri venne perseguitato dal regime, mandato al confino ed infine liberato personalmente da Mussolini, il quale si servì del giornalista, durante il periodo di Salò, per trattare la resa con gli alleati ed i partigiani. Fu Silvestri, infatti, il 22 aprile 1945, ad inviare all’esecutivo del Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria la lettera contenente l’ultima proposta di resa del Duce.

LA PROPOSTA

“Compagni socialisti, Benito Mussolini mi ha chiamato e mi ha dettato questa dichiarazione che mi ha autorizzato a ripetervi. Poiché la successione è aperta, in conseguenza dell’invasione anglo-americana, Mussolini desidera consegnare la Repubblica sociale ai repubblicani e non ai monarchici; la socializzazione e tutto il resto ai socialisti e non ai borghesi. Della sua persona non fa questione. Come contropartita chiede che l’esodo dei fascisti possa svolgersi tranquillamente: né una reazione legale, né una reazione illegale che sarebbero controproducenti. Nel proporre questa trasmissione di poteri, egli si rivolge al partito socialista, ma sarebbe lieto se l’offerta fosse considerata ed accettata anche dal Partito d’Azione nel quale, del resto, prevalgono le correnti socialiste. Non estende l’offerta al Partito Comunista solo perché la tattica di questo partito esclude che nell’attuale situazione internazionale esso possa assumere in Italia atteggiamenti che sarebbero in contrasto col riconoscimento dell’Italia come zona d’influenza inglese.

La consegna si potrebbe concretare nei seguenti punti:

1) Per ragioni di organizzazione e di tempo, il trapasso dei poteri ai socialisti ed ai partiti di sinistra potrebbe essere effettuato solo a Milano ed eventualmente in alcuna delle città vicine (Varese, Como, Legnano, Gallarate, Saronno, Magenta, ecc., nelle quali primeggia l’elemento operaio industriale).

2) Affinché il Partito Socialista, il Partito d’Azione o la sua frazione anticapitalista, i Repubblicani ed eventualmente altre forze di sinistra che sono fuori dal CLNAI possano accettare l’offerta, è necessario che abbiano per il domani una giustificazione di carattere contingente, ma di essenziale importanza, come la difesa e la salvaguardia degli impianti industriali ed idroelettrici e la dichiarazione di Milano città aperta. La salvaguardia di questi impianti, premessa della ricostruzione italiana, è sempre stata in cima ai pensieri e alle preoccupazioni di Mussolini.

3) Il Partito Socialista di Unità Proletaria, d’accordo eventualmente con il Partito d’Azione e col consenso tacito del Partito Comunista, prenderebbe in consegna la città da Mussolini con un’aliquota delle forze armate della “Repubblica Sociale” che sarebbero lasciate a Milano ai fini dell’ordine pubblico e che ubbidirebbero unicamente al Governo provvisorio.

4) Le autorità germaniche sarebbero, poi, subito interpellate dal Governo provvisorio circa la precisa conferma dell’integrità della città e dei suoi impianti industriali. Di fronte alla dichiarazione che esse accedono alla richiesta e all’annunzio dell’evacuazione della città, il Governo provvisorio dovrebbe dare la garanzia che esse, come le forze armate della Repubblica, non saranno molestate dai partigiani o da altri fino ad un confine da stabilirsi”.

LA CONTROPARTITA

“A quanto sopra sono autorizzato a precisare che, come contropartita, Mussolini chiede:

A) Garanzia per l’incolumità delle famiglie dei fascisti e dei fascisti isolati che resteranno nei luoghi di loro abituale domicilio con l’obbligo di consegna delle armi nei termini stabiliti.

B) Indisturbato esodo delle formazioni militari fasciste, così come di quelle germaniche nell’intento di evitare conflitti e disordini fra italiani, distruzioni di impianti da parte dei tedeschi e nuove rovine e lutti nelle città e nelle campagne.

C) Le formazioni volontarie fasciste potrebbero impegnarsi a non assumere iniziative operative contro formazioni italiane dipendenti dal CLNAI o dal governo di Roma, essendo però decisi a continuare la lotta in Italia o altrove contro gli invasori. Qualora non fosse possibile la consegna rivoluzionaria dei poteri al Partito Socialista di Unità Proletaria e alle altre forze di sinistra del CLNAI, i punti A) e B) avrebbero pieno valore anche per una trasmissione di poteri che avvenisse tra il Governo della “Repubblica Sociale” e il CLNAI.

In ogni caso, non è Mussolini ora che detta queste proposizioni, ma sono io che riassumo il suo pensiero, egli preferisce rendere responsabile il CLNAI piuttosto che il governo di Roma dell’eredità “Repubblicana Sociale” rivoluzionaria anticapitalista antimonarchica della Repubblica, in quanto nel CLNAI, presto o tardi, dovranno prevalere ed imporsi le forze della sinistra rivoluzionaria le quali non potranno non difendere la socializzazione e le altre radicali riforme di Mussolini, quali l’abolizione del commercio privato e la cooperativizzazione della produzione, come sacro patrimonio dei lavoratori italiani.

Compagni, chi vi scrive, è socialista nell’animo e nelle opere da quando all’età di dieci anni cominciò ad avere dimestichezza di vita con Anna Kuliscioff, con Filippo Turati, con Claudio Treves, con Andrea Costa, con Camillo Prampolini, con Leonida Bissolati, socialista che ebbe la tessera del partito concessa come attestazione d’onore nel 1924 su proposta di Filippo Turati, di Claudio Treves, di Camillo Prampolini e di Luigi Basso ‘per il suo indomito coraggio nel combattimento’, chiede di conferire d’urgenza con voi per illustravi le proposte di Mussolini”.

Ottenuto il colloquio con la dirigenza socialista, il tentativo diplomatico di Silvestri naufragò immediatamente davanti alla irremovibile chiusura del Psiup riguardo qualsiasi condizione avanzata dal Duce.

Fonte: Il Velino.it

Chi è Carlo Silvestri