UN ARTICOLO DI VISCO SULL’IMPOSIZIONE SU LAVORO DIPENDENTE E AUTONOMO

di Renato Costanzo Gatti – Socialismo XXI Lazio |

Sulla rivista NENS (Nuova economia nuova società) Vincenzo Visco riflette sulla diversa imposizione tra lavoro dipendente e lavoro autonomo con flat tax, riflettendo altresì sul fatto che mediamente i redditi di lavoro autonomo sono dichiarati nella misura del 30% dell’effettivo.

Riporto parte dell’articolo:

“Nelle settimane che hanno preceduto la pausa estiva, si è svolto in Italia un confuso dibattito in tema di evasione fiscale, argomento su cui prevale la tendenza ad eludere, rimuovere, sottovalutare, ignorare. Indicativo del clima prevalente è per esempio il fatto che alcuni giornali, commentando i dati (ufficiali) elaborati in proposito, abbiano intitolato (con indignazione) che il 70% dei lavoratori indipendenti (professionisti, artigiani, commercianti, ecc.) evadono le imposte sul reddito, mentre sono almeno 10 anni che le statistiche annualmente pubblicate indicano la circostanza, ben più grave, e forse per questo poco credibile e da rimuovere inconsciamente, che le menzionate categorie evadono in media il 70% dei loro redditi (e ricavi) e cioè che dichiarano in media solo il 30% del dovuto: si tratta di alcuni milioni di contribuenti responsabili della evasione di massa che caratterizza il nostro Paese e che non ha eguali tra i Paesi economicamente più avanzati.

Ma l’aspetto più inquietante della vicenda consiste nel fatto che le su menzionate categorie continuano a richiedere, e ad ottenere, favori, agevolazioni e privilegi che si aggiungono all’evasione che viene rimossa dalla consapevolezza generale, e anzi considerata inevitabile, parte integrante del modo di funzionare della nostra economia. Tra questi benefici il più rilevante è il sistema forfettario, che sommandosi all’evasione, produce risultati oggettivamente stravaganti e che vanno evidenziati.

Come è noto, il regime forfettario prevede che i contribuenti persone fisiche con ricavi fino ad 85mila euro possano limitarsi a versare un’imposta del 15% di un reddito calcolato sottraendo al fatturato dichiarato una percentuale di costi presunti variabile a seconda del settore di attività. Per esempio, per le attività professionali essa è fissata nel 22 per cento. L’imposta così calcolata sostituisce l’Iva, l’Irpef, le addizionali regionali e comunali all’imposta sul reddito, ed inizialmente anche l’Irap dalla quale questi contribuenti sono stati recentemente esclusi formalmente. Un meccanismo di imposizione ultra-semplificata può essere giustificato se applicato a contribuenti marginali, e a tal fine era stata introdotto da chi scrive (Governo Prodi II) e integrato dal Governo Renzi, ma la sua estensione alla maggioranza dei contribuenti con certe caratteristiche è del tutto ingiustificato.”

Segue ora il calcolo che mette a confronto l’imposizione fiscale di un dipendente verso quel che paga un  autonomo sul dichiarato e quel che pagherebbe in regime flat sul vero fatturato considerando l’evasione al 70%.

 lavoratoreautonomo
  dichiaratoVERO
FATTURATO 85.000283.333
IMPONIBILE221.00066.300221.000
ALIQUOTA39,67%15%39.67%
IMPOSTA87.6719.94587.671

Da questo schema risulta che l’autonomo che dichiara 85.000 di fatturato paga una imposta flat di 9.945€, ma se dichiarasse il vero pagherebbe 87.671€ come il lavoratore dipendente, cui si applica la progressività. Ricordo che i soggetti alla flat tax non pagano neppure addizionali regionali e comunali ed iva.

E’ evidente come l’autonomo che sta avvicinandosi al limite degli 85.000€ è fortemente tentato di non superare quel limite che gli farebbe perdere il vantaggio della flat tax. Ne consegue una propensione all’evasione, ma senza commettere illecito il contribuente potrebbe far aprire una partita iva ad un figlio o ad un parente per fatturare quanto eccede gli 85.000€ col vantaggio che la nuova partita iva pagherebbe per ben 5 anni l’aliquota del 5% anziché del 15%.

L’insopportabile discriminazione tra soggetti che pagano la flat tax e che inoltre evadono mediamente il 70% del fatturato e lavoratori (e pensionati) cui si applica la progressività dovrebbe portare tutta l’opposizione, i sindacati, i lavoratori ad ribellione congiunta e prepotente contro il sistema fiscale esistente, contro la riforma fiscale in elaborazione, che esaspera ulteriormente la discriminazione, e fare di questa lotta un argomento prioritario in campagna elettorale.