di Franco Astengo |
In previsione della necessità di organizzare momenti di approfondimento attorno ai diversi temi proposti dal voto europeo 2024 mi permetto di sintetizzare in alcuni punti-chiave un possibile elenco di questioni che dovranno essere affrontate:
1) Mutamento di senso dell’elezione di rappresentanti dei diversi paesi (nello specifico la dizione originaria a partire dal 1979 è quella di “Rappresentanti dell’Italia al Parlamento Europeo”) in una fase di transizione come quella che stiamo attraversando dominata dal tema della coincidenza NATO/UE e dal rapporto tra Governi e Commissione sul PNRR. Tutto questo all’interno di un quadro generale caratterizzato dalla crisi della globalizzazione , dal rallentamento del processo di cessione di sovranità dello “Stato – Nazione”, dell’emergere di rinnovati nazionalismi con la guerra presente nel teatro europeo;
2) Incidenza del parlamento europeo nella formazione della complessiva “governance” dell’ Unione. A questo proposito mi concentro su di un solo aspetto: Il Parlamento europeo elegge il Presidente della Commissione. Dopo le elezioni, uno dei primi compiti del nuovo Parlamento è quello di eleggere il Presidente della Commissione l’organo esecutivo dell’UE. Gli Stati membri designano un candidato, tenendo però conto dei risultati delle elezioni europee. Il Parlamento deve poi eleggere il nuovo Presidente della Commissione a maggioranza assoluta (la metà dei deputati più uno). Se il candidato non ottiene la maggioranza necessaria, gli Stati membri hanno un mese di tempo per proporne un altro (il Consiglio europeo delibera a maggioranza qualificata). In occasione delle elezioni del 2014 il Parlamento ha introdotto il sistema dei candidati capilista: ciascun partito politico europeo presenta un candidato alla carica di Presidente della Commissione e il partito che ottiene il maggior numero di voti può proporre il candidato del Parlamento per tale carica.
3) Dal punto 2 deriva essenzialmente il dibattito in corso sulla formazione di una nuova maggioranza a Strasburgo e sulla “formula Ursula” che presiedette all’elezione di Ursula Von dee Layen (avvenuta con il voto del M5S a sostegno dell’alleanza PPE-Socialisti & Democratici). Appare evidente che saranno i risultati elettorali a determinare il quadro di alleanze: nel concreto non esistono possibilità di prefigurare convergenze che soltanto possibilità numeriche potranno concretizzare vista la conformazione dei gruppi nel nuovo Europarlamento;
4) Risiede nel punto relativo all’elezione del Presidente della Commissione il valore effettivamente sovranazionale del voto espresso nazionalmente (salvo gli inevitabili riflessi sul quadro politico nazionale) perchè sarà soltanto l’esito del voto che ci fornirà l’indicazione per la costruzione delle alleanze: i fondamentali della politica europea, infatti, ci indicano un quadro diverso da quello presentato nel sistema politico italiano da un sistema che esige alleanze preventive e punisce chi non riesce a realizzarle;
5) Questo quadro ci indica come uno spunto di discussione da svolgere sarà quello riguardante la presentazione in campagna elettorale, di una proposta di diversità di compiti del Parlamento Europeo sui gangli decisivi della politica comunitaria (economica, militare, estera, ambientale) e sul rilancio di una ipotesi di costituzionalizzazione dell’UE dopo il fallimento degli anni 2003-2007. Ipotesi da presentare intendendola posta almeno sul piano della formazione di una dialettica intesa come bilanciamento della ferocia sovranista e militarista che contrassegnerà i prossimi mesi di scontro politico. Si tratterà così di indicare ancora con grande precisione l’assoluta proiezione sovranazionale del valore del voto.
6) La qualità della rappresentanza istituzionale che, a sinistra, si intenderà realizzare risulterà assolutamente collegata alla capacità delle diverse forze politiche di esprimere una effettiva rappresentatività dell’intreccio tra le grandi contraddizioni della modernità e della post – modernità, inclusa quella riguardante la crisi della democrazia liberale. Anche l’opzione pacifista avrà bisogno di essere inclusa in un progetto complessivo e non presentata semplicemente come una (pur sacrosanta) esigenzialità immediata.
E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete.