di Silvano Veronese – Ufficio di Presidenza Socialismo XXI |
Si è sviluppato un grande e vivace dibattito sul salario minimo orario per legge, proposto con forza ed efficacia dalla opposizione parlamentare e rigettato dal Governo con qualche difficoltà ed incertezza. Entrambe queste posizioni eludono, però, il vero problema che investe la situazione salariale italiana rappresentata da una situazione da “Far West” carica di violazioni contrattuali, di “decontrattualizzazioni” delle retribuzioni e di illegalità, le quali – comunque investono tutto sommato una piccola minoranza della massa del lavoro dipendente.
Ciò è scaturito dalla diffusione di statistiche OCSE ed EUROSTAT, male interpretate e che hanno fatto dichiarare – con disprezzo della serietà e della verità – anche ad autorevoli esponenti del mondo politico e sindacale che la retribuzione salariale italiana è la piu’ bassa dei Paesi OCSE ed europei!
Va tenuto conto innanzitutto che la comparazione tra le retribuzioni lorde di piu’ Paesi, recentemente diffusa dalle summenzionate statistiche OCSE o Eurostat, è elaborata raffrontando retribuzioni MEDIE lorde, medie ponderate e non artmetiche e cioè ragguagliate al peso di ogni retribuzione delle varie qualifiche e mansioni che regolano l’inquadramento professionale e perciò retributivo dei lavoratori.
Se le retribuzioni delle qualifiche basse sono in numero molto superiore di quelle riferite alle qualifiche alte, ovviamente la retribuzione media sarà bassa e viceversa.
Premesso queste osservazioni tecniche, che ci permettono di capire la dinamica non positiva (denunciata da dette statistiche) delle retribuzioni italiane negli ultimi vent’anni, occorre tener conto quanto è successo a livello retributivo in questo ventennio in Italia:
a – Sono molto cresciute le mansioni elementari o di bassa qualifica e determinati lavori poveri (tipici in agricoltura, nei servizi alla persona, nelle attività ausiliare nei trasporti, nella distribuzione, nell’assistenza privata socio-sanitaria, etc) e nel contempo sono calate le mansioni e qualifiche alte, in particolare nell’industria, nel settore del credito ed in altre attività più qualificate a seguito dell’introduzione nel lavoro dell’informatica e della automazione;
b – Sono cresciute nelle lavorazioni e nei settori “poveri” tre fenomeni estremamente negativi e cioè il “sottosalario” (erogazione delle retribuzione non corrispondente al minimo contrattuale), i contratti “pirata” sottoscritti da sedicenti organizzazioni datoriali e sindacali autonome, retribuzioni parzialmente pagate “in nero” il cui valore ovviamente non può apparire nelle statistiche;
c – Si è praticata una forma irregolare di “esternalizzazione” con sub-appalto di lavorazioni da parte di grandi aziende committenti a oscure piccole aziende del “sottobosco” di gestori di manodopera “non qualificata” (vigilantes, fattorini, magazzinieri, riders, addetti alle pulizie ed al Packaging, addetti all’assistenza socio-sanitaria, etc). Questa manodopera viene malamente retribuita in base ai contratti “pirata” sopra menzionati, non perscepisce 13^ mensilità, il TFR, spesso senza il pagamento dei contributi sociali;
d – Il rinnovo triennale dei contratti nazionali (CCNL) in alcuni settori non avviene da anni (anche da sette o dieci anni come nel trasporto ferroviario ed aereo);
e – Sono enormemente calate le grandi aziende pubbliche (con la svendita dell’IRI) ed anche private (il 93% delle imprese iscritte alla Confindustria non hanno più di 10 dipendenti) e, quindi, nel “mare magnum” delle piccole e micro aziende (anche per difficoltà organizzative) non è diffusa la contrattazione integrativa aziendale che – per l’appunto – ha la funzione di integrare il salario negoziato e previsto nei CCNL come era stato indicato nel “patto sociale” con il governo Ciampi 23/7/1993.
Salvo il primo punto (si tratta di un fenomeno che investe la trasformazione del lavoro), si tratta di palesi violazioni di quanto stabilito dai CCNL, violazioni che dovrebbero essere perseguite e cancellate in quanto irregolarità da parte della normale attività di vigilanza degli Uffici ed Ispettorati del Ministero del Lavoro e dai Sindacati. Per fortuna che esiste la meritoria attività di coraggiosi sostituiti procuratori come il pm Paolo Storari di Milano ed altri che ha evidenziato questa situazione irregolare che è anche una forma di sleale concorrenza rispetto alla moltitudine di aziende serie e corrette sul piano del trattamento contrattuale dei propri dipendenti.
Conclusioni: per tutte queste ragioni la media delle retribuzioni lorde italiane non è aumentata, anzi appare diminuita, ma ciò non significa che le singole retribuzioni, in particolare nei settori portanti dell’economia e dell’occupazione, non siano lievitate o cresciute negli anni presi in esame.
Le retribuzioni italiane sembrano distanti da quelle dei Paesi piu’ evoluti (Francia, Germania, Svizzera e “nordici), però bisogna tener conto che la retribuzione media MENSILE italiana deve essere aumentata dell’8,33% per il rateo mensile della gratifica natalizia (13^ mens.) più l’ 8% poco meno per il TFR che è sempre – pur differita – parte della retribuzione. La gratifica natalizia ed il TFR esistono solamente in Italia. Con questi ricalcoli le differenze si accorciano sensibilmente o persino si annullano.
Comunque, affermare come dice qualcuno, che le retribuzioni italiane “sono le piu’ basse d’Europa” (!!!) è una sciocchezza enorme, in quanto esse sono appena al di sotto delle retribuzioni medie dell’area EURO, un’area ben più significativa ed importante dell’intera Europa sia intesa come la U.E. a 27 oppure quella geografica estesa a Russia, Bielorussia, Moldavia, Serbia, Montenegro, Islanda.
La definizione di una retribuzione minima per legge è una scorciatoia che non risolve le irregolarità e situazioni di “sottosalario” se non si risolvono i fenomeni sopra denunciati, la cui eliminazione garantirebbe per tutti i settori lavorativi attraverso la contrattazione sindacale regolare (che già oggi copre il 95% della massa lavoratrice) una retribuzione oraria più superiore di quanto indicato con la recente proposta di legge avanzata da molte forze politiche.
Se si vuole veramente fare pulizia della situazione da “Far West” denunciata sopra, Parlamento e Governo, attraverso una legge ordinaria in attuazione parziale della Costituzione, riconoscano la validazione “extra omnes” (cioè per tutti i lavoratori) dei CCNL negoziati e sottoscritti dai Sindacati riconosciuti rappresentativi su elementi di certezza (iscritti e voti RSU).
E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete.